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Useresti la PrEP? Tendenze negli MSM tra il 2013 e il 2015

autori: G.M. Corbelli 1,2, S. Mattioli 1, M. Degli Esposti 1, P. Gorgoni 1, S. Pieralli 1

affiliazioni: 1 Plus onlus, 2 European AIDS Treatment Group

Obiettivi Valutare la conoscenza attuale e le intenzioni di uso futuro della profilassi pre-esposizione (PrEP) tra i maschi che fanno sesso con maschi (MSM) in Italia, analizzare i cambiamenti avvenuti nei due anni passati e indagare come l’uso della PrEP possa modificare i cambiamenti sessuali degli MSM.

Metodi Sondaggio sul web, auto somministrato da 465 MSM a marzo 2015 i cui risultati sono stati paragonati a un simile sondaggio condotto a marzo 2013.

Risultati La maggior parte dei partecipanti era sessualmente attiva (quasi 9 su 10 riferiscono di aver fatto sesso anale negli ultimi sei mesi, stessa proporzione del 2013); uno su quattro (24,5%) non ha mai sentito parlare di PrEP, confrontato con più della metà (53,5%) nel 2013. La proporzione di partecipanti che userebbero la PrEP diminuisce dal 64,4% nel 2013 al 55,9% nel 2015; la PrEP è ancora più interessante per coloro che non ne avevano sentito parlare (61,9% contro 53,9%) e in coloro che non hanno usato un preservativo l’ultima volta che hanno fatto sesso (67,3% contro 47,9%).

Ai partecipanti che riferiscono di non voler usare la PrEP e di non sapere se la userebbero (rispettivamente il 27,7% e il 16,3% nel 2015 contro il 17,7% e il 17,9% nel 2013) è stato chiesto di spiegare le ragioni: la quota di persone preoccupate dalla affidabilità della PrEP sono diminuite negli ultimi due anni (8.8% nel 2015 contro 29.0% nel 2013 non crede affatto sia affidabile e 18.5% nel 2015 contro 26.3% nel 2013 non sa quanto sia affidabile), mentre le persone già informate sulla PrEP più frequentemente credono non sia affidabile affatto. Quasi uno su due tra coloro che non userebbero la PrEP pensa che dovrebbe essere disponibile per altre persone (45.4% nel 2015 contro 45.2% nel 2013); altri (27.8% nel 2015 e 33.5% nel 2013) pensano che non dovrebbe essere resa disponibile perché porterebbe a un minor utilizzo del preservativo.

Tra coloro che userebbero la PrEP, più della metà (50.8% nel 2015 e 53.7% nel 2013) preferirebbe una strategia intermittente; la maggior parte (75.4% nel 2015 contro 49.3% nel 2013) dicono di conoscere la PrEP. Ai partecipanti che prenderebbero la PrEP è stato chiesto come cambierebbe la loro vita sessuale: più di 6 su 10 (64.2% nel 2015 e 59.6% nel 2013) farebbero sesso con la stessa frequenza di adesso. Rispetto all’uso del preservativo, meno di 3 su 10 (29.0%, stessa proporzione nel 2013) cambierebbero il loro comportamento (non userebbero il condom in alcune occasioni anche se ora riferiscono di usarlo sempre) mentre gli altri continuerebbero a usarlo “sempre”, “quasi sempre” o “mai o quasi mai” (27.0%, 20.5%, 17.8% nel 2015 contro 37.4%, 17.9% e 11.4% nel 2013 rispettivamente). Lo status HIV del partner non è un elemento che porta a cambiare il proprio comportamento sessuale, mentre lo è il conoscere bene il proprio partner sessuale (il 36.5 nel 2015 e il 39.5% nel 2013 cambierebbe il proprio comportamento in conseguenza del fatto di fare sesso con un partner stabile, una persona con cui si fa sesso regolarmente o un partner occasionale).

Conclusioni L’informazione sulla PrEP si sta diffondendo ma sembra alimentare paure più che fiducia. Ciononostante, coloro che beneficerebbero di più dall’uso della PrEP sembrano desiderosi di usarla. La compensazione del rischio non sembra essere una preoccupazione.

English Version

Would you use PrEP? Trends among MSM between 2013 and 2015

authors: G.M. Corbelli 1,2, S. Mattioli 1, M. Degli Esposti 1, P. Gorgoni 1, S. Pieralli 1

affiliations: 1 Plus onlus, 2 European AIDS Treatment Group

Objective To assess current knowledge and intended future use of pre-exposure prophylaxis (PrEP) among men who have sex with men (MSM) in Italy, to evaluate changes happened in the past two years and to investigate how PrEP use could affect the sexual behaviour of MSM.

Methods Self-administered web-based survey of 465 MSM (more data could be added) on March 2015 whose results were compared with a similar survey conducted in March 2013.

Results Most of responders were sexually active (almost 9 in 10 reported having had anal sex in the last six months, same as 2013); one out of four (24.5%) never heard about PrEP, compared to more than half (53,48%) in 2013. The proportion of respondents who would use PrEP decreased from 64.4% in 2013 to 55.9% in 2015; PrEP is even more interesting for those who did not hear about it (61.9% vs 53.9%) and for those who did not use a condom last time they had sex (67.3% vs 47.9%).

The participants who reported they would not use PrEP or do not know whether they would use it (respectively 27.7% and 16.3% in 2015 vs 17.7% and 17.9% in 2013) were asked about their reasons: those concerned about its reliability decreased in the past two years (8.8% in 2015 vs 29.0% in 2013 do not think it is reliable at all and 18.5% in 2015 vs 26.3% in 2013 do not know how reliable it is), with people already informed about PrEP more likely to think it is not reliable at all. Almost one out of two among those who would not take PrEP thinks it should be available for other people (45.4% in 2015 vs 45.2% in 2013); others (27.8% in 2015 vs 33.5% in 2013) think it should not be available because it would lead to lower condom use.

Among those who would use PrEP, more than one half (50.8% in 2015 vs 53.7% in 2013) would prefer an intermittent strategy; most of them (75.4% in 2015 vs 49.3% in 2013) said they knew about PrEP. Responders willing to take PrEP were then asked about changes in their sex life: more than 6 in 10 (64.2% in 2015 vs 59.6% in 2013) would have sex with the same frequency they have now. In terms of condoms use, less than 3 in 10 (29.0%, same as 2013) would change their behaviour (they would not use condoms in some occasions even if they now report to always use condoms) while the others would continue to “always”, “almost always” or “never or almost never” use condom (27.0%, 20.5%, 17.8% in 2015 vs 37.4%, 17.9% and 11.4% in 2013 respectively). The partner’s HIV status is not such a strong driver for change in sexual behaviour as knowing well the partner is (36.5 in 2015 vs 39.5% in 2013 of responders would change their behaviour according to the fact they have sex with their steady partner, a person with whom they have sex regularly or an occasional partner).

Conclusions Information about PrEP is increasing but it seems fuelling fears more than confidence. Nevertheless, those who would most benefit from PrEP use seem willing to take it. Risk-compensation does not seem a high concern.

Abstract presented at:

  • ICAR 2016 – Italian Conference on AIDS and retrovirus” • Palazzo dei Congressi, Riccione– 17-19 maggio 2015, oral communication at the session: SOCIAL AND BEHAVIOURAL SCIENCE.

Links:

EasyPlus BrochurePlus onlus ha realizzato una brochure informativa sull’epatite C, infezione che può colpire i maschi gay che si espongono a particolari situazioni a rischio di trasmissione. La brochure è stata realizzata nell’ambito del progetto EasyHCV condotto in collaborazione con il San Raffaele di Milano e con un contributo non condizionato da parte di Abbvie.

È possibile scaricare la brochure in formato pdf cliccando qui: EasyPlus Brochure HCV.

Di seguito il testo della brochure.

EPATITE VIRALE C
Conoscila per proteggerti

Edizione di aprile 2016

EPATITE C

Il termine epatite significa “infiammazione del fegato”, e può essere dovuta a cause diverse: virus, farmaci, alcool ecc.

La lettera “C” indica il tipo di virus responsabile, la cui sigla completa è HCV (“Hepatitis C Virus”: virus dell’epatite C). Prima dell’identificazione del virus, avvenuta nel 1989, l’epatite C era definita come “epatite non A non B”.

IDENTIKIT DELL’HCV

L’HCV è un virus che si replica con grande facilità: in una persona con infezione cronica si possono produrre anche 1000 miliardi di particelle virali al giorno. Questo ha due conseguenze: la trasmissione del virus è relativamente facile, e replicandosi il virus cambia, cioè ha delle mutazioni genetiche che spiegano perché ne esistano così tanti tipi.

L’HCV è in grado di sopravvivere nell’ambiente anche per diverse ore e purtroppo è in grado di sfuggire alle difese dell’organismo grazie alla capacità di modi care rapidamente i propri componenti, ossia le proteine dell’involucro.

Sono note almeno sei varianti (genotipi) del virus dell’epatite C, identificati con i numeri da 1 a 6, ciascuna delle quali risponde in maniera diversa alle terapie antivirali.

La più frequente in Italia è il genotipo 1 (circa il 50%).

LA DIFFUSIONE DELL’EPATITE C

Il virus colpisce circa il 3% della popolazione del pianeta e si stima che ogni anno si aggiungano 3-4 milioni di nuovi casi ai 170 milioni di individui che già vivono con l’infezione. Particolarmente elevata è la presenza dell’HCV in Egitto e Camerun.

In Italia si stimano circa 300.000 casi diagnosticati e molti altri devono ancora scoprire l’infezione.

L’HCV, da solo o associato ad altri co-fattori quali alcool o virus dell’epatite B, è il maggior responsabile di cirrosi e di tumore del fegato e causa migliaia di decessi ogni anno. In alcuni gruppi di popolazione ad alto rischio è possibile riscontrare una percentuale elevata di co-infezione HIV/HCV.

Anche grazie a migliori conoscenze delle vie di trasmissione e all’adozione di misure preventive, l’incidenza della patologia da HCV è andata progressivamente diminuendo negli ultimi anni.

COME PUÒ AVVENIRE IL CONTAGIO

In passato le principali fonti di infezione erano le trasfusioni di sangue (prima del 1992) e l’impiego di strumenti non correttamente sterilizzati, quali – ad esempio – le siringhe di vetro riutilizzate e senza aghi a perdere.

Attualmente i controlli sulle donazioni di sangue ed emoderivati nonché l’impiego di materiale sanitario monouso hanno pressoché azzerato queste modalità di contagio.

Tra le procedure che possono provocare il contagio ci sono: lo scambio di siringhe (ad esempio per uso di sostanze), piercing, tatuaggi o trattamenti estetici se praticati in ambienti non idonei e con materiale non monouso. Alcune procedure sanitarie (come le cure odontoiatriche, gli interventi ambulatoriali di piccola chirurgia o gli esami endoscopici) possono essere a rischio ma attualmente le procedure previste sono in grado di eliminare questa possibilità.

Non ci sono casi di trasmissione di HCV nei rapporti sessuali non traumatici. In caso di attività sessuali che possono provocare delle piccole ferite nelle zone genitali (ad esempio il sesso di gruppo, il fisting o i rapporti molto prolungati come quelli che si possono avere quando si assumono sostanze eccitanti), se queste attività vengono fatte senza le dovute precauzioni (preservativo nei rapporti penetrativi, guanti e lubrificanti monouso per il fisting) la trasmissione è possibile.

L’EPATITE C NON PUÒ ESSERE CONTRATTA CON:

  • Abbracci, coccole, baci
  • Strette di mano
  • Tosse, starnuti
  • Uso comune di servizi igienici e bagni
  • Uso comune di piscine e saune
  • Mangiando dallo stesso piatto, con le stesse posate, bevendo dallo stesso bicchiere
  • Cibo preparato da qualcuno che vive con epatite C
  • Indossando o lavando gli stessi abiti di un portatore di HCV
  • Facendo sesso non traumatico o con l’uso del preservativo con una persona con HCV

SITUAZIONI A RISCHIO D’INFEZIONE

Esistono situazioni in cui il rischio di contrarre l’epatite C è più elevato.

L’associazione Italiana Studio Fegato (AISF), ha ben identificato questi gruppi di cittadini (cfr: Comunicato Stampa AISF, Nov. 2006): chiunque abbia sperimentato una o più situazioni elencate nella gura a anco riportata dovrebbe sottoporsi al test per la ricerca degli anticorpi (anti-HCV) perché ogni sforzo deve essere fatto per riconoscere precocemente l’infezione.

In questo processo sono di grande aiuto i medici di famiglia nella selezione delle persone che per comportamento e storia familiare hanno più probabilità di avere contratto l’infezione da HCV.

PERSONE E SITUAZIONI A RISCHIO DEL PASSATO MA ANCHE ATTUALI

  • Emofilici che hanno assunto concentrati di fattori della coagulazione prima del 1987 (quando sono stati introdotti processi d’inattivazione virale)
  • Persone che hanno ricevuto trapianto di organi o tessuti da altro donatore no al 1992
  • Persone che nell’arco della loro vita hanno fatto uso di droghe per via endovenosa anche se occasionale, saltuario e non continuativo
  • Operatori sanitari e personale di pubblica sicurezza (giusti cato dallo speci co rischio professionale)
  • Bambini nati da madre positiva agli anticorpi contro il virus dell’epatite C
  • Persone sottoposte a lunga carcerazione
  • Persone con crioglobulinemia
  • Persone che hanno ricevuto trasfusioni o somministrazione di emoderivati prima del 1992
  • Persone con qualsiasi evidenza di danno epatico e in particolare persone con transaminasi persistentemente sopra la norma
  • Persone con tatuaggi e piercing eseguiti in ambienti non igienicamente protetti (es. carceri o istituti non certi cati)
  • Persone immigrate provenienti da regioni a endemia elevata
  • Persone che sono state sottoposte a emodialisi
  • Persone con infezione da HIV

COME SI MANIFESTA L’EPATITE C

Quando ci si infetta con l’HCV, si ha innanzitutto un periodo di incubazione che può durare da 2 settimane a 6 mesi (solitamente è di 1-3 mesi).

A questo punto si ha la fase di infezione acuta che in oltre due casi su tre non dà nessun tipo di sintomo, negli altri casi può dare ittero (colorazione giallastra della pelle), dolore al fianco destro, sensazione di malessere e stanchezza oltre ad un importante aumento delle transaminasi.

Dopo questa fase acuta, in alcuni casi (circa il 15-40% secondo diversi studi) si verifica la guarigione spontanea: il virus viene debellato (ma gli anticorpi possono rimanere e si può essere re-infettati) e le transaminasi tornano normali. Molto raramente (in meno di un caso su mille), la fase acuta evolve in epatite fulminante che può portare alla morte in breve tempo.

Dopo la fase acuta, chi non guarisce spontaneamente (il restante 60-85% dei casi) sviluppa un’infezione cronica da HCV. Questa fase può durare per anni senza sintomi evidenti: alcune persone lamentano uno stato di fatica e malessere ma è difficile che venga collegato all’infezione. Se non viene trattata, l’epatite C cronica in 10-20 anni evolve in cirrosi (uno stato in cui il tessuto del fegato è danneggiato e il fegato funziona male). Ogni anno, il 4-6% delle persone con cirrosi sviluppa un tumore al fegato.

Nelle persone che hanno anche una infezione da HIV, la progressione della malattia è più rapida.

Quando presenti, i sintomi comprendono:

  • affaticamento
  • dolore alle articolazioni
  • prurito
  • dolore muscolare
  • ittero (colorazione giallastra della pelle e degli occhi)
  • urine scure
  • nausea
  • vomito
  • febbre

L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE

Diagnosticare in fase precoce l’infezione da epatite C consente di guadagnare tempo prezioso e adottare con la massima tempestività le strategie terapeutiche necessarie, ottimizzandone l’efficacia.

La diagnosi viene effettuata seguendo diversi passaggi che consentono anche di comprendere in quale stadio della malattia ci si trova.

  • SCOPERTA DEGLI ANTICORPI
    Esame anti-HCV, cioè l’individuazione degli anticorpi al virus HCV. Recentemente si è reso disponibile un dispositivo molto comodo da usare, ovvero un test effettuato sulla saliva che in pochi minuti offre una risposta rapida ed affidabile per stabilire la presenza di anticorpi anti-HCV (non sono contagiosi!).
  • IDENTIFICAZIONE DEL VIRUS NEL SANGUE
    Esame HCV RNA, qualitativo e quantitativo che rispettivamente indica la presenza del virus e la sua quantità nel sangue.
  • GENOTIPIZZAZIONE
    La classificazione del virus all’interno delle tipologie note.
  • FUNZIONALITÀ DEL FEGATO
    Transaminasi e γ-GT ed altri esami specifici.
  • STADIAZIONE DELLA MALATTIA
    Biopsia epatica o fibroscan (strumento che indica l’ispessimento o cicatrizzazione del fegato). Necessaria per valutare in modo preciso l’entità del danno epatico utile a definire il programma terapeutico più adeguato.

LA GESTIONE DELLA MALATTIA

L’epatite C è una malattia cronica, che può condurre a gravi complicanze epatiche, quali la cirrosi e il tumore del fegato. Tuttavia, una gestione adeguata della malattia consente di ridurre complicazioni e rallentare il corso della malattia.

Svolgere un’attività fisica, anche moderata, aiuta a sentirsi più in forma, riduce lo stress e la depressione, attenua i dolori, aumenta l’appetito e permette di mantenere un peso corporeo adeguato.

È però importante sapere che l’obesità può accelerare il processo di fibrosi dovuto all’infezione del virus dell’HCV.

In particolare, una persona con epatite C dovrebbe:

  • Mantenere uno stile di vita sano
  • Seguire un’alimentazione equilibrata
  • Compiere esercizio fisico regolare
  • Riposare quando necessario
  • Evitare il consumo di alcool e di sostanze stupefacenti
  • Essere in cura da un epatologo, infettivologo, gastroenterologo
  • Seguire i trattamenti farmacologici prescritti e rispettare gli appuntamenti di controllo.

LA TERAPIA

L’approccio terapeutico per curare l’epatite C prevede la somministrazione di farmaci antivirali specifici che sono prescritti da uno specialista in malattie infettive, da un gastroenterologo e/o epatologo. Durante il trattamento, che può variare dalle 12 alle 24 settimane, il paziente deve essere costantemente monitorato per verificare l’efficacia della terapia e l’eventuale comparsa di effetti collaterali.

Negli ultimi anni grazie alla ricerca scientifica sono stati messi a punto dei farmaci di nuovissima generazione. Questi super farmaci consentono di eliminare completamente e definitivamente il virus nell’arco di 3 mesi con tassi di guarigione superiori al 90%, un ciclo di trattamento più breve di quanto accadeva nel passato. Inoltre, i nuovi farmaci sono estremamente ben tollerati e possono essere somministrati anche a pazienti con malattia avanzata, cosa impossibile sino a poco tempo fa.

LA PREVENZIONE

La mutevolezza dell’HCV rende molto difficile la produzione di un vaccino che tuttora sembra un traguardo lontano.

La prevenzione si basa quindi sui seguenti presupposti:

  • AMBITO FAMILIARE
    Evitare l’uso condiviso di oggetti personali appuntiti e/o taglienti, es. forbici, rasoi, taglia-unghie, spazzolini da denti…
  • AMBITO SANITARIO
    La sterilizzazione adeguata degli strumenti chirurgici riutilizzati e l’applicazione delle più comuni norme di igiene e sicurezza (lavaggio delle mani, corretta manipolazione e smaltimento dei materiali potenzialmente infetti, disinfezione ambientale).
  • AMBITO ESTETICO E MICRO-CHIRURGICO
    Impiego di materiali monouso per i trattamenti estetici (tatuaggi, piercing, manicure, pedicure, ecc.). In alternativa usare oggetti personali. Gli oggetti non monouso vanno sempre sterilizzati adeguatamente.
  • AMBITO SOCIALE
    Usare adeguate misure di prevenzione (condom o altro) nei rapporti sessuali a rischio.

DIAGNOSI PRECOCE CON UN SEMPLICE GESTO – UN ATTO RESPONSABILE

Diagnosticare in fase precoce l’infezione da epatite C consente di guadagnare tempo prezioso e adottare con la massima tempestività le strategie terapeutiche necessarie, ottimizzandone l’efficacia.

Recentemente si è reso disponibile un test per la valutazione di anticorpi specifici del virus HCV, eseguito con un tampone su saliva, previo colloquio con personale medico specializzato.

L’esito del test, che verrà comunicato in soli 20 minuti, potrà essere:

  • negativo, escludendo l’avvenuto contatto con l’HCV
  • positivo, e DEVE essere confermato comunque da esami su campioni di sangue.

Va sottolineato che, come per tutti i test di screening, anche questo test non dà una risposta definitiva circa l’avvenuto contagio.

È importante, a tale proposito, dare un chiarimento: la saliva NON è in grado di trasmettere il virus.

Attualmente il test salivare è utilizzato in Italia solo nel contesto di campagne di prevenzione.

Per contatti:

LINEA POSITIVA
Rispondono persone gay con HIV formate su HIV, HCV e infezioni sessuali
800.586.992
attivo il mercoledì e la domenica dalle 18 alle 22

PLUS ONLUS
www.plus-onlus.it info@plus-onlus.it
Via San Carlo, 42c 40121 Bologna Tel. 0514211857

BLQ Checkpoint

BLQCHECKPOINT


Via San Carlo, 42c 40121 Bologna
Tel. 051252351 – 0514211857

Con un contributo incondizionato di Abbvie

Le attività dell’associazione Plus onlus sono rivolte principalmente alla popolazione LGBT/MSM (Lesbiche Gay Bisex Trans/Men who have Sex with Men) a seguito delle necessità di intervento emerse dalla raccolta dei dati epidemiologici sull’HIV riferiti alla città di Bologna, a nessun altro gruppo sociale viene tuttavia precluso l’accesso alle nostre attività e/o iniziative.
L’associazione si è dotata di vari strumenti di Comunicazione utili a diffondere le sue iniziative. I principali sono:

  • sito web www.plus-onlus.it
  • pagina Facebook: facebook.com/PLUSonlus
  • un account twitter: twitter.com/plusonlus
  • una mailing list per iscritti all’associazione, simpatizzanti e volontari

l’associazione si è inoltre dotata di un numero verde, 800.586992 denominato Positive Line, attiva mercoledì e domenica dalle 18 alle 22.

Plus onlus è inoltre iscritta in vari gruppi quali Google e Facebook e svolge attività informative nei locali del circuito ARCIGAY e ANDOSS.

In occasione di iniziative di particolare rilevanza, oltre ad inviare comunicati stampa e utilizzare siti web di grande rilevanza per la popolazione LGBT, raggiungiamo il nostro target di riferimento attraverso social network specializzati nella conoscenza/incontro come ad esempio Planetromeo.com, in quest’ultimo social network l’associazione ha strutturato una guida.
L’accesso alle nostre attività è sempre libero, gratuito e, nel caso dei test rapidi, anche anonimo. L’accesso ai test può avvenire in modo diretto, nei giorni e negli orari prestabiliti per le nostre attività ma per la maggior parte degli utenti avviene attraverso un appuntamento tramite le linee telefoniche oppure tramite email.
A seguito della firma della convenzione/accordo con il comune di Bologna e Azienda USL di Bologna per la creazione del BLQ Checkpoint, primo centro in Italia gestito da persone LGBT sieropositive, nel 2015 le attività dell’associazione si sono concentrate principalmente nella ricerca degli ultimi finanziamenti necessari alla ultimazione dei lavori di ristrutturazione della sede di Via San Carlo 42/c Bologna, assegnataci dal Comune di Bologna, per renderla agibile e a norma.
Il BLQ Checkpoint è stato inaugurato il 26 giugno 2015 dopo cospicui e costosi lavori e aperto al pubblico il 15 settembre 2015 con l’attività di testing e counseling.
Dal punto di vista statistico, al 31/12/2015 sono stati eseguiti 329 test per HIV. I maschi sono in netta prevalenza rispetto alle femmine (256 contro 73). In netta prevalenza gli MSM (193), rispetto alle persone eterosessuali (122); 14 le donne lesbiche.
Gli esiti reattivi al 31/12/15 sono stati 3, tutti MSM, tutti confermati e presi in carico dal centro clinico di riferimento.

Simultaneamente sono continuate le nostre attività sia sulla prevenzione primaria e secondaria all’HIV, al contrasto dello stigma sociale che colpisce le persone sieropositive, con particolare attenzione allo stigma interno alla comunità LGBT, e di ricerca sociale.
Abbiamo realizzato una Testing Week (settimana del test) presso il MIT nel periodo di San Valentino (14 febbraio), grazie all’aiuto della Fondazione AHF (Aids HealthCare Foundation), RED, USL e volontari Plus. L’iniziativa ha ricevuto feedback lusinghieri dai partecipanti che, in particolare, hanno apprezzato la possibilità di effettuare un test rapido, in un ambiente amichevole non ospedalizzato, in un orario inusuale (18-22).
A novembre 2015 è stato possibile realizzare una seconda Testing Week, sempre in collaborazione con l’Azienda USL, finalmente nella nuova sede assegnataci dal Comune; l’evento è stato realizzato in occasione della European Testing Week a cui Plus aderisce in modo continuato.
Abbiamo partecipato alle iniziative del test rapido realizzata da Ausl e Azienda Ospedaliera in Piazza Maggiore a Bologna in occasione della Giornata Mondiale per la Lotta contro l’Aids (1 dicembre), con personale volontario formato per il counseling.
In collaborazione con l’Azienda USL d Bologna, abbiamo realizzato una formazione accreditata, diretta al personale volontario e sanitario che opererà presso il BLQ Checkpoint e altri centri. L’associazione Plus ha collaborato sostanzialmente alla creazione e predisposizione del
Corso: due formatori e oltre 21 volontari partecipanti erano soci di Plus.
Grazie a tale formazione, a partire da ottobre 2015, siamo stati in grado di implementare i servizi con l’offerta di un test rapido salivare per HCV nell’ambito di un progetto di ricerca sull’epatite C nei gruppi più vulnerabili realizzato in collaborazione con l’ospedale San Raffele.
Abbiamo inoltre presenziato e presentato relazioni e studi a svariati congressi nazionali e internazionali sul tema HIV e HCV (CROI 2015, ICAR 2015, “Giornate di Nadir”).

Sono state promosse altresì le seguenti iniziative:

Febbraio 2015
Lancio dell’appello per la profilassi pre-esposizione dell’HIV insieme con Associazione Radicale Certi Diritti, Lila, Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e Nadir
Marzo 2015
Appello alla Ministra della salute Beatrice Lorenzin per includere le persone coinfette con HIV nei criteri di trattamento dell’epatite C
Marzo 2015 – Maggio 2015
Realizzazione della ricerca “Useresti la PrEP? Tendenze negli MSM tra il 2013 e il 2015” su conoscenze degli MSM italiani sulla PrEP, risultati presentati alla conferenza ICAR a maggio 2015 Giugno 2015
Lancio della campagna “Positivo ma non infettivo” per diffondere informazioni sul trattamento come prevenzione in occasione del Pride 2015
Febbraio 2015 – Giugno 2017
Iniziativa “Venerdì Positivi”, incontri mensili dedicati agli uomini omo-bisessuali con HIV; un venerdì al mese si discute su un tema prescelto relativo alla vita delle persone con HIV in Italia

Riteniamo inoltre utile ricordare che l’associazione fa parte della Commissione Regionale AIDS Emilia Romagna e partecipa al tavolo interaziendale AIDS.
In una rapida valutazione sugli obiettivi posti, è nostra opinione che avendo Plus come suoi obiettivi la diffusione di informazioni/materiali contro le infezioni a trasmissione sessuale, l’ampliamento dell’offerta del test per HIV in ambiente extra ospedaliero/ambulatoriale, comprendere i bisogni della comunità target, nell’anno 2015 tali obiettivi siano stati ampiamente raggiunti. Già dal 2014 Plus è stata riconosciuta come soggetto attendibile, dotato di professionalità e in grado di svolgere lavori accettati in importanti conferenze nazionali e all’estero.

Allegato: Rendicontazione 2015 per il Comune di Bologna

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Il test HIV come lo vuoi tu: sondaggio nazionale sulle preferenze sul test

Background: Le occasioni per il test HIV in Italia sono spesso limitate al setting ospedaliero. Esperienze di altre nazioni indicano che offrire i servizi di test e counseling HIV in altri luoghi può migliorare il ricorso al test HIV, ridurre la proporzione di ritardo nella diagnosi specialmente nelle popolazioni di riferimento e costituire una occasione per interventi di prevenzione migliori.
Metodi: È stato effettuato un sondaggio sul web tra il 10 marzo e il 3 aprile 2014. Il sondaggio è stato divulgato sui social network di Plus (Facebook, Twitter) e su alcuni siti gay (plus-onlus.it, gay.it).
Risultati: Sono stati raccolti in totale 348 questionari. I partecipanti erano per l’88% maschi, 11% femmine, 1% donne transgender. Le fascie di età più rappresentate erano 25-34 anni (35%) e 35-44 (25%). Le regioni più rappresentate la Lombardia (20%), l’Emilia-Romagna (16%), il Lazio (12%), la Toscana (10%) e il Veneto (10%). La maggior parte dei partecipanti si identificava come omosessuale (81%) o bisessuale (9%). Metà aveva fatto il test HIV negli ultimi due anni (56%) mentre il 18% non lo aveva mai fatto; tra questi, il 39% aveva avuto più di 2 partner sessuali nell’ultimo anno e il 44% non aveva mai usato il preservativo o lo usava solo qualche volta. Tra tutti i partecipanti, il 61% aveva avuto più di due partner sessuali nell’ultimo anno, il 32% uno solo, il 7% nessuno. L’utilizzo del preservativo riferito nell’ultimo anno: sempre il 39%, sempre tranne una volta 11%, a volte 27%, mai 14% (il 10% non ha fatto sesso penetrativo). I luoghi più conosciuti per fare il test HIV sono l’ospedale (95%), la clinica di malattie sessuali (58%) e il laboratorio di analisi chimiche (54%); i più usati l’ospedale (73%), la clinica di malattie sessuali (30%), il laboratorio (22%) mentre 5 partecipanti riferiscono di aver fatto il test da soli a casa. I luoghi preferiti sono fare il test da soli a casa (53%), l’ospedale (36%), la farmacia (32%) e la sede di una organizzazione (31%). I metodi più conosciuti per fare il test sono prelievo di sangue dalla vena (97%) che è anche il più usato (80%) ma il meno preferito (31%) mentre il test salivare (65%) e da puntura del dito (56%) sono i preferiti. La maggior parte dei partecipanti sanno che i medici (84%) e gli infermieri (77%) sono coloro che effettuano il test HIV e la maggior parte di loro ha fatto il test HIV con loro (60% e 65% rispettivamente). I medici sono gli operatori preferiti (54%) seguiti dal self-testing (46%), infermieri (46%) e volontari alla pari (39%). Il test HIV ideale dovrebbe essere: affidabile (86%), non richiedere la prescrizione medica (75%), gratuito (63%), rapido (55%), non prevedere la raccolta di informazioni personali (45%), con l’opportunità di parlare con un operatore alla pari (36%).
Conclusioni: C’è un urgente bisogno di modificare le politiche per il test HIV in Italia al fine di garantire un migliore accesso al servizio: attendere i risultati e gli obblighi burocratici rappresentano le principali barriere da rimuovere. Il test a casa e quello svolto dalla community sembrano tra i metodi migliori per offrire nuove opportunità anche se necessitano di cambiamenti nel contesto legale, sociale e culturale per essere implementati e il test a casa non permette di offrire alcun supporto alle persone appena diagnosticate.

English version

HIV test: which is your best? A National survey on testing preferences

authors: Corbelli GM1,2, Mattioli S1, Pieralli S1, Degli Esposti M1, Cascioli R1, Taccarelli V1

affiliations: 1 Plus onlus, 2 European AIDS Treatment Group

Background: HIV testing opportunities in Italy are frequently limited to the hospital setting. Experiences in other countries show that offering HIV testing and counseling services in other facilities could improve HIV testing uptake, reduce the proportion of late diagnosis especially in targeted populations and offer opportunities for better prevention interventions.
Methods: An internet-based survey was conducted between March 10 and April 3, 2014. The survey was promoted on Plus onlus social networks (Facebook, Twitter) and gay websites (plus-onlus.it, gay.it).
Results: A total number of 348 questionnaires were collected. Responders were 88% male, 11% female, 1% transgender women. Most represented age groups were 25-34 (35%) and 35-44 (25%). Lombardia (20%), Emilia-Romagna (16%), Lazio (12%), Toscana (10%) and Veneto (10%) were the most represented regions. Most of responders identify themselves as homosexual (81%) or bisexual (9%). Half or responders had an HIV test within 2 years (56%) while 18% never tested for HIV: among them, 39% had more than 2 sexual partners in the past year and 44% never used condoms or used them only sometimes. Among all responders, 61% had more than 2 sexual partners in the past year, 32% had one, 7% none. Reported condom use in the past year was: always 39%, always but once 11%, sometimes 27%, never 14% (10% had no penetrative sexual intercourse). Most known places to have an HIV test is the hospital (95%), STI clinic (58%) and chemical analysis laboratory (54%); most used places are hospital (73%), STI clinic (30%), laboratory (22%) while 5 responders reported having had a self-test at home. Preferred places where to have an HIV test is self-testing at home (53%), hospital (36%), pharmacy (32%) and headquarter of an organization (31%). Most known testing method is draw blood from vein (97%), which is also most used (80%) but the least preferred (31%) while saliva (65%) and finger prick (56%) are the preferred choices. Most responders know that physicians (84%) and nurses (77%) are those who perform HIV tests and most of them had an HIV test with them (60% and 65% respectively). Physicians are the preferred operator (54%) followed by self-testing (46%), nurses (46%) and peer-volunteers (39%). The ideal HIV test should be: reliable (86%), with no medical prescription (75%), free (63%), rapid (55%), with no personal information collected (45%), with the opportunity to speak with a peer-counselor (36%).
Conclusions: Changing HIV testing policies in Italy is urgently needed in order to grant a better access to the service: awaiting for the results and bureaucratic obligations represent the major barriers to be removed. Home-testing and community-based testing seem to be among the best ways to offer new opportunities though they may require a change in the legal, social and cultural context to be implemented and home testing will not allow any kind of support for newly diagnosed people.

Abstract presented at:

  • 6th Italian Conference on AIDS and Retroviruses ICAR” • Sheraton Conference Centre, Roma, 25-27 maggio 2014 – Abstract OC86 presented as an oral communication at the session “Community Based Studies” – Download the abstract hereDownload the conference program here
  • HepHIV 2014 Conference: HIV and Viral Hepatitis: Challenges of Timely Testing and Care” • Crown Plaza Barcelona – Fira Center, Spain, 5-7 October 2014 – Abstract P03/07 presented as a poster at the Poster category 3: “Key Populations” – Download the conference program here
  • HIV Research for Prevention HIVR4P: Shaping the science of prevention” • Cape Town, South Africa, 28-31 October 2014 – Abstract P09.03 presented as a poster at the Poster category “HIV Testing and Counseling”

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English version below

La Settimana Europea per il Test HIV in Italia: una occasione per la diagnosi e la prevenzione

autori: Corbelli GM1,2, Lelleri R1, Albertini E3, Campisi F4, Cerioli A5, Farinella M6, Gasbarrini N7, Lichtner M8, Oldrini M9, Orchi N10, Patrucco S11, Poli M12, Sfara C13

affiliazioni: 1 Plus onlus, 2 European AIDS Treatment Group, 3 Omphalos Arcigay Arcilesbica Perugia, 4 LILA Catania, 5 LILA Nazionale, 6 Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, 7 Fondazione Villa Maraini onlus, 8 Università Sapienza/Ospedale SM Goretti, 9 LILA Milano, 10 Istituto Nazionale Malattie Infettive “L. Spallanzani” – Roma, 11 Arcobaleno Aids, 12 LILA Trentino, 13 Anlaids onlus

Background: A novembre 2013, HIV in Europe ha lanciato la prima Settimana Europea per il Test HIV: diverse organizzazioni italiane hanno aderito. Abbiamo raccolto i dati da 9 organizzazioni che hanno offerto il test rapido per l’HIV in Italia in occasione della iniziativa europea, per valutare le caratteristiche degli utenti, gli atteggiamenti rispetto al test e i modi per incrementare le occasioni di test HIV.
Risultati: Le iniziative di 9 organizzazioni (Omphalos Arcigay Arcilesbica Perugia e Anlaids AA, Arcobaleno Aids AR, INMI “L. Spallanzani” Roma IS, LILA Milano LM, LILA Trentino LT, LILA Catania LC, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli MM, Plus PL, Università Sapienza/Ospedale SM Goretti SG, Fondazione Villa Maraini VM) si sono svolte in totale in 40 giornate corrispondenti a 165,5 ore. La durata di ciascuna iniziativa varia da un giorno (AA,AR) a 8 giorni (PL). La maggior parte delle organizzazioni hanno svolto la propria iniziativa in un solo luogo tranne alcune che hanno coinvolto due luoghi (MM) o 3 (SM). Il test HIV è stato offerto in 5 sedi di associazioni (AA, LC, LM, LT, PL), 4 piazze (AR, SM), 3 scuole (SM), 2 locali gay (MM), 1 università (VM), 1 ospedale (IS). Le iniziative erano dirette alla popolazione generale (AR, SM, IS, LC, LT), alle persone LGBT (MM, LM, AA, PL), ai giovani (LM, VM) e a sex workers (LT). È stato effettuato un numero totale di test HIV pari a 866 corrispondenti a una media di 5,2 test all’ora. Gli utenti erano prevalentemente uomini (60,5%, range 39,0%-88,9%), di età 20-29 anni (46,1%, range 32,9%-71,9%) o 30-39 (26,1%, range 13,4%-39,0%); più di metà era eterosessuale (61,1%, range 22,2%-100,0%) e un terzo MSM (25,7%, range 0,0%-79,4%); nove su dieci erano italiani (89,3%, range 65,7%-100,0%), pochi provenienti da paesi UE (3,8%, range 0,0%-14,3%) e qualcuno da paesi extra-UE (6,1%, range 0,0%-20,0%). Il 38,0% era occupato, il 30,8% studenti. Metà degli utenti (50,3%, range 24,3%-82,9%) non aveva mai fatto un test HIV prima; tra coloro a cui è stato chiesto (n=598), il 27,2% (range 0,0%-99,0%) ha riferito che questo era il primo test rapido HIV. In tutto 11 persone (1,3%, range 0,0%-6,1%) hanno avuto un risultato reattivo. Tutte loro hanno ricevuto un test di conferma con risultato positivo e tutti sono stati messi in contatto con le strutture di cura.
Conclusioni: Gli eventi sono stati considerati utili e di successo da tutte le organizzazioni; tutte loro intendono replicare simili iniziative in futuro; in alcuni casi desiderano stabilire un servizio di offerta del test HIV più continuativo. Il numero degli utenti mostra che l’iniziativa è stata considerata utile anche dal pubblico. La Settimana Europea del Test HIV in Italia è stata anche un’altra buona occasione per implementare i servizi di prevenzione e counselling sull’HIV in contesti insoliti: l’impiego di test rapidi si conferma essere una occasione per fornire informazioni e test in una unica sessione, sia a coloro che si sottopongono al test ripetutamente sia a chi non ha mai fatto il test. Individuare meglio l’utenza di riferimento potrebbe aiutare a ottenere una proporzione maggiore di risultati reattivi. Sarebbe anche necessario in simili eventi futuri uno sforzo più coordinato per ottenere dati di migliore qualità e focalizzarsi meglio sugli obiettivi più importanti.

English version

The European HIV Testing Week in Italy: an opportunity for diagnosis and prevention

authors: Corbelli GM1,2, Lelleri R1, Albertini E3, Campisi F4, Cerioli A5, Farinella M6, Gasbarrini N7, Lichtner M8, Oldrini M9, Orchi N10, Patrucco S11, Poli M12, Sfara C13

affiliations: 1 Plus onlus, 2 European AIDS Treatment Group, 3 Omphalos Arcigay Arcilesbica Perugia, 4 LILA Catania, 5 LILA Nazionale, 6 Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, 7 Fondazione Villa Maraini onlus, 8 Università Sapienza/Ospedale SM Goretti, 9 LILA Milano, 10 Istituto Nazionale Malattie Infettive “L. Spallanzani” – Roma, 11 Arcobaleno Aids, 12 LILA Trentino, 13 Anlaids onlus

Background: In November 2013, HIV in Europe launched the first European HIV Testing Week; several Italian organizations joined. We collected data from 9 organizations that offered rapid HIV testing in Italy as part of the European initiative, to evaluate characteristics of users, testing attitudes and way to improve HIV test opportunities.
Results: The initiatives of the 9 organizations (Omphalos Arcigay Arcilesbica Perugia and Anlaids AA, Arcobaleno Aids AR, INMI “L. Spallanzani” Roma IS, LILA Milano LM, LILA Trentino LT, LILA Catania LC, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli MM, Plus PL, Università Sapienza/Ospedale SM Goretti SG, Fondazione Villa Maraini VM) were held totally in 40 days corresponding to 165.5 hours. The duration of each initiative varied from 1 day (AA, AR) to 8 days (PL). Most organizations held their initiative in one place except some which were displaced in 2 locations (MM) or 3 (SM). HIV testing was offered in 5 organizations headquarters (AA, LC, LM, LT, PL), 4 public places (AR, SM), 3 schools (SM), 2 gay venues (MM), 1 university (VM), 1 hospital (IS). The initiatives were directed to the general population (AR, SM, IS, LC, LT), LGBT people (MM, LM, AA, PL), youth (LM, VM) and sex workers (LT). A total number of 866 HIV tests were performed: they correspond to a median of 5.2 tests per hour. The users were mostly men (60.5%, range 39.0%-88.9%), aged 20-29 (46.1%, range 32.9%-71.9%) or 30-39 (26.1%, range 13.4%-39.0%); more than a half was heterosexual (61.1%, range 22.2%-100.0%) and one third MSM (25.7%, range 0.0%-79.4%); nine out of ten were Italian (89.3%, range 65.7%-100.0%), some from other UE countries (3.8%, range 0.0%-14.3%) and some from extra-UE countries (6.1%, range 0.0%-20.0%). 38.0% of them was occupied, 30.8% students. One half of the users (50.3%, range 24.3%-82.9%) never had an HIV test before; among those who were asked about it (n=598), 27.2% (range 0.0%-99.0%) said this was their first rapid test. Overall 11 people (1.3%, range 0.0%-6.1%) had a reactive result. All of them received a positive result from the confirmation essays and all of them were linked to care.
Conclusions: The events were seen as useful and successful from all the organizations; all of them wish to replicate similar initiatives in the future; in some cases they want to establish a more continuos HIV testing service. The number of users shows that it was considered useful from the public too. The European HIV Testing Week in Italy was also another good opportunity to implement HIV prevention and counseling services in unusual contexts: the use of rapid tests confirms to be an opportunity to give informations and test in a single session, both to repeat testers and to those who never tested. A more targeted audience could contribute to a higher proportion of reactive results. A more coordinated effort will be needed in future similar events to get better quality data and to better focus on the most important objectives.

Abstract presented at:

  • 6th Italian Conference on AIDS and Retroviruses ICAR” • Sheraton Conference Centre, Roma, 25-27 maggio 2014 – Abstract OC82 presented as an oral communication at the session “Community Based Studies” – Download the abstract here; Download the conference program here
  • HepHIV 2014 Conference: HIV and Viral Hepatitis: Challenges of Timely Testing and Care” • Crown Plaza Barcelona – Fira Center, Spain, 5-7 October 2014 – Abstract P05/04 presented as a poster at the Poster category 5: “Alternative Approaches” – Download the conference program here

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English version below

USERESTI LA PREP? RISULTATI DA UN SONDAGGIO NAZIONALE TRA GLI MSM IN ITALIA

G.M. Corbelli1,2, M. Breveglieri1,3, S. Mattioli4, M. Degli Esposti4, J. Mastellari4, S. Pieralli4

1 Plus Onlus, Roma, Italia, 2 European AIDS Treatment Group, Bruxelles, Belgio, 3 Arcigay, Bologna, Italia, 4 Plus Onlus, Bologna, Italia

Obiettivo: Valutare l’attuale conoscenza e le intenzioni di utilizzo futuro della profilassi pre-esposizione (PrEP) tra i maschi che fanno sesso con maschi (MSM) in Italia e indagare come l’uso della PrEP potrebbe influenzare il comportamento sessuale degli MSM.
Metodi: Sondaggio via internet auto-somministrato da 503 MSM tra febbraio e marzo 2013
Risultati: La maggior parte dei partecipanti erano sessualmente attivi ma più della metà di loro (53,48%) non aveva mai sentito parlare della PrEP. PrEP è accettabile per il 64,41% dei partecipanti; il 48,51% la userebbe solo sotto controllo medico e il 15,90% persino senza; PrEP è ancora più accettabile tra coloro che non ne avevano mai sentito parlare (67,66% contro 60,00% tra coloro che conoscevano la PrEP, p=0.019).
Tra coloro che non userebbero la PrEP e non sanno se la userebbero (rispettivamente il 17,69% e il 17,89%), più della metà è preoccupato dalla sua affidabilità (29,05% non pensa sia affidabile per niente e il 26,26% non sa quanto sia affidabile), con coloro che erano già informati sulla PrEP più propensi a pensare che non sia affidabile per niente (35,56% contro 21,84%, p=0.007). Il 45,25% di coloro che non userebbero la PrEP pensa che essa dovrebbe essere disponibile per altre persone; il 33,52% pensa che non dovrebbe essere disponibile perché porterebbe a un minore utilizzo del preservativo.
Tra coloro che userebbero la PrEP, il 53,70% preferirebbe una strategia intermittente; il 59,57% farebbe sesso con la stessa frequenza con cui lo fa ora; il 29,01% cambierebbe l’utilizzo del preservativo mentre gli altri continuerebbero a usare il preservativo “sempre”, “quasi sempre” o “mai o quasi mai” (37,35%, 17,90% e 11,42% rispettivamente).
Conclusioni: Servono maggiori informazioni e metodi di impiego più semplici per la profilassi pre-esposizione per rispondere ai bisogni degli MSM. Per molti partecipanti la PrEP sembra essere un metodo di prevenzione accettabile e non userebbero i preservativi meno frequentemente.

English version

Would you use PrEP? Results from a national survey among MSM in Italy

authors: Corbelli G.M.1,2, Breveglieri M.1,3, Mattioli S.1, Degli Esposti M.1, Mastellari J.1, Pieralli S.1

affiliations: 1Plus onlus, 2European AIDS Treatment Group, 3Arcigay.

Objective To assess current knowledge and intended future use of pre-exposure prophylaxis (PrEP) among men who have sex with men (MSM) in Italy and investigating how PrEP use could affect the sexual behaviour of MSM.
Methods Self-administered web-based survey of 503 MSM on February and March 2013.
Results Most of responders were sexually active but more than half of them (53,48%) never heard about PrEP. PrEP is acceptable for 64,41% of all the responders; 48,51% would use it only with medical control and 15,90% even without; PrEP is even more interesting for those who did not hear about it (67,66% vs 60,00% among those who knew about PrEP, p=0.019).

Among those who would not use PrEP or do not know whether they would use it (respectively 17,69% and 17,89%), more than one half is concerned about its reliability (29,05% do not think it is reliable at all and 26,26% do not know how reliable it is), with people already informed about PrEP more likely to think it is not reliable at all (35,56% vs 21,84%, p=0.007). 45,25% of those who would not take PrEP thinks it should be available for other people; 33,52% think it should not be available because it would lead to lower condom use.
Among those who would use PrEP, 53,70% would prefer an intermittent strategy; 59,57% would have sex with the same frequency they have now; 29,01% would change his condom use while the others would continue to “always”, “almost always” or “never or almost never” use condoms (37,35%, 17,90% and 11,42% respectively).
Conclusions More information is needed and more effective and easy-to-use methods for pre-exposure prophylaxis are needed to meet MSM needs. For many responders PrEP seems to be an acceptable prevention method and they would not use less frequently condoms.

Abstract presented at:

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Link all’articolo sulla seconda versione della ricerca realizzata nel 2015

Si è tenuto il 26-27 ottobre e il 2-3 novembre 2013 il Corso di formazione per operatori del numero verde Plus 800 586992. Al corso hanno partecipato circa 15 persone provenienti da varie zone d’Italia.

Di seguito il programma del corso con i link alle presentazioni dei docenti.

sabato 26 ottobre
11:00 – 11:30Introduzione al corso e presentazioni
Sandro Mattioli
Giulio Maria Corbelli 111:30 – 13:00
L’infezione da HIV, terapia e trasmissione
Giulio Maria Corbelli
Alessandra Giovagnoli14:30 – 18:30
La relazione positiva
Alessandra Giovagnoli
domenica 27 ottobre
Giulio Maria Corbelli 211:00 – 12:00
Tecniche diagnostiche per l’infezione da HIV
Giulio M. Corbelli
Matteo Schwarz12:00 – 13:00
L’HIV nell’ordinamento giuridico
Matteo Schwarz
Alessandra Giovagnoli14:30 – 18:30
L’ascolto empatico: tecniche di base del counseling
Alessandra Giovagnoli
sabato 02 novembre
 DAntuono11:00 – 13:00
Le malattie a trasmissione sessuale
Antonietta D’Antuono
Alessandra Giovagnoli14:30 – 18:30
Le quattro fasi del counseling telefonico
Alessandra Giovagnoli
domenica 03 novembre
11:00 – 13:00
Quando iniziare la terapia antiretrovirale
Marco Borderi
Alessandra Giovagnoli14:30 – 18:30
Tecniche di comunicazione scritta
Alessandra Giovagnoli

TasP statement consultation

Cari amici e colleghi che vivono con l’HIV o colpiti dall’HIV, attivisti per la prevenzione e il trattamento, e tutti voi che lavorate nel campo dell’HIV e della salute sessuale:

In questa pagina vi invitiamo a commentare e contribuire a redigere la proposta di dichiarazione di consenso della community sull’uso della terapia antiretrovirale per ridurre la trasmissione dell’HIV (TasP, ‘treatment as prevention’ o ‘terapia come prevenzione’) in Europa.

Questa dichiarazione è stata coordinata congiuntamente da NAM e dallo European AIDS Treatment Group (EATG). Ci auguriamo che questa consultazione produca una dichiarazione ampiamente supportata dalla community.

Negli ultimi due anni, alcuni studi hanno dimostrato che dare la terapia antiretrovirale (ART) a persone con HIV non è solo salvavita ma può anche ridurre drasticamente il rischio che trasmettano l’HIV. Nel caso del sesso vaginale la ART riduce questo rischio di almeno venti volte e forse totalmente. Ciò è stato presentato come un passo verso la fine dell’epidemia di HIV.

Da quel momento sono state sollevate molte questioni politiche ed economiche su come implementare il trattamento come prevenzione efficacemente e in maniera giusta, mentre bisogna ancora colmare qualche lacuna nelle conoscenze scientifiche per ottenere il massimo da questa strategia.

Questa nuova dichiarazione di consenso della community cerca di mettere insieme aree di discussione e di disaccordo e di strutturarle in una sequenza di obiettivi per la mobilitazione della community.

Una dichiarazione della community non può essere scritta senza un ampio coinvolgimento delle comunità per conto delle quali aspira a parlare, perciò siete pregati di usare questa pagina per commentare la dichiarazione. Basta scaricare la dichiarazione e usare il box in fondo alla pagina dedicata su aidsmap.com per i vostri feedback (possibilmente in inglese; per chi non possa commentare in inglese, potete lasciare un commento in fondo a questa pagina e cercheremo di tradurlo).

La dichiarazione è disponibile anche in inglese, francese e russo.

Siete anche pregati di condividerla con i vostri contatti in modo che anch’essi possano commentarla.

Con i migliori saluti,
Gus Cairns, NAM, e Brian West, EATG
Per conto di EATG, NAM e il gruppo di redazione della dichiarazione.

Documento politico Catania Pride 2013 – Festa dell’Orgoglio Omosessuale e Transessuale

Un Pride in Plus

Io combatto HIV, non le persone con HIV
campagna Plus Onlus

Proteggiti, semplicemente
campagna Lila

A che punto siamo?

Molti passi avanti sono stati fatti, dagli altri Paesi; noi, tutto sommato, siamo al solito punto.

Il teatro su cui si svolge il nostro agire quotidiano – di singole persone LGBTQ e di associazioni – porta in sé i caratteri non mutati della crisi che ci colpisce ormai da troppo tempo: crisi economica, certo, ma anche crisi di idee, di sentimenti, di desideri.

Il rischio dell’atomizzazione individuale si è trasformato in una amara realtà in cui non ci si riconosce più vicendevolmente e dove le lotte di ciascun* sono migliori di quelle di chiunque altr*. Abbiamo paura di pronunciare il nostro desiderio: per una vita differente, per un amore rivoluzionario (dove rivoluzione non è contestazione di dogmi per istituirne altri, ma espressione di libertà), per un corpo in salute e rispettato comunque si manifesti e non per la sua aderenza a modelli canonici pretesi come assoluti, per la fruizione di diritti (che è il diritto di averli e di poterne pensare ancora altri), insomma per autodeterminarsi in piena autentica libertà.

Il Movimento LGBTQ, in tale contesto di smarrimento non può e non deve più puntare solo e soltanto sul tema dei diritti. Non ha senso il diritto al matrimonio se prima di tutto non c’è la possibilità di sostenere anche economicamente il progetto d’amore che accoglie in sé la complessa specificità dell’altr*, come coppia o terzetto, quartetto o altro ancora; non c’è matrimonio, unione civile o incivile senza lavoro, senza la libertà di non cedere al ricatto di una vita economicamente difficile. Non c’è matrimonio o altra forma di riconoscimento affettivo senza un luogo dell’abitare che sia civile, ben amministrato, rispettoso dell’alterità a dimensione degli esseri viventi che lo popolano – umani e non umani. 

Le Associazioni LGBTQ non possono più affrontare le specificità delle loro politiche considerandole chiuse in monadi non comunicanti con l’esterno. Il mondo è un continuo fluire tra dentro e fuori i corpi sociali che lo abitano; opporre resistenze e chiusure impedisce la crescita politica e consapevole di ciascun*. L’espressione di libertà e il riconoscimento di diritti di qualunque microcosmo apre orizzonti più ampi. Tuttavia, dei nostri temi se non ne parliamo noi non lo fa nessuno. Pertanto se è verissimo che viviamo sulla terra con gli altri, serve sottolineare il fatto che il mondo del lavoro, per esempio, è composto anche da omosessuali e transessuali che hanno esistenze diverse delle quali i contratti devono tenere conto. È del tutto evidente che questo non deve significare chiuderci in ghetti, ma neppure lasciare annacquare i nostri temi e le nostre peculiarità nel mare magnum della maggioranza o, peggio, della normalizzazione.

Il Catania Pride 2013 – Festa dell’Orgoglio Omosessuale e Transessuale è affermazione, autodeterminazione, rivendicazione, visibilità, persino provocazione, perché le idee devono essere provocate!

Il Catania Pride 2013 – Festa dell’Orgoglio Omosessuale e Transessuale è uno strumento politico proprio del Movimento LGBTQ il che significa che da Esso viene prodotto. Tuttavia, in linea con i desideri di inclusività e arricchimento con l’alterità propri del nostro pensiero, il Pride è un dono per tutt* coloro che si riconoscono nel pensiero dell’autodeterminazione, della lotta al patriarcato (in tutte le sue forme, dalle dittature, ai fascismi, al maschilismo, all’odioso femminicidio), della liberazione dei corpi.

Il Catania Pride 2013 – Festa dell’Orgoglio Omosessuale e Transessuale da quest’anno sarà un Pride tematico. Un Pride Gay, Lesbico, Bisessuale, Transessuale, Queer e tematico e noi siamo particolarmente orgoglios* dell’appartenenza di questo Pride alla Festa che identifica questa casa come la nostra casa nella quale sono tutt* invitat* senza esclusioni di sorta.

Quest’anno vogliamo dare voce e visibilità a coloro cui fino a oggi è stato assegnato un ruolo marginale nelle lotte di rivendicazione e nelle politiche attive del Movimento: le persone HIV+.

Vogliamo mettere in evidenza un tema fondamentale come quello della salute che non viene sufficientemente trattato – o per nulla considerato! – nei programmi elettorali.

Parlare di corpi liberati e autodeterminati senza parlare di salute è come voler procedere su un carro privo di ruote. Un corpo liberato è un corpo non marginalizzato né discriminato non solo per il proprio orientamento sessuale, la propria identità di genere o il proprio genere, ma anche per la propria condizione di salute.

Vogliamo e dobbiamo combattere giorno per giorno, attraverso le politiche della prevenzione, il fenomeno di HIV (nel territorio di Catania l’incidenza annua è di 3,2 nuovi casi di persone HIV+, su 100.000 abitanti), ma dobbiamo combattere anche l’esclusione, lo stigma e l’emarginazione sociale che le persone HIV+ subiscono anche all’interno della nostra comunità.

Per questo, il Catania Pride 2013 – Festa dell’Orgoglio Omosessuale e Transessuale di quest’anno è promosso insieme a PLUS-onlus e a LILA Catania.

Quest’anno il nostro Pride sarà un Pride in Plus.

Di tutti gli altri aspetti rivendicativi, ci limitiamo a dire che vogliamo il mondo.
[E io voglio essere il primo gay su Marte!]

COMITATO TERRITORIALE ARCIGAY CATANIA, ENNA E CALTANISSETTA
PLUS-ONLUS
LILA CATANIA
COMITATO TERRITORIALE ARCIGAY PALERMO E TRAPANI
COMITATO TERRITORIALE ARCIGAY SIRACUSA
COMITATO TERRITORIALE ARCIGAY RAGUSA
COMITATO TERRITORIALE ARCIGAY AGRIGENTO
COMITATO TERRITORIALE ARCIGAY REGGIO CALABRIA
COMITATO TERRITORIALE ARCIGAY CATANZARO
KALON LGBTQE

Amnesty International – Sezione Italia

LA CONGIURA DEL SILENZIO

Rompere la paura e l’isolamento: violazione dei diritti umani nei confronti delle persone che presentano una condizione reale o presunta di HIV/AIDS

a cura di Carlo Scorvino

Amnesty International è un’associazione con più di 50 anni che ha l’obiettivo di occuparsi della discriminazione e della difesa dei diritti umani nel mondo.

Questo opuscolo scritto da Carlo Scovino in collaborazione con il Comune di Milano e con esperti medici e sociali del settore si occupa di indagare quali sono state a livello internazionale le principali discriminazioni anche da parte delle Istituzioni che hanno dovuto subire le persone sieropositive o con AIDS.

La brochure è stata scritta nel 2000 ma purtroppo è ancora molto attuale dal punto di vista dei contenuti.
All’interno si può trovare un utile glossario dei termini tecnici.

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