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La Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids a Bologna si celebra sabato 30 novembre presso il Teatro Testoni con la serata organizzata dal coro gay Komos e da Plus intitolata “Rosso di Sera”.

“Rosso di sera”, varietà musicale ideato insieme da Komos – coro LGBT di Bologna Plus Onlus per la Giornata Mondiale per la lotta contro l’Aids 2019, propone un viaggio nel tempo dagli anni ‘80 ai nostri giorni e verso il futuro: un “intervallo musicale” che ha visto l’avvento del virus Hiv, il diffondersi dell’epidemia, la lotta delle persone contagiate, dapprima per la propria sopravvivenza e poi per fermare il progredire dell’infezione, nei propri corpi e nella comunità.

In oltre trent’anni, mentre i musicisti componevano bellissimi brani e i ricercatori progredivano nelle scoperte scientifiche, le persone con Hiv hanno dovuto lottare sempre contro lo stigma disumano che le colpisce. Oggi, grazie alle terapie, chi ha contratto il virus non lo può trasmettere: dobbiamo costruire una nuova narrazione dell’infezione e abbattere il muro eretto dall’ignoranza e dalla paura. Con “Rosso di sera” Komos e Plus Onlus vogliono sgretolare questo muro, usando intrattenimento e divulgazione, leggerezza e profondità, fra memorie passate, cronache attuali e visioni del futuro.

In “Rosso di sera”, il ruolo di narratore è affidato a Mark S. King, autore e attivista statunitense di fama internazionale, che proporrà un percorso lungo gli effetti dell’Hiv sui singoli e sulla comunità; ad affiancarlo, i membri di Plus Onlus. Il racconto di King, non privo di letture sorprendenti, punteggerà la ricca scaletta di brani eseguiti dal coro Komos e dai favolosi ospiti della serata: Omphalos Voices, coro LGBT di Perugia; Paula Lovely, “dragtivista” e performer da Lisbona; Ava Hangar, Miss Drag Queen Italia 2019. Presenta il varietà Matteo Miglio.

“Rosso di sera” sarà una macchina del tempo, costruita da coro Komos e Plus Onlus con i loro ospiti, e alimentata di musica, parole e immagini. La partenza è prevista Sabato 30 Novembre 2019 alle 20:45 dal Teatro Testoni di Bologna (via Giacomo Matteotti, 16).

“Rosso di sera” è inserito nel “Patto generale di collaborazione per la promozione e la tutela dei diritti delle persone e della comunità LGBTQI nella città di Bologna” e fa parte di “In coro contro AIDS 2019”, il cartellone coordinato da Cromatica, associazione nazionale dei cori arcobaleno. Il ricavato della serata sarà devoluto al sostegno delle attività di informazione, prevenzione e advocacy di Plus Onlus.

Rosso di sera – varietà musicale per la Giornata Mondiale per la lotta contro l’Aids 2019
30 Novembre 2019 – ore 20:45
Teatro Testoni (via Giacomo Matteotti, 16 – Bologna)

CONTATTI:
Per Komos: Marco Boscolo (+39.349.308.8281)
Per Plus Onlus: Pietro Tomasi (+39.339.883.6340)

GLI ORGANIZZATORI

Komos – coro LGBT

Komos – coro LGBT di Bologna è un’associazione di promozione sociale che usa la musica per promuovere una cultura di valorizzazione delle differenze nei confronti di tutti gli orientamenti sessuali e identità di genere. Il repertorio spazia dalla musica di autori come il bolognese Adriano Banchieri (1568 – 1634), passando per l’opera e la classica contemporanea. 

Accanto alla cosiddetta musica “alta”, Komos sviluppa un repertorio di arrangement i di canzoni pop internazionali, soprattutto di autori particolarmente rilevanti per la comunità LGBT+. 

Komos, in collaborazione con AERCO (Associazione Emiliano-Romagnola Cori) e AltrEdizioni Casa Editrice, organizza Komos International Choral Composition Competition,  concorso internazionale di composizione riservato a brani originali composti per la configurazione TTBB e che tratti esplicitamente temi legati alla cultura LGBT+.

Negli oltre dieci anni di attività ha calcato palchi in Italia e in Europa ed è l’organizzatore di Various Voices 2022, il festival del cori arcobaleno europei che si terrà a Bologna nel giugno 2022.

Plus Onlus

Plus Onlus è la prima associazione italiana di persone LGBT+ che vivono con Hiv. Fondata a Bologna nel 2012, opera affinché la comunità LGBT+ colpita o coinvolta da Hiv sviluppi gli strumenti necessari all’impegno diretto nella lotta contro gli stigmi; inoltre promuove campagne nazionali di rivendicazione, divulgazione e prevenzione, basate sullo studio continuo delle evidenze scientifiche. 

Nel 2015 Plus Onlus ha creato a Bologna il BLQ Checkpoint, primo centro comunitario italiano che fornisce un servizio continuativo e gratuito di test, informazione e supporto su Hiv, altre infezioni a trasmissioni sessuali, salute sessuale in generale: il checkpoint di Bologna è ormai diventato un riferimento per la popolazione LGBT+ e non, proveniente da tutta la regione e oltre. 

Il servizio di test del BLQ Checkpoint è sostenuto da una convenzione con Regione Emilia Romagna e Comune di Bologna e può essere erogato solo grazie al lavoro di un prezioso gruppo di volontari. Le altre azioni di Plus Onlus sono supportate esclusivamente da donazioni di privati e aziende.

GLI OSPITI

Mark S. King

Mark S. King è un celebre blogger statunitense, autore poliedrico e oratore coinvolgente. Mark è soprattutto un attivista impegnato nella causa dell’Hiv/Aids da quando è risultato positivo nel 1985. Il suo blog, “My Fabulous Disease” (ovvero “La mia malattia favolosa”), sin dal titolo, sa coniugare ironia e leggerezza con autorevolezza e impegno. Mark è un riferimento in tutto il mondo per persone sierocoinvolte e i suoi testi hanno vinto svariati premi.

Paula Lovely

Dragtivista favolosa, antirazzista e antifascista, Paula Lovely compare nel 2017, quando si decide ad animare spazi di resistenza queer dei quartieri storici di Lisbona. Passa rapidamente dal cabaret più leggero e ridanciano ad una ricerca artistica che si fa voce di un impegno sociale: quello di riscrivere nel segno della visibilità e dell’orgoglio la narrativa contemporanea sulla sieropositività. Ha collaborato con diversi artisti, produzioni, teatri e festival ed è stata testimonial di campagne Hiv in vari Paesi, nonché madrina del Pride di Lisbona nel 2019.

Omphalos Voices

Omphalos Voices è il coro dell’associazione Omphalos ed è stato fondato a Perugia nel 2015. Le persone di Omphalos Voices credono che la valorizzazione delle differenze, il confronto e il rispetto delle identità, l’inclusione di tutte e di tutti debbano essere valori comuni, un patrimonio dell’intera società e che le dinamiche di un coro siano l’ambiente ideale per esprimere al meglio la sinergia tra voci diverse che puntano all’armonia di insieme. Omphalos Voices ha lo scopo di creare un ambiente musicale aperto a tutte le persone che credono nell’uguaglianza contro ogni discriminazione. Omphalos Voices risponde all’odio con la musica, all’ignoranza con la bellezza, all’intolleranza con la passione. Il coro è diretto dal maestro Sergio Briziarelli.

Ava Hangar

Oltre che dalla volontà di esplorare l’intrattenimento come arte performativa, Ava nasce dal desiderio di Riccardo di affrontare uno spettacolo da solo. I primi passi arrivano in occasione di Moonlight Swing, spettacolo scritto e diretto da Riccardo insieme a Stevie Boyd e prodotto dalla FLIC Scuola di Circo nel 2018. Nell’agosto del 2019, a Torre del Lago Puccini, nella cornice del Mamamia, viene eletta Miss Drag Queen Italia dopo aver conquistato il titolo regionale, Miss Drag Queen Piemonte e Valle d’Aosta, a maggio dello stesso anno.

Prosegue il calendario di appuntamenti mensili dedicati ai maschi gay che vivono con l’Hiv. I Venerdì Positivi sono incontri informali, non sono gruppi di auto-aiuto: ciascun incontro è incentrato su un tema – sintetizzato nel titolo con una parola – sul quale i partecipanti sono invitati, se lo desiderano, a condividere i loro pensieri o le loro esperienze. 

Venerdì positivi si svolgono una volta al mese, al BLQ Checkpoint di Bologna (via San Carlo 42/C). Pur essendo pensati per uomini omosessuali sieropositivi, gli incontri sono aperti a chiunque, nel più totale rispetto della privacy e in un ambiente accogliente.

Di seguito il programma per i mesi da settembre a dicembre 2019. Cliccando sul titolo si sarà indirizzati al relativo evento Facebook.

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Vieni a fare una esperienza straordinaria nel primo centro community based per la salute sessuale di Bologna.

Plus Onlus, Persone LGBT Sieropositive, cerca infermieri professionali che vogliano contribuire all’attività di offerta di test per HIV, HCV e altre infezioni sessualmente trasmissibili agli utenti – in massima parte LGBT – del BLQ Checkpoint, il primo centro community based per i servizi di salute sessuale al di fuori dell’ambiente ospedaliero.

Al BLQ Checkpoint opera un gruppo di volontari, composto soprattutto da persone gay con HIV, per portare il tema della salute sessuale al di fuori dell’ambiente ospedaliero, più a contatto con la comunità LGBT con una particolare attenzione ai maschi gay e agli altri maschi che fanno sesso con maschi (MSM). L’azione di Plus Onlus è fortemente centrata sul supporto fra pari, ossia la comunità che offre servizi alla comunità stessa, nella logica di rivolgersi ai servizi ospedalieri quando serve. Cerchiamo di portare fuori dall’ospedale tutto quello che può essere gestito dalla community stessa.

Da qui nasce l’idea del BLQ Checkpoint, il primo centro community based condotto da operatori alla pari aperto in Italia nel 2015, grazie ad una convenzione fra Comune di Bologna, Azienda Sanitaria di Bologna e Plus Onlus in qualità di soggetto attuatore.

Le attività del BLQ Checkpoint prevedono l’esecuzione di test rapidi per HIV, HCV e altre infezioni sessualmente trasmissibili. I volontari di Plus Onlus si occupano dell’accoglienza e della gestione dell’utente durante il test. Agli infermieri volontari si chiede di eseguire i test rapidi. È prevista una formazione con il duplice scopo sia di illustrare le modalità di esecuzione dei test, sia di condivisione dell’approccio alla base dell’attività di Plus e del BLQ Checkpoint.

È richiesta una copertura assicurativa con estensione relativa al contagio HIV/HCV.

Gli orari di apertura del centro sono i seguenti:

lunedì e mercoledì dalle 18 alle 21 programma Sex Check
martedì e giovedì dalle 18 alle 21 BLQ Checkpoint

Ti chiediamo di regalarci un poco del tuo tempo (basta anche un solo turno al mese!) per consentire il proseguimento della esperienza del BLQ Checkpoint, considerato in tutta Italia un modello di lotta all’HIV da prendere ad esempio. Siamo certi che si rivelerà essere anche per te una esperienza molto appagante.

Per ulteriori informazioni e appuntamento per colloquio, info@plus-onlus.it. È gradito l’invio del curriculum vitae.

Come ogni anno, il presidente di Nadir onlus, Filippo von Schloesser intervista alcuni degli scienziati italiani che partecipano alla Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI). Quest’anno il più importante appuntamento scientifico mondiale sull’HIV si è tenuto a Seattle, dal 4 al 7 marzo. Ecco il colloquio di Filippo von Schloesser con Antonella Castagna del San Raffaele di Milano e Massimo Andreoni del Policlinico Tor vergata di Roma.

Una delle notizie principali che vengono dalla conferenza CROI 2019 – il più importante appuntamento scientifico su HIV/AIDS – sarà di una persona che potrebbe essere il secondo caso di cura dell’infezione da HIV in seguito a un trapianto di cellule staminali.

Anche se i risultati dovevano essere presentati il ​​primo giorno della conferenza, la rottura dell’embargo da parte dei media mainstream, incluso il New York Times, ha fatto sì che i risultati arrivassero sui giornali prima che lo studio fosse presentato. L’autore principale dello studio, Ravindra Gupta dell’Università di Cambridge, è anche stato intervistato nell’articolo del NYT. 

Lo studio è stato condotto da una squadra internazionale di ricercatori dei Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito. [1] Ulteriori dettagli del caso del Regno Unito sono inclusi nel documento che dovrebbe essere pubblicato su Nature, ma che ha anche avuto un embargo rotto. [2]

I risultati riproducono le circostanze che hanno curato Timothy Ray Brown (il paziente di Berlino) dieci anni fa [3], ma sono importanti perché avrebbero ottenuto la remissione dell’HIV con un trattamento meno aggressivo.

Il caso del Regno Unito si riferisce a un uomo HIV positivo con HIV CCR5-tropico (cioè il virus con cui era infettato era del tipo più diffuso che utilizza una proteina chiamata CCR5 per entrare nelle cellule); l’uomo ha avuto la diagnosi di HIV nel 2003 e ha iniziato il trattamento dell’HIV (efavirenz/ TDF/FTC) nel 2012. Poco dopo aver iniziato la terapia è stato anche diagnosticato con un linfoma di Hodgkin in stadio avanzato che non ha risposto alla chemioterapia di prima linea (ABVD) o a diverse combinazioni di salvataggio.

Questo paziente è stato sottoposto a trapianto di cellule staminali ematopoietiche allogeniche (cioè cellule provenienti da un donatore diverso da lui e che erano capaci di creare le cellule sanguigne, gli sono state infusi 3,6 milioni di cellule CD34 + / kg) come trattamento per il linfoma.  Sono state utilizzate cellule di un donatore proveniente da un registro internazionale che era anche omozigote per la delezione del delta-32 CCR5 (si tratta di una variante genetica per la quale le persone che ne sono portatrici non sviluppano sulle loro cellule la sostanza CCR5 che serve al virus per entrarvi). Il donatore era compatibile in maniera vasta ma non completa (9/10 – con una mancata corrispondenza allelica con HLA-B). La terapia di induzione è proseguita con lomustina, ciclofosfamide, citarabina ed etoposide (LACE) e le cellule T sono state deplezionate (cioè è stato ridotta la capacità del suo sistema immunitario originale per ridurre il rischio di rigetto del trapianto) con condizionamento a ridotta intensità utilizzando anti-CD52 (alemtuzumab). La ciclosporina A e il metotrexato a breve corso sono stati usati come profilassi per la malattia da trapianto contro ospite (GvHD).

Durante la chemioterapia, l’ART è passata a raltegravir/TDF/FTC e quindi a rilpivirina/dolutegravir/3TC (dopo che sono sviluppate delle resistenze K65R e M184V durante un breve periodo di rebound virale).

A differenza del paziente di Berlino, il paziente britannico non ha subito irradiazione completa del corpo (cioè annullamento totale del proprio sistema immunitario), ma ha anche sperimentato solo lieve GvHD (grado 1), in questo caso con febbre e sintomi gastrointestinali al giorno 77. L’ART è stata mantenuta per tutto il tempo e per 16 mesi dopo il trapianto. A seguito di dettagliate consultazioni con il paziente, compresa l’approvazione etica e il consenso informato, è stata presa la decisione di interrompere il trattamento dell’HIV.

La carica virale è stata monitorata settimanalmente per i primi tre mesi poi mensilmente e l’HIV è rimasto non rilevabile misurato con DNA di HIV (<1 copia/ml) nelle cellule T periferiche per 18 mesi. Non è stato possibile isolare nessuna copia di HIV da più di 24 milioni di cellule utilizzando l’outgrowth assay. Dopo il trapianto, il DNA dell’HIV associato alla PBMC totale è sceso al di sotto del limite di rilevazione e il DNA totale nelle cellule T CD4 non è stato individuabile a 29 mesi mediante PCR qualitativa ultrasensibile. Ex vivo, le cellule CD4 potrebbero essere infettate da CXCR4- ma non da HIV CCR5-tropico.

Analogamente a quanto successo per il paziente di Berlino, un campione di cellule del sangue ha dato una positività al DNA virale di basso livello che è stato interpretato come un probabile risultato del DNA falso positivo.

Entrambe le risposte anticorpali e delle cellule T erano simili a quelle riportate per il paziente di Berlino, portando gli investigatori a credere provvisoriamente che questo potrebbe essere un secondo caso di remissione dell’HIV, sottolineando tuttavia che questo può essere confermato solo con un follow-up più lungo.

Anche a CROI 2019, un terzo caso di remissione / cura dell’HIV dopo l’HSCT è stato riportato in un poster dell’ultimo minuto, ma con molto meno follow-up off-ART.

Questo caso è stato presentato da Björn-Erik Jensen dell’ospedale universitario Heinrich Heine di Düsseldorf e colleghi che hanno coinvolto il trapianto di cellule ematopoietiche allogeniche per trattare una leucemia recidiva nel febbraio 2013, usando ancora un donatore corrispondente (10/10) omozigote per CCR5 delta-32. [4]

La leucemia ha avuto una seconda ripresa nel giugno 2013 e la remissione è stata raggiunta dopo otto cicli di chemioterapia 5-azaC e 4 infusioni di linfociti del donatore.

Non si è rilevato HIV durante tutto il periodo post-trapianto, con ART mantenuta per più di 5,5 anni. Il DNA provirale non è stato rilevato dal qPCR in PBMC in diversi momenti del plasma, CSF, tessuto rettale, ileo e midollo osseo. Segnali bassi non sono riusciti a confermare la replicazione dell’HIV.

Dopo aver discusso sul rischio e con il consenso informato, la ART è stata interrotta con controlli frequenti nel novembre 2018 e l’HIV è rimasto non rilevabile nel plasma negli ultimi tre mesi.

I ricercatori sono ottimisti che questi risultati possano rappresentare un altro caso di remissione dell’HIV, ma hanno sottolineato che è indispensabile seguire il paziente più a lungo per poterlo confermare.

Paziente di LondraPaziente di DusseldorfPaziente di Berlino
Patologia concomitanteLinfoma di HodgkinLeucemia acuta mieloideLeucemia acuta mieloide
Trapianto di cellule Una voltaUna voltaDue volte
Tipo di condizionamentoridotta intensità: anti–CD52 (alemtuzumab)ridotta intensità: fludarabine/ treosulfanIrradiazione totale (due volte)
Malattia del trapianto contro l’ospiteGrado 1Grado 1Grado 1
Terapia post-trapianto16 mesi66 mesinessuna
Tempo di remissione di HIV18 mesi3 mesi> 10 anni

COMMENTO DI SIMON COLLINS, i-BASE

Questi risultati ottimistici danno speranza a milioni di persone a livello globale – anche se questa è solo una modifica del trattamento dell’ultimo stadio per il cancro avanzato.

I precedenti tentativi di riprodurre il paziente di Berlino non hanno avuto successo, spesso a causa del rebound del virus CXCR4-tropico (cioè quello che usa un’altra sostanza diversa da CCR5 per entrare nelle cellule) che in seguito è stato trovato presente al basale. [5, 6, 7]

Sebbene ci siano stati altri casi di trapianto di cellule ematopoietiche allogeniche in pazienti HIV positivi, molti sono ancora in terapia e il caso del Regno Unito è la remissione più lunga riportata dopo un’interruzione del trattamento.

L’ottimismo per i casi di remissione dell’HIV esposti al CROI 2019 è dovuto anche al fatto che essi sono stati ottenuti con un trattamento meno aggressivo rispetto al paziente di Berlino il cui trattamento includeva radiazione totale del corpo due volte e due cicli di trapianto per il trattamento della leucemia mieloide acuta; e un donatore non perfettamente abbinato.

Il modo in cui tale importante ricerca scientifica è stata diffusa dai media mainstream prima della presentazione ad una conferenza scientifica peer reviewed sottovaluta il lavoro del ricercatore e degli individui in questi due studi.

articolo originale di Simon Collins per iBase, tradotto e adattato da Giulio Maria Corbelli

Riferimenti

  1. Gupta RK et al. Sustained HIV-1 remission following homozygous CCR5 delta32 allogenic HSCT. CROI 4 – 7 March 2019, Seattle. Late breaker oral abstract 29 LB.
  2. Gupta RK et al. HIV-1 remission following CCR5Δ32/Δ32 haematopoietic stem cell transplantation. Nature. DOI: 10.1038/s41586-019-1027-4.
    https://www.nature.com/articles/s41586-019-1027-4
  3. Hutter, G. et al. Long-term control of HIV by CCR5 Delta32/Delta32 stem-cell transplantation. N Engl J Med 360, 692-698, doi:10.1056/NEJMoa0802905 (2009).
    https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa0802905
  4. Jensen B-E O et al. Analytic treatment interruption (ATI) after allogeneic CCR5-d32 HSCT for AML in 2013. CROI 4 – 7 March 2019, Seattle. Late breaker oral abstract 394 LB.
  5. Hayden EC. Hopes of HIV cure in ‘Boston patients’ dashed. Nature. doi:10.1038/nature.2013.14324 (6 December 2013).
    https://www.nature.com/news/hopes-of-hiv-cure-in-boston-patients-dashed-1.14324
  6. Henrich TJ et al. Antiretroviral-free HIV-1 remission and viral rebound after allogeneic stem cell transplantation: report of 2 cases. Ann Intern Med 161, 319-327, doi:10.7326/M14-1027 (2014).
    https://annals.org/aim/article-abstract/1889547/antiretroviral-free-hiv-1-remission-viral-rebound-after-allogeneic-stem
  7. Kordelas L. et al. Shift of HIV tropism in stem-cell transplantation with CCR5 Delta32 mutation. N Engl J Med 371, 880-882, doi:10.1056/NEJMc1405805 (2014).
    https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMc1405805

Prosegue il calendario di appuntamenti mensili dedicati ai maschi gay che vivono con l’Hiv. I Venerdì Positivi sono incontri informali, non sono gruppi di auto-aiuto: ciascun incontro è incentrato su un tema – sintetizzato nel titolo con una parola – sul quale i partecipanti sono invitati, se lo desiderano, a condividere i loro pensieri o le loro esperienze. 

Venerdì positivi si svolgono una volta al mese, al BLQ Checkpoint di Bologna (via San Carlo 42/C). Pur essendo pensati per uomini omosessuali sieropositivi, gli incontri sono aperti a chiunque, nel più totale rispetto della privacy e in un ambiente accogliente.

Di seguito il programma per i mesi da gennaio a giugno 2019. Cliccando sul titolo si sarà indirizzati al relativo evento Facebook.

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In tutto il mondo oggi si celebra la Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids. In Italia, però, qualsiasi celebrazione sembra tacere dell’epidemia tra i maschi gay, bisessuali e tra le persone transessuali. Lo denuncia Plus onlus, network di persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT) sieropositive.

«La tv generalista rifiuta di raccogliere testimonianze di persone che si sono contagiate attraverso rapporti omosessuali – rivela Sandro Mattioli, presidente di Plus onlus – In tutte le manifestazioni istituzionali a cui assistiamo, il tema della salute delle persone LGBT è completamente ignorato. Eppure, siamo ancora noi maschi gay a portare il carico più significativo legato alla diffusione di questo virus. Per non parlare della completa assenza di dati relativi alle persone trans. Tutto questo mentre le associazioni gay sono le uniche a parlarne e a sollevare il problema».

«Rivendichiamo la necessità che le istituzioni dedichino attenzione, risorse e iniziative anche per la tutela della salute sessuale delle persone non eterosessuali. Non si tratta di competere con altri gruppi: è importante parlare di salute delle donne, degli uomini etero, delle persone straniere e di tutti coloro che ne possono beneficiare – precisa Mattioli – Ma nei confronti di persone gay e trans rischia di esserci una pesante censura comunicativa che rende impossibile mettere in campo iniziative efficaci di prevenzione. Oggi, unico giorno dell’anno in cui i media dedicano attenzione a questo tema, chiediamo che sia ascoltata anche la voce delle persone omosessuali e trans* perché i media cosiddetti generalisti parlano anche a loro ed è fondamentale che anche gli utenti LGBT che non sono collegati alle associazioni ricevano informazioni adeguate».

World Aids Day 2018: Plus pone l’accento sulla TasP

In occasione del 1 dicembre, giornata mondiale della lotta all’Aids, Plus Onlus ribadisce con una campagna la centralità della TasP, acronimo inglese che sta per trattamento come prevenzione. Una persona sieropositiva in terapia efficace non è in grado di trasmettere il virus. La TasP è una delle colonne della prevenzione dell’Hiv insieme al preservativo, alla PrEP (profilassi pre-esposizione) e alla PEP (profilassi post-esposizione). Strategie che posso essere integrate e sono di sicura efficacia.

È dal 2015, dalla campagna Positivo ma non infettivo, che Plus Onlus pone l’accento sulla non contagiosità delle persone che vivono con Hiv e hanno la carica virale non rilevabile (undetectable). Questa affermazione è suffragata dai risultati di 10 anni di studi, dalla Swiss Declaration allo studio Partner. Dopo la conferenza mondiale di Amsterdam del luglio 2018 e la presentazione dei risultati dello studio Partner2, la validità della TasP è più che mai confermata. Lo dicono 77.000 rapporti sessuali penetrativi senza preservativo tra partner sierodiscordanti (uno negativo, uno positivo undetectable) e zero contagi. A livello internazionale, il messaggio della TasP è stato riassunto nella formula U=U (undetectable = untransmittable).

Questa non è solo una buona notizia in termini di prevenzione, ma dovrebbe anche mettere la parola fine allo stigma nei confronti delle persone sieropositive diagnosticate, che nella stragrande maggioranza dei casi raggiungono in breve tempo lo status undetectable.

Dovrebbe, ma purtroppo non è sempre così. A Plus sono infatti arrivate segnalazioni da utenti che si sono rivolti a ospedali di Livorno, Brescia e Grosseto, i cui medici hanno negato la formula U=U generando paure irrazionali. Un atteggiamento spesso fomentato da articoli giornalistici irresponsabili. In occasione di questo 1 dicembre Plus invita ufficialmente Simit, nonché l’Ordine dei giornalisti, a organizzare eventi di aggiornamento per i propri iscritti affinché questi incidenti non si ripetano più. La TasP è una misura efficace contro la diffusione di Hiv, e le persone sieropositive che raggiungono lo status undetectable sono fiere di svolgere un ruolo chiave nella battaglia contro il virus.

 

 

 

 

 

Bologna, 22 ottobre 2018

Nessun aggiornamento sulla profilassi pre-esposizione (PrEP) e sulla capacità della terapia di impedire la trasmissibilità dell’infezione. Plus Onlus denuncia le condizioni in cui versa il portale www.helpaids.it gestito dalla Regione Emilia-Romagna

Il sito, pensato per offrire all’utenza informazioni utili sull’infezione da Hiv e sui metodi di prevenzione, risulta fermo al 2016 salvo superficiali aggiornamenti realizzati in occasione del 1° dicembre 2017 e nella sezione “Agenda”. Lo si evince con drammatica chiarezza consultando la sezione “Progetti locali”.

Le conseguenze sulla qualità del servizio erogato sono molteplici. Si parte da un ingiustificato allarme sulla pericolosità del liquido pre-spermatico, fino all’assenza d’informazioni cruciali su PrEP e TasP. Mancano ad esempio sia le modalità di accesso alla profilassi pre-esposizione mediante prescrizione di un medico specialista, sia i risultati dello studio PARTNER2, che hanno cementato la validità della terapia come prevenzione, ovvero la non contagiosità delle persone sieropositive in terapia efficace. Ciliegina sulla torta: la tendenza a usare il termine malattia invece di infezione.

A Bologna è attivo l’unico servizio di supporto alle persone che usano la PrEP realizzato in modalità community-based e in ambiente extraospedaliero [il SexCheck presso il Blq Checkpoint] Ma su HelpAIDS non ve ne è traccia,” spiega Sandro Mattioli, presidente di Plus Onlus. “È paradossale che in una regione come l’Emilia-Romagna, unica in Italia ad aver avviato progetti di supporto alle persone che usano la PrEP in ogni città, questo innovativo strumento di prevenzione sia completamente trascurato sul sito ufficiale di comunicazione regionale.”

Plus auspica un sollecito aggiornamento del portale, affinché l’utenza possa continuare a considerare la regione Emilia-Romagna una fonte credibile di informazioni su Hiv/Aids.

  1. I risultati dello studio
  • Cos’è lo studio PARTNER?

Lo studio PARTNER è uno studio internazionale in due fasi; l’obiettivo dello studio è indagare se si verifica la trasmissione di HIV quando una persona sieropositiva è in efficace trattamento antiretrovirale (ART). Questa condizione era definita come avere una carica virale di meno di 200 copie/mL.

Lo studio PARTNER1 si è svolto dal 2010 al 2014, il PARTNER2 dal 2014 al 2018. Lo studio ha arruolato e seguito coppie sierodiscordanti, dove cioè un partner era positivo all’HIV e in ART e l’altro era negativo all’HIV. Le coppie che potevano partecipare allo studio avevano già scelto di non usare sempre il preservativo. Erano molte le coppie che non usavano il preservativo regolarmente e alcune non lo usavano mai da diversi anni.

Lo studio è stato disegnato per fornire stime del rischio di trasmissione di HIV nel sesso senza preservativo sia per le coppie eterosessuali che per le coppie gay quando il partner positivo è in terapia efficace. Per poter partecipare allo studio, la persona positiva all’HIV della coppia doveva essere in terapia per l’HIV al momento dell’arruolamento.

  • I risultati dello studio PARTNER1 (2010-2014)

Dal 2010 al 2014, la prima fase dello studio PARTNER ha arruolato 1100 coppie da 14 diversi paesi europei. Due terzi delle coppie erano eterosessuali e un terzo gay.

I risultati dello studio PARTNER1 includevano dati da 888 coppie (548 eterosessuali e 340 gay). Durante il periodo in cui sono state seguite (chiamato follow-up), le coppie hanno fatto sesso senza preservativo in media 37 volte all’anno (valore mediano). In tutto, le coppie gay hanno riferito di aver fatto sesso senza preservativo 22.000 volte e le eterosessuali circa 36.000 volte.

Durante il PARTNER1, nessuno dei partner negativi all’HIV si è infettato facendo sesso con il partner positivo all’HIV con cui era in coppia. Questo fornisce un tasso di trasmissione dell’HIV all’interno della coppia pari a zero. Tuttavia, siccome la maggioranza delle coppie era eterosessuale, le conclusioni erano meno affidabili se riferite al sesso gay di quanto lo fossero per il sesso eterosessuale.

Alla fine del PARTNER1, il limite superiore dell’intervallo di confidenza del 95% per il rischio di trasmissione nelle coppie eterosessuali era 0,46 per 100 coppie-anni di follow-up, mentre per le coppie gay maschili era di 0,84 per 100 coppie-anni di follow-up.

  • Perché il PARTNER2?

Lo studio PARTNER allora è proseguito in una seconda fase, per fornire gli stessi livelli di affidabilità ottenuti per le coppie etero anche per le coppie gay.

Molte coppie gay del PARTNER1 hanno continuato a partecipare al PARTNER2 e in aggiunta sono state arruolate altre coppie gay.

La fase 2 dello studio PARTNER (2014-2018) ha continuato ad arruolare e seguire solo coppie gay.

  • I risultati dello studio PARTNER2

In tutto, il PARTNER2 ha arruolato 972 coppie gay (480 delle quali erano già seguite nel PARTNER1 mentre 492 sono state arruolate successivamente). Di queste, 783 coppie hanno fornito 1.596 coppie-anni di follow-up utili allo studio, in cui il partner positivo era in terapia efficace.

Le coppie hanno fatto sesso senza preservativo in media 43 volte all’anno (valore mediano). Durante il periodo di follow-up utile allo studio, le coppie hanno fatto sesso senza condom 76.991 volte.

Come nel PARTNER1, alcuni partner negativi all’HIV sono diventati positivi ma nessuno di questi casi era collegato ai partner positivi con cui erano in coppia, per questo non ci sono stati casi di trasmissione di HIV all’interno delle coppie. Il tasso di trasmissione di HIV all’interno delle coppie era zero.

In tutto, 15 uomini originariamente negativi all’HIV sono diventati positivi tra il 2010 e il 2018 (alcuni di questi durante il PARTNER1). In tutti i casi, il partner positivo all’HIV con cui erano in coppia aveva un virus molto diverso da quello con cui si erano infettati (cioè filologicamente non correlato).

Aver seguito un numero maggiore di coppie ha comportato che il limite superiore dell’intervallo di confidenza al 95% per il rischio di trasmissione tra maschi gay sia ora 0,23/100 coppie-anni di follow-up.

  • Cosa significano questi risultati?

Il PARTNER2 ora ha fornito un livello di affidabilità per le coppie gay simile a quello fornito per le coppie eterosessuali nel PARTNER1 del fatto che il rischio di trasmissione sessuale dell’HIV da una persona con carica virale non rilevabile sia effettivamente zero.

 

  1. Glossario
  • Cosa significa ‘coppie-anni di follow-up utili allo studio’?

Sono coppie-anni di follow-up utili allo studio la somma dei periodi di tempo in cui le coppie hanno fatto sesso senza preservativo, il partner positivo all’HIV aveva una carica virale non rilevabile (misurata massimo un anno prima) e il partner negativo all’HIV non usava la PEP o la PrEP.

  • Perché lo studio si riferisce agli intervalli di confidenza? Cosa significano nel PARTNER2?

Quando stimano un rischio, gli scienziati devono mettere in conto il fatto che i risultati potrebbero essersi verificati per caso, in conseguenza del fatto che uno studio può osservare solo un numero limitato di casi. Per fare questo, vengono calcolati i limiti inferiore e superiore all’interno dei quali si trovano i valori possibili. Questo si chiama intervallo di confidenza. Nello studio, è stato calcolato un valore stimato del tasso di trasmissione e l’intervallo di confidenza al 95%. L’intervallo di confidenza al 95% intorno al valore stimato è la gamma all’interno della quale si può essere certi al 95% ricada il vero tasso di trasmissione, prendendo in considerazioni gli effetti del caso.

In generale, più grande è lo studio, più si può essere certi che i risultati siano affidabili e non dovuti al caso. In questo tipo di studi, la dimensione dello studio si misura dal numero totale di anni durante i quali le persone vengono seguite, più che solo dal numero di partecipanti.

I risultati suggeriscono che ci sono pochissime probabilità che il tasso di trasmissione di HIV possa essere superiore a 0,23 per 100 coppie-anni di follow-up (vale a dire una infezione ogni 433 anni di sesso senza preservativo). Questo significa che possiamo concludere che il rischio di trasmissione sia essenzialmente zero.

Anche il tasso di trasmissione stimato per il sesso anale senza preservativo e con eiaculazione interna è zero. Il limite superiore per questo tipo di sesso è 0,57/100 coppie-anni di follow-up. In altre parole, anche nel caso avessimo sottostimato il rischio (zero) di trasmissione per motivi legati al caso, nel peggiore dei casi ci vorrebbero comunque almeno 177 anni di sesso con eiaculazione interna perché si verifichi un caso di trasmissione all’interno della coppia.

  • Cos’è una trasmissione collegata?

Una trasmissione collegata o linked transmissionsi ha quando la nuova infezione da HIV del partner inizialmente negativo avviene con un ceppo di virus che è altamente simile a quello trovato nel partner positivo all’HIV.

Nello studio PARTNER, per indagare se ci sono state trasmissione collegate, i ricercatori dell’Università di Liverpool hanno usato un metodo specialistico chiamato analisi filogenetica. Questo metodo esamina se i virus HIV trovati nel sangue dei due partner sono strettamente collegati tra loro. Se il partner inizialmente negativo si infetta ma il virus è geneticamente diverso da quello trovato nel partner positivo, questo viene considerato come una indicazione che la nuova infezione è avvenuta da una fonte diversa dal partner positivo.

Questo è essenziale se si indaga il rischio di trasmissione di HIV perché molti studi precedenti che analizzavano i casi di trasmissione nelle coppie sierodiscordanti hanno trovato che il 25-50% dei casi di nuova infezione avveniva da persone esterne alla relazione di coppia principale. L’analisi genetica è quindi una parte essenziale dello studio PARTNER.

Fino ad oggi, lo studio è stato in grado di dimostrare che anche se alcune persone negative all’HIV sono diventate positive durante lo studio, nessuna delle nuove infezioni è avvenuta con un virus HIV simile a quello trovato nei rispettivi partner positivi.

Nello studio PARTNER sono stati usati sia test standard che test ultrasensibili per fornire prove legate all’analisi filogenetica. Per questo è stato possibile concludere che queste nuove infezioni non sono avvenute da parte dei rispettivi partner nello studio PARTNER.

  • Come viene definita nello studio PARTNER la ‘carica virale non rilevabile’?

Nello studio PARTNER, la carica virale non rilevabile viene definita come inferiore alle 200 copie per millilitro di sangue.

Alcuni ospedali usano test per la carica virale che hanno diversi valori di riferimento per il limite inferiore. Per esempio, è possibile verificare che ci siano meno di 20 oppure 50 oppure ancora 200 copie di HIV in un millilitro di sangue, a seconda del centro clinico in cui ci si trova.

  • Quanto a lungo resta non rilevabile la carica virale dopo un test che la misura?

I risultati della carica virale possono dare informazioni solo sulla quantità di virus presente al momento in cui è stato prelevato il campione di sangue. Fintanto che una persona continua a prendere la terapia come prescritto, però, è molto probabile che la carica virale continui a essere non rilevabile.

Nella maggior parte dei centri europei, solo una piccola percentuale di pazienti che sono stabilmente in trattamento ha una risalita della carica virale sopra il livello di rilevabilità ogni anno. Si pensa che questo sia dovuto a difficoltà con l’aderenza. È molto difficile vedere una risalita della carica virale nel contesto di una buona aderenza alla terapia. Lo studio PARTNER ha usato la soglia delle 200 copie per la soppressione virologica, che tiene conto della maggior parte dei piccoli picchi di risalita della carica virale che si osservano nelle persone in trattamento antiretrovirale.

 

3. Il disegno dello studio

  • Uno studio osservazionale

I partecipanti allo studio PARTNER non si sono sottoposti a nessun trattamento medico speciale o intervento mentre erano nello studio; per questo motivo, viene definito uno studio ‘osservazionale’.

Sono state raccolte informazioni sul comportamento sessuale attraverso dei questionari completati dai partecipanti allo studio ogni 6-12 mesi; inoltre, con la stessa cadenza, il partner positivo all’HIV ha effettuato un test per la carica virale mentre il partner negativo un test per l’infezione da HIV.

  • Dove si è svolto lo studio PARTNER?

Lo studio ha arruolato partecipanti in 14 paesi europei: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svizzera.

In totale 55 cliniche e ospedali hanno partecipato allo studio PARTNER2.

  • Come è stato finanziato lo studio PARTNER?

La seconda fase dello studio PARTNER è stata finanziata da: National Institute of Health Research del Regno Unito, ViiV Healthcare, Gilead Sciences, Augustinus Fonden, A.P. Møller Fonden e la Danish National Research Foundation [grant numero DNRF126], ed è sponsorizzato da CHIP, Rigshospitalet.

Inoltre, l’Ufficio Svizzero per la Salute Pubblica ha finanziato la partecipazione dei centri elvetici. Lo studio è coordinato in maniera cooperativa da CHIP, Rigshospitalet, Università di Copenhagen, e University College di Londra. 

  • Chi ha condotto lo studio?

Lo studio PARTNER è stata una collaborazione che ha coinvolto ricercatori indipendenti e scienziati di tutta Europa. Il comitato di conduzione dello studio comprendeva medici, ricercatori e rappresentanti della community.

Il comitato di conduzione dello studio PARTNER era composto da:

  • Prof. Andrew Phillips, University College di Londra (UCL)
  • Prof. Jens Lundgren, Università di Copenhagen e Rigshospitalet, 
  • Dr. Alison Rodger, UCL
  • Tina Bruun, Università di Copenhagen e Rigshospitalet, 
  • Simon Collins, HIV i-Base 
  • Prof. Pietro Vernazza, Kantonsspital St. Gallen 
  • Dr. Vicente Estrada
  • Dr. Olaf Degen
  • Giulio Maria Corbelli, EATG
  • Dorthe Raben, Università di Copenhagen e Rigshospitalet,
  • Dr Valentina Cambiano, UCL
  • Prof Anna Maria Geretti, Università di Liverpool
  • Dr Apostolos Beloukas, Università di Liverpool

[tradotto dal documento originale in inglese da Giulio Maria Corbelli]