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Il presidente di Plus onlus Sandro Mattioli denuncia con fermezza lo stato in cui versa l’ambulatorio malattie infettive dell’ospedale Maggiore.

Un mese fa, Mattioli ha inviato alle istituzioni competenti – senza ricevere risposta – la lettera che trovate in coda al presente comunicato. A questo silenzio, Plus risponde con una richiesta chiara e forte: l’apertura di un confronto pubblico per comprendere la natura delle scelte che impattano sul setting sanitario. Scelte che andrebbero valutate insieme alle persone direttamente coinvolte e alle associazioni di pazienti.

Un ambulatorio malattie infettive, a maggior ragione in una città metropolitana, dovrebbe erogare servizi di eccellenza e fungere da safe space per i pazienti. A Bologna non è così. L’atmosfera opprimente e un’organizzazione sorda ai bisogni dell’utenza rendono le visite e il ritiro dei farmaci un’esperienza spiacevole e oltretutto frequente, che costringe i pazienti a presentarsi in ospedale a cadenza mensile.

Ce lo spiega Mattioli: “Al Maggiore i pazienti fanno il prelievo periodico e anche un esame delle urine. Ossia devo fare pipì in un bicchiere e poi metterla in una provetta. C’è un solo bagno in tutto il corridoio, il che allunga i tempi. Poi bisogna tornare ad attendere davanti all’ambulatorio, consegnare la provetta, presentarsi alla farmacista, chiedere all’OSS l’appuntamento per la prossima visita e all’infermiera la giustificazione per il lavoro”.

Non solo. “I pazienti hiv+ attendono in corridoio insieme a quelli degli altri ambulatori specialistici, provando un senso di imbarazzo dovuto allo stigma sociale. È legittimo aspettarsi una migliore gestione da parte dell’Azienda Ospedaliera. Noi, come associazione di pazienti, abbiamo delle proposte concrete”.

Ci sono oltretutto dei problemi strutturali. “L’ambulatorio del Maggiore, come tutti quelli gestiti dagli infettivologi del Sant’Orsola, dà un mese di terapia alla volta, costringendo i lavoratori a prendere 12 permessi l’anno solo per il ritiro dei farmaci, senza contare quelli per i prelievi e le visite. Ciliegina sulla torta: ai pazienti non è permesso essere seguiti sempre dallo stesso dottore, cosa assurda visto che l’infezione da hiv non è più un’urgenza medica ma una condizione cronica che richiede un rapporto continuativo con chi aggiorna la cartella clinica”.

Plus chiede a gran voce soluzioni convincenti per una situazione che toglie dignità alle persone sieropositive in cura a Bologna.

[Comunicato stampa scaricabile: plus_ospmaggiore_comstampa.pdf]

lettera del 12/09/16

Le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi, intervistato dai conduttori de La Zanzara, sono ovviamente destituite di qualunque fondamento scientifico o sociale. È palese che il tema HIV\Aids gli è del tutto ignoto e che si è trattato di un disperato tentativo di rinverdire i fasti di una notorietà ormai sbiadita.

Certe esternazioni misogine ed omofobe, sono utili solo a dare nuove infezioni alla pandemia.
Confidiamo che tutte le persone dotate di neuroni funzionanti, diano alle parole del critico d’arte, il peso che meritano. In Italia l’HIV è ancora un tema sociale proprio a causa della grassa ignoranza che lo circonda, della paura irrazionale e dello stigma che ne consegue.

Sandro Mattioli
Plus Onlus
Presidente

ShiatsuVi proponiamo una nota sul progetto di Naturopatia mirata alle esigenze delle persone HIV+, che abbiamo intenzione di realizzare in collaborazione con Christian Caporaletti.
Fermo restando il dato di fatto che in nessun modo l’impostazione naturistica può sostituire il trattamento anti retrovirale, è pur vero che tale trattamento, così come la stessa infezione da HIV, possono portare dei problemi fisici (dall’infiammazione cronica all’ipercolesterolemia) solitamente contenuti grazie all’assunzione di altri farmaci.
Con questo progetto vogliamo valutare se l’approccio del naturopata può essere utile a porre rimedio ad alcuni di questi problemi fisici, limitando l’assunzione di altri farmaci.
Il progetto è mirato a persone HIV positive aderenti al trattamento anti retrovirale; sono previste attività di gruppo ma, principalmente, le persone verranno ricevute singolarmente una volta ogni 7/10 giorni da ottobre 2016 a aprile 2017.
La data ultima per la raccolta delle iscrizioni è fissata al 30 settembre 2016. Non sono previsti costi per il\la utente.

Vi consiglio di leggere tutto con attenzione e, se siete interessati, di scrivere a info@plus-onlus.it

sono Christian Caporaletti, ho 40 anni, vivo a Bologna e sono studente presso l’Istituto di Medicina Naturale di Urbino che prevede un percorso di studi di 4 anni al fine di conseguire il Diploma di Naturopata.
Personalmente sono sempre stato attratto dallo studio del corpo umano e dalla sua biologia e fisiologia.
Tre anni fa, mi sono iscritto alla scuola di Naturopatia perché sentivo la necessità di avere una visione più olistica e completa del corpo umano. Quest’anno frequenterò il quarto ed ultimo anno della scuola e vi propongo una tesi sperimentale al fine di conseguire il diploma di Naturopatia.

Di seguito vi esplicito il mio progetto in merito.
Mi piacerebbe collaborare con la vostra associazione al fine di poter entrare in contatto con persone sieropositive in terapia perché sono convinto che, mettendo in atto una serie di metodologie Naturopatiche, si possano ottenere ottimi risultati sullo stato di salute, anche evidenziabili da alcuni parametri di riferimento degli esami del sangue.

Inizialmente verrà eseguito un colloquio approfondito individuale per comprendere lo stile di vita, abitudini alimentari, disturbi fisici acuti e cronici e così via della persona interessata.
Durante questo primo colloquio al soggetto verranno eseguiti dei test kinesiologici (ovvero test neuromuscolari) per registrare lo stato di salute e lo stato energetico.
Contemporaneamente verrà eseguita una valutazione iridologica e un’analisi della costituzione del candidato.
Al termine di questo primo consulto, verranno dati i primi consigli. Successivamente gli incontri Reflessologiaindividuali saranno a cadenza settimanale per praticare trattamenti di riflessologia plantare, shiatsu e auricoloterapia.

Mi piacerebbe poter anche organizzare delle passeggiate di gruppo (magari 2/3 volte ogni 10 giorni) per circa 3 km e concluderle con degli esercizi mirati all’abbassamento dei livelli di stress psico-fisico per ottenere un miglioramento dell’asse P.N.E.I. (psico neuro endocrino immunologico ).
Con l’eventuale collaborazione del medico Infettivologo o generico di ogni candidato, potremmo richiedere la ripetizione degli esami del sangue ogni 3/4 mesi per monitorare il miglioramento di alcuni parametri specifici.

Si è tenuto nei mesi di ottobre e novembre 2016 il corso di formazione per i volontari e le volontarie del BLQ Checkpoint, gestito dalla nostra associazione, Plus Onlus.

Il corso è gratuito, certificato e consente di operare nel BLQ Checkpoint come volontari formati.
La partecipazione è aperta a tutte le persone che hanno voglia di collaborare, o che sono interessate ai temi trattati e vogliono capirne di più.

Il corso è iniziato il giorno 8 ottobre, toccherà argomenti che vanno dalla relazione d’aiuto, alla PrEP, dalle co-infezioni alle IST. 

Di seguito il programma: Corso formazione volontari 2016 e le slide in formato pdf utilizzate dai formatori. Per informazioni: info@plus-onlus.it.

Crew

sabato 8 ottobre 2016 
Stefano PieralliPlus. Il Check Point. La relazione d’aiuto in una comunità di pari
Stefano Pieralli
sabato 15 ottobre 2016 
Lorenzo BadiaHCV terapia, coinfezione
Lorenzo Badia
sabato 22 ottobre 2016 
Antonietta D'AntuonoInfezioni sessualmente trasmissibili
Antonietta D’Antuono
sabato 29 ottobre 2016 
Giulio Maria CorbelliPrep, Pep, Interventi di comunicazione efficace di prevenzione relativamente al gruppo di popolazione specifico lgbt
Giulio Maria Corbelli
sabato 12 novembre 
Marco BorderiTrattamento dell’HIV/AIDS: iniziare, ottimizzare, personalizzare
Marco Borderi

Durban Centro CongressiChiariamolo subito: un vaccino per curare o prevenire l’Hiv ancora non esiste. Ed è improbabile che diventi disponibile prima di una decina di anni. A dispetto di quanti credono che le aziende farmaceutiche tengano nascosta l’“arma finale” contro l’epidemia per lucrare sui farmaci antiretrovirali, mancano le basi scientifiche per poter sviluppare un vaccino definitivo. O, meglio, al momento si sta lavorando – e anche bene – per sviluppare proprio quelle basi sulle quali si spera che in futuro sarà possibile arrivare ad un vaccino efficace.

Se questo quadro può sembrare deludente, occorre tenere presente che è fin dagli anni 80 che si cerca questo fantomatico vaccino. Tuttavia, la sfida si è dimostrata particolarmente difficile: questo astutissimo virus muta faccia in continuazione così da eludere sistematicamente le sentinelle del nostro organismo. Ecco perché solo cinque studi sono stati portati avanti in esseri umani in più di trent’anni! E di questi cinque, solo uno ha mostrato una certa efficacia. Si tratta dello studio RV144, condotto in Tailandia tra il 2003 e il 2006, che ha ridotto del 31 percento le possibilità di infettarsi dei participanti: una protezione sicuramente modesta ma che per la prima volta nella storia mostra una differenza significativa nel rischio di infettarsi tra chi assume un vaccino e chi assume solo un placebo.

Il problema è come accrescere questo livello di protezione. Ci proverà lo studio HVTN 702 presentato alla conferenza mondiale AIDS che si è svolta a Durban, in Sud Africa, dal 17 al 22 luglio 2016, e basato su una versione modificata dello stesso regime usato nel RV144. Lo studio coinvolgerà 5.400 persone sieronegative in 15 centri sudafricani. Si tratta di uno studio pilota che, se avrà risultati soddisfacenti, potrà portare a ulteriori sperimentazioni ancora più grandi e solo alla fine di queste alla commercializzazione di un vaccino in Sud Africa.

Anche la casa farmaceutica Janssen sta lavorando per migliorare i risultati mostrati dallo studio RV144: basandosi sui risultati incoraggianti ottenuti sugli animali, la compagnia ha elaborato una strategia vaccinale la cui tollerabilità è stata valutata su 400 persone Hiv-negative in Sud Africa, Ruanda, Uganda, Tailandia e Stati Uniti. Al momento, non si sono osservati eventi avversi gravi e sono in corso studi con diverse strategie nella speranza di individuare quella più efficace.

Lo scopo di ogni vaccino è di fare in modo che il sistema immunitario produca degli anticorpi così potenti da essere in grado di neutralizzare diverse varianti di Hiv. Questi anticorpi vengono appunto chiamati “anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro” o broadly neutralising antibodies (bNAb) e sono stati osservati in quelle – pochissime – persone che riescono spontaneamente a tenere sotto controllo l’infezione da Hiv senza assumere farmaci.

In particolare, uno di questi anticorpi denominato VRC01 sembra essere particolarmente promettente. Nelle scimmie, questo composto è stato in grado di proteggere tutti gli animali dall’infezione. Sulla base di questi dati, gli scienziati stanno perciò lanciando due grandi studi sugli esseri umani: il primo coinvolgerà maschi gay e donne transgender negli Stati Uniti (e forse anche in Svizzera) e il secondo giovani donne nell’Africa Sub Sahariana. In tutto saranno coinvolte 4.200 persone che riceveranno dieci infusioni nel giro di otto settimane a due diverse dosi.

Parlando di vaccini contro l’Hiv, il lettore italiano non potrà non chiedersi che fine ha fatto il candidato vaccino di Barbara Ensoli. Lo studio lanciato dalla ricercatrice italiana ha completato la fase 2 (tre sono quelle necessarie per poter chiedere la autorizzazione al commercio). I risultati, pubblicati alcuni mesi fa sulla rivista Retrovirology, si riferiscono alla somministrazione del candidato vaccino in 200 persone con Hiv che assumevano una efficace terapia antiretrovirale in Sud Africa. A differenza degli studi menzionati sopra, quindi, questo non valutava la capacita del vaccino anti-Tat elaborato da Barbara Ensoli nel prevenire l’infezione ma se può aiutare le persone con Hiv in terapia. Secondo i ricercatori la funzionalità del sistema immunitario di chi ha assunto il vaccino è migliorata. Il vaccino ha anche aiutato quelli che non assumevano regolarmente la terapia antiretrovirale a controllare la replicazione del virus. I ricercatori stanno perciò ora cercando di trovare i finanziamenti per procedere con studi su popolazioni più grandi. Solo successivamente si penserà a valutare l’efficacia nel prevenire l’infezione in persone Hiv-negative.

articolo di Stefano Pieralli

Banner_Pride_WEB_A_MPlus ha un canale youtube con video vecchi e nuovi inerenti alle nostre attività sia come associazione LGBT, sia come BLQ Checkpoint. Gli special guest non mancano.

Dateci un occhio, abbonatevi e se conoscete altri video che ci riguardano, segnalateceli!

https://www.youtube.com/channel/UCDznk0toOFZOqmHGQtrwLRA

PrepineuropeCosa pensi di una pillola per prevenire l’HIV? Un grande sondaggio europeo, lanciato in 11 paesi diversi, raccoglie le opinioni dei potenziali utilizzatori della PrEP su questo nuovo strumento di prevenzione purtroppo non ancora disponibile in Italia (potrebbe esserlo a partire dal prossimo anno). Si chiama “Flash! PrEP in Europe” e consiste in un questionario online anonimo che richiede 15-20 minuti del vostro tempo per la compilazione.

Il questionario si trova all’indirizzo http://tinyurl.com/prepineurope e si possono trovare informazioni anche sulla pagina Facebook http://fb.me/flashprepineurope.
Plus Onlus, insieme a Lila Milano, ha tradotto e sostiene la diffusione del questionario in Italia. Le risposte serviranno per meglio informare le strategie di accesso alla PrEP nei nostri paesi.

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Le Associazioni di migliaia di pazienti affetti da Epatite C scrivono a Matteo Renzi:

“Come è possibile che 100mila persone non abbiano accesso ai nuovi farmaci salva vita? 

Il Governo garantisca nuovi fondi alle regioni e assicuri un futuro a tutti!”

Le Associazioni AITF, ANED, ARRAN, EPAC, LILA, NADIR, PLUS, e le Federazioni FEDEMO, LIVER POOL, THALASSEMIA, forum TRAPIANTATI, contestano il nuovo paradigma “curiamo solo i pazienti gravi” che rischia di smantellare l’universalismo sanitario

Alla C.A. del Presidente del Consiglio Matteo Renzi

Oggetto: interventi urgenti per garantire cure salva vita per epatite C a oltre 100.000 pazienti  

Gentile Presidente del Consiglio

In nome e per conto di migliaia di pazienti affetti da Epatite C, con La presente vogliamo esprimere profonda preoccupazione per la grave situazione in cui versano almeno 100.000 pazienti che tuttora non posso accedere ai nuovi e potenti farmaci salva vita che curano l’epatite C nel 95-100% dei casi.

Il primo dei farmaci innovativi in oggetto è stato autorizzato nel Dicembre 2014, ma reso rimborsabile solo ed esclusivamente per i pazienti con malattia grave o gravissima, attraverso limitazioni di accesso decise dall’Agenzia del Farmaco.

Tali limitazioni furono elaborate sulla scorta di un presunto impatto economico “devastante”, calcolato sul costo medio per terapia, ma soprattutto su un numero di pazienti da curare ancora indefinito.

Il solo fatto che nessuna Istituzione pubblica abbia provveduto a stimare con precisione il numero di pazienti con epatite C da curare rappresenta un primo fatto sorprendentemente negativo e che impedisce la elaborazione di qualunque stima di investimento necessario nel breve e medio periodo per garantire la cura per tutti i pazienti.

A una tale mancanza, ha cercato di provvedere l’associazione EpaC onlus, che attraverso la raccolta delle esenzioni per patologia di tutte le regioni Italiane, ha tentato di stimare il numero totale di pazienti diagnosticati ed eleggibili a un trattamento antivirale, in circa 160/180.000.

Se le nostre stime sono veritiere, e in virtù di imminenti rinegoziazioni dei prezzi dei farmaci con le aziende farmaceutiche, è assolutamente fattibile un piano di intervento pluriennale sostenibile per garantire la cura a tutti, da subito.

Vogliamo sottolineare che altri Paesi al mondo hanno già deciso di non porre alcun limite di accesso alle cure per l’epatite C, come l’Australia, il Portogallo, Olanda, Croazia ed altri Paesi.

Le limitazioni di accesso stanno generando una serie di storture e anomalie incredibili a cui stiamo assistendo da diversi mesi.

Parliamo del fenomeno del turismo farmaceutico, ovvero cittadini italiani che si recano nelle farmacie di Paesi come India, Marocco, Egitto per acquistare di tasca propria la formula generica di tali farmaci, disponibili per qualche migliaio di euro e altrettanto efficaci.

Nei fatti, per quello che ci riguarda siamo in presenza della fine dell’universalismo sanitario, da più parti sbandierato, poichè lo Stato non è più in grado di garantire l’assistenza farmaceutica necessaria a un esercito di pazienti.

Eppure, Signor Primo Ministro,

Ci viene detto che per curarci dobbiamo attendere che la malattia si aggravi, nonostante la letteratura scientifica e ogni elementare assunto sulla prevenzione, affermi chiaramente che le malattie infettive trasmissibili e cronico degenerative debbano essere bloccate e curate il prima possibile;

ma, soprattutto, ci viene detto che non ci sono le risorse per curare tutti.

Tuttavia nessuno sa quanti sono questi “tutti”.

Vogliamo e pretendiamo che questa follia cessi.

Noi, in rappresentanza di migliaia di pazienti affetti da epatite C, le chiediamo un intervento immediato per garantire la cura a tutti i pazienti attraverso uno stanziamento pluriennale ragionevole e che consenta all’Agenzia del Farmaco di eliminare immediatamente le restrizioni di accesso tuttora vigenti.

Cordiali saluti

Ivan Gardini
Presidente Associazione EpaC onlus

Filippo Schlosser
Presidente Nadir Onlus

Giuseppe Vanacore
Presidente ANED onlus

Sandro Mattioli
Presidente Plus Onlus

Salvatore Ricca Rosellini
Federazione Nazionale Liver-Pool Onlus

Cristina Cassone
Presidente FedEmo

Angela Iacono
Presidente Fondazione ItalianaThalassemia                                                                                                         

Giuseppe Canu
Presidente Forum Trapiantati e Ass. Nefropatici

Massimo Oldrini
Presidente LILA onlus

Marco Borgogno
Presidente Nazionale A.I.T.F.

Venerdì 17, sabato 18 e domenica 19 giugno 2016

Plus Onlus propone

Hivoices HIVoices – Laboratorio residenziale su sieropositività e identità sessuale

rivolto a MSM che vivono con HIV.
Giunta alla sua quinta edizione, HIVoices ha già visto la partecipazione di 84 uomini omo-bisessuali HIV+.

Essere omo/bisessuali con HIV è difficile, anche all’interno della realtà lgbtq: nei locali, nei luoghi di incontro sessuale, nelle associazioni, sui social network. “Perché se lo dico, poi non scopo più!”. “Perché se lo dico, poi mi trattano in modo diverso”.
Dire (o non dire) di essere sieropositivo non è come dire di essere omo-bisessuale. Anzi, spesso, tutta la ‘fatica’ fatta nel coming out del proprio orientamento sessuale non torna utile nel processo di accettazione e comunicazione della propria sieropositività. La paura di essere accettati e visibili in quanto persona dotata di un orientamento sessuale altro che si somma alla paura di essere discriminato in quanto persona sieropositiva.

Ma attenzione: se, come, quando e a chi comunicare la propria sieropositività è una scelta individuale. C’è chi (al momento opportuno) lo dice a tutt* e ne fa una bandiera di visibilità; c’è chi invece non lo dice neppure alle persone più care; c’è chi è attivista lgbtq senza dichiarare la propria sieropositività; e c’è chi, essendo sieropositivo e facendo sesso con uomini, non accetta la propria omo-bisessualità, neppure arriva a chiamarla con questo nome.

Un ventaglio di possibilità molto ampie; una pluralità di voci differenti. È così che è nato HIVoices, un laboratorio originale ed atipico nel panorama lgbtq, nel quale i partecipanti possano sentirsi accolti, sia in quanto uomini-che-fanno-sesso-con-altri-uomini, sia in quanto sieropositivi.

HIVoices è un laboratorio intensivo, rivolto ESCLUSIVAMENTE a persone che vivono con HIV omosessuali, bisessuali e MsM (maschi che fanno sesso con maschi), pensato NON per ‘convincere’ a fare coming out rispetto al proprio stato sierologico positivo, ma piuttosto come un’esperienza per poter vivere meglio e in maniera più consapevole la propria identità di persona omo/bisessuale che vive con HIV.

Non si tratta di terapia di gruppo. Non è un gruppo di auto-aiuto. Non è un gruppo gay di amanti della natura.

HIVoices è un percorso di sperimentazione nella relazione con sé e con l’Altro; un’occasione di crescita individuale nel gruppo-di-pari, per migliorare la propria autostima, accettazione e consapevolezza emotiva. Un luogo in cui ritrovarsi con persone differenti, ma simili; un tempo in cui non nascondere la propria identità di uomo sieropositivo dotato di un orientamento sessuale altro.

Il gruppo come potente cassa di risonanza, per meglio comprendere ciò che si sa, si fa e si sente – ovvero di ciò che si è.

Hivoices è un percorso formativo costruito attorno al concetto di auto-apprendimento, attraverso metodologie di educazione non-formale. Un’occasione per acquisire strumenti per ‘inventare il proprio benessere‘ e valorizzare le proprie capacità individuali, in particolare nella piena affermazione di sé.

Abbiamo pensato ad una struttura residenziale, un luogo accogliente e ‘protetto’. Ai partecipanti offriamo quindi la certezza che la loro privacy sarà tutelata.

 

QUANDO: venerdì 17, sabato 18 e domenica 19 giugno 2016.
DOVE: in una struttura attrezzata per gruppi residenziali sull’Appennino romagnolo.
COSTO: 30 € a testa.
SCADENZA ISCRIZIONI: è possibile iscriversi fino a domenica 4 giugno 2016.
INFO ED ISCRIZIONI: info@plus-onlus.it

iniziativa realizzata con il supporto con condizionato di ViiV healthcare

Sandro Mattioli
Plus Onlus

ANLAIDS, ARCIGAY, LILA, NADIR - PRIORITA' PER COMBATTERE HIV

Nadir onlus apre le pre-iscrizioni per le Giornate di approfondimento sui temi scientifici dell’infezione da HIV dedicate alla community. Il seminario si terrà a Roma il 15 e 16 settembre. Per partecipare occorre iscriversi sulla apposita pagina del sito di Nadir. Le pre-iscrizioni chiudono il 31 maggio ma si raccomanda di procedere con l’iscrizione il prima possibile perché i posti sono limitati e esigenze logistiche rendono utile raccogliere al più presto le adesioni.

Questi i temi generali, che saranno trattati nei vari moduli:

  • HIV E IL TUO CORPO: GUARDARE OLTRE LA NON RILEVABILITA’ VIROLOGICA

E’ innegabile l’efficacia viro-immunologica delle moderne terapie antiretrovirali, che consentono, oggi come oggi, di poter affermare che, laddove esse siano disponibili e assunte con continuità, si sia in presenza di una sostanziale paragonabilità dell’aspettativa di vita delle persone con HIV/AIDS con quelle non infette. Tuttavia, l’insorgenza di comorbosità più o meno collegate al fenomeno dell’invecchiamento della persona, così come la gestione della tollerabilità delle stesse terapie, sono problematiche all’ordine del giorno e tutt’ora irrisolte della gestione complessiva (clinica e non clinica) dei pazienti stessi. In sostanza, al fine di garantire il benessere a lungo termine dei pazienti stessi, nonché la loro qualità di vita, “andare oltre” la sola “non rilevabilità” del virus nel sangue, a favore di un più complessivo approccio di salute che guardi anche ad aspetti connessi alle criticità cardio-vascolari, ossee, renali, neurocognitive, psicologiche, sessuali e tumorali dovute alla presenza del virus stesso nonché al fenomeno dell’aging, è la vera sfida odierna della gestione – clinica e non – della patologia.Ringraziamo Gilead Science per il contributo a questa iniziativa.

  • SOMMINISTRAZIONE A LENTO RILASCIO DELLA TERAPIA ANTI-HIV: QUALI SARANNO LE SFIDE, LE OPPORTUNITÀ E LE CRITICITÀ?

E’ noto dalla presentazione di studi clinici alle principali conferenze internazionali sulla materia che nel breve-medio periodo saranno disponibili, in ambito di medicinali antiretrovirali, farmaci e formulazioni a lento rilascio (iniettivi, verosimilmente a somministrazione bimestrale). Tale prospettiva potrebbe rivoluzionare non solo la gestione della malattia da HIV e del suo monitoraggio, ma impone riflessioni sul target di pazienti più idoneo, con valutazioni non solo cliniche, ma anche di real life, potendo contribuire anche ad influire su aspetti sociali ed emotivi. Pare di senso andare ad indagare, attraverso strumenti appositamente costruiti, molti aspetti che la “rivoluzione del lento rilascio” può provocare. A tale indagine (in senso lato), i pazienti e le associazioni di pazienti possono certamente contribuire in modo significativo, al fine di comprendere al meglio i bisogni degli stessi, i desiderata, i vantaggi e i possibili svantaggi, nonché gli elementi di criticità. Avere elementi “di quadro” condivisi può aiutare a tarare meglio numerosi aspetti, anche di quotidianità, che queste nuove opportunità terapeutiche inevitabilmente porteranno.Questa iniziativa è possibile grazie al supporto non condizionato di ViiV Healthcare.

Per maggiori informazioni: www.nadironlus.org/?page_id=2280