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Grazie alla disponibilità dell’Azienda Sanitaria, anche nel 2024 si terrà il corso di formazione per i volontari del BLQ Checkpoint, nonché di Plus e del PrEP Point.

Il corso inizierà il 28 settembre 2024 e terminerà nel week end del 8-10 novembre con il consueto laboratorio residenziale. L’iscrizione è obbligatoria.

Per partecipare è necessario inviare una mail a:
info@plus-aps.it indicando:
nome e cognome
numero di cellulare

Salvo diversa indicazione, le ore d’aula si terranno presso la Casa della Salute Porto-Saragozza in via Sant’Isaia 94a, Bologna.

Le ore d’aula nella Casa della Salute Porto-Saragozza, sono aperte a chiunque voglia approfondire gli argomenti trattati, quindi anche se non vuoi fare il volontario ma ti interessano i temi, sei libero di entrare ed ascoltare. Invece la parte residenziale del corso – che si terrà in una sede da definire – è riservata a chi vuole fare il volontario.

Il limite massimo di iscrizioni per ogni sessione è di 20 persone. Il corso è gratis. L’organizzazione tecnica è a cura dell’Azienda Sanitaria di Bologna che ne effettua anche la certificazione. Per cui se qualcuno fanno comodo alcuni crediti formativi, si faccia avanti e li richieda. Maggiori informazioni vi saranno fornite dalla responsabile, dott.ssa Valeria Gentilini, all’inizio del corso.

Ecco la bozza di programma. Le eventuali variazioni verranno effettuate su questa pagina del sito di Plus. Restate connessi:

28 settembre5 ottobre12 ottobre19 ottobre26 ottobre
Aula BrugiaAula ColonneAula ColonneAula ColonneAula Colonne
9,30-13,309,30-11,309,30-11,309,30-13,309,30-13,30
Il BLQ Checkpoint:
cos’è, perché è nato, come funziona
Epatiti B e C:
cause, sintomi, test
Il ChemSex: il fenomeno, i rischiHIV for beginners: cos’è, la trasmissione, il trattamento, la prevenzioneIl counselling fra pari: sospensione del giudizio, empatia, ascolto attivo
11,30-13,3011,30-13,30
PrEP e PEPLe STI: cosa sono, trasmissione, terapia
Sandro MattioliLorenzo BadiaFilippo LeserriSandro MattioliEleonora Gennarini
Valeria Gaspari

Ormai non esiste più solo la PrEP orale per proteggersi dall’HIV. In Europa è già autorizzata la PrEP iniettabile ogni due mesi, ma purtroppo non è ancora disponibile nel nostro paese. Si sta inoltre studiando una pillola che combina la protezione dall’HIV alla contracezione orale.

È la pillola per la doppia prevenzione. Vediamo di cosa si tratta.

Cos’è la pillola per la doppia prevenzione?

Un consorzio di aziende e associazioni sta studiando la Pillola per la doppia prevenzione: una singola pillola da prendere tutti i giorni per proteggersi dall’HIV e allo stesso tempo evitare gravidanze indesiderate. La Pillola per la doppia prevenzione contiene due diversi farmaci: la profilassi pre-esposizione orale (PrEP) e la contraccezione orale combinata (COC).

Il regime di assunzione è di 28 giorni:

Giorni 1-21: PrEP orale (TDF/FTC) + levonorgestrel ed etinilestradiolo (LNG/EE)

Giorni 22-28: Solo PrEP orale.

Il packaging

DDP tablet colors and pack

Quali sono i potenziali effetti collaterali del pillola della doppia prevenzione?

Sia la PrEP orale che la COC sono sicure ed efficaci. Non ci sono interazioni tra i due farmaci e possono essere assunti insieme.

Bisogna solo completare gli studi per capire se i due farmaci in una sola pillola sono sicuri ed efficaci!

Quando sarà disponibile?

Se gli studi confermeranno l’efficacia, Viatrias – la casa farmaceutica titolare del brevetto – entro l’anno prossimo potrebbe fare richiesta di autorizzazione negli USA, in Kenya, Sudafrica e Zimbabwe.

Al momento non sembra sia prevista la richiesta di autorizzazione in Europa.

Traduzione e sintesi della pagina https://www.prepwatch.org/products/dual-prevention-pill/

A partire dal 1° luglio, gli strumenti per le raccolte fondi di Meta non saranno più disponibili nella tua zona…

Con questa secca comunicazione Facebook e Meta (un bel nome da sostanza stupefacente) ci informano che non sarà più possibile organizzare raccolta fondi per la nostra associazione di volontariato.

Da sempre quando un’impresa piena di soldi scrive cose del genere, mi viene spontaneo immaginare un contrappasso. In questo caso non ci vuole davvero molto immaginazione se consideriamo che Facebook è più vicina al tracollo che alla fase di lancio. Ormai è schifata dai giovani che, a torto o a ragione, preferiscono social dove si scrive poco o niente, dove le immagini sono predominanti e i video durano pochi secondi (poi qualcuno si chiede il perché di certe scelte superficiali o della scarsa capacità di analisi).

Le associazioni del Terzo Settore in Italia sono pressoché abbandonate a sé stesse stante che ricevono pochi o nessun finanziamento pubblico, se accade per lo più parliamo di fondi appena sufficienti per resta a galla.

Per fare un esempio la città di Berlino ha deciso di investire un milione di euro in tre anni per la start-up del suo BLN Checkpoint. Berlino è una sorta di città stato con una popolazione paragonabile a quella della regione Emilia-Romagna che per il BLQ Checkpoint ha deciso di investire 50.000 euro all’anno, che arrivano pure in ritardo di solito… all’associazione ne arrivano 35.000 per l’esattezza, con i quali dobbiamo pagare le bollette in particolare luce e gas che raddoppiano ogni anno, inclusa la TARI che il Comune non ci ha mai abbonato nonostante il centro svolga de facto un servizio pubblico. Da qualche anno in qua, con quei fondi ci dobbiamo pure pagare i test per sifilide perché USL ha semplicemente deciso di smettere di acquistarli adducendo ridicole motivazioni su test utilizzati da metà dei checkpoint europei. A questa spesa si aggiungono i materiali sanitari anche di consumo, i test che utilizziamo per il PrEP Point, ecc. per un totale di 70.000€ che Plus deve trovare per altre vie e altri porti…. questo solo per darvi un’idea di cosa significa tenere aperto un servizio “pubblico” per un’associazione. Onestamente io sono stupito che il BLQ Checkpoint sia ancora aperto dopo tanti anni e lo è solo grazie al contributo dei volontari che sono sempre disponibili e ai fondi donati da imprese private, senza le quali non sarebbe possibile fare niente.
Oggi viene meno anche quel poco che arrivava via Facebook.

Per cui che dire?! Grazie greedy Facebook.

ICAR2024 è iniziata con una protesta della associazioni per la PrEP universale, per tuttə, senza barriere.

La PrEP nonostante la comprovata efficacia è ancora gravata da varie barriere che ritardano, o in alcuni casi impediscono, l’accesso alla profilassi. Vari studi in questo ICAR 2024 si sono concentrati proprio su questo.

Le barriere economiche all’accesso sono state parzialmente eliminate con l’introduzione della rimborsabilità del farmaco: lo studio PrIDE dimostra che un terzo delle 11,675 persone che hanno assunto la PrEP in Italia hanno iniziato il percorso a maggio 2023, quando è stata introdotta la rimborsabilità.

Che il costo del farmaco abbia tenuto a lungo persone che ne avrebbero beneficiato lontane dalla PrEP è evidenziato anche da uno studio sull’utenza di Bergamo. I più penalizzati sono stati i giovani, per i quali i costi rappresentavano un ostacolo maggiore. Allo stesso modo i dati del Bologna PrEP Point confermano una percezione di costi eccessivi.

Proprio a Bologna però le persone in PrEP evidenziano più il peso dello stigma interno alla comunità LGBT+ verso chi usa la PrEP. Serve dunque lavorare nella comunità perché la liberazione sessuale smetta di essere un vuoto slogan.

Barriere strutturali permangono nella distribuzione territoriale dei servizi PrEP: secondo lo studio PrIDE la metà degli utenti si trova in Lombardia e il 17% nel Lazio, sottoponendo il personale sanitario ad una pressione eccessiva dovuta anche alla mancanza di risorse. Non abbiamo inoltre dati pubblici aggiornati sull’identità di genere di chi assume la PrEP.

Anche uno studio dell’ospedale Niguarda di Milano conferma questi limiti: dal 2021 riporta un calo degli ingressi in PrEP dei pazienti che richiedono la PEP a causa di limitazioni di budget, nonostante un quarto di questi sia estremamente interessato.

La gratuità del farmaco può quindi essere un punto di partenza ma decisamente non di arrivo per l’implementazione della PrEP per tutt3. Servono nuove risorse organiche per i centri PrEP per permettere una copertura sempre maggiore e capillare sul territori oggi ignorati, e soprattutto serve rivolgersi anche alle donne e alle persone con utero che sono grandi assenti nel discorso e nell’utilizzo della PrEP.

Come se non bastasse, tutta la distribuzione della PrEP si basa su linee guida vecchie e non in linea con gli standard OMS. Uno studio comparativo organizzato da tutte le associazioni ha evidenziato come in Italia il percorso richieda una medicalizzazione eccessiva e lasci fuori tutti i centri community-based dalla distribuzione del farmaco, rendendo di fatto impossibile la presa in carico dell’utenza marginalizzata che non può o non vuole accedere ad un ospedale.

Inoltre, in questi spazi vengono richieste informazioni private sull’attività sessuale non necessarie e in modo invadente. Non solo, l’uso di evidenze scientifiche datate fa si che permangano indicazioni di utilizzo fortemente scoraggianti per le persone con utero: si chiede l’assunzione fino ad un mese dopo l’ultimo rapporto, mentre le linee guida OMS raccomandano di interrompere la PrEP dopo una settimana per chi ha la vulva e dopo due giorni per chi ha il pene.

Tutti questi dettagli potrebbero essere risolti con azioni a costo zero, ma capaci di contribuire a ridurre lo stigma attorno alla PrEP e favorirne l’assunzione in persone che già la desiderano.

Long acting PREP

Sono state presentate due analisi dell’interesse nella comunità LGBT+ alla PrEP long acting con Cabotegravir: una iniezione ogni due mesi al posto delle compresse.

La prima, condotta da PrEP in Italia e Plus Roma, si è rivolta alla community in generale, e ha rivelato che l’interesse verso il Cabotegravir fosse più alto in persone già attente ai temi della prevenzione di HIV, al corrente di U=U e già in PrEP. Il secondo studio di Milano Checkpoint tra gli utenti PrEP del centro ha visto interesse verso la nuova formulazione in circa tre quarti degli intervistati. Questi erano tipicamente persone che assumono la PrEP daily e che soffrono di più lo stress derivato dall’uso di una compressa (essere sempre in orario, essere “visibili” nel momento dell’assunzione, ecc). Al momento il Cabotegravir è autorizzato in Europa, ma non è ancora disponibile in Italia. La casa farmaceutica ViiV ha fatto richiesta di rimborsabilità.

Attenzione alla posologia

Una persona seguita per la PrEP presso l’ospedale Sacco di Milano è risultata positiva all’HIV perché la assumeva in modo non ottimale e senza supervisione medica da maggio 2022. La trasmissione del virus è dunque da imputarsi all’aderenza insufficiente alla PrEP. L’utente ha già raggiunto una carica virale non rilevabile. È fondamentale ricordare di assumere la PrEP per constanza. E siamo tuttə chiamatə a sviluppare strategie che rispondano meglio alle necessità di gruppi fragili e marginalizzati.

DoxyPEP

La DoxyPEP è una cosa diversa dalla PrEP:

200mg dell’antibiotico Doxiciclina presi dopo un rapporto orale, vaginale e anale senza preservativo (massimo entro 72 ore) per ridurre di più del 70% il rischio di clamidia, sifilide e, in maniera molto ridotta, gonorrea. Al momento gli studi ne garantiscono l’efficacia solo in persone con pene. Nonostante la mancanza di linee guida nazionale, l’uso della DoxyPEP si sta diffondendo in Italia, specie tra maschi che fanno sesso con maschi.

Sia il Milano Checkpoint che il programma Sex Check di Plus hanno indagato questo fenomeno. A Milano, il 23% degli utenti PrEP sapeva dell’esistenza della doxyPEP, tra gli intervistati di Plus il 52%. La percentuale di persone che ne fanno uso però non è molto differente (8% e 14% rispettivamente), così  come è purtroppo simile la percentuale di chi ne ha fatto utilizzo senza supervisione medica, circa la metà del campione.

A Milano, il 49% degli utilizzatori ha assunto la DoxyPEP secondo una posologia scorretta e dunque non efficace: un problema anche per il rischio di favorire l’insorgenza di antibioticoresistenze, che preoccupano una percentuale significativa degli utenti di Sex Check.

Al San Raffaele di Milano hanno preso atto della situazione e già prescrivono la DoxyPEP agli MSM che vivono con HIV o prendono PrEP. Viene offerto all’utente un counselling sul farmaco e la prescrizione, da autosomministrarsi al bisogno: consigliano di assumerla entro 72h ore da una intensa attività sessuale (più di 5 partner in un giorno). Circa un quarto delle persone, per lo più chi riportava una maggiore esposizione al rischio di IST, ha effettivamente assunto la doxyPEP.

Questo conferma che, quando lo strumento di prevenzione è affiancato da un counselling efficace siamo in grado di valutare il rischio ed assumere correttamente la profilassi, prendendo in mano in toto la gestione della nostra salute sessuale. Proprio per evitare assunzioni scorrette e ottimizzare l’efficacia è urgente richiedere linee guida nazionali e uniformità di accesso al servizio presso i centri PrEP nazionali.

Gli abstract presentati da PrEP in Italia

La conferenza ICAR si è svolta a Roma dal 19 al 21 giugno nella splendida cornice dell’Università Cattolica, circondati dai simboli di quel potere italico che ci discrimina da secoli e che ha la responsabilità di migliaia di infezioni da HIV grazie alle follie di numerosi illustri esponenti della gerarchia e di ben due papi con le loro dichiarazioni sui preservativi, per anni l’unico strumento di protezione contro il contagio, ma a più riprese declassato a cosa sostanzialmente inutile, per tacere della colpevolizzazione delle persone con HIV ree di non aver rispettato la morale cattolica.
Spiace che nessuno ci abbia fatto caso, incluse le associazioni di lotta contro HIV che pur dovrebbero sapere cosa ha significato l’influenza della gerarchia cattolica sul mondo della politica e le enormi difficoltà che questo Paese si trova ancora oggi ad affrontare su questa infezione a trasmissione sessuale.

Tuttavia, a ben vedere qualcosa si è mosso. Durante la serata inaugurale, durante i saluti delle autorità, un folto gruppo di attivistə è salito sul palco e ha esposto un banner con la scritta “PrEP Universale – basta barriere”. Nata da un’idea di Plus, l’iniziativa ha visto la collaborazione e la partecipazione di pressoché tutte le associazioni. L’esposizione del banner è stata accolta da un forte applauso ed è stata supportata anche dall’ospite principale della serata: la dott.ssa Sheena McCormack, la ricercatrice che, con il suo studio PROUD, nel 2015 ha portato in Europa la PrEP. Quando le ho parlato della situazione italiana sulla PrEP, dell’incredibile ritardo della sua implementazione in Italia (che per la cronaca ha significato migliaia di diagnosi di HIV!) dettato verosimilmente da disinteresse, ignoranza, calcolo economico da bottegai, la ricercatrice si è detta stupita e ci ha assicurato il suo totale sostegno. Mi ha confermato quello che penso da tempo, ossia che all’estero molti ricercatori hanno una visione idealizzata del nostro Paese, non sanno quanto siamo arretrati sul piano sociale ancorché molto ben piazzati su quello scientifico.

Quindi la protesta è andata bene ed è stata supportata anche dalla bellissima seconda lecture tenuta da Daniele Calzavara di Milano Checkpoint. La sua lettura magistrale, dedicata al nostro Giulio Maria Corbelli, è stata di alto profilo. Daniele ha dato una lettura della situazione orientata alle mutazioni sociali imposte dall’epidemia di HIV, ma ha descritto anche il ritorno di una società nuova, forse plasmata da HIV, ma che sicuramente è in cerca di un riscatto. Una nuova società fatta di identità di genere nuove, di fluidità sessuale. Una società alla ricerca di strumenti altri e che cerca di crescere, sperimentare, anche grazie ai molti strumenti che oggi la prevenzione offre.

Da parte mia, avrei dovuto ricordare Giulio Maria Corbelli e introdurre Daniele in 1 minuto secondo la scaletta… in effetti temo che mi sia fatto prendere la mano e ho finito per fare un intervento di almeno 6/7 minuti. Si certo ho ricordato Giulio, quando durante ICAR 2018 sempre a Roma, come chair della plenaria introdusse la protesta delle associazioni che interruppero la conferenza chiedendo la PrEP per tutti (non solo per chi ha i soldi per potersela pagare!). Giulio iniziò il suo intervento ricordando come la PrEP fosse giunta in Italia con colpevole ritardo, fatto di rinvii, di pregiudizi e stigma che, del resto, ancora oggi subiamo anche dall’interno della nostra comunità MSM che, sia pur un po’ meno rispetto ai primi anni, ancora oggi addita, giudica le persone che scelgono di proteggersi con la profilassi pre-esposizione. Ricordare il Giulio attivista per la PrEP ovviamente mi ha consentito di parlare della situazione attuale sulla PrEP riprendendo le parole del nostro striscione.

Gli ostacoli che oggi deve superare una persona che in PrEP sembrerebbero più orientati a contenere i costi della prevenzione che non alla salute degli utenti. Nessuno dei vari passacarte delle Regioni che hanno optato per ostacolare la prevenzione, ha verosimilmente pensato al costo che affronteranno per ogni diagnosi di HIV. Ma si sa: la politica preferisce spendere per i farmaci e ottenere un risultato immediato, più che spendere (meno) per la prevenzione e ottenere dei risultati in tempi medio-lunghi che andranno ad avvantaggiare altri.

Passi in avanti ne sono stati fatti, sia pur con colpevole ritardo. Oggi la PrEP in Italia è autorizzata e in carico al servizio sanitario nazionale. Tuttavia per ottenerla ogni persona deve andare in un ospedale, farsi visitare da un medico infettivologo (l’unico che può prescriverla sulla scheda prescrittiva di AIFA, giustamente solo cartacea e esclusa da qualsiasi sistema elettronico. Così sarà sicuramente più facile monitorare i costi!); ottenuta la prescrizione, che ha validità di 3 mesi, ogni utente andrà nella farmacia ospedaliera dell’ospedale dove lavora quel medico (non in altri!) e potrà avere fino a 3 flaconi del farmaco preventivo. Inoltre ogni utente dovrà sottoporti ad esami di controllo per diverse IST, funzionalità renale, ecc. Ricapitolando: 4 volte all’anno in visita, 4 volte dal farmacista ospedaliero, 4 volte in ambulatorio MTS/malattie infettive (spesso in entrambi perché molti ambulatori malattie infettive si rifiutano di effettuare i tamponi per clamidia e gonorrea). Un tour de france che non solo è impegnativo per l’utente per esempio in termini di permessi sul lavoro (a cui nessun passacarte delle Regioni sembra aver pensato), ma è impegnativo anche per il personale sanitario che, già saturo per la gestione delle persone con HIV e altre infezioni virali, ora si trova a dover gestire il follow up anche di persone sane che vorrebbero restare tali.

Mi chiedo quanto tempo passerà prima che qualcuno si renda conto che tutto questo giro porterà, verosimilmente, ad un incremento della cosiddetta PrEP sauvage, ossia senza controllo medico, che già sta prendendo piede secondo i nostri dati.

La conferenza è proseguita senza particolari problemi, almeno che io sappia, se escludiamo una furente riunione della CsC dove fra veti e poca onestà intellettuale, non siamo riusciti a nominare il Presidente del prossimo Icar che si terrà a Padova nel maggio del prossimo anno. Stendiamo un velo pietoso.

Restano i problemi economici che, per esempio, hanno portato a chiedere che gli attivisti romani non partecipassero alla cena della community che ogni anno viene organizzata dal provider Effetti. Ogni anno. In effetti non posso fare a meno di chiedermi perché, stante che i fondi sono sempre meno, ICAR continua ad essere organizzata come 10 anni fa: 1 volta all’anno, quando altre conferenze anche internazionali non hanno questa cadenza, sempre in location differenti, sempre con lo stesso provider sicuramente in gamba, ma non si vede perché non valutarne altri in periodi di “vacche magre“. Del resto dicono che i fondi sono sempre meno, ma noi non abbiamo mai visto un bilancio di Icar né abbiamo mai ricevuto risposte quando richiesto. Quindi, dopo tutto, ha senso continuare così.

Gli attivisti di Plus sono stati, lasciatemelo dire, fantastici. Sempre presenti alle sessioni a dimostrazione di serietà, ma anche con una gran voglia di fare baldoria insieme. Ammetto che quei ritmi mi avrebbero ucciso in mezza giornata. Sono stati anche bravi a sopportare il caldo nella zona “villaggio della community” ossia dove allestiamo i nostri banchetti, quest’anno piazzati in un ballatoio alto dove non passava nessuno, speriamo che a Padova gli spazi scelti per la community siano più adeguati. Se finalmente riusciremo ad avere un Presidente lato community, mi auguro che vorrà prestare attenzione anche a questi aspetti per noi importanti.

Sandro Mattioli
Plus aps
Presidente

Sul nostro gruppo Facebook abbiamo ricevuto questa domanda che riportiamo con il consenso dell’interessata:

Buonasera,
sono una donna e non per mia volontà mi ritrovo single dopo una relazione lunghissima e monogama.

Ho voglia di divertirmi e ho trovato un ragazzo che mi piace restio a usare protezioni.

Dopo averlo fatto senza condom e non avendo dormito per 40 giorni, ho fatto il test per HIV. Fortunatamente negativo.

Ho avuto culo, ma non mi voglio più affidare alla fortuna.

Non voglio rinunciare a sto scappato di casa e dopo mesi a piangermi addosso ora mi voglio divertire.

Ho letto per caso di questa terapia preventiva. Qualcuno mi può indicare cosa potrebbe fare al caso mio e l’iter per accedervi?.
Sono tra Bergamo e Milano
.

Questo post rappresenta bene quello che per noi è la PrEP: uno strumento di autodeterminazione per tutte le persone, un diritto per decidere quando, come e con chi fare sesso!

Approfondisce la PrEP:


Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo via mail.

Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a. 

Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.