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Con l’epidemia da sars-cov2/covid (quasi) alle spalle, riprendiamo le buone abitudini e quindi anche la formazione delle persone che sono disponibili a fare attività di volontariato presso i servizi dell’associazione: dal BLQ Checkpoint al PrEP Point, dai Venerdì Positivi alle domeniche di approfondimento “E tu che ne vuoi sapere?” e a tutti i progetti nuovi che stanno nascendo.
Abbiamo davvero voglia di conoscere nuove persone pronte a trascorrere un pò del loro tempo insieme a noi con questo nuovo corso di formazione.

Le ore d’aula si terranno presso la Casa della Salute Porto-Saragozza in via Sant’Isaia 94a a Bologna tranne quelle del 28 ottobre che saranno svolte presso la sede di Plus (via S. Carlo 42C) dalle 14 alle 18.
Invece il laboratorio residenziale si terrà presso il centro Ca’ Vecchia, in via Maranina 9 a Sasso Marconi (BO).

Le ore d’aula nella Casa della Salute Porto-Saragozza, sono aperte a chiunque voglia approfondire gli argomenti trattati, quindi anche se non vuoi fare il volontario ma ti interessano i temi, sei libero di entrare ed ascoltare. Invece la parte residenziale del corso è riservata a chi vuole fare il volontario.

Il limite massimo di iscrizioni per ogni sessione è di 20 persone. Il corso è gratis. L’organizzazione tecnica del corso è a cura dell’Azienda Sanitaria di Bologna che ne effettua anche la certificazione. Per cui se qualcuno fanno comodo alcuni crediti formativi, si faccia avanti e li richieda.

Il corso avrà inizio il 30 settembre 2023 alle ore 9 e terminerà con le giornate di laboratorio residenziale nel week end del 3-5  novembre 2023 per un totale di 40 ore fra aula e laboratorio.

Per partecipare è necessario inviare una mail a:
info@plus-aps.it indicando:
nome e cognome
numero cellulare

Scarica il programma del corso

Programma e presentazioni in PDF
sabato 30 settembre 2023 ore 9-13Sandro Mattioli
L’associazione Plus aps
sabato 7 ottobre 2023 ore 9-13Marco Stizioli
La PrEP: il lavoro community based
Raffaele Serra
Il ChemSex
sabato 14 ottobre 2020 ore 9-13Lorenzo Badia
Le epatiti virali
La PrEP e la PEP
sabato 21 ottobre 2023 ore 9-13Marco Borderi
L’infezione da HIV
Valeria Gaspari
Le infezioni sessualmente trasmissibili
sabato 28 ottobre ore 14-18 (sede Plus)Eleonora Gennarini
Il counselling fra pari
week end 3-5 novembre 2023Eleonora Gennarini
Laboratorio residenziale Ca’ Vecchia

A Nairobi c’è una zona chiamata slum, la bidonville. Nello slum c’è il quartiere Ngomongo (nella galleria in basso vi aggiungo alcune vedute caratteristiche), forse il più disastrato dell’intera area. A Ngomongo dentro a una baracca di lamiera c’è la chiesa di St. Peter che, a sua volta, dal lunedì al venerdì ospita la “scuola di Diego”: la Life’s Hope School.
Al sabato e alla domenica si svolgono le funzioni religiose, ma da lunedì a venerdì la chiesa affitta la baracca di lamiera alla scuola… (quando si dice lo spirito cristiano!). Pertanto ogni venerdì tutti i banchi e gli arredi scolastici vengono spostati in un angolo della baracca coperto da una tenda, per poi essere risistemati ogni lunedì.

La scuola supportata da Diego Stellino che, oltre a essere un nostro iscritto, presiede l’associazione Slum Child con base in Italia (ma lavora nelle bidonville di Nairobi ormai da diversi anni) e sta collaborando con Plus per l’apertura del Checkpoint di Nairobi.

A Ngomongo a maggio 2023 hanno asfaltato un pezzo di terreno sassoso: ora c’è la strada asfaltata (ci siamo quasi arrivati con l’Uber… l’autista locale non era molto convinto di entrare in quel posto); qualche tempo fa una charity cinese ha costruito le fogne, ossia dei canali a cielo aperto a lato della strada, ed è già un passo avanti perché prima non c’erano neppure quelle. I più “fortunati” abitano/lavorano ai margini della strada asfaltata in piena eau de mer(de). Gli altri abitano in stradine strette, sterrate, sempre in piena eau de mer(de) ma senza un filo d’aria.

Nella “scuola di Diego” non c’è elettricità, né acqua corrente, c’è una porta da cui entra la luce (e le mosche). Volendo l’elettricità si potrebbe allacciare ma, nel caso l’affitto passerebbe da 2500 a 2800 scellini (circa 18€) al mese e il gestore non sa come trovarli anche perché le famiglie che dovrebbero pagare 600 scellini al mese (3,80€) non li hanno e non pagano.

Come ho accennato prima, la baracca che vedete nelle foto non è della scuola infatti, ma della chiesa anzi, è la chiesa,

Nel fornello che vedete nelle foto c’è il pranzo che si stava cuocendo e, nel contempo, contribuiva a mantenere il tepore interno tipico delle baracche di metallo in pieno sole.

Nella scuola trovano spazio 8 classi (elementari e medie) più una prescolare.

Dimenticavo: il baracco con scritto choo è il gabinetto. Costa 10 scellini a cagata che vanno a una associazione che lo “pulisce”, nel senso che lo svuota perché è un buco e le fogne non ci sono.

Io ho deciso che supporterò almeno l’affitto della scuola personalmente.
Plus ovviamente è disponibile a fare da collettore per supportare altre spese come il materiale scolastico (dai gessetti ai banchi hanno bisogno di tutto). Vediamo se riusciamo a far sedere quei bimbi su sedie integre, a studiare sui banchi invece che uno sopra all’altro, magari perfino ad allacciare la corrente.

Proprio perché viviamo l’isolamento sociale, la discriminazione, l’incertezza per il futuro, ecc. sono certo che sapremo fare del nostro meglio per dare una mano.

In quest’area del Kenya le persone si danno da fare a ben vedere, ma vivono in una situazione di estrema povertà. Un’economia di sussistenza dove lo scopo primario del lavoro è riuscire a mangiare la sera. Senza futuro, senza speranze, questa gente lavora così mangia… ogni tanto. La sola possibilità che hanno per uscire da questo stallo è studiare: elementari, medie, superiori, magari l’università, così da trovare un lavoro che possa dare stabilità, un futuro che per questi bambini significa mangiare, vivere in un appartamento con, ma si esageriamo, l’elettricità e l’acqua corrente.

BONIFICO BANCARIO: Slum Child Onlus IBAN IT84N0501802400000012444279 – BANCA ETICA
PAYPAL: https://www.paypal.me/SlumChild

Sandro Mattioli
Plus aps

è convocata la

Assemblea straordinaria di associazione

domenica 11 giugno 2023 alle ore 17

in presenza (raccomandata) presso la sede dell’associazione in via San Carlo, 42/C Bologna

o

via Zoom al seguente link:

https://us06web.zoom.us/j/81987829412

Ordine del giorno

  1. Situazione BLQ Checkpoint;
  2. varie ed eventuali.

Il Presidente
Sandro Mattioli

Aumentano le richieste ma diminuiscono i fondi: servono delle soluzioni per la conferenza italiana sull’AIDS e la Ricerca Antivirale

25 maggio 2023

Si terrà a Bari, dal 14 al 16 giugno, la quindicesima edizione di ICAR – Italian Conference on AIDS and
Antiviral Research. Come Plus aps anche quest’anno prenderemo parte alla conferenza, ma ci troviamo
nuovamente costretti a ritirare parecchie candidature di attivisti sieropositivi per fare fronte alla mancanza di
fondi e alla conseguente limitazione dei posti.


La partecipazione della comunità di riferimento e di giovani ricercatori dovrebbe essere la priorità di una
conferenza come ICAR, ma sono proprio questi i soggetti che stanno soffrendo maggiormente a causa della
diminuzione dei fondi disponibili. Sono già due anni, infatti, che le richieste di scholarship superano le
disponibilità, costringendo molte persone a rinunciare alla partecipazione. L’incremento delle richieste di
partecipazione da parte di persone con HIV e giovani ricercatori è un dato estremamente positivo, ed è
importante trovare delle risposte per permettere a quante più persone possibile di partecipare.


Se da una parte riconosciamo le difficoltà dettate dalla carenza di fondi, fino a questo momento non vi sono
state le capacità di adeguamento necessarie da parte di una conferenza nazionale tanto importante, che
dovrebbe vedere la partecipazione delle persone sieropositive come una priorità. Detto questo chiariamo un
punto: nessuna conferenza internazionale su HIV è in grado di accogliere tutte le richieste di scholarship, ma
per l’accettazione o meno della domanda esistono criteri condivisi e trasparenti che in Icar non sono mai stati
attivati. Inoltre, in Icar non è prevista la possibilità di accedere a pagamento per i pazienti ai quali è stata
rifiutata la scholarship. Tutto è gestito sul piano personale o camera caritatis che dir si voglia.


Non vi è alcun criterio per l’assegnazione delle borse di studio che non sia quello dei fondi, della cui
gestione ci si ricorda solo a cose fatte, così come è avvenuto anche nella precedente edizione della
conferenza. Chiediamo quindi che la possibilità di partecipare non sia vincolata alle scholarship, e che le
borse di studio disponibili vengano assegnate sulla base di criteri chiari, trasparenti e, soprattutto, condivisi.


Per quanto riguarda l’impiego dei fondi disponibili, riteniamo che a fronte di una diminuzione delle risorse,
un punto non verificabile perché alle richieste di visionare i bilanci non vengono fornite risposte, debbano
essere riviste alcune decisioni logistico organizzative. La scelta di tenere la conferenza in un luogo diverso
ogni anno, per quanto possa dare lustro al centro clinico locale, comporta spese molto elevate e una scarsa
capacità di contrattazione sui costi. Riteniamo che se venissero individuati uno o due luoghi sulla Penisola
dove tenere la conferenza, come già avviene per altri congressi come il CROI negli Stati Uniti, sarebbe
possibile diminuire considerevolmente le spese di gestione.


Anche la periodicità della conferenza potrebbe essere rivista, favorendo per esempio una cadenza biennale,
che potrebbe contribuire al contenimento dei costi. Infine, sono ormai anni che per l’organizzazione della
conferenza ci si affida allo stesso provider, dando luogo ad una sorta di monopolio. Anche in questo caso
pensiamo che sarebbe opportuno procedere all’assegnazione tramite un bando con criteri di selezione chiari,
che tengano in conto le difficoltà economiche dell’organizzazione stessa.


Insomma, sono molte le soluzioni che potrebbero essere vagliate se vi fosse la reale volontà e priorità di dare
spazio alle persone sieropositive, a ricercatori e ricercatrici. Non devono necessariamente essere le soluzioni
che proponiamo noi, ma è necessario superare l’attuale immobilità di fronte all’aumento delle richieste e alla

contingente diminuzione dei fondi disponibili per le scholarship dei giovani ricercatori e degli attivisti.
Lasciare fuori dalla porta sempre più persone con HIV non è una soluzione accettabile.

A Villa Cassarini davanti al monumento che ricorda le vittime omosessuali del razzismo nazi fascista, installato ormai 31 anni fa anche grazie al lavoro di Franco Grillini, anche lui presente alla commemorazione, sono intervenuti Emily Clancy vice Sindaca di Bologna che ha ricordato le recenti scomparse di Lucy e di Pieralli, Mazen Masoud presidente del MIT, Michele Giarratano per Famiglie Arcobaleno e Salvio Cecere per Plus.

In un intervento emozionato, Salvio ha ripercorso le tappe della Liberazione ricordando come il triangolo rosa con cui i nazisti marchiavano gli omosessuali, fosse il simbolo del rifiuto delle diversità. Un simbolo poi ripreso da Act Up nella lotta contro HIV, a sottolineare come quello stesso odio per le diversità si fosse riattivato nei primi anni della pandemia, in una logica di discriminazione delle sessualità non allineate.

Salvio ha poi fatto notare come in anni più recenti le cose siano piano piano cambiate e che recentemente l’agenzia italiana del farmaco ha approvato la rimborsabilità della PrEP (la profilassi pre esposizione che protegge da HIV). L’introduzione della PrEP in Italia è stata una battaglia faticosa portata avanti dagli attivisti di Plus già a partire dal 2013, inizialmente ostracizzata anche da parte del movimento che ancora oggi, in qualche caso, fatica a comprendere che PrEP è un dispositivo che consente a tutti di vivere liberamente la propria sessualità e di riprenderci quel piacere sessuale che HIV ci ha negato per 40 anni. Giustamente Salvio lancia la sfida alla Regione Emilia-Romagna perché sia la prima a mettere in atto la gratuità predisposta da AIFA, riprendendo quell’attenzione politica dimostrata quando, nel 2015, ha consentito l’apertura del BLQ Checkpoint, il primo centro community based in Italia quindi uno spazio non disegnato su un modello eteronormato.

Una serie di risultati dei quali Salvio ringrazia la generazione di attivisti che lo hanno preceduto a partire da Stefano Pieralli che ci ha lasciati pochi giorni fa. Ricordare le tante battaglie intraprese da Stefano forse non sarebbe neppure il modo migliore di ricordarlo, sottolinea Cecere, stante la sua volontà di andare sempre oltre i risultati ottenuti e continuare a combattere per riappropriarci del piacere sessuale, degli spazi politici necessari alle nostre esistenze.

Anche per questo mese torna il #VenerdiPositivo

Un appuntamento per conoscersi, confrontarsi, ascoltare e ascoltarsi senza stigma né pregiudizi.

Ci incontreremo questo Venerdì, 28 Aprile alle 19,30 nella sede di Plus in via San Carlo 42/C a Bologna, per riflettere tuttə insieme su un tema che si fa sempre più attuale all’interno della nostra comunità: HIV e Ageing. In altre parole: stiamo invecchiando!! Che è sempre meglio che morire di AIDS ovviamente, ma è davvero tutt’oro quel che luccica? Le persone con HIV che invecchiano hanno gli stessi problemi degli altri, invecchiano nello stesso modo? E gli anni passati con HIV quali problemi ci danno? E’ così vero che la qualità della vita è migliorata grazie alle terapie antiretrovirali?
Quesiti importanti che troveranno risposte nel venerdì positivo.

Come ormai da tradizione, al termine della riflessione condivisa seguirà un momento conviviale.

Difficile dire qualcosa di sensato su Stefano Tallulah Pieralli che, poco fa, ci ha lasciati.

Difficile perché Stefano ha fatto davvero tanto. Nello sconforto della perdita, ho provato a leggere i commenti sui social che, pur avendo postato la notizia da poche ore, sono già moltissimi. Alcuni mi fanno tornare alla mente tanti episodi di un’amicizia pluridecennale. Altri, per fortuna uno o due, avrebbero dovuto collegare i neuroni prima scrivere.

Stefano ha fatto tutto e anche disfatto tutto ma, come sa chi lo conosceva bene, “conteneva moltitudini”.
In 40 anni di attivismo ha contribuito a fondare l’Arcigay e a criticarla aspramente; ci sono foto che testimoniano di un ragazzino biondo e riccioluto che partecipava alle prime attività del Cassero. Irriconoscibile se non per la tipica smorfia di quando si accendeva una sigaretta, rimasta intatta per i successivi 40 anni. Tra i fondatori di Arcigay a Reggio Emilia, che gli varrà il secondo nome d’arte di Granduchessa. L’unico circolo che, ancora oggi, riteneva degno della sua idea di associazionismo militante, politico ma poco o per niente ideologico, anzi, molto concreto.

Una concretezza che lo ha portato da subito allo scontro con quel sistema sociale che voleva i gay tristi e sfigati, mentre Stefano tutto era tranne che triste e sicuramente non sfigato. Rompere gli schemi, diceva ogni tanto, lo stesso pensiero che porta il giovane Pieralli a travestirsi e a battere il marciapiede (ma gratis, facendo incazzare le professioniste e rischiando anche le botte in un paio di occasioni), o ad appostarsi nei pressi delle caserme per adescare i militari che, del resto, non vedevano l’ora secondo le cronache dell’epoca. Ancora fino pochi mesi fa, il tema della riappropriazione del piacere lo vedeva fervido sostenitore, insieme all’altro pilastro di Plus, Giulio Maria Corbelli, scomparso pochi mesi or sono.

Stefano è stato dirigente del PCI, qualcuno lo ricorda online, ma ha sempre rifiutato proposte di carriera politica legate al suo orientamento sessuale, “io non faccio il gay del partito”. Tutti ricordano i racconti di Frattochie, dell’esperienza in URSS, ecc. Stefano era una delle poche persone del movimento con una chiara visione politica e ancor più chiara capacità di analisi dei quadri politici che si sono succeduti negli anni, per tacere dell’invidiabile capacità di inquadrare al volo le persone. Quante volte mi sono sentito dire “te l’avevo detto che era un idiota”.
Fra i vari commenti online ho letto “aristocratico”, vero. Un marxista aristocratico con una punta di monarchia illuminata (dalla sua luce ovviamente). Trovatene un altro in grado di contenere queste moltitudini.

Stefano, come scrive nelle righe di presentazione del Direttivo di Plus, lavorava come educatore nelle dipendenze patologiche, quindi riduzione del danno, pene alternative, ecc. Anche li in contro tendenza alla logica dei “poverini”, semmai seguendo la logica del vaffa alternato all’ascolto e alla comprensione. Ho potuto constatare di persona quanto bene gli volessero “i suoi ragazzi” – come li chiamava.

E poi Plus. Da sempre, da prima della fondazione. Fu Stefano a mettermi sotto al naso il bilancio del Cassero – ovviamente gestione di oltre 10 anni fa – e a farmi notare che con una previsione di spesa di pochi euro per il settore salute “non si fa un checkpoint, torna sulla terra”. Non per caso, è stato il MIT a offrirci spazi per i nostri primi test per HIV.

Qualcuno online lo definisce testardo. Non lo conosceva bene o, più facilmente, non era in grado di argomentare al suo livello. Stefano difendeva le sue posizioni che neanche un fante della prima guerra mondiale in trincea. Ma ascoltava, rifletteva e cambiava idea se il confronto era sufficientemente di alto profilo e le motivazioni di pari valore. Di certo non era quello che ti dava ragione per farti contento. La via più facile, una moda diffusa in Italia alla quale possiamo far risalire l’arretratezza in cui versa il nostro Paese, non era il modus operandi di Stefano e, guarda caso, non è neppure quello di Plus, un’associazione che fa fatto scelte in controtendenza, articolate, spesso non semplici, sulle quali Stefano ha avuto un’influenza importante. Un’influenza, un insegnamento, una impostazione che ci ha consentito di reggere colpi durissimi come la morte di Giulio, e che oggi ci mette nelle condizioni di andare avanti nonostante non ci sia più Stefano in Direttivo. Queste cose accadono quando i grandi uomini lasciano grandi insegnamenti in eredità. La strada è li, basta camminarci sopra. Possibilmente su quegli stessi tacchi favolosi indossati da Tallulah, le uniche scarpe sulle quali non zoppicava.

Grazie di tutto, tesoro.

Sandro.

Dopo oltre 40 anni di HIV, con tutti i cambiamenti sociali che l’epidemia ha portato con sé, ha ancora senso parlare di fierezza o di orgoglio positivo – ovviamente mi riferisco a HIV – e ha ancora senso portare ai Pride questo tema? Dopo tutto ormai HIV non fa così paura, prendiamo una pillola e via, che sarà mai?
Lo stigma, la discriminazione e il pregiudizio la fanno ancora da padroni in questo Paese? E la comunità LGBTQ+ è così immune dal discriminare le persone che vivono con HIV che queste possono restare nascoste ed evitare di palesare il proprio stato sierologico?
Il movimento LGBTQ+ sta svolgendo finalmente un’opera di primo piano su questi temi? O resta timoroso sulla porta delegando ad altri un ruolo che in altri Paesi è stato governato principalmente da persone omosessuali?

Fuori dal corteo del Pride, ha senso parlare del proprio stato sierologico ad altri e “uscire dall’armadio, come facciamo con l’orientamento sessuale?

Di questo e di molto altro parleremo al VENERDi’ POSITIVO del 30 marzo dalle ore 19,30 presso la sede di Plus in via S. Carlo 42/C a Bologna.

Dopo la chiacchierata, per chi lo desidera, è prevista una pizzata tutti insieme.

A venerdì.


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