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Uno dei motivi per cui è nata Plus è quello di realizzare una rete di persone LGBT+ che vivono con HIV, in altre parole sostituire alla paura di essere riconosciuti come sieropositivi, al nascondersi, al subire pregiudizi e discriminazione anche da parte di altre persone LGBT, una comunità forte e coesa.
Questo è stato forse l’elemento principale che ha convinto Giulio a entrare a far parte di Plus.
Ho iniziato da subito a capire che forza di uomo fosse perché quando proposi a Plus di pubblicare in Italia qualcosa di simile a un opuscolo inglese sul sesso fra gay HIV positivi, Giulio non solo rispose con entusiasmo, ma propose di fare noi le foto per l’opuscolo e nudi ovviamente perché “i nostri corpi sono un manifesto politico” – ricordo ancora le parole precise – sono una bandiera, una via per riprenderci quel piacere che ci è stato negato per decenni.
Non restò che obbedire.
Questo era Giulio: determinato ma gentile, con una profonda cultura scientifica sulla quale appoggiava sempre ogni proposta. Come per quegli scatti fotografici. Giulio non obbligò nessuno “chi lo desidera può partecipare, chi non se la sente può rinunciare” ma gli scatti si sarebbero fatti comunque. Giulio era uno che non si tirava indietro anzi, semmai trascinava con sé gli indecisi, ci metteva la faccia così come i pettorali o il fondo schiena. È stato un esempio per tutti e ora ha lasciato un enorme vuoto… ma no, in realtà non è vero. Ci ha lasciato una eredità enorme a partire dal metodo, scientifico appunto, da applicare anche a temi sociali giacché chi vive con HIV non vive in clinica

ma cammina per le strade, lavora, esce la sera, si fa una birra.
Una birra in compagnia. Questa è l’altra eredità di Giulio: ok l’attivismo è importante ma è anche importante una birra in compagnia, magari due va…
Ovviamente tutti noi compagni di questa avventura eravamo a conoscenza del suo stato di salute. Ma, quando mi telefonò per dirmi della diagnosi, dichiarò con fermezza di stare bene in salute e sottolineò “non azzardarti a togliermi del lavoro”. Determinato, appunto, anche nel combattere il cancro continuando a tenere la mente occupata, a lavorare, a fare meeting fino all’ultimo. Venerdì mattina abbiamo tenuto una riunione sullo studio Mosaico, quello stesso venerdì è stato ricoverato e non si è più ripreso. La sua presenza è stata costante fino all’ultimo, non è stato possibile per nessuno, credo, abituarsi al pensiero che presto o tardi sarebbe finita, per tutti è stato un fulmine a ciel sereno tanto è vero che quando il vice-presidente di Plus Roma mi ha telefonato e mi ha detto “Giulio non ce l’ha fatta” per un attimo ho pensato di essermi dimenticato di un appuntamento di lavoro con Giulio. Un attimo. Poi ho capito che era arrivato il momento tanto temuto, quello a cui nessuno voleva pensare.
Addio Giulietto, ti prometto che il prossimo che mi dirà che HIV è un problema risolto si ritroverà con una sedia stampata in fronte ma lanciata con cartesiana precisione.

Sandro Mattioli
Plus aps
Presidente