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Come ogni anno dal 2013 ad oggi, la nostra associazione aderisce alla European Testing Week, ossia la settimana europea del test.
Una iniziativa europea tesa a promuovere il test per HIV, che quest’anno si terrà

dal 20 al 27 novembre e vedrà il BLQ Checkpoint aperto tutti i giorni dalle 18 alle 20,30.

Sarà possibile prenotare per telefono (0514211857) i test per HIV, epatite C e sifilide al mattino dalle 9 alle 12 o al pomeriggio dalle 18 alle 20; oppure via mail su prenota@blqcheckpoint.it oppure passando a prenotare direttamente in sede, in via S. Carlo 42C a Bologna.

Il tutto grazie all’impegno dei nostri attivisti e con il supporto del personale infermieristico di USL Bologna.

HIV è ancora oggi un’infezione troppo sotto stimata. Infatti nella nostra Regione le persone che ricevono una diagnosi di HIV quando sono già in AIDS, o prossimi a diventarlo, sono ancora oltre il 60% dei nuovi casi di HIV.

Come spesso accade, ricevere una diagnosi tardiva implica una serie di problemi a partire da una minore possibilità di avere un’aspettativa di vita paragonabile a quella della popolazione generale. Tutto il contrario in caso di diagnosi precoce.
Inoltre oggi, grazie alla potenza dei farmaci, le persone HIV positive in terapia efficace non trasmettono il virus per via sessuale. Un traguardo di conoscenza molto importante che ci aiuta a combattere la discriminazione e il pregiudizio e che, insieme a tutte le associazioni di pazienti e di lotta contro HIV e con il supporto di Simit, stiamo promuovendo grazie alla campagna impossibile sbagliare, che vi consiglio di guardare.

Con l’epidemia da sars-cov2/covid (quasi) alle spalle, riprendiamo le buone abitudini e quindi anche la formazione delle persone che sono disponibili a fare attività di volontariato presso i servizi dell’associazione: dal BLQ Checkpoint al PrEP Point, dai Venerdì Positivi alle domeniche di approfondimento “E tu che ne vuoi sapere?” e a tutti i progetti nuovi che stanno nascendo.
Abbiamo davvero voglia di conoscere nuove persone pronte a trascorrere un pò del loro tempo insieme a noi con questo nuovo corso di formazione.

Le ore d’aula si terranno presso la Casa della Salute Porto-Saragozza in via Sant’Isaia 94a a Bologna tranne quelle del 28 ottobre che saranno svolte presso la sede di Plus (via S. Carlo 42C) dalle 14 alle 18.
Invece il laboratorio residenziale si terrà presso il centro Ca’ Vecchia, in via Maranina 9 a Sasso Marconi (BO).

Le ore d’aula nella Casa della Salute Porto-Saragozza, sono aperte a chiunque voglia approfondire gli argomenti trattati, quindi anche se non vuoi fare il volontario ma ti interessano i temi, sei libero di entrare ed ascoltare. Invece la parte residenziale del corso è riservata a chi vuole fare il volontario.

Il limite massimo di iscrizioni per ogni sessione è di 20 persone. Il corso è gratis. L’organizzazione tecnica del corso è a cura dell’Azienda Sanitaria di Bologna che ne effettua anche la certificazione. Per cui se qualcuno fanno comodo alcuni crediti formativi, si faccia avanti e li richieda.

Il corso avrà inizio il 30 settembre 2023 alle ore 9 e terminerà con le giornate di laboratorio residenziale nel week end del 3-5  novembre 2023 per un totale di 40 ore fra aula e laboratorio.

Per partecipare è necessario inviare una mail a:
info@plus-aps.it indicando:
nome e cognome
numero cellulare

Scarica il programma del corso

Programma e presentazioni in PDF
sabato 30 settembre 2023 ore 9-13Sandro Mattioli
L’associazione Plus aps
sabato 7 ottobre 2023 ore 9-13Marco Stizioli
La PrEP: il lavoro community based
Raffaele Serra
Il ChemSex
sabato 14 ottobre 2020 ore 9-13Lorenzo Badia
Le epatiti virali
La PrEP e la PEP
sabato 21 ottobre 2023 ore 9-13Marco Borderi
L’infezione da HIV
Valeria Gaspari
Le infezioni sessualmente trasmissibili
sabato 28 ottobre ore 14-18 (sede Plus)Eleonora Gennarini
Il counselling fra pari
week end 3-5 novembre 2023Eleonora Gennarini
Laboratorio residenziale Ca’ Vecchia

Verso la fine del 2005, assistetti a una riunione convocata dal Centro Operativo Aids, durante la quale la dott.ssa Suligoi illustrò la situazione relativa ai casi di HIV, di Aids e le prospettive future. In quegli anni in Italia la maggior parte dei casi di HIV erano appannaggio dei “tossicodipendenti”, come venivano definiti allora, per via dell’uso di scambiarsi la medesima siringa.
Tuttavia la dott.ssa Suligoi intuì che le cose iniziavano a cambiare e ci fece notare un incremento dei casi fra gli “omo-bisessuali”, altro termine coevo.
Ricordo che alzai la mano e chiesi qualche informazione in più. Mi venne risposto di non preoccuparmi perché eravamo nella media europea in quanto ad incremento di casi fra gli omo-bisessuali.

L’informazione non mi lasciò particolarmente sereno, infatti decisi di controllare i dati ufficiali dell’Unione Europea e scoprii che l’Italia era esattamente a metà della media europea: 12 Paesi meno bravi di noi e 12 più bravi.
Incominciai quindi a cercare di capire cosa facessero quelli più bravi di noi, mi interessò soprattutto notare che non c’erano solo i “soliti” Paesi del Nord Europa, ma c’erano anche Paesi dell’area mediterranea fra i più bravi.
Pochi mesi dopo, durante una conferenza di ILGA Europe, assistetti a una presentazione di Ferran Pujol sul Checkpoint di Barcellona aperto appena un anno prima. Il metodo checkpoint anche se nato in Olanda, poteva essere applicato anche in un Paese a noi vicino come la Catalogna.

Inizia così la storia del BLQ Checkpoint, quando chi scrive era ancora responsabile salute del Cassero.

Ci sono voluti sette anni di advocacy per arrivare a convincere la Regione, ma anche l’associazionismo locale, che il checkpoint come modello d’intervento era assolutamente necessario in una città e una regione che da sempre ha un problema importante con le diagnosi tardive di HIV.

Nel 2013 la Regione Emilia-Romagna fa un atto di importante riconoscimento politico: con il DGR 768/2013 con il quale riconosce il lavoro di Plus che viene definito soggetto attuatore del progetto di interesse regionale BLQ Checkpoint. Un atto pubblico coraggioso, che nessun’altra Regione ha avuto il fegato di fare, a dimostrazione che il lavoro di tessitura politica e anche tecnica alla fine paga. I tempi lunghi si spiegano con la difficoltà, in parte insita nella Pubblica Amministrazione, ad accettare i progetti innovativi soprattutto se difficilmente inquadrabili nelle regole e nelle procedure in essere. In effetti un checkpoint non si inquadra in nessuna di esse perché non è un ambulatorio ma esegue test di screening, non è un centro associativo ma svolge attività per la community. In effetti svicoliamo, probabilmente la Regione dovrebbe oggi pensare a un altro gesto coraggioso realizzando delle regole per i Checkpoint, condivise e trasparenti. Ma questo si vedrà.

Il Comune di Bologna si dimostra subito collaborativo e mette a disposizione una dirigente per strutturare una convenzione, che diventerà a tre con l’aggiunta di Azienda Sanitaria di Bologna. Sarà un processo abbastanza faticoso appunto per gli aspetti innovativi di un centro che mal si adatta alle regole esistenti. Ma alla fine ce la facciamo e viene firmata una convenzione trina: Plus, Comune di Bologna e Azienda Sanitaria.

Il Comune ci trova una sede, i locali che occupiamo attualmente, non propriamente una sede meravigliosa perché si trattava di un ex ristorante chiuso da sette anni, pertanto completamente fuori norma e da ristrutturare. Cosa a cui ha dovuto pensare Plus. Posso dire con orgoglio che siamo riusciti a trovare oltre 300.000€ con i quali abbiamo ristrutturato e allestito una sede che, anche grazie al progetto di ben due architetti (Andrea Adriatico e Nino Tammaro), è oggettivamente un bel posto, molto lontano dalla tipica struttura ambulatoriale alienante. Un luogo in sé accogliente, fermo restando che l’accoglienza vera e propria la fa il personale volontario dedicato a questo scopo che non sbaglia un colpo, agisce sempre in modo molto professionale. Visto l’ammontare speso, concordiamo con il Comune una convenzione di 15 anni che non prevede il pagamento di un affitto.

Il terzo ente firmatario è l’Azienda Sanitaria di Bologna. Grazie all’insostituibile lavoro della dott.ssa Venturi, responsabile del Centro C.A.S.A., forse l’unica responsabile genuinamente interessata al progetto, otteniamo una convenzione della durata di quattro anni, credo che sia il massimo per USL. In questa fase iniziale l’Azienda si impegna a fornire gli infermieri per l’esecuzione dei test (anzi, del test perché all’epoca abbiamo iniziato con il solo test di screening per HIV), ad occuparsi dell’acquisto del test, della gestione del materiale di consumo e dello smaltimento dei rifiuti speciali. Inoltre USL si sarebbe occupata, in collaborazione con Plus, della formazione del personale volontario dell’associazione. La disponibilità del personale infermieristico viene fissata in sei ore alla settimana, per cui decidemmo di aprire martedì e giovedì dalle 18 alle 21. Dopo otto anni siamo ancora fermi a questa fase di start-up.

Dopo poche settimane dall’apertura, l’Ospedale S. Raffaele di Milano ci coinvolge in uno studio sull’esecuzione di test di screening a risposta rapida su HCV (epatite C).
Di li a poco verranno aggiunti anche i test per sifilide.

Alla scadenza della convenzione lato USL, dopo vari solleciti per un incontro teso a rinnovo ovviamente, per tutta risposta ci arriva una mail con la convenzione già rinnovata, in peior, e già firmata dalla dott.ssa Gibertoni allora direttrice generale dell’Azienda Sanitaria di Bologna. La convenzione passa da 4 anni a uno, si mette così una pietra tombale sulle reali possibilità di sviluppo del BLQ Checkpoint… come se questo non fosse sufficiente, quest’anno (2023) il rinnovo annuale della convenzione ha subito un ritardo di ben sei mesi. Per cui siamo nelle condizioni di ipotizzare programmi di sviluppo senza la collaborazione di USL, che manco risponde alle mail e si fa negare al telefono, della durata massima di 12 mesi, quest’anno ridotti a sei.

Poi si chiedono perché chiudere.

Per riprendere l’esempio del Checkpoint di Barcellona, i cui abitanti sono più o meno come quelli della nostra regione, quel centro è aperto 12 ore al giorno, il personale interno riceve uno stipendio, hanno comunque decine di giovani volontari che promuovono il servizio nelle discoteche, ai Pride e così via. Il centro distribuisce la PrEP gratuitamente mentre noi dovremo impazzire. Un centro che ha aperto 17 anni fa in puro volontariato, che oggi offre un’opportunità di lavoro e segue oltre 2.000 persone. Questo significa sviluppo.

A Bologna invece da alcuni anni ci dobbiamo pagare i test per sifilide per motivi burocratici ma mai confermati ufficialmente, non abbiamo contezza di chi sia il nostro medico di riferimento perché dal giorno in cui la dott.ssa Venturi è andata in pensione semplicemente questo passaggio è saltato, siamo stati spostati dal Dipartimento cure primarie a quello di salute mentale senza alcuna spiegazione. Chissà, forse qualcuno ha ipotizzato che i gay possano avere problemi in tal senso. A ben vedere siamo riusciti ad andare avanti in questi ultimi 4 anni solo grazie all’appoggio della Responsabile infermieristica che ci segue, anche meglio di un medico, dott.ssa Assueri.

Va da sé che Plus non ha alcun preconcetto ideologico, pertanto a fronte di un impegno serio della Pubblica Amministrazione e dell’Azienda Sanitaria nello specifico, un impegno che vada nella direzione logica che ha portato il Sindaco Lepore a firmare il protocollo Fast Track City e che, quindi, metta il BLQ Checkpoint nelle condizioni di uscire dalla fase di start-up e dare un serio contributo al raggiungimento degli obiettivi di UNAids prima del 2030, non abbiamo nessun problema a fare marcia indietro.

Ma al momento resta in essere la decisione di chiudere il BLQ Checkpoint a partire dal 1 luglio 2023. Di seguito il comunicato stampa.

Sandro Mattioli
Plus aps
Presidente.

Riprendono le domeniche di approfondimento “E tu che ne vuoi sapere?” tratto dalla frase che un clinico ci disse durante una conferenza.
Secondo noi, invece, restare nell’ignoranza fa bene solo alle infezioni mentre l’empowerment delle persone che vivono con HIV aiuta a combattere efficacemente la sua azione.

Ci vediamo domenica 12 marzo alle ore 18 presso la sede di Plus in via S. Carlo 42C a Bologna e parleremo delle novità dalla conferenza CROI 2023.

La conferenza CROI (conference on retroviruses & opportunistic infections) è forse la più importante conferenza al mondo e si tiene, manco a dirlo, negli USA. La conferenza di quest’anno si è tenuta a Seattle (WA) dal 19 al 22 febbraio. Nella sezione “Articoli” potete leggere le relazioni del Presidente dell’Associazione.

Bene, cominciano le danze.

La 30sima conferenza su retrovirus e infezioni opportunistiche (CROI), quest’anno si tiene a Seattle nello stato di Washington, famosissima per lo space needle che in Man in Black diventa l’astronave di non so quale bacarozzo gigante, per Grey’s Anatomy e per la più importante conferenza del mondo sul tema dell’HIV e dintorni. Un po’ se la raccontano da soli gli statunitensi, un po’ gli viene data corda perché buona parte del mondo aspetta il CROI per presentare le proprie ricerche… ad ogni modo è importante.

Per arrivare a Seattle da Bologna sono necessarie numerose ore di volo, ma soprattutto disorientano le 9 ore di fuso orario rispetto all’Italia. Devo dire che mi fa piacere che anche colleghi molto più giovani di me hanno il ciclo circadiano completamente scombinato.

È la prima conferenza in presenza in epoca covid, per cui sono tutti sul chi vive e la mascherina è obbligatoria sempre tranne per gli oratori e se mangi nelle aree appositamente create… per bere invece la mascherina va tenuta.

La conferenza si tiene nel nuovo acquisto del centro congressi di Seattle: il “Summit”, terminato appena in tempo per l’occasione. Occasione colta dai negazionisti per protestare davanti all’ingresso della conferenza “basta coi crimini della medicina”. È in questi casi che la mia naturale propensione ad approvare chi protesta in pubblico viene sostituita da un intenso desiderio di possedere una mitraglietta Uzi e fare spazio. Poi li guardo e mi risulta evidente che la merda, che soffoca quel poco di cervello che è rimasto, è difficile da scansare quando i ragionamenti sono privi di una qualunque base scientifica. Li saluto e mentalmente auguro loro una diagnosi tardiva così da poter scegliere se morire o rivedere alcune posizioni ideologiche.

La novità di quest’anno è l’aggiunta di un pezzo nuovo al programma: Social and Behavioral Science, vedremo come in concreto verrà inserita nel programma. Ho anche notato la presenza di una “Community Liaison Subcommittee” molto attiva rispetto agli anni precedenti, almeno per la mia esperienza. Il ruolo della community liaison è quello di fornire feedback all’organizzazione sui contenuti del programma con particolare attenzione agli argomenti scientifici di interesse per la comunità colpita da HIV/AIDS. Questa è la definizione ufficiale. Che cavolo voglia dire non lo so davvero, mi fa tanto dottori dei poveri, tuttavia è un primo passo importante. Proverò a parlare con qualcuno della Liaison per capire meglio. Ad ogni modo soprattutto nel pre-conference sono stai molto attivi con riunioni online, comunicazioni via mail, informazioni, ecc.

I lavori presentati dai ricercatori sono, come sempre, importanti.

1.609 gli abstract inviati
1.005 quelli accettati, di cui 152 sugli MSM. Lo sottolineo perché in Italia è forte la sensazione che di MSM si sia già parlato abbastanza.

Questa mattina sono incominciati i corsi precongressuali. Il più interessante dei quali, a mio avviso, è il Workshop For New Investigators and Trainees, perché è stato pensato per spiegare gli aspetti fondamentali di HIV ma realizzato spiegando lo stato dell’arte della ricerca. Non per caso lo stato dell’arte è stato spiegato da alcuni fra i principali ricercatori statunitensi fra cui l’italiano Guido Silvestri, una delle tante belle teste che l’Italia non si è saputa tenere stretta.

Lo stato dell’arte è stato spiegato con ben sei relazioni, io ve ne racconterò solo alcune che ritengo diano comunque il quadro della situazione.

Sandro Mattioli
Plus aps

Dopo un lungo percorso con le istituzioni bolognesi, purtroppo temporaneamente interrotto dal dannato covid, il percorso di Fast Track City è ripreso grazie al sostegno del Sindaco Matteo Lepore, al lavoro dell’Assessore alla Salute del Comune di Bologna Luca Rizzo Nervo, nonché all’attenzione posta dai dirigenti Iapac/Fast Track Cities con i quali siamo sempre stati in contatto, il vice-presidente di Iapac Bertand Audoin, e, soprattutto, Tanja Dittfeld che dirige Fast Track City Europe e che ha contribuito in modo incisivo al raggiungimento dell’obiettivo e che ha firmato insieme al Sindaco il documento di adesione, proprio nella giornata topica del 1 dicembre 2022, giornata mondiale per lotta contro HIV/AIDS.

Un obiettivo che, in realtà, è un punto di partenza. Ora comincia il vero lavoro. Il Sindaco e l’Assessore si sono assunti la responsabilità di portare la città di Bologna a raggiungere gli obiettivi di UNAids, i tre 95 (95% delle persone con HIV diagnosticate, 95% in terapia, 95% con viremia non rilevabile) prima del 2030. Ma il protocollo pone l’accento anche sul tema delle infezioni a trasmissione sessuale, su epatite C, il loro monitoraggio, trattamento e cura, stigma e discriminazione. Tutti temi sui quali anche a Bologna abbiamo spazi di miglioramento.

Sono obiettivi ambiziosi per raggiungere i quali il lavoro sarà molto impegnativo.

Bologna ha già posto in essere diversi strumenti utili a limitare le nuove infezioni. Penso alle unità di strada e agli interventi di riduzione del danno svolti da più servizi, al buon lavoro fin qui svolto dal Sant’Orsola con i suoi ambulatori HIVMTSPrEP, dal Centro C.A.S.A. e dal numero verde aids gestiti dall’Azienda Sanitaria.

Ma soprattutto penso al lavoro che da anni facciamo come Plus sul tema della prevenzione con i servizi BLQ Checkpoint e, più di recente, con il PrEP-Point.

Servizi che sono decisamente sottostimati, siamo aperti solo 6 ore a settimana, e che devono assolutamente essere implementati se vogliamo dare al progetto Fast Track l’impulso decisivo per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Anche grazie all’apporto di Plus in una logica di sussidiarietà orizzontale, Bologna è l’unica città della Regione che può vantare un numero di diagnosi tardive visibilmente al di sotto della media regionale, ma è evidente che non basta. Le diagnosi tardive ci segnalano quanto lavoro c’è da fare sulla promozione dei test e anche la presenza di un sommerso importante. Due problemi che vanno assolutamente risolti se davvero vogliamo raggiungere gli obiettivi prefissati.

Sandro Mattioli
Plus aps

 

La Conferenza Mondiale AIDS di Montreal è iniziata col botto. Come disse Hillary Clinton – “non sarebbe una conferenza senza proteste”. Anche il civile e pacifico Canada mostra parecchie lacune e nessuno sembra intenzionato a soprassedere, giustamente. Io stesso, che pur vengo da un Paese di cui il Canada si fida, ho dovuto produrre un cospicuo numero di documenti sulla mia salute, sul covid, dichiarazioni giurate sul motivo della richiesta di entrare in Canada, Visa, assicurazione, ecc. ma sono riuscito a entrare. Purtroppo molti attivisti e attiviste soprattutto di income countries e perfino personale di IAS, non hanno ottenuto il visto d’ingresso, ma hanno ottenuto accuse di razzismo al Governo canadese nei confronti del quale pressoché tutti gli speaker dell’inaugurazione hanno speso parole molto dure.

Giustamente dure. Nessun esponente del Governo si è presentato ad accogliere i delegati, il Ministro dell’economia (se ben ricordo) ha dato forfait all’ultimo.

In compenso la sessione inaugurale è iniziata con una cerimonia di purificazione e con la benedizione di un’anziana Mohawk che, finito il cerimoniale, nel suo intervento non ha lesinato accuse nei confronti della cultura che ha accettato e nascosto lo sterminio di centinaia di bambini della sua nazione dati in custodia a una nota organizzazione religiosa.

Anche nei prossimi giorni ci saranno sessioni dedicate a come le nazioni indigene si rapportano ad HIV/AIDS e a come siano state ulteriormente emarginate.

L’idea di un Canada accogliente anche nei confronti dei nativi americani si sta sgretolando ora dopo ora e si fa strada l’idea che anche nel civile Canada le diseguaglianze siano importanti.

“Inequalities” (disuguaglianze) è senza dubbio la parola che emerge in questa giornata congressuale.

Disuguaglianze che ovviamente ci sono sempre state, forse un poco meno forti grazie al lavoro costante delle attiviste e degli attivisti, del fondo globale, di interventi mirati e accordi penso alla produzione in loco dei farmaci. Le cose sono radicalmente peggiorate per molte ragioni che molto hanno a che vedere con la guerra in Ucraina e con il covid che hanno assorbito ingenti quantità di denaro a discapito di un approccio globale alla salute. Infatti il fondo mondiale per l’Aids dichiara di aver ricevuto oltre un miliardo di dollari in meno. Una somma consistente che avrà pesanti ricadute proprio su quei Paesi i cui attivisti qui a Montreal si sono già fatti sentire interrompendo la sessione inaugurale con una protesta rumorosa, con cartelli e slogan tesi a ricordare che l’HIV non è ancora finito. Non ci stanno a morire di Aids e occupano il palco perché la voce delle persone con HIV, e non solo quella dei medici, deve essere presente sul palco della Conferenza. E così salta fuori che in Africa è cresciuto il numero delle nuove diagnosi soprattutto donne giovani spesso vittime di violenze. Ma c’è una nuova epidemia e quando questo accade gli Stati diventano egoisti e l’approccio globale nella lotta contro HIV, se mai è esistito veramente, sta sparendo.

Vengo a sapere dello stupore di alcuni giovani medici italiani arrivati a Montreal, forse con la piena, per queste proteste folkloristiche e non posso fare a meno di ripensare alla nostra piccola e silenziosa protesta a Icar di Milano, abbiamo issato un banner in fondo alla sala, in silenzio, mentre parlava il vescovo. E siamo stati identificati dalla polizia.

Piccola nota personale.

La conferenza mondiale Aids è per me fonte di carica, di ispirazione, di energia. È un modo per riprendere fiato, spazio e ragione dalla pochezza culturale, politica e spesso anche associativa dell’Italia. Rivedere la mia vera comunità, quella degli attivisti e delle attiviste internazionali, quelli che si sparano decine di migliaia di chilometri per esserci, fare gruppo, fare community, scambiare idee e best practices. Quelli che nel cuore e nella mente hanno l’attivismo, la fine dell’HIV, la fine delle discriminazioni, quelli che lottano davvero per un mondo migliore e magari credono ancora un po’ negli ideali di Denver. Spero che sia così anche per Salvio che ringrazio per essere venuto a rappresentare Plus.

Dopo due anni di conferenze online finalmente ci siamo. Cazzo quanto mi siete mancate attiviste africane e community, famiglia di tutto il mondo.

Sandro Mattioli
Plus aps

Sono ormai 2 anni che, a causa della pandemia covid-19, siamo stati impossibilitati a programmare il nostro solito corso annuale per diventare volontari del Blq Checkpoint. Adesso, dato il miglioramento della situazione pandemica, abbiamo davvero voglia di conoscere nuove persone pronte a trascorrere un pò del loro tempo insieme a noi con questo nuovo corso di formazione.
Al termine di ogni lezione sarà possibile pranzare.

Le ore d’aula* nella sede di Plus, via San Carlo 42c a Bologna, sono aperte a chiunque voglia approfondire gli argomenti trattati, quindi anche se non vuoi fare il volontario ma ti interessano i temi, sei libero di entrare ed ascoltare. Invece la parte residenziale del corso è riservata a chi vuole fare il volontario.

Il Corso inizierà sabato 26 marzo 2022 e terminerà con le giornate di laboratorio residenziale nel week end del 13-15  maggio 2022 per un totale di 46 ore fra aula e laboratorio.

*In base al numero dei partecipanti, le ore in aula potrebbero essere svolte in via Sant’ Isaia 94/a presso le aule di docenza dell’AUSL

Per partecipare è necessario inviare una mail a
info@plus-aps.it indicando:
nome e cognome
numero cellulare

 
 
 Programma e presentazioni in PDF
Sabato 26 marzoGiulio Maria Corbelli
Chemsex e PrEP: consumo di sostanze, rischi dipendenza, riduzione del danno.
Sabato 2 aprileMarco Borderi
HIV e AIDS: trasmissione, terapia antiretrovirale, nuovi farmaci 
Sabato 9 aprileLorenzo Badia
Epatiti e IST: cause, sintomi, test diagnostici, coinfezioni. 
Sabato 23 aprileSandro Mattioli
Il BLQ Checkpoint: come funziona, gestionale costi, rapporti con le istituzioni.Rita Masina
Esecuzione dei test: decreto 17 marzo 2021, metodologia ed esecuzione dei test.
Sabato 7 maggioStefano Pieralli
Relazione d’aiuto: empatia, sospensione del giudizio, consapevolezza.

#HIVisible – 2gether, Giornata Mondiale AIDS 2020

LA STORIA DELL’HIV LA RACCONTANO I NOSTRI CORPI

1° dicembre #HIVISIBLE

Nella giornata mondiale per la Lotta all’AIDS, PLUS aps, PLUS Roma e Conigli Bianchi rilanciano l’appello di Paula Lovely, altrimenti conosciuta come Paolo Gorgoni, a tutte le persone che vivono con HIV: oltre alla mascherina, quest’anno mettiamoci la faccia, rendiamoci collettivamente #HIVISIBLE, attraverso un flashmob.

In un momento di crisi sanitaria ed economica globale senza precedenti come quello che stiamo vivendo, le persone che vivono con HIV non possono permettersi di restare invisibili. Per chiedere la continuità dei servizi sanitari, rispondere allo stigma quotidiano e diffondere sieroconsapevolezza, le singole storie non bastano, oggi serve la visibilità di una intera comunità.

Se vivi con HIV e credi che ogni coming out possa ispirarne altri, questo 1° dicembre scendi in piazza con noi. Contribuisci a dare vita a una presa di coscienza transnazionale e a ricordare al mondo che le persone sieropositive esistono. Noi esistiamo. Esistono i nostri corpi fieropositivi, i nostri bisogni, i nostri desideri, la nostra bellezza e la nostra potenza.

Se avevi già pensato di parlare della tua sieropositività e non l’hai ancora fatto, questa potrebbe essere l’occasione giusta. Per partecipare al flashmob serve soltanto:

– vivere con HIV
– tessuto rosso
– mascherine e distanziamento

Scrivi a info@plus-aps.it per aderire a #HIVISIBLE.

Se sei una persona sierocoinvolta ma non positiva, puoi supportare #HIVISIBLE in moltissimi modi:

– con foto e video in diretta dalla piazza (#HIVISIBLE)
– coinvolgendo amici/amiche e alleati/alleate
– aiutandoci a diffondere la comunicazione sui social
– amplificando la voce troppo spesso silenziata delle persone sieropositive.

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Plus aps, Persone LGBT+ sieropositive, nasce con l’intento di far sì che le persone LGBT+ sieropositive siano tutelate sia come persone LGBT+ che come persone sieropositive, in un contesto in cui la formazione e l’informazione scientifica viene promossa e portata avanti in un clima paritario, da professionisti, operatori e volontari che condividono lo stesso background sociale ed esperienziale degli utenti. 

Conigli Bianchi: un gruppo di attivist*, performers, fumettist*, illustratori e illustratrici, cantanti, attori e attrici che hanno deciso di unire le forze per aprire un discorso pubblico sul tema più misconosciuto del pianeta.
“Sogniamo di fare una rivoluzione parlando di sangue ma senza spargerlo. Vogliamo rompere il silenzio che circonda HIV, divulgare informazioni aggiornate e combattere lo stigma che circonda le persone che vivono con HIV.”

Paula Lovely (@Paula_Lovely_Gorgeous) è una dragtivista che lotta per restituire centralità ai corpi sieropositivi. Dal 2018 ha ideato un percorso politico e performativo di autodeterminazione e racconto di sé che definisce “una PornoRivoluzione Fieropositiva”. Crede che i movimenti di liberazione nati da creazioni individuali possano crescere, esprimersi e guadagnare di senso solo quando si trasformano e ramificano, solo quando permettono ad altrettante voci e racconti di venire alla luce.

# HIVISIBLE è l’occasione di performare 2gether. Non si tratta di un atto solitario, ma dell’evoluzione in senso collettivo di un lavoro preesistente. L’episodio zero, +Gl0ry+, è un atto sacrificale in cui un corpo drag e sieropositivo viene ri-sessualizzato in una performance che mescola le formule cattoliche dell’eucaristia all’utilizzo di un Gl0ry h0le. L’episodio 1, b1oom, racconta invece di una trasformazione irreversibile: al decimo anno dalla diagnosi di HIV, passando per il dolore fisico dell’ago, col sangue innocente in vista, b1oom rappresenta la scelta di fiorire.2gether, l’episodio 2, è la celebrazione della gloria e della forza che risultano dall’unione.

Firme:

Altre associazioni, gruppi, collettivi

Arcigay Ferrara, Gli Occhiali D’Oro
A.S.A. onlus
B-Side Pride
BogaSport
Cassero LGBTI+ Center
Coming-Aut LGBTI+ Community Center Aps
Gruppo Trans aps
IAM – Intersectionalities And More
IDA – Iniziativa Donne AIDS
Komos – Coro LGBT Bologna
Laboratorio Smaschieramenti
La MALA Education, collettivo
LILA Bologna
MIT, Movimento Identità Transessuale
NPS Italia onlus
Omphalos LGBTI, Perugia
Red Bologna aps
Rete Genitori Rainbow

Singole:

Vanni Piccolo
Cesare Di Feliciantonio, Manchester Metropolitan University
Massimo Cernuschi, ASA Milano
Daniele Calzavara, Milano Checkpoint
Margherita Errico, Nps Check Point Napoli
Fabio Gamberini
Rita Masina, Infermiera Policlinico S. Orsola-Malpighi
Natale Schettini, medico
Giovanni Guaraldi, medico
Marco Canova, medico
Filippo von Schloesser, Nadir
Giorgio Barbareschi, EATG, LILA Piemonte
Rosaria Iardino, Fondazione The Bridge
Sara Iuculano, studentessa
Francesco Lepore, giornalista

Ti siamo mancati? Son mesi che non fai un test HIV? È il momento di ripartire: dal 1° giugno al BLQ Checkpoint puoi fare test rapidi per HIV, HCV e sifilide in piena sicurezza.

Dopo quasi tre mesi di chiusura dovuti all’emergenza COVID-19, riapre il BLQ Checkpoint, il servizio extra-ospedaliero gestito da Plus, persone LGBT+ sieropositive, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria di Bologna per offrire test HIV, HCV e sifilide sito in via San Carlo 42/C a Bologna.

Il servizio riparte con una apertura straordinaria lunedì 1° giugno per poi riprendere il normale servizio tutti i martedì e giovedì feriali, sempre dalle 18 alle 21. Per effettuare il test, occorre prenotare inviando una email a prenota@blqcheckpoint.it.

Per contenere il rischio di trasmissione per il coronavirus, abbiamo posto in essere numerosi accorgimenti, fra cui pulizie e disinfezione generale periodica, e una diversa procedura di accesso ma sarà comunque possibile effettuare test e counselling nella maniera più simile al servizio originale.

Ecco le indicazioni per accedere al servizio:

Accedi da solo

La presenza di un accompagnatore è autorizzata solo per i minorenni, le persone non autosufficienti e chi necessita di mediazione linguistica.

Mascherina sempre e in maniera corretta

Non togliere mai la mascherina e fai attenzione a indossarla correttamente in modo che ti copra sia il naso, sia la bocca.

Mantieni le distanze

Rispetta le distanze interpersonali anche all’interno del Checkpoint.

Rispondi alle domande sul tuo stato di salute

All’entrata un operatore sanitario o un volontario debitamente formato, potrebbe chiederti alcune informazioni sul tuo stato di salute e misurarti la temperatura.

Igienizza le mani con il gel idroalcolico

Non indossare i guanti e igienizza le mani sia all’entrata, sia all’uscita del centro e ogni volta che tocchi una superficie comune (esempio maniglia del bagno).

Rispetta l’orario

Rimani nel centro il tempo necessario per usufruire della prestazione, per cui non arrivare né con troppo anticipo né in ritardo, per non sovrapporti ai turni degli altri utenti.