Colpito dall’onda lunga di Trump e dal disinteresse delle istituzioni locali, il PrEP Point di Plus APS rischia di chiudere.
In un contesto globale e nazionale che ha visto un generale disinvestimento nel contrasto all’HIV, eccellenze italiane come Plus APS si scontrano con una drastica riduzione dei fondi privati, da cui dipende la loro esistenza. Le istituzioni locali non solo non stanno fornendo alcun supporto concreto per garantire la sopravvivenza di un presidio territoriale che si è dimostrato cruciale nella prevenzione dell’HIV, ma sembrano andare verso una progressiva restrizione dell’accesso ai servizi di sanità pubblica. Un trend tutt’altro che in linea con le politiche di una regione storicamente di sinistra.
Di fronte a questo scenario, PLUS APS, con il supporto di Rivolta Pride, convoca un presidio pubblico: martedì 18 novembre 2025, alle ore 11:00, a Bologna – Viale Aldo Moro 50, davanti alla sede dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna.
Tra le rivendicazioni portate in presidio, la più urgente è la richiesta di supporto immediato per il PrEP Point, a rischio chiusura per mancanza fondi. Plus APS da anni chiede alla Regione Emilia-Romagna un riconoscimento istituzionale, politico ed economico del lavoro svolto come PrEP Point. A oggi, nonostante le interlocuzioni e gli appelli, tutto è rimasto silente. L’inerzia della Regione stride con la realtà dei fatti: mentre l’unico servizio pubblico di riferimento, quello dell’Ospedale S. Orsola, conta circa 600 persone in PrEP e ha liste d’attesa fino a marzo 2026, il PrEP Point di Plus segue circa 175 utenti, coprendo a proprie spese circa il 30% dell’utenza complessiva del territorio bolognese, per tacere del fatto che grazie al metodo d’intervento community based, il PrEP Point riesce a seguire anche persone che vivono in altre città della regione e che, verosimilmente, senza di noi non andrebbero in ospedale.
La profilassi pre-esposizione (PrEP) è uno strumento fondamentale nel contrasto all’HIV. La chiusura del PrEP Point sarebbe un passo indietro gravissimo per la sanità della Regione.
Chiediamo alla Regione di assumersi le proprie responsabilità e di garantire:
Il riconoscimento politico, normativo ed economico del PrEP Point e dei centri di comunità
La piena integrazione di tali servizi nel sistema sanitario regionale
La continuità e l’accessibilità universale ai farmaci di prevenzione, inclusa la PrEP
La concreta attuazione del protocollo Fast Track Cities siglato a Bologna nel 2022.
Nel luglio del 2012 FDA, ente di controllo dei farmaci negli USA, approvò l’utilizzo della PrEP ossia la profilassi pre-esposizione la pillola che previene HIV. Una pillola al giorno o al bisogno e il contagio non avviene. Uno strumento incredibile per dare una spallata ad HIV, alle nuove diagnosi, alle diagnosi tardive che in Emilia-Romagna stazionano al 60%.
Noi di Plus abbiamo incominciato a diffondere la notizia, a interessare la gente e, soprattutto i medici, alla PrEP. Nel 2013 e nel 2015 abbiamo presentato due ricerche. Nel 2017 uno studio regionale, all’inizio del 2017 abbiamo attivato un sito internet con tutte le info del caso. Finalmente AIFA a fine 2017 approva anche in Italia l’utilizzo del farmaco per la PrEP.
È un disastro.
Il farmaco si vende a pagamento, 60€ per 30 pillole e, ovviamente, inizia il “mercato nero”. La PrEP si acquista online (anche se illegale), c’è chi va in India (dove si fabbrica il farmaco generico) e la compra li a prezzi più bassi. Pochissimi farmacisti sono informati e i più mandano i pazienti in farmaci ospedaliera con buona pace delle indicazioni di AIFA per la vendibilità nelle farmacie private. La maggior parte dei pochi utenti PrEP è disorientata e gli attivisti di Plus passano le giornate a spiegare come ovviare alla situazione, arriveremo a dare ai pazienti il codice del farmaco generico per avere una possibilità in più di ottenere la terapia in farmacia. Solo lo specialista in infettivologia può prescriverla, alcune Regioni (per fortuna non la nostra) applicano ticket su queste visite e sui test di controllo, rendendo la PrEP ancora più di classe.
Marzo 2018 apriamo il primo servizio italiano community-based sulla PrEP, il PrEP Point. Grazie all’aiuto del dott. Badia, infettivologo al S. Orsola, riusciamo a proporre la PrEP alle persone MsM e trans ad alto rischio di contagio da HIV, in un luogo accogliente, con counsellor fra pari.
Iniziamo col botto 70 richieste, poi 100, 150, 190.
Facciamo test per HIV, HCV, HbsAg, sifilide, CT, NG, creatinina, in linea con le linee guida nazionali, combattendo contro l’atteggiamento di sufficienza di buona parte del sistema sanitario. Solo quando in Commissione Regionale AIDS qualcuno fa presente che l’area vasta di Bologna è l’unica che ha un livello di diagnosi tardive dimezzato rispetto al resto dei capoluoghi di provincia, qualcuno si accorge di noi.
Il PrEP Point non riceve altri fondi se non da quelli che dovrebbero essere il male assoluto: big Pharma. Nessun altro, nessun ente pubblico, non il Comune che, del resto, non ha mai fondi a bilancio per queste cose, non Azienda sanitaria; in effetti abbiamo iniziato senza un supporto normativo, senza una convenzione, senza un supporto economico da parte della Regione.
Forse abbiamo sbagliato.
Forse avremmo dovuto aspettare e far capire alla sanità regionale che il metodo community-based applicato alla PrEP salva delle vite. E forse spiegarlo anche a quella parte di clinici, infermieri, farmacisti che pensano che siano soldi buttati, che c’è il condom che costa meno, o che, dopo tutto siamo noi froci i problema. Ma, dopo 6 anni di attesa del farmaco in Italia, aspettare ancora avrebbe significato altre diagnosi di HIV. Guardare negli occhi quei ragazzi, dire loro che ci sono due barrette rosse, che il test è reattivo quando in realtà abbiamo uno strumento per limitare se non fermare tutto.
Anche no.
Non penso che abbiamo sbagliato. Abbiamo osato. Un’avventura che siamo stati in grado di portare avanti senza gravare sul sistema sanitario. Avanti nonostante gli ostacoli che AIFA prima e la Regione dopo stanno ponendo alla diffusione di questo efficace strumento di prevenzione.
Quest’anno la raccolta fondi di Plus è andata male.
ViiV ci ha negato i fondi, Gilead ci ha dato una mano ma purtroppo meno degli anni precedenti, enti e fondazioni, chiesa Valdese, ecc. non pervenute. Facciamo del nostro meglio per continuare, ma stiamo per mandare in bancarotta l’associazione. Gli utenti ci sono vicini, in diversi hanno cercato di contribuire, ma non è un servizio che può gravare così tanto sui pazienti, non siamo negli USA dopo tutto e abbiamo lottato perché la pillola che previene HIV non fosse una terapia di classe ma di tutti coloro che ne hanno necessità. Tuttavia ad oggi ancora non abbiamo un qualunque appoggio normativo regionale di riferimento, non abbiamo una convenzione, né dei fondi pubblici che possano almeno tenerci a galla in casi come questo.
Sheena McCormack (la “mamma” della PrEP in UK) supporta la nostra protesta
La sanità regionale, in particolare i tecnici, ha uno sguardo burocratico e prevenuto, si insomma remano contro, non fanno girare le informazioni e la politica si è insediata da poco e da l’impressione di non avere le idee chiare ipotesi supportata dal fatto che anche gli ambulatori PrEP dei maggiori centri clinici sono al collasso per ragioni economiche. Ragioni comprensibili ovviamente stante il brutto momento del bilancio regionale, ma io vi chiedo: cosa è meglio? Investire in un programma che funziona, in un farmaco che costa 12€ a scatola, o rischiare di aumentare le nuove diagnosi (che stavano finalmente scendendo) e spendere in media 500€ al mese? L’assemblea dell’associazione ha deciso di continuare, di fatto abbiamo dovuto peggiorare il servizio erogando test di controllo per le batteriche a 6 mesi, mentre prima era ogni 3 mesi e già così oltre il 3% del campione riceveva una diagnosi di IST in un altro centro/ambulatorio.
Se nemmeno una Regione storicamente di sinistra capisce che la prevenzione è un investimento per un futuro migliore, allora siamo veramente nei guai.
Grazie alla disponibilità dell’Azienda Sanitaria, anche nel 2025 si terrà il corso di formazione per i volontari del BLQ Checkpoint, nonché di Plus e del PrEP Point.
L’iscrizione è obbligatoria. Il corso inizierà il 11 ottobre 2025 e terminerà nel week end del 21-23 novembre con il consueto laboratorio residenziale.
Per partecipare è necessario inviare una mail a: info@plus-aps.it indicando: nome e cognome numero di cellulare
Attenzione: quest’anno le ore d’aula si terranno sia presso la Casa di Comunità Porto-Saragozza in via Sant’Isaia 94a, Bologna, sia presso la sede di Plus in via San Carlo 42c a Bologna.
Le ore d’aula sono aperte a chiunque voglia approfondire gli argomenti trattati, quindi anche se non vuoi fare il volontario ma ti interessano i temi, sei libero di entrare ed ascoltare. Invece la parte residenziale del corso si terrà presso Ca’ Vecchia, via Maranina 9 Sasso Marconi (BO) ed è riservata a chi vuole fare il volontario o la volontaria.
Il limite massimo di iscrizioni per ogni sessione è di 20 persone. Il corso è gratis. L’organizzazione tecnica è a cura dell’Azienda Sanitaria di Bologna che ne effettua anche la certificazione. Per cui se qualcuno fanno comodo alcuni crediti formativi, si faccia avanti e li richieda. Maggiori informazioni vi saranno fornite dalla responsabile, dott.ssa Valeria Gentilini, all’inizio del corso.
Ecco la bozza di programma. Le eventuali variazioni verranno effettuate su questa pagina del sito di Plus. Restate connessi:
Grazie alla disponibilità dell’Azienda Sanitaria, anche nel 2024 si terrà il corso di formazione per i volontari del BLQ Checkpoint, nonché di Plus e del PrEP Point.
Il corso inizierà il 28 settembre 2024 e terminerà nel week end del 8-10 novembre con il consueto laboratorio residenziale. L’iscrizione è obbligatoria.
Per partecipare è necessario inviare una mail a: info@plus-aps.it indicando: nome e cognome numero di cellulare
Salvo diversa indicazione, le ore d’aula si terranno presso la Casa della Salute Porto-Saragozza in via Sant’Isaia 94a, Bologna.
Le ore d’aula nella Casa della Salute Porto-Saragozza, sono aperte a chiunque voglia approfondire gli argomenti trattati, quindi anche se non vuoi fare il volontario ma ti interessano i temi, sei libero di entrare ed ascoltare. Invece la parte residenziale del corso – che si terrà in una sede da definire – è riservata a chi vuole fare il volontario.
Il limite massimo di iscrizioni per ogni sessione è di 20 persone. Il corso è gratis. L’organizzazione tecnica è a cura dell’Azienda Sanitaria di Bologna che ne effettua anche la certificazione. Per cui se qualcuno fanno comodo alcuni crediti formativi, si faccia avanti e li richieda. Maggiori informazioni vi saranno fornite dalla responsabile, dott.ssa Valeria Gentilini, all’inizio del corso.
Ecco la bozza di programma. Le eventuali variazioni verranno effettuate su questa pagina del sito di Plus. Restate connessi:
“A partire dal 1° luglio, gli strumenti per le raccolte fondi di Meta non saranno più disponibili nella tua zona…”
Con questa secca comunicazione Facebook e Meta (un bel nome da sostanza stupefacente) ci informano che non sarà più possibile organizzare raccolta fondi per la nostra associazione di volontariato.
Da sempre quando un’impresa piena di soldi scrive cose del genere, mi viene spontaneo immaginare un contrappasso. In questo caso non ci vuole davvero molto immaginazione se consideriamo che Facebook è più vicina al tracollo che alla fase di lancio. Ormai è schifata dai giovani che, a torto o a ragione, preferiscono social dove si scrive poco o niente, dove le immagini sono predominanti e i video durano pochi secondi (poi qualcuno si chiede il perché di certe scelte superficiali o della scarsa capacità di analisi).
Le associazioni del Terzo Settore in Italia sono pressoché abbandonate a sé stesse stante che ricevono pochi o nessun finanziamento pubblico, se accade per lo più parliamo di fondi appena sufficienti per resta a galla.
Per fare un esempio la città di Berlino ha deciso di investire un milione di euro in tre anni per la start-up del suo BLN Checkpoint. Berlino è una sorta di città stato con una popolazione paragonabile a quella della regione Emilia-Romagna che per il BLQ Checkpoint ha deciso di investire 50.000 euro all’anno, che arrivano pure in ritardo di solito… all’associazione ne arrivano 35.000 per l’esattezza, con i quali dobbiamo pagare le bollette in particolare luce e gas che raddoppiano ogni anno, inclusa la TARI che il Comune non ci ha mai abbonato nonostante il centro svolga de facto un servizio pubblico. Da qualche anno in qua, con quei fondi ci dobbiamo pure pagare i test per sifilide perché USL ha semplicemente deciso di smettere di acquistarli adducendo ridicole motivazioni su test utilizzati da metà dei checkpoint europei. A questa spesa si aggiungono i materiali sanitari anche di consumo, i test che utilizziamo per il PrEP Point, ecc. per un totale di 70.000€ che Plus deve trovare per altre vie e altri porti…. questo solo per darvi un’idea di cosa significa tenere aperto un servizio “pubblico” per un’associazione. Onestamente io sono stupito che il BLQ Checkpoint sia ancora aperto dopo tanti anni e lo è solo grazie al contributo dei volontari che sono sempre disponibili e ai fondi donati da imprese private, senza le quali non sarebbe possibile fare niente. Oggi viene meno anche quel poco che arrivava via Facebook.
Sembra proprio che anche l’ultima commissione di AIFA abbia dato parere favorevole al rimborso della PrEP da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Abbiamo finalmente fatto un passo in avanti con quasi 10 anni di ritardo (!), che vuol dire che tante persone si sono contagiate per l’ignoranza, la burocrazia e la supponenza di questo Paese.
Ci è bastato leggere la grassa ignoranza con cui troppi giornalisti hanno dato la notizia per renderci conto del livello di interesse o, forse, della stupidità. Ad ogni modo la parte tecnica pare abbia finalmente deciso ma, ovviamente, questo non vuol dire che domani mattina troveremo i flaconi gratis in farmacia.
Ora attendiamo la determina, poi la pubblicazione in gazzetta ufficiale. Poi, presumo, un passaggio in conferenza Stato Regioni. Poi ogni Regione dovrà pur deliberare qualcosa per far entrare il farmaco in prontuario o modificarlo, un budget dovrà essere definito e quello del 2023 già è fatto.
È ipotizzabile che qualche Regione opti per passare al 2024?
Resta sulla porta il problema delle prescrizioni solo erogabili dall’infettivologo dopo una visita che, qua e là, si paga. Poi ci sono i test di controllo che, qua e là, si pagano.
Poi ci sono i deliri di onnipotenza di questo o quel primario che decide che nei “suoi” ambulatori “quella roba li” non si prescrive, come del resto già accade.
Ovviamente nessuno sta pensando a coinvolgere i Checkpoint, o più correttamente, i PrEP Point che, dove presenti, potrebbero svolgere un ruolo importante, non sia mai che dei centri community based defraudino un clinico di un qualche potere.
Speriamo almeno che non obblighino le persone in PrEP a recarsi solo presso le farmacie ospedaliere che, per diffusione e orari di apertura, non offrono un servizio paragonabile alle farmacie private.
Inoltre, se proprio deve essere l’infettivologo a prescrivere il farmaco per la PrEP, almeno che sia in fascia A e sulla base di un pianoterapeutico di 12 mesi, così che, nel caso, il farmaco possa essere prescritto anche dal medico di medicina generale.
Nel frattempo, gli italiani acquistano la PrEP online a prezzi competitivi, spesso senza alcun controllo medico, grazie agli ostacoli dei burocrati, agli interessi politici, ecc.
Ma non è tutto, dobbiamo anche aggiungere gli ostacoli piazzati per anni da diversi esponenti del movimento LGBT. Alcuni di maggiore peso, come Giovanni Dall’Orto che nel 2017 pontificò su Pride (evidentemente uno spazio LGBT su cui fare affidamento), o altri decisamente meno influenti ma comunque con un seguito, come il sig. Mangiacapra che dalla Campania da anni tuona contro Plus e contro il sottoscritto più o meno direttamente, per tacere del Cassero che, ancorché circolo LGBT storico bolognese per anni all’avanguardia sul tema diritti, su PrEP ha sempre avuto una posizione guardinga, quando non nettamente contraria, soprattutto nelle precedenti gestioni, con buona pace dell’indiscusso impegno del responsabile salute di Arcigay nazionale. Fa ben sperare la nuova Presidente del Cassero, Camilla Ranauro, che giusto ieri ha annunciato la decisione di AIFA con molto entusiasmo.
In sintesi, non è tutta colpa di Aifa se PrEP in Italia è ancora così controversa, non alla portata di tutti, ecc. Di questo HIV da anni sta ringraziando.
In questo delirio di assurdità ascientifiche, per fortuna molti gay italiani pensano che assumere un farmaco che previene HIV non fa mica schifo! Ormai diverse migliaia di persone in Italia sono in PrEP e i costumi, la mentalità, la cultura stanno pian piano cambiando, anche grazie – lo dico con orgoglio – al lavoro di Plus su PrEP iniziato nel 2013 (bel prima che EMA la autorizzasse).
Oggi si muovono i primi prepster in Italia e, una volta di più, i gay italiani hanno sopravanzato i falsi profeti e cercano e usano tutti gli strumenti che la scienza mette a disposizione con HIV.
Un passo nella giusta direzione. Il lavoro non è finito. Dobbiamo recuperare il ritardo, smettere di considerare le varie forme di prevenzione come alternative una all’altra (vanno usate tutte e poche storie), guardare con fiducia ai passi in avanti della ricerca su PrEP a partire dall’iniezione di Cabotegravir con copertura bimestrale che è già una realtà negli USA.