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ma noi non possiamo farla.

Nel luglio del 2012 FDA, ente di controllo dei farmaci negli USA, approvò l’utilizzo della PrEP ossia la profilassi pre-esposizione la pillola che previene HIV.
Una pillola al giorno o al bisogno e il contagio non avviene. Uno strumento incredibile per dare una spallata ad HIV, alle nuove diagnosi, alle diagnosi tardive che in Emilia-Romagna stazionano al 60%.

Noi di Plus abbiamo incominciato a diffondere la notizia, a interessare la gente e, soprattutto i medici, alla PrEP. Nel 2013 e nel 2015 abbiamo presentato due ricerche. Nel 2017 uno studio regionale, all’inizio del 2017 abbiamo attivato un sito internet con tutte le info del caso.
Finalmente AIFA a fine 2017 approva anche in Italia l’utilizzo del farmaco per la PrEP.

È un disastro.

Il farmaco si vende a pagamento, 60€ per 30 pillole e, ovviamente, inizia il “mercato nero”. La PrEP si acquista online (anche se illegale), c’è chi va in India (dove si fabbrica il farmaco generico) e la compra li a prezzi più bassi.
Pochissimi farmacisti sono informati e i più mandano i pazienti in farmaci ospedaliera con buona pace delle indicazioni di AIFA per la vendibilità nelle farmacie private.
La maggior parte dei pochi utenti PrEP è disorientata e gli attivisti di Plus passano le giornate a spiegare come ovviare alla situazione, arriveremo a dare ai pazienti il codice del farmaco generico per avere una possibilità in più di ottenere la terapia in farmacia. Solo lo specialista in infettivologia può prescriverla, alcune Regioni (per fortuna non la nostra) applicano ticket su queste visite e sui test di controllo, rendendo la PrEP ancora più di classe.

Marzo 2018 apriamo il primo servizio italiano community-based sulla PrEP, il PrEP Point.
Grazie all’aiuto del dott. Badia, infettivologo al S. Orsola, riusciamo a proporre la PrEP alle persone MsM e trans ad alto rischio di contagio da HIV, in un luogo accogliente, con counsellor fra pari.

Iniziamo col botto 70 richieste, poi 100, 150, 190.

Facciamo test per HIV, HCV, HbsAg, sifilide, CT, NG, creatinina, in linea con le linee guida nazionali, combattendo contro l’atteggiamento di sufficienza di buona parte del sistema sanitario. Solo quando in Commissione Regionale AIDS qualcuno fa presente che l’area vasta di Bologna è l’unica che ha un livello di diagnosi tardive dimezzato rispetto al resto dei capoluoghi di provincia, qualcuno si accorge di noi.

Il PrEP Point non riceve altri fondi se non da quelli che dovrebbero essere il male assoluto: big Pharma.
Nessun altro, nessun ente pubblico, non il Comune che, del resto, non ha mai fondi a bilancio per queste cose, non Azienda sanitaria; in effetti abbiamo iniziato senza un supporto normativo, senza una convenzione, senza un supporto economico da parte della Regione.

Forse abbiamo sbagliato.

Forse avremmo dovuto aspettare e far capire alla sanità regionale che il metodo community-based applicato alla PrEP salva delle vite. E forse spiegarlo anche a quella parte di clinici, infermieri, farmacisti che pensano che siano soldi buttati, che c’è il condom che costa meno, o che, dopo tutto siamo noi froci i problema.
Ma, dopo 6 anni di attesa del farmaco in Italia, aspettare ancora avrebbe significato altre diagnosi di HIV. Guardare negli occhi quei ragazzi, dire loro che ci sono due barrette rosse, che il test è reattivo quando in realtà abbiamo uno strumento per limitare se non fermare tutto.

Anche no.

Non penso che abbiamo sbagliato. Abbiamo osato. Un’avventura che siamo stati in grado di portare avanti senza gravare sul sistema sanitario.
Avanti nonostante gli ostacoli che AIFA prima e la Regione dopo stanno ponendo alla diffusione di questo efficace strumento di prevenzione.

Quest’anno la raccolta fondi di Plus è andata male.

ViiV ci ha negato i fondi, Gilead ci ha dato una mano ma purtroppo meno degli anni precedenti, enti e fondazioni, chiesa Valdese, ecc. non pervenute.
Facciamo del nostro meglio per continuare, ma stiamo per mandare in bancarotta l’associazione.
Gli utenti ci sono vicini, in diversi hanno cercato di contribuire, ma non è un servizio che può gravare così tanto sui pazienti, non siamo negli USA dopo tutto e abbiamo lottato perché la pillola che previene HIV non fosse una terapia di classe ma di tutti coloro che ne hanno necessità.
Tuttavia ad oggi ancora non abbiamo un qualunque appoggio normativo regionale di riferimento, non abbiamo una convenzione, né dei fondi pubblici che possano almeno tenerci a galla in casi come questo.

Sheena McCormack (la “mamma” della PrEP in UK) supporta la nostra protesta

La sanità regionale, in particolare i tecnici, ha uno sguardo burocratico e prevenuto, si insomma remano contro, non fanno girare le informazioni e la politica si è insediata da poco e da l’impressione di non avere le idee chiare ipotesi supportata dal fatto che anche gli ambulatori PrEP dei maggiori centri clinici sono al collasso per ragioni economiche.
Ragioni comprensibili ovviamente stante il brutto momento del bilancio regionale, ma io vi chiedo: cosa è meglio? Investire in un programma che funziona, in un farmaco che costa 12€ a scatola, o rischiare di aumentare le nuove diagnosi (che stavano finalmente scendendo) e spendere in media 500€ al mese?
L’assemblea dell’associazione ha deciso di continuare, di fatto abbiamo dovuto peggiorare il servizio erogando test di controllo per le batteriche a 6 mesi, mentre prima era ogni 3 mesi e già così oltre il 3% del campione riceveva una diagnosi di IST in un altro centro/ambulatorio.

Se nemmeno una Regione storicamente di sinistra capisce che la prevenzione è un investimento per un futuro migliore, allora siamo veramente nei guai.

Sandro Mattioli
Plus aps

Il 29 marzo 2024 segna per il BLQ Checkpoint l’inizio della collaborazione con l’architetto Massimo Manfredini per la progettazione del primo ambulatorio ufficiale all’interno del centro. Un passo fondamentale verso il potenziamento dei servizi rivolti alla prevenzione dell’HIV e alla promozione della salute e benessere sessuale.

A più di un anno da quella data, però, i lavori non sono ancora iniziati. A bloccarli, una serie di ostacoli burocratici e istituzionali che si rincorrono tra Regione, AUSL e Comune. Un immobilismo che rischia di compromettere la sostenibilità di un intervento che ha già comportato mesi di studio e investimenti economici da parte di Plus, e che si configura sempre più come un freno all’efficacia di un’azione di salute pubblica sul territorio.

Tra le cause del ritardo, la circolare della Regione Emilia-Romagna che impone agli infettivologi di erogare la PrEP esclusivamente presso i propri ambulatori ospedalieri ha di fatto ignorato l’esperienza pluriennale del PrEP Point, attivo al BLQ Checkpoint dal 2018 in collaborazione con il reparto di Malattie Infettive del Policlinico S. Orsola, che ha seguito 357 persone nel loro percorso di prevenzione.

Anche le verifiche tecniche dell’AUSL di Bologna hanno richiesto tempo per riconoscere la natura specifica del BLQ Checkpoint: non un ambulatorio ospedaliero, ma un centro di comunità, basato sull’ascolto, il counselling e la prevenzione peer-to-peer. Una volta compreso questo elemento distintivo, l’Azienda Sanitaria ha mostrato apertura, con l’augurio che possa diventare un partner attivo nel rilancio del progetto.

Tuttavia, lo stallo continua. Il Comune di Bologna – città firmataria dell’iniziativa Fast Track City – ha fermato l’approvazione del progetto architettonico, che prevedeva un adeguamento non strutturale ma funzionale degli spazi, con soluzioni di arredo (ossia una libreria) conformi ai requisiti igienico-sanitari. Ad oggi, 14 luglio 2025, il BLQ Checkpoint è ancora in attesa di risposte concrete da parte dell’amministrazione e delle forze politiche che si erano impegnate a sostenere il progetto.

Questo immobilismo colpisce non solo direttamente le 357 persone che, senza il supporto del BLQ Checkpoint, avrebbero probabilmente gravato su un sistema sanitario già fragile o eventualmente ricevuto diagnosi tardive di HIV, ma un’intera comunità che in questo spazio troverebbe relazioni di fiducia, un luogo sicuro e non giudicante dove la salute si costruisce in modo partecipato e consapevole.

L’esperienza del BLQ Checkpoint ha contribuito, dati del servizio epidemiologico regionale alla mano, alla riduzione significativa delle diagnosi in fase avanzata rispetto ad altri capoluoghi di regione. Eppure, a fronte di questi risultati, si continua a riscontrare un disinteresse istituzionale preoccupante. La comunità continua a chiedersi cos’altro debba ancora accadere affinché venga riconosciuto il valore del nostro lavoro. Una disattenzione istituzionale che non è nuova, né casuale. “La politica non è interessata all’HIV – commenta Sandro Mattioli, presidente di Plus – perché oggi non si muore più come negli anni ’80 e ’90. Ma questa è una scelta miope, che il Paese sta già pagando con l’aumento progressivo delle nuove diagnosi, anche quest’ultime nella sostanziale indifferenza della politica.”

Alla luce di tutto ciò, il BLQ Checkpoint chiede alle istituzioni che:

  • Il Comune di Bologna sblocchi senza ulteriori indugi l’iter per l’ambulatorio, seguendo il protocollo che ha sottoscritto;
  • La Regione Emilia-Romagna aggiorni le normative per permettere la reale accessibilità alla PrEP nei contesti di comunità e definire il perimetro di azione dei centri community-based con i Checkpoint;
  • L’AUSL di Bologna attivi una modalità di collaborazione effettiva, non meramente formale;
  • Venga finalmente istituito il Tavolo provinciale HIV, come previsto da circolare regionale.

Il BLQ Checkpoint non è un’eccezione, ma un modello di sanità di prossimità che funziona. Non possiamo più permettere che l’HIV venga reso ulteriormente invisibile nel dibattito politico e sanitario, mentre le nuove diagnosi aumentano e i servizi di prevenzione vengono sistematicamente ostacolati. Perché se nulla si muove, a guadagnarci sarà solo il virus.

Non chiediamo privilegi, chiediamo solo che le promesse vengano mantenute.

clicca qui per il comunicato stampa

Il BLQ Checkpoint ha iniziato ormai sei anni fa ad offrire test di screening su HIV. Poco dopo la sua apertura ha esteso l’offerta ai test per epatite C e sifilide.

La Regione Emilia Romagna ha deciso di supportare il progetto BLQ Checkpoint erogando all’Azienda Sanitaria di Bologna 50.000 € che vengono in parte usati per acquistare i test di screening.

Credo si possa dire senza ombra di dubbio che il progetto checkpoint abbia portato la popolazione a controllarsi con maggiore frequenza e attenzione in modo da trattare immediatamente le eventuali infezioni così da ridurre la circolazione dei relativi patogeni.

In effetti, una delle situazioni decisamente migliorabili in Emilia Romagna, per esempio, sono le diagnosi tardive in HIV che l’epidemiologia della Regione stima in quasi il 60% delle nuove diagnosi, dato che si ripete in pressoché tutte le province della Regione tranne che a Bologna dove è visibile una consistente differenza con le altre province sia per le diagnosi tardive che per le diagnosi di AIDS.

Evidentemente il lavoro del BLQ Checkpoint, unitamente al resto dei servizi offerti da PLUS, è riuscito a dare quel quid in più nell’attività di testing che ha fatto la differenza e che sarebbe bene riuscire a promuovere anche nelle altre province.

Purtroppo non sempre le cose vanno per il verso giusto e non sempre le istituzioni sanitarie comprendono appieno il pensiero innovativo che insiste dietro a un progetto come quello del BLQ Checkpoint: un modello di intervento che, pur in sussidiarietà orizzontale, con un approccio community based e peer oriented consente di attaccare le infezioni favorendo una migliore informazione sulla propria percezione del rischio e, di conseguenza, una migliore difesa contro le principali infezioni a trasmissione sessuale.

Dall’inizio del 2021 al BLQ Checkpoint abbiamo inviato in clinica per i test di conferma ben 10 persone risultate reattive al test di sifilide.

Una infezione molto comune il cui contagio è reso più “semplice” dal fatto che si trasmette per contatto. Ma anche un’infezione la cui diagnosi non è semplice soprattutto in caso di recidiva. Infatti alle persone che hanno già avuto una diagnosi di sifilide non è possibile eseguire un test anticorpale perché risulterebbe un falso positivo. Gli anticorpi restano presenti nel sangue per molti anni rendendo di fatto inutili i comuni test anticorpali.

Al BLQ Checkpoint usiamo appunto i test anticorpali e possiamo farli solo a chi non ha mai avuto una diagnosi di sifilide. L’Azienda Sanitaria acquista infatti i test di screening treponemici di Abbot che, ultimamente, hanno dato qualche problema che abbiamo prontamente segnalato sia alla USL che al Ministero della Salute e ovviamente all’azienda produttrice.

L’acquisto dei test è stato sospeso ma, ad oggi, l’Azienda Sanitaria – nello specifico il Dipartimento di Cure Primarie diretto dalla dott.ssa Maccaferri – non ha deciso che fare. La logica conseguenza è che i test di Abbott sono terminati e il servizio è stato sospeso.

Esistono altri test di screening per sifilide che sono ovviamente in grado di rilevare gli anticorpi, ma anche di segnalare se l’infezione è attiva. Si tratta di test che già utilizziamo nell’altro nostro servizio effettuato in collaborazione con il S. Orsola denominato Sex Check. Questa informazione è stata data ai nostri referenti che pur tuttavia non hanno preso alcuna decisione con buona pace dei tanti esiti reattivi che abbiamo individuato, così come del fatto che si tratta di soldi della Regione non dell’Azienda Sanitaria.

Non è il primo episodio che dimostra un certo menefreghismo da parte della dirigenza del Dipartimento Cure Primarie che ha scelto di non comunicare con Plus da molti mesi a questa parte, di non assegnare un medico di riferimento (o forse è stato fatto ma nessuno ha pensato di comunicarlo), di non organizzare la formazione, tutte cose previste dalla convenzione in essere. Una convenzione, per altro, in parte peggiorativa rispetto alla precedente dove abbiamo assunto degli obblighi mai concordati con la direzione sanitaria, semplicemente l’allora Direttrice Generale, dott.ssa Gibertoni, ha deciso cosa doveva fare PLUS senza consultarci o degnarsi di riceverci. Un perfetto esempio di stile padronale.

In effetti PLUS potrebbe togliere fondi da altri progetti e acquistare i test di cui sopra per non sospendere il servizio, ma non lo farà in primis perché gli altri fondi sono finanziati da privato e non dalla Regione Emilia Romagna che, al contrario dell’Azienda Sanitaria, ha fin qui dimostrato un interesse reale, non formale, per il BLQ Checkpoint.

Ça va sans dire che speriamo di poter riprendere quanto prima il servizio di testing, sperando di essere presi in considerazione.

Lo scorso dicembre l’ECDC, European Center for Disease Control, segnalò un incremento di casi di Epatite A fra i maschi che fanno sesso con maschi (MsM). A seguire, la segnalazione è stata ripresa dall’Istituto Superiore di Sanità e poi dalla Regione Emilia Romagna che, a sua volta, ha allertato anche Plus.
Niente di nuovo, questi picchi sono periodici nella nostra regione e, con ogni probabilità, sono dovuti da una parte a pratiche sessuali quali in rimming, fingering ecc., dall’altra alla non conoscenza dell’esistenza di un vaccino di vecchia data che è perfettamente in grado di evitare il propagarsi del contagio alla radice.

Plus ha risposto alla call della Regione rimettendo in circolazione il  volantino epatite A (clicca per scaricarlo), che è stato realizzato in collaborazione la dott.ssa Gianninoni del settore salute pubblica dell’Azienda Sanitaria di Bologna, il dott. Francia e con l’avvallo del direttore sanitario dott. Fioritti.
Dal 13 aprile è possibile effettuare il vaccino in comunità al BLQ Checkpoint, così come è già possibile effettuare i test per HIV e HCV.
Martedì o Giovedì dalle 18 alle 21 (ultimo accesso 20,30) su prenotazione chiamando il nr.
 0514211857 nei giorni e orari di apertura, oppure via e-mail: prenota@blqcheckpoint.it.

Il BLQ Checkpoint si trova in via San Carlo 42C a Bologna.

Cito molto volentieri l’intervento di questi operatori sanitari perché, per la prima volta, possiamo vedere un messaggio istituzionale rivolto ad una popolazione specifica (maschi gay e bisessuali), con l’utilizzo di un linguaggio grafico vicino a quello della popolazione target.

Plus non può che ringraziare gli attori istituzionali che hanno consentito la realizzazione di questo opuscolo mirato, perché hanno dimostrato una seria volontà politica di incidere nella lotta contro il diffonderti delle infezioni trasmissibili attraverso le pratiche sessuali sopra citate, laddove molti altri  si sono limitati a generici warning.

Sandro Mattioli
Plus Onlus
Presidente