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Il presidente di Plus onlus Sandro Mattioli denuncia con fermezza lo stato in cui versa l’ambulatorio malattie infettive dell’ospedale Maggiore.

Un mese fa, Mattioli ha inviato alle istituzioni competenti – senza ricevere risposta – la lettera che trovate in coda al presente comunicato. A questo silenzio, Plus risponde con una richiesta chiara e forte: l’apertura di un confronto pubblico per comprendere la natura delle scelte che impattano sul setting sanitario. Scelte che andrebbero valutate insieme alle persone direttamente coinvolte e alle associazioni di pazienti.

Un ambulatorio malattie infettive, a maggior ragione in una città metropolitana, dovrebbe erogare servizi di eccellenza e fungere da safe space per i pazienti. A Bologna non è così. L’atmosfera opprimente e un’organizzazione sorda ai bisogni dell’utenza rendono le visite e il ritiro dei farmaci un’esperienza spiacevole e oltretutto frequente, che costringe i pazienti a presentarsi in ospedale a cadenza mensile.

Ce lo spiega Mattioli: “Al Maggiore i pazienti fanno il prelievo periodico e anche un esame delle urine. Ossia devo fare pipì in un bicchiere e poi metterla in una provetta. C’è un solo bagno in tutto il corridoio, il che allunga i tempi. Poi bisogna tornare ad attendere davanti all’ambulatorio, consegnare la provetta, presentarsi alla farmacista, chiedere all’OSS l’appuntamento per la prossima visita e all’infermiera la giustificazione per il lavoro”.

Non solo. “I pazienti hiv+ attendono in corridoio insieme a quelli degli altri ambulatori specialistici, provando un senso di imbarazzo dovuto allo stigma sociale. È legittimo aspettarsi una migliore gestione da parte dell’Azienda Ospedaliera. Noi, come associazione di pazienti, abbiamo delle proposte concrete”.

Ci sono oltretutto dei problemi strutturali. “L’ambulatorio del Maggiore, come tutti quelli gestiti dagli infettivologi del Sant’Orsola, dà un mese di terapia alla volta, costringendo i lavoratori a prendere 12 permessi l’anno solo per il ritiro dei farmaci, senza contare quelli per i prelievi e le visite. Ciliegina sulla torta: ai pazienti non è permesso essere seguiti sempre dallo stesso dottore, cosa assurda visto che l’infezione da hiv non è più un’urgenza medica ma una condizione cronica che richiede un rapporto continuativo con chi aggiorna la cartella clinica”.

Plus chiede a gran voce soluzioni convincenti per una situazione che toglie dignità alle persone sieropositive in cura a Bologna.

[Comunicato stampa scaricabile: plus_ospmaggiore_comstampa.pdf]

lettera del 12/09/16