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Associazione Radicale Certi Diritti, Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS – LILA
Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, Nadir onlus,
Plus onlus – Rete persone LGBT sieropositive,
aderiscono al Manifesto europeo della prevenzione HIV

Roma – Una rete di associazioni italiane ha sottoscritto il Manifesto europeo della prevenzione HIV, lanciato da decine di organizzazioni per chiedere alle industrie farmaceutiche, alle istituzioni nazionali ed europee di rendere la PrEP (profilassi pre-esposizione) disponibile e accessibile in Europa, così come già avviene negli Stati Uniti dal 2012.

Il Manifesto, lanciato in occasione della Conferenza sui Retrovirus e sulle infezioni opportunistiche (Croi) dallo European AIDS Treatment Group, un network di oltre 110 attivisti di 40 paesi europei, e Aides, organizzazione francese di lotta all’Aids, è stato sottoscritto in Italia da: associazione Radicale Certi Diritti, Plus onlus – network di persone Lgbt sieropositive, Lila – Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids, Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e Nadir onlus. Le associazioni chiedono, tra l’altro, all’azienda farmaceutica Gilead di presentare quanto prima una richiesta di indicazione per Truvada® come PrEP all’Agenzia Europa del Farmaco, la quale dovrebbe anche chiarire i percorsi regolatori per avere accesso alla stessa.

Numerosi studi (Iprex, Proud, Ipergay), hanno dimostrato l’efficacia della PrEP nel ridurre drasticamente il rischio di acquisire l’infezione da Hiv attraverso rapporti sessuali tra Maschi che fanno sesso con Maschi (Msm). La stessa Organizzazione Mondiale per la Salute (Oms) ha inserito la PrEP nelle sue linee guida, come uno degli strumenti che è possibile utilizzare, come il preservativo, per prevenire il contagio tra le popolazioni più vulnerabili al rischio di infezione. Al governo italiano si chiede, oltre all’accesso alla PrEP, anche di esaminare come rendere la PrEP rimborsabile per coloro che ne hanno bisogno. Le associazioni sono disponibili a lavorare con le istituzioni per trovare un percorso di larga e piena accessibilità sanitaria ed economica al farmaco.

Le associazioni chiedono che in Europa e in Italia uomini, donne, transgender possano accedere a una profilassi per prevenire nuove infezioni da HIV, per cui esiste un protocollo medico già da tempo sperimentato negli Stati Uniti e che è stata consigliata dall’Oms nelle sue linee guida. L’obiettivo è incrementare il numero di strumenti di prevenzione per sviluppare strategie di prevenzione combinate. Occorre garantire a tutti il diritto di scegliere se usare o meno la PrEP e di poterla usare in maniera sicura. Altrimenti il rischio è che si sviluppi ulteriormente un uso informale della PrEP senza adeguato controllo medico.

“La PrEP è uno strumento di prevenzione che si è dimostrato scientificamente efficace”, affermano Yuri Guaiana, segretario di Certi Diritti, Alessandra Cerioli presidente di Lila, Massimo Farinella, referente salute e servizi del circolo Mario Mieli, Filippo von Schloesser presidente di Nadir e Sandro Mattioli presidente di Plus. “Di fronte ad una pandemia come quella da Hiv, noi non siamo nelle condizioni di rifiutare nessuno strumento di prevenzione”, ribadiscono i rappresentanti delle associazioni firmatarie. “La PrEP dev’essere messa a disposizione degli specialisti per le persone ad alto rischio di contagio e, quindi, inserita fra le armi a disposizione del servizio sanitario nazionale”.

Per informazioni e contatti:

Ass. Radicale Certi Diritti: Yuri Guaiana – segretario@certidiritti.it – 3404694701 – www.certidiritti.org
LILA Onlus: Ludovica Jona, Ufficio stampa – ufficiostampa@lila.it – 348 0183527 – www.lila.it
Circolo Mario Mieli Massimo Farinella, referente salute e servizi – 348 7708436 – www.mariomieli.net
Nadir Onlus: redazione@nadironlus.org – www.nadironlus.org
Plus Onlus: Stefano Pieralli – Tel. 347 4201171 – www.plus-onlus.it

Clicca qui per il Manifesto della prevenzione in traduzione italiana

croi2015_w280x100Il CROI, Conference on Retrovirus and Opportunistic Infection, quest’anno la IAS-USA l’ha organizzato a Seattle, ed io ho avuto l’opportunità di partecipare alla conferenza grazie ad AbbVie.
Tecnicamente la conferenza non è ancora incominciata, infatti aprirà ufficialmente fra qualche ora, tuttavia stamattina ho partecipato ad un workshop sulla prevenzione.
La “ballroom” del Convention Center dove si svolge la conferenza, era piena di studenti e giovani ricercatori ai quali erano state riservate le prime file. Un battaglione di giovani di belle speranze, ossia il futuro della lotta contro HIV.
Non ho potuto fare a meno di pensare all’appello che venne fatto alla conferenza mondiale aids di Città del Messico, affinché tutti i giovani ricercatori concentrassero le loro menti fresche su HIV.
Accidenti come obbediscono gli USA!
Di fatto si è trattato di lezioni ma decisamente avanzate.
Non la faccio lunga e vado direttamente al workshop che ho trovato più interessante, ossia quello tenuto da Susan Buchbinder del Dipartimento di Salute Pubblica di San Francisco, California.
IMG_3709La presentazione della Buchbinder aveva un titolo emblematico “HIV Prevention 2.0: What’s next?”.
Quindi non solo c’è una prevenzione 2.0, ossia avanzata, ma c’è pure dell’altro? Lo sanno i medici italiani e, soprattutto, gli attivisti MSM italiani?
Già la prima slide pone quelle che saranno le domande centrali in questa conferenza almeno per quanto riguarda la prevenzione: come costruire sui primi successi degli interventi biomedicali per incrementarne l’impatto e l’efficacia?
La dottoressa presenta come ormai “old” i pilastri della prevenzione che abbiamo utilizzato e sui quali abbiamo spinto dal 1981 fino al 2010: Campagne sulla salute (la Buchbinder ha scritto campagne pubbliche ma lei è statunitense e se lo può permettere diversamente da noi), i test su HIV, i condom.
La dottoressa chiarisce subito che questi interventi biomedicali hanno svolto un ottimo lavoro con un grafico che mostra il crollo delle stime di nuove diagnosi negli USA dal 1980 al 2010 (ovviamente anche grazie all’introduzione delle terapie).
Eppure ora siamo nelle condizioni di far meglio, e introduce i tre nuovi pilastri della prevenzione che si vanno ad aggiungere ai precedenti:

  • Circoncisione maschile,
  • PrEP (profilassi pre-esposizione),
  • Tasp (Trattamento come prevezione).

La Buchbinder cita è vero la metanalisi del 2014 di Jiang pubblicata da Plos One, ma parla di PrEPIMG_3711 come se fosse ovvio che a) funziona b) è efficace, c) è uno strumento che tutti dovrebbero accettare come tale… illusa.
Quel che è meglio, è che a nessuno dei giovani ricercatori verrà in mente di far domande tese a mettere in discussione l’opportunità di usare la PrEP (non lo sanno in USA che il condom costa meno? Come mai non pensano che chi non lo usa sono cazzi suoi, come nella migliore tradizione cattolica?). Tutte le domande sono centrate sulla durata, sulla frequenza delle assunzioni, ecc.
Le richieste di chiarimento si sono molto più concentrate sul fatto che la circoncisione maschile non mette certo al riparo le donne ma, anche in questo caso, non con l’ottica di negare la possibilità ma per trovare una soluzione.
La Buchbinder, per altro non è impreparata, cita studi sulla durata (494 MACS pts, Pines et al, JAIDS 2014; J. McConnell/AVAC) e spiega che una persona a rischio o un gruppo a rischio non sarà tale per sempre.
Ovviamente, aggiungo io, se verranno prese misure efficaci per far si che ciò avvenga. Incredibilmente la Buchbinder sembra dare per scontato questo pezzo.
Ormai che c’è, ci segnala anche quali sono i gruppi più esposti e, guarda caso, meno raggiunti da campagne ecc. sui quali bisogna agire e mettere in campo anche i nuovi pilastri. Ovviamente cita una ricerca USA ma MSM (maschi che fanno sesso con maschi) bianchi, MSM afro-americani, MSM latino americani sono ai primi tre posti. IMG_3719Poi le donne eterosessuali afro-americane anch’esse con percentuali importanti.
E per chiarire subito la Buchbinder mi cita lo studio di Rosemberg (Lancet 2014) che spiega al mondo come non sono i rischi individuali a creare nuovi positivi, ma i motivi strutturali (accesso al test, stigma e discriminazione, ecc., si infettano di più omosessuali e neri… il dubbio che lo stigma c’entrasse mi era venuto ma sono contento che lo abbia pubblicato Lancet.
Come membro della Commissione Regionale Aids dell’Emilia Romagna ho chiesto che la PrEP venisse messa in ordine del giorno. Per la verità la presidenza mi ha fissato per 5 minuti senza rispondere come se avessi chiesto la ricetta del pan di spagna invece che di trattare un tema sul quale Francia e Regno Unito hanno appena portato a termine due studi.
Spero che anche in Italia si riesca quantomeno a discutere delle esperienze e dei dati degli altri, visto che il cervello medievale che contraddistingue i decisori italiani oggigiorno, non consente di investire in ricerche che possano portare a un calo delle nuove infezioni. Ma questo è il Croi e qui sembra comandare la scienza, l’efficacia e meno l’ignoranza. E’ davvero l’America…(!?). Vi terrò informati.

Sandro Mattioli
Plus Onlus
Presidente