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Riportiamo il bellissimo post di Gea de La camera di Valentina. Seguila su Telegram e Instagram!

L’illustrazione è di acosapensifrannie.

Avrete visto la notizia secondo la quale l’AIFA renderà gratuita sia la PrEP sia la pillola anticoncezionale. Un traguardo notevole che permetterà una democratizzazione delle risorse per la propria autonomia individuale e, di riflesso, collettiva.

Non so se invece avete notato la fiumara di commenti, anche da parte di professionisti, a riguardo. Niente paura: la vostra cacciatrice di sessuofobia farà una sintesi del best of per riconoscere insieme dove e come unu spauracchiasesse può nascondersi.

Il paternalismo medico:
Il professionista strilla “non sono caramelle” e sarà pronto a fare da memento mori, perché alla fine c’aveva ragione Foucault: dove non arriva la chiesa, c’è la medicina a circoscrivere le sesse entro i limiti del decoro e del moralismo.

Dare per scontato che questo livello di paternalismo sia addirittura necessario contraddice la figura professionale “sexpositive” che vuole parlare di sesso perché è giusto; se la prima premura è quella di anticipare eventuali “esagerazioni”, se si crede che un dispositivo medicale reso gratuito comporti automaticamente delle azioni irresponsabili, si rivela più il proprio posizionamento moralista che altro.

Non vedere come questo atteggiamento sia parte del problema per cui moltu non chiedono informazioni, supporto e aiuto è più grave di gente che va a scopare in giro.

La misoginia:
E che lo dico a fare: rendere gratuita la pillola anticoncezionale significa dare via libera a “tutte troie”. Il commentatore Alpha Man si dimentica che, in caso di eventuale gravidanza, è comunque un pene che completa la fecondazione. Ne deriva che, ci potrà pure essere una persona con utero che va in giro a scopare come se non ci fosse un domani (e noi, che la sessuofobia la mangiamo e la caghiamo via, sappiamo che non c’è nulla di male in ciò), ma deve essercene, in egual misura, anche una con pene.

Però il pronto Alpha Man è cresciuto con la consapevolezza che una vita sessuale attiva è degradante sì, ma solo se sei socializzatu come donna. Altrimenti tutto è lecito.

La queerfobia:
Ma cosa mi digitate “love is love” se poi l’idea di una persona queer che scopa in giro vi terrorizza? Se l’idea che lo stesso livello di libertà e accessibilità che le persone etero e cisgenere hanno vi fa dire “eh ma loro devono stare più attentu”?

L’ancoraggio a un immaginario sporco e promiscuo della comunità queer (che tu ti riconosca all’interno di essa, o da fuori) è ciò che c’è dietro i grossi dubbi sollevati circa la “sicurezza” della PrEP resa gratuita; ritenere che le persone queer siano automaticamente più spericolate è queerfobia; attaccarsi morbosamente ai come, perché e se della loro vita sessuale, è queerfobia. Ritenere che la vostra opinione sulla loro vita sessuale sia valida o necessaria, è sessuo-queerfobia. Mollateci.

Il classismo:
C’è chi ha avuto il coraggio e la sfrontatezza di scrivere che, con la gratuità, non ci sarà fine al peggio. Invece di realizzare quanto si tratti meramente di privilegi e nient’altro che questi, c’è chi si illude che il proprio prestigio economico sia sinonimo di decenza. Dunque, di nuovo: l’ossessione che le classi privilegiate hanno nel guardare e giudicare la vita sessuale altrui è anche strumento per bilanciare, valutare e decretarne il buon costume. Ah, come no.

Paternalismo, misoginia, queerfobia e classismo prolificano a prescindere che si tiri in ballo la sessuofobia, su questo non c’è dubbio.

Ma quando si tratta della vita sessuale (e diritti derivati) di un individuo o di una comunità, il peso di pregiudizi, terrorismi psicologici, normatività e discriminazioni sistemiche si fondono con una sessuofobia radicata.

Per questo motivo è possibile ricondurre a essa e riconoscerne gli intrecci, anche quando sembra solo paternalismo, o sola misoginia, o sola queerfobia, o solo classismo.