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Sembra proprio che anche l’ultima commissione di AIFA abbia dato parere favorevole al rimborso della PrEP da parte del Sistema Sanitario Nazionale.
Abbiamo finalmente fatto un passo in avanti con quasi 10 anni di ritardo (!), che vuol dire che tante persone si sono contagiate per l’ignoranza, la burocrazia e la supponenza di questo Paese.

Ci è bastato leggere la grassa ignoranza con cui troppi giornalisti hanno dato la notizia per renderci conto del livello di interesse o, forse, della stupidità.
Ad ogni modo la parte tecnica pare abbia finalmente deciso ma, ovviamente, questo non vuol dire che domani mattina troveremo i flaconi gratis in farmacia.

Ora attendiamo la determina, poi la pubblicazione in gazzetta ufficiale.
Poi, presumo, un passaggio in conferenza Stato Regioni.
Poi ogni Regione dovrà pur deliberare qualcosa per far entrare il farmaco in prontuario o modificarlo, un budget dovrà essere definito e quello del 2023 già è fatto.

È ipotizzabile che qualche Regione opti per passare al 2024?

Resta sulla porta il problema delle prescrizioni solo erogabili dall’infettivologo dopo una visita che, qua e là, si paga.
Poi ci sono i test di controllo che, qua e là, si pagano.

Poi ci sono i deliri di onnipotenza di questo o quel primario che decide che nei “suoi” ambulatori “quella roba li” non si prescrive, come del resto già accade.

Ovviamente nessuno sta pensando a coinvolgere i Checkpoint, o più correttamente, i PrEP Point che, dove presenti, potrebbero svolgere un ruolo importante, non sia mai che dei centri community based defraudino un clinico di un qualche potere.

Speriamo almeno che non obblighino le persone in PrEP a recarsi solo presso le farmacie ospedaliere che, per diffusione e orari di apertura, non offrono un servizio paragonabile alle farmacie private.

Inoltre, se proprio deve essere l’infettivologo a prescrivere il farmaco per la PrEP, almeno che sia in fascia A e sulla base di un piano terapeutico di 12 mesi, così che, nel caso, il farmaco possa essere prescritto anche dal medico di medicina generale.

Nel frattempo, gli italiani acquistano la PrEP online a prezzi competitivi, spesso senza alcun controllo medico, grazie agli ostacoli dei burocrati, agli interessi politici, ecc.

Ma non è tutto, dobbiamo anche aggiungere gli ostacoli piazzati per anni da diversi esponenti del movimento LGBT. Alcuni di maggiore peso, come Giovanni Dall’Orto che nel 2017 pontificò su Pride (evidentemente uno spazio LGBT su cui fare affidamento), o altri decisamente meno influenti ma comunque con un seguito, come il sig. Mangiacapra che dalla Campania da anni tuona contro Plus e contro il sottoscritto più o meno direttamente, per tacere del Cassero che, ancorché circolo LGBT storico bolognese per anni all’avanguardia sul tema diritti, su PrEP ha sempre avuto una posizione guardinga, quando non nettamente contraria, soprattutto nelle precedenti gestioni, con buona pace dell’indiscusso impegno del responsabile salute di Arcigay nazionale. Fa ben sperare la nuova Presidente del Cassero, Camilla Ranauro, che giusto ieri ha annunciato la decisione di AIFA con molto entusiasmo.

In sintesi, non è tutta colpa di Aifa se PrEP in Italia è ancora così controversa, non alla portata di tutti, ecc. Di questo HIV da anni sta ringraziando.

In questo delirio di assurdità ascientifiche, per fortuna molti gay italiani pensano che assumere un farmaco che previene HIV non fa mica schifo! Ormai diverse migliaia di persone in Italia sono in PrEP e i costumi, la mentalità, la cultura stanno pian piano cambiando, anche grazie – lo dico con orgoglio – al lavoro di Plus su PrEP iniziato nel 2013 (bel prima che EMA la autorizzasse).

Oggi si muovono i primi prepster in Italia e, una volta di più, i gay italiani hanno sopravanzato i falsi profeti e cercano e usano tutti gli strumenti che la scienza mette a disposizione con HIV.

Un passo nella giusta direzione. Il lavoro non è finito. Dobbiamo recuperare il ritardo, smettere di considerare le varie forme di prevenzione come alternative una all’altra (vanno usate tutte e poche storie), guardare con fiducia ai passi in avanti della ricerca su PrEP a partire dall’iniezione di Cabotegravir con copertura bimestrale che è già una realtà negli USA.

Sandro Mattioli
Plus aps
Presidente

  1. Rischi legati alle droghe: se non usate bene, alcune possono essere molto pericolose. Cercheremo di darti informazioni utili per limitare gli effetti negativi di ciascuna sostanza. I consigli base sono:
    1. Non esagerare con le quantità e non mischiare troppe droghe diverse.
    2. Tieni un diario delle sessioni, con giorno e sostanze assunte.
    3. Durante la sessione, scrivi dosi e orario in cui prendi le droghe su un foglio.
    4. Non fare chemsex se sei depresso, arrabbiato o emotivamente fragile: rischi di amplificare queste sensazioni.
    5. Programma da sobrio: pensa in anticipo a cosa vuoi fare, quali e quante droghe vuoi prendere, come intendi affrontare certe situazioni (ad esempio, se vuoi che durante la sessione arrivino altre persone o no).
    6. Alcuni farmaci per l’Hiv (in particolare gli inibitori della proteasi) possono potenziare gli effetti di droghe come ecstasy, ketamina, speed, GHB e crystal meth, col rischio di overdose.
  1. Rischi legati alle infezioni sessuali: eccitati e rilassati per effetto delle droghe, può essere più difficile proteggersi dalle infezioni che si trasmettono nel sesso (Hiv, sifilide, gonorrea, eccetera). Ecco qualche suggerimento generale per limitare i rischi:
    1. Porta sempre con te profilattici a sufficienza, lubrificante a base d’acqua, siringhe pulite.
    2. Se sei in terapia antiretrovirale o in PrEP, non dimenticarti le pillole.
    3. Se fai sesso di gruppo, ricorda di cambiare preservativo passando da un partner all’altro, anche se prendi la PrEP.
    4. Usare un ago già usato da altri per iniettarsi delle droghe aumenta le possibilità di contrarre l’Hiv o le epatiti.
    5. Usare cannucce già usate da altri per pippare le sostanze è un modo perché si trasmettano i virus delle epatiti.
  1. Rischi legati a pratiche sessuali: nei chemsex party, a volte si fanno pratiche sessuali rischiose, come il fisting o il sadomaso. È importante che tu sappia come ridurre il rischio, anche in condizioni in cui manca il controllo o la lucidità:
    1. Alcune sostanze abbassano la soglia del dolore: potresti non accorgerti di avere ferite al glande o al retto.
    2. Assistetevi a vicenda: tieni d’occhio i tuoi compagni di gioco, magari datevi il cambio per tenere tutto sotto controllo.

Come mi accorgo se ho un problema con il chemsex?

Solo tu sai se il chemsex è diventato un problema per te. Ecco alcuni segnali che possono aiutarti a capire quando è il caso di darsi una regolata:

  • stai rischiando di prendere (o trasmettere) l’Hiv o altre infezioni sessualmente trasmissibili;
  • sai di aver fatto sesso ma non te lo ricordi, né ricordi di aver dato il tuo consenso;
  • stai prendendo più roba del previsto, o più a lungo del previsto, o hai perso il senso del tempo;
  • ti rendi conto che a causa del chemsex arrivi tardi al lavoro o dai buca a degli appuntamenti importanti;
  • spendi tutti i tuoi soldi per acquistare le sostanze;
  • ti senti in colpa per l’uso di droghe o per le cose che fai quando sei fuori di testa;
  • trascorri un sacco di tempo in cerca di droghe e sesso o per riprenderti da sessioni pesanti di chemsex;
  • passi allo slamming (iniezione in vena) per cercare di ritrovare un effetto maggiore;
  • non riesci più a goderti il sesso senza le droghe.

Ti sei accorto di essere diventato dipendente dal chemsex?

È il momento di chiedere aiuto. L’esperienza insegna che difficilmente puoi uscirne da solo o con l’aiuto degli amici. Anche se non ci sono moltissimi professionisti specializzati in questo campo in Italia, diversi psicoterapeuti, psicologi o sessuologi con esperienza nel trattamento delle tossicodipendenze possono comunque darti una mano. Se vuoi conoscere i recapiti di professionisti affidabili, puoi contattare Plus (presso i Checkpoint di Bologna o Roma) oppure qualche altra associazione attiva in questo campo nella tua zona. Fai presto però. Se hai il minimo sospetto di essere diventato dipendente, agisci in fretta: è probabile che tu debba affrontare sfide molto pesanti; prima lo fai, prima ne sei fuori!


Chemsex e salute mentale

Se soffri di attacchi di panico o depressione, l’uso di droghe aumenta il rischio di amplificarli fino ad avere gravi problemi mentali. In altre parole: le droghe tendono a innescare questi fenomeni latenti. Può anche capitare che tu non lo sappia e che lo scopra solo a cose fatte.


Questa pubblicazione è stata realizzata grazie a un contributo non condizionato di ViiV Healthcare. Testi a cura di Giulio Maria Corbelli, Simone Buttazzi, Sandro Mattioli e Stefano Pieralli. Per la parte legale ringraziamo Niccolò Angelini e Andrea Frigieri. Fotografie di: Antonio Falzetti.

Le informazioni sono aggiornate al mese di gennaio 2021.

Se coltivi, produci, fabbrichi, estrai, raffini, vendi, offri o metti in vendita, cedi (anche gratuitamente), trasporti (fai il “corriere”), distribuisci, commerci, procuri ad altri (“spacci”), invii, passi o spedisci in transito, consegni per qualunque scopo le droghe sino ad ora citate senza avere l’autorizzazione da parte del Ministero della sanità commetti un reato per l’ordinamento italiano punito con la reclusione da 6 a 20 anni e con la multa da Euro 26.000 ad Euro 260.000. Tale pena è ridotta (reclusione da 6 mesi a 4 anni e multa da 1.032 a 10.329 Euro) se la tua condotta, per i mezzi, la modalità o le circostanze ovvero per la qualità e quantità delle sostanze, viene giudicata, nel singolo caso, di “lieve entità” (art. 73, comma 1, del D.P.R. 09.10.1990, n. 309 – Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope).

Se illecitamente importi, esporti, acquisti, ricevi a qualsiasi titolo o comunque detieni le sostanze stupefacenti o psicotrope sopra descritte per farne uso personale o di gruppo (compri la droga per consumarla insieme ad amici), commetti invece un illecito amministrativo sanzionabile con la sospensione della patente di guida, del porto d’armi, del passaporto e del permesso di soggiorno per motivi di turismo se sei cittadino extracomunitario e puoi essere invitato a seguire un programma terapeutico e socio-riabilitativo predisposto dal servizio pubblico per le tossicodipendenze (art. 75 del sopra citato D.P.R. 309/1990).

Se, al momento dell’accertamento, sei alla guida di una autovettura, la Polizia procederà inoltre all’immediato ritiro della tua patente di guida.

Per verificare quali siano i limiti quantitativi massimi delle sostanze stupefacenti e psicotrope, riferibili ad un uso esclusivamente personale, ti consigliamo di consultare il testo del Decreto Ministeriale dell’11.04.2006, che può essere reperito al seguente link: https://antidroga.interno.gov.it/media/2019/04/D.M.-11-aprile-2006.pdf


Questa pubblicazione è stata realizzata grazie a un contributo non condizionato di ViiV Healthcare. Testi a cura di Giulio Maria Corbelli, Simone Buttazzi, Sandro Mattioli e Stefano Pieralli. Per la parte legale ringraziamo Niccolò Angelini e Andrea Frigieri. Fotografie di: Antonio Falzetti.

Le informazioni sono aggiornate al mese di gennaio 2021.

Gli stimolanti

mefedrone (Mef)
crystal meth (Tina, ice)
cocaina e crack (coca basata)
ma anche:
MDMA o MDPV, ecstasy, speed e altre

Tra gli stimolanti ci sono la cocaina, le amfetamine e i catinoni come il mefedrone o l’MDPV. Sono droghe che accelerano le funzioni del corpo, ti fanno sentire più sveglio e sicuro di te e aumentano il senso di empatia nei confronti delle altre persone – anche in chiave sessuale. Il down porta con sé depressione e ansia. Gli stimolanti possono provocare dipendenza molto rapidamente perché si cerca di assumerne di più per riprodurre l’effetto iniziale.


Mefedrone

Cos’è e come si prende. È una droga stimolante nella forma di una polverina bianca che si può sniffare, ingoiare, iniettare intramuscolo oppure in vena (slamming) o nel retto con una siringa senz’ago (booty bump).

Gli effetti. Per circa un’ora dopo aver assunto mefedrone ti puoi sentire particolarmente allerta, vicino a chi ti circonda, sicuro di te ed eccitato. L’iniezione via slamming porta a una botta più rapida e intensa. Per i rischi legati allo slamming, vedi più sotto.

Dosi. Con un grammo di mefedrone, si fanno circa dieci assunzioni: fai passare almeno due ore tra una assunzione e l’altra.

Dipendenza. Il meccanismo di dipendenza viene dal desiderio di assumerne sempre più spesso e di più per provare le stesse sensazioni. Per evitarlo, conviene rispettare scadenze e dosi: cerca di tenere nota delle quantità e della frequenza dell’assunzione. Se fai slamming, la dipendenza è più facile. Inoltre, il mefedrone può causare insonnia acuta e tachicardia per molte ore, quindi conviene pensare a quanto si vuol stare svegli, oltre a prepararsi al down.


Crystal meth

Cos’è e come si prende. È una polvere in cristalli che può essere inalata mediante una pipa di vetro, sniffata o iniettata per via intravenosa (slamming) o nel retto (booty bump).

Gli effetti. Il crystal meth ti dà la carica, ti fa sentire vigile e sicuro di te, impulsivo e molto eccitato, senza freni inibitori, a volte anche aggressivo. Il crystal aumenta anche la temperatura corporea, il battito cardiaco e la pressione sanguigna, con possibili rischi di infarto, ischemia, coma o morte – soprattutto se mischiato ad altri farmaci, compresi alcuni antidepressivi e antiretrovirali (in particolare, gli inibitori della proteasi). Sotto il suo effetto, puoi tirare avanti per giorni senza mangiare o dormire. Il down porta con sé un senso di esaurimento accompagnato ad aggressività ed episodi paranoici, in alcuni casi persino suicidi.

Dosi. La dose tipica è di 0,1 grammi (cioè con un grammo si possono fare dieci dosi). L’ideale sarebbe fare una, due assunzioni nel corso di una sessione. Comunque, è bene far passare almeno due ore tra le assunzioni.

Dipendenza. Il crystal meth dà dipendenza molto in fretta in quanto sono necessarie sempre più dosi per riprodurre l’effetto iniziale. Questo tipo di dipendenza è devastante e in casi estremi provoca la perdita di relazioni, rapporti lavorativi, conti in banca. L’iniezione intravenosa (slamming) facilita il rischio di diventare dipendenti e accelera anche l’eventualità di problemi di salute quali ascessi, vene collassate, avvelenamento ematico e infezioni cardiache. Smettere col crystal può essere molto difficile e gli effetti della droga sulla psiche possono durare anche dopo aver smesso di assumerla.

Se sei con qualcuno che ha preso crystal e sta dando segno di squilibrio, paura o paranoia, ricordati sempre che in questi casi tutto quel che si prova sembra vero e può condurre a comportamenti aggressivi, in quanto la persona si sente in grave pericolo. Evita confronti diretti e parlagli con calma, senza contatto fisico, evitando di litigare o contraddirlo e ripetendo che non è in pericolo. Se la situazione degenera, conviene chiamare un’ambulanza.


Cocaina o crack (coca basata o basa)

Cos’è e come si prende. Nell’ambito del chemsex, più che la “classica” cocaina che viene generalmente pippata, cioè inalata dal naso usando una cannuccia, si usa la “basa”. Si tratta di cocaina che viene fumata dopo averla preparata “cuocendola” con bicarbonato o ammoniaca. Per fumarla si usa tipicamente una bottiglia di plastica in cui è stata infilata una cannuccia per aspirare e che in cima ha un piccolo braciere di carta stagnola bucherellata con della cenere su cui si appoggiano i cristalli di basa. Alcuni chiamano “basa” quella preparata con il bicarbonato, “crack” quella preparata con l’ammoniaca. Per il “freebase”, poi, cioè il crack purificato dal taglio, occorre un passaggio in etere etilico.

Gli effetti. La coca è uno stimolante, spesso rende euforici, rende più facili i contatti con gli altri e ti può dare l’impressione di una certa onnipotenza. L’effetto però dipende molto dalla situazione in cui ti trovi.

Dosi. La dose media da pippare va dai 50 ai 100 mg (cioè tra 0,05 e 0,1 grammi), anche se è difficile sapere quanto sia concentrata la coca che si sta consumando e quanto invece sia “tagliata” con altre sostanze se non si fa una analisi. L’effetto dura fino a un paio d’ore.
Se invece viene fumata, sono consumati da 50 a 350 mg, e l’effetto è molto più breve ma più intenso: si sente per alcuni minuti (da 2 a 5) una euforia molto forte, però il fatto che duri così poco porta facilmente a voler tornare a fumare spesso. Così, è facile sviluppare subito dipendenza.

Dipendenza. Oltre al rischio di dipendenza, bisogna fare attenzione alla pressione arteriosa: se ce l’hai alta, la coca può essere pericolosa (rischio infarto!) soprattutto se assumi anche altre sostanze. Durante la salita (quando comincia a fare effetto) è possibile sentirsi angosciati. In questo caso non bisogna opporre resistenze, passerà presto. Gli effetti non desiderati sono ovviamente più comuni se consumi abitualmente: sbalzi di umore, non riuscire a dormire, scatti di ira anche violenti, paranoie… E poi se ti fai spesso è facile assuefarsi: tendi a consumarne di più – fino a 10 volte di più – per cercare di provare gli stessi effetti della prima volta. E così basta un attimo per cadere nella dipendenza.
Nel sesso, chi si fa di coca o basa si sente stimolato ma in realtà spesso ha difficoltà di erezione; attenzione però a prendere in contemporanea qualcosa per fartelo venire duro, assunti insieme alla basa quei farmaci possono creare problemi cardiaci. Venire – cioè raggiungere l’orgasmo – è particolarmente difficile, visto che la coca riduce la sensibilità.
Poi c’è la discesa, cioè quando si smette di assumere: il ritorno alla realtà è difficile perché si perde la carica e la stima di sé. La tentazione di affrontare tutto questo tornando a farsi è alta e serve forza per non assecondarla.


Lo slamming (iniezione in vena)

Assumere le droghe per via iniettiva – intramuscolo o intravenosa – accelera la comparsa degli effetti, soprattutto se l’iniezione viene praticata nella vena. Per iniettarsi le droghe, bisogna scioglierle in soluzione fisiologica. Per evitare contaminazioni, è importante che ciascuno utilizzi la propria siringa e il proprio recipiente in cui sciogliere la sostanza e da cui riempire la siringa. Usare un ago già usato da altri per iniettarsi una droga aumenta sensibilmente il rischio di trasmissione dell’Hiv e delle epatiti.

Come fare slamming:

  1. Non fare mai slamming da solo. Lavati accuratamente le mani. Assicurati di avere tutto ciò che ti serve. Usa sempre la tua siringa sterile e la tua boccetta sterile per preparare la sostanza.
  2. Sciogli la sostanza in acqua sterile in una boccetta sterile, se possibile.
    Passa la soluzione nella siringa usando un filtro, senza ago.
  3. Tieni la siringa verso l’alto e dalle dei colpetti finché le bolle d’aria salgono verso la cima della siringa. Premi lo stantuffo finché non appare una goccia in cima all’ago. Non toccare l’ago con niente per evitare di contaminarlo. Rimetti il cappuccio sulla siringa e mettila da parte.
  4. Evita di fare l’iniezione vicino alla testa o al collo; il rischio di overdose aumenta se inietti vicino al cervello o al cuore. Evita polsi e mani: nervi, vene e arterie sono vicinissimi in queste zone e il rischio di rotture dei vasi sanguigni è maggiore. Evita la zona sotto la vita: è più facile provocare coaguli o trombi, e mai iniezioni vicino ai genitali! Non fare l’iniezione in una zona infiammata, dolente, gonfia o lesa, aumenteresti solo il rischio di infezioni. Non fare due iniezioni consecutive nello stesso punto, lascia alla vena il tempo di ripararsi.
  5. Scalda il punto prima dell’iniezione, anche dando dei colpetti. Pulisci il punto dell’iniezione passandoci sopra un tampone imbevuto di disinfettante e non toccare la pelle dopo averla disinfettata.
  6. Metti un laccio emostatico intorno al braccio per rendere evidente la vena (lo puoi comprare in farmacia o usare un elastico o un cordino). Se hai difficoltà, allenta il laccio e prova dopo qualche minuto.
  7. Inietta nella direzione del flusso sanguigno verso il cuore, con l’ago a circa 45°, con il buco dell’ago verso l’alto. Non iniettare troppo a fondo, meno di un centimetro, perché le arterie stanno più in profondità. Aspira un poco di sangue per accertarti di essere nella vena. Se non tiri sangue, metti via la siringa e ricomincia con una nuova.
  8. Quando l’ago è nella vena, allenta il laccio per evitare di danneggiare la vena. Non fare slam con il laccio stretto.
  9. Inietta lentamente nella vena. Estrai l’ago dolcemente.
  10. Fai pressione e tieni premuto sul punto dell’iniezione per almeno un minuto. Non piegare il gomito per fermare il sanguinamento.
  11. Butta la siringa in un contenitore apposito.

Qualche consiglio:

  • fatti vaccinare contro l’epatite A e B;
  • porta con te un numero sufficiente di aghi, in modo da non doverli riciclare;
  • bevi molto: aiuta a trovare le vene;
  • se non trovi subito la vena, cambia l’ago (si danneggia appena lo usi);
  • usa aghi il più possibile piccoli;
  • non ti iniettare un cocktail di droghe differenti: gli effetti sono imprevedibili e aumenta il rischio di overdose;
  • informati su dove trovare siringhe pulite e smaltire quelle usate;
  • non mischiare droghe diverse nello stesso contenitore.

I sedativi

GHB/GBL (G, Gina)
ketamina (K)
ma anche:
Xanax, Valium, eroina

I sedativi o tranquillizzanti comprendono i barbiturici, le benzodiazepine, i sedativo-ipnotici e gli anestetici. I più diffusi e facilmente accessibili sono le benzodiazepine, tra cui l’alprazolam (Xanax), il clonazepam (Rivotril) e il flunitrazepam (Rohypnol, Darkene).

Le benzodiazepine sono ad alto rischio dipendenza. Il rischio di overdose aumenta in presenza di cocktail di sedativi diversi.


GHB/GBL

Cos’è e come si prende. Il GHB è un liquido oleoso, trasparente, inodore, dal sapore leggermente salato; più raramente, si presenta in polvere bianca. Il GBL, anch’esso un liquido, ha un sapore “chimico”: è un precursore del GHB, cioè una volta assunto viene trasformato in GHB nel corpo; di solito è più potente per cui ce ne vuole di meno. Il G (termine con cui ci si riferisce sia al GHB che al GBL) si assume bevendolo, in genere mescolato con altra bevanda (succo di frutta o Coca Cola). Non va mai mescolato con l’alcol perché le due sostanze interagiscono e possono portare alla morte. E non va mai iniettato.

Gli effetti. La botta arriva dopo circa 20 minuti e dura minimo un’ora, massimo quattro. L’assunzione di questa droga ti rilassa e ti fa sentire eccitato.

Dosi. L’overdose da G è considerata una delle cause di morte più frequenti in alcuni ambienti gay. Perciò è molto importante rispettare le dosi! La dose “normale” per il G va da 1 a 2 millilitri, anche a seconda della tua corporatura e abitudine all’uso. I segni dell’overdose sono svenimento, vomito, comportamenti bizzarri o incoerenti, distorsioni facciali, difficoltà a comunicare.

Qualche consiglio:

  • È cruciale dosare bene il G: molte persone usano pipette da collirio o piccole siringhe.
  • Aspetta due ore prima di prendere una seconda dose: l’overdose arriva di solito quando prendi una seconda dose senza aspettare che la prima faccia effetto.
  •  Segna orari e dosi su un foglio per essere sicuro.
  • Il G s’accumula nel corpo strada facendo, quindi il rischio di overdose aumenta insieme alla frequenza dell’uso. Se non riesci ad aspettare due ore, cerca almeno di ridurre le singole dosi.
  • Non assumerlo con alcol o altri sedativi (come la ketamina o il valium).
  • Resta fedele ai tuoi dosaggi e ai tuoi tempi senza farti influenzare da quelli degli altri.
  • Bere da una tazza o da una bottiglia – soprattutto se non le hai preparate tu – porta con sé un alto rischio di overdose.
  • Se perdi la cognizione del tempo dopo aver assunto una dose, aspetta almeno due ore prima di calarne un’altra.
  • Visto che gli svenimenti non sono rari, non prenderla mai da solo.
  • Metti il G in un contenitore dal quale di solito non si beve, come un portacenere o una ciotola. In questa maniera riduci il rischio che qualcuno l’assuma accidentalmente. Inoltre, tienilo lontano dalle altre bevande.
  • Mentre misuri le tue dosi, conviene sempre avere qualcuno che guardi quello che fai. Se non ti ricordi di aver preso la dose o non te lo sei segnato, magari se ne ricorda qualcun altro.
  • Se qualcuno si sta addormentando sotto l’effetto del G, tienilo sveglio. Non è sonno vero e proprio, ma uno stato d’incoscienza potenzialmente pericoloso. In attesa che gli effetti passino, stendilo sul fianco – non di schiena – per evitare che soffochi nel proprio vomito. Controlla il respiro, e se si mette male chiama un’ambulanza.
  • Evita il G se hai problemi di pressione (alta o bassa), epilessia, convulsioni, problemi cardiaci o respiratori.

Dipendenza. Se lo assumi regolarmente, potresti notare i tipici segni di una dipendenza fisica da G, che possono affiorare già dopo un lungo week end di chemsex: attacchi di panico, sudorazione e convulsioni. Se sono gravi, fatti ricoverare e racconta per filo e per segno cos’hai preso e in quali quantità. Ne va della tua vita.


Ketamina

Cos’è e come si prende. La ketamina è di solito una polvere da sniffare, i cui effetti durano tra i 45 e i 90 minuti. Se iniettata in forma liquida o ingoiata, i suoi effetti durano anche tre ore. Ha il potere di eccitarti e di far perdere sensibilità al corpo, per cui il sesso può durare anche molto a lungo senza accorgersi di lesioni al glande o al retto. È una droga molto diffusa nell’ambito del fisting. Non sentendo dolore, potresti provocarti sanguinamenti o abrasioni che facilitano il passaggio d’infezioni come l’Hiv e le epatiti. Se eccedi col dosaggio puoi finire nel “K-hole”: è una condizione di incoscienza in cui si hanno difficoltà a muoversi, a parlare, a ingerire e persino a respirare. Si ha l’impressione di abbandonare il proprio corpo entrando in un tunnel di luce.

Dosi. Le dosi variano da 50-100 mg in caso di iniezione in vena e fino a 200 mg se pippata (tirata con il naso).

Dipendenza. Anche in questo caso è possibile svilupparla. Una dipendenza da ketamina causa ansietà, depressione, istinti suicidi, perdita di memoria e altri problemi psichici e di salute. Un uso frequente può provocare danni permanenti ai reni, al fegato o alla vescica.



Questa pubblicazione è stata realizzata grazie a un contributo non condizionato di ViiV Healthcare. Testi a cura di Giulio Maria Corbelli, Simone Buttazzi, Sandro Mattioli e Stefano Pieralli. Per la parte legale ringraziamo Niccolò Angelini e Andrea Frigieri. Fotografie di: Antonio Falzetti.

Le informazioni sono aggiornate al mese di gennaio 2021.

Alcuni farmaci anti-Hiv (in particolare gli inibitori della proteasi) aumentano i livelli di alcune droghe da sballo nel corpo quali MDMA, ketamina, speed, GHB e crystal meth, col rischio di overdose. Sotto l’effetto di droghe si corre inoltre il rischio di prendere le pillole all’orario sbagliato, o di saltare la dose.
Il sildenafil (Viagra), il tadanafil (Cialis) e gli altri principi attivi che agevolano l’erezione possono interagire con alcuni antiretrovirali, per cui conviene limitarne il dosaggio o prenderli in orari distanti da quelli delle terapie. Poppers e droghe simil-viagra possono anche causare pericolosi abbassamenti della pressione sanguigna, soprattutto se assunti insieme.
I due farmaci usati per l’Hiv che possono avere le interazioni più pericolose con le droghe da chemsex, con i farmaci per l’erezione o con le benzodiazepine sono il ritonavir (Norvir) e il cobicistat (Tybost). Il cobicistat è un componente delle pillole Stribild, Genvoya (che contengono anche elvitegravir, tenofovir ed emtricitabina), Prezcobix (con il darunavir), Symtuza (con darunavir, emtricitabina e tenofovir alafenamide) ed Evotaz (con atazanavir). Il ritonavir è presente nel Kaletra (con il lopinavir) ma di solito si assume in una pillola a parte chiamata Norvir da prendere con altri inibitori della proteasi; è presente anche nel Viekira Pak che contiene due pillole per il trattamento dell’epatite C.
Anche se è possibile che ci siano potenziali interazioni tra le droghe da chemsex e altri farmaci usati contro l’Hiv, secondo alcuni studi sarebbero meno pericolose. Nel caso si assuma ritonavir o cobicistat (anche in una delle combinazioni elencate sopra) e non si riesca a rinunciare al chemsex, è meglio parlarne apertamente con il proprio medico per valutare la possibilità di cambiare terapia.
Per quanto riguarda gli inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa, in particolare efavirenz (Sustiva), nevirapine (Viramune) ed etravirine (Intelence), l’interazione può provocare un abbassamento della concentrazione delle droghe. Questo potrebbe portare ad assumere più droghe magari in maggiore quantità per ottenere l’effetto atteso, con rischi imprevedibili.

 

Specchietto basato sugli studi dell’università di Liverpool


Questa pubblicazione è stata realizzata grazie a un contributo non condizionato di ViiV Healthcare. Testi a cura di Giulio Maria Corbelli, Simone Buttazzi, Sandro Mattioli e Stefano Pieralli. Per la parte legale ringraziamo Niccolò Angelini e Andrea Frigieri. Fotografie di: Antonio Falzetti.

Le informazioni sono aggiornate al mese di gennaio 2021.

Se ti esponi al rischio di contrarre l’Hiv (ad esempio, se si rompe il preservativo), c’è la possibilità di iniziare una terapia in grado di prevenire l’infezione. Si chiama profilassi post-esposizione (PEP, o PPE) e comporta l’assunzione di tre farmaci antiretrovirali per 28 giorni consecutivi. La PEP ha maggiori possibilità di successo se iniziata nel giro di poche ore dal rapporto a rischio. Prima si comincia, meglio è. Ma può ancora essere efficace se iniziata entro 48 ore dall’incidente.

Se vuoi iniziare la PEP, contatta rapidamente un centro di malattie infettive, o se gli orari di apertura non lo consentono, il Pronto Soccorso dell’ospedale più vicino e chiedi di vedere l’infettivologo di turno. Spiegherai a lui cosa è successo (puoi contare sulla sua riservatezza) e insieme valuterete se è il caso di fare la PEP.

La profilassi pre-esposizione o PrEP è invece l’assunzione di una pillola che contiene due farmaci antiretrovirali (tenofovir ed emtricitabina combinati con il nome commerciale di Truvada). La persona sieronegativa che assume con regolarità questa pillola riduce sensibilmente le possibilità di contrarre l’Hiv. Ciò che più conta per aumentare questa protezione è assumere il farmaco secondo le indicazioni. Lo schema consigliato per l’uso della PrEP è quello di una pillola al giorno, ogni giorno.

In alternativa, funziona anche prendere quattro pillole per rapporto sessuale a rischio: due qualche ora prima, una il giorno dopo e una il giorno dopo ancora (più o meno alla stessa ora). Questo uso intermittente della PrEP può essere adatto se prevedi di fare sesso solo in certi giorni.

Se vuoi maggiori informazioni sulla PrEP, puoi consultare il sito prepinfo..

Ricordati infine che una persona sieropositiva in terapia efficace da almeno sei mesi (con viremia “undetectable” o non rilevabile) non è contagiosa. È la TasP, terapia come prevenzione, o U=U, undetectable = untrasmittable.


Questa pubblicazione è stata realizzata grazie a un contributo non condizionato di ViiV Healthcare. Testi a cura di Giulio Maria Corbelli, Simone Buttazzi, Sandro Mattioli e Stefano Pieralli. Per la parte legale ringraziamo Niccolò Angelini e Andrea Frigieri. Fotografie di: Antonio Falzetti.

Le informazioni sono aggiornate al mese di gennaio 2021.

Il sesso per te è questione di chimica?


Intro

Ti piace fare sesso? Certo, piace a tutti. Ad alcuni piace anche farlo mentre si sta su di giri, con l’aiuto di qualche droga… Anche a te?
Ok parliamone! Il sesso con l’uso di droghe (quello che chiamiamo “chemsex”) può essere divertente ma comporta dei rischi. Abbiamo ideato questo opuscolo per darti le conoscenze e gli strumenti per limitarli; leggilo, magari ti rendi conto che qualcosa non la sapevi.


Sballati sotto controllo?!

Molti usano le droghe per lasciarsi andare e perdere il controllo. In questo opuscolo ti suggeriamo invece di usarle in modo controllato. Può sembrare una contraddizione, e forse lo è; però crediamo che se si vogliono limitare i rischi legati all’uso delle droghe, l’unico modo è usarle in maniera consapevole e controllata. Se anche alcuni suggerimenti ti possono sembrare troppo “ideali”, ti consigliamo di provare a seguirli. Magari facci sapere cosa se pensi dopo un po’.


Questa pubblicazione è stata realizzata grazie a un contributo non condizionato di ViiV Healthcare. Testi a cura di Giulio Maria Corbelli, Simone Buttazzi, Sandro Mattioli e Stefano Pieralli. Per la parte legale ringraziamo Niccolò Angelini e Andrea Frigieri. Fotografie di: Antonio Falzetti.

Le informazioni sono aggiornate al mese di gennaio 2021.

Non ci piace parlare di “sesso sicuro”. Purtroppo l’unico modo per essere “sicuri” è non fare sesso, ma a noi il sesso piace farlo. Parliamo quindi di “sesso più sicuro” o safer sex per indicare le pratiche sessuali durante le quali è molto improbabile che lo sperma, il sangue, i fluidi rettali o vaginali di una persona con Hiv entrino nel flusso sanguigno di un’altra persona. Vogliamo essere sintetici? Usare sempre preservativo e lubrificante nel sesso anale ed evitare sperma in bocca restano le raccomandazioni di base. Poi a guardarle nel dettaglio le cose si fanno un po’ più articolate…

I principi della trasmissione

Per trasmettere l’Hiv è necessario che una certa quantità di virus passi dal corpo di una persona sieropositiva a quello di una persona sieronegativa. In altri termini, se hai l’Hiv, il tuo sperma, il sangue o i fluidi rettali devono penetrare nella circolazione del sangue del partner sieronegativo mediante un’apertura cutanea o una mucosa (come quella del retto o dell’uretra).

Tieni a mente questa regola al momento di soppesare ogni atto sessuale. E tieni presente che la scienza ha dimostrato come un’alta carica virale aumenta la possibilità di trasmissione, motivo per cui attività a basso rischio come il sesso orale possono a loro volta diventare più rischiose se praticate con persone che hanno una gran quantità di virus nel sangue (condizione più frequente in chi non sa di avere l’Hiv).

Quindi se tu volessi sapere cosa è più rischioso e cosa meno nella trasmissione dell’Hiv, dovresti tenere presente che questa è condizionata da:

  • uso di preservativo, lubrificante, dental dam (fazzoletto di lattice o di pellicola che si usa come barriera quando metti la bocca sul culo di un altro), ecc.
  • carica virale
  • tipo di pratica sessuale
  • condizioni fisiche e immunitarie delle persone coinvolte.

Come puoi ben immaginare, non è facile nemmeno per i migliori scienziati tenere presente tutti questi fattori: ecco perché alla domanda “Quale pratica sessuale è più a rischio?” potresti ottenere da diverse fonti risposte contraddittorie.

Prima facevo un sacco di sesso non protetto, quindi dopo la diagnosi ho pensato che sarebbe stata dura usare il preservativo. Però non volevo contagiare nessuno. Alla fine è stato più semplice di quanto credessi, e continuo a fare il sesso che mi piace 

Il safer sex nel dettaglio

Cercando di attenerci alle informazioni scientifiche disponibili, vediamo di esaminare i rischi di alcune delle principali pratiche sessuali.

Il sesso anale è il modo più comune con cui l’Hiv viene trasmesso tra i maschi omosessuali: in particolare se a penetrare è la persona sieropositiva – magari con elevata carica virale – il rischio di trasmissione è ancora più alto. Quando scopi, le pareti anali del partner negativo possono danneggiarsi con grande facilità, consentendo allo sperma o al liquido prespermatico di entrare nella sua circolazione del sangue. Indossare un preservativo e abbondare nell’uso di lubrificante a base di acqua è un’ottima strategia preventiva.

Se sei tu quello che viene scopato, sappi che il partner negativo corre comunque un rischio. L’Hiv si trova in quantità notevoli anche nelle pareti rettali e nel corso del rapporto può fare la sua entrata dalla cima del cazzo. Fagli mettere il preservativo e aggiungete lubrificante con regolarità.

Il sesso orale presenta un basso rischio di trasmissione dell’Hiv, rischio che aumenta quando un positivo viene in bocca a un negativo. Il rischio s’impenna quando il partner positivo ha una carica virale alta. Per quanto piccola, esiste infatti una casistica di trasmissione dell’Hiv per via orale. Le ulcere, le gengive sanguinanti e le gole infiammate possono implicare la creazione di aperture attraverso le quali il virus può fare il suo ingresso. Il sesso orale brutale o la pratica nota come “gagging” possono danneggiare le pareti della gola aumentando il rischio di trasmissione.

Molti si domandano se il liquido prespermatico (cioè quello che esce dal glande prima dell’orgasmo) sia in grado di trasmettere l’infezione: purtroppo i dati scientifici in merito sono pochi, c’è solo uno studio che dimostra che chi fa sesso anale senza eiaculazione interna (cioè non venendo nel culo dell’altro), rischia praticamente quanto chi va avanti fino all’orgasmo. Nel sesso orale non ci sono dati ma siccome all’interno della bocca sono anche presenti sostanze che offrono un certo grado di protezione dall’infezione, sembra plausibile che la trasmissione in questo modo sia forse possibile solo quando la persona ha una carica virale elevata.

Per anni non ho usato il preservativo con altri positivi. Poi mi sono beccato la sifilide. Continuo a fare sesso non protetto con un paio di scopamici di lunga data, ma quando si tratta di rapporti occasionali uso il preservativo 

Ancora sul safer sex

A patto che non ci sia presenza di sperma o sangue, baciareleccare esucchiare qualsiasi parte del corpo è “sesso sicuro” al cento per cento, così come la maggior parte delle pratiche che comportano l’uso delle mani –carezzefrizionimasturbazionefingering e fisting (rispettivamente infilare dita o il pugno nel culo del partner). Il rischio c’è solo se il partner ha dei tagli sulla pelle e lo sperma o il sangue vi entrano in contatto. Per rendere più sicura una sessione di fisting, usa guanti in lattice e abbonda col lubrificante. Se usi un lubrificante a base di olio, poi non scopare il partner: i preservativi tendono a rompersi se entrano in contatto con lubrificanti che non siano a base di acqua o silicone. In caso di fisting di gruppo, chi fista (il fister) deve cambiare guanti passando da un partner all’altro: per prevenire la trasmissione dell’Hcv (il virus dell’epatite C) è importante anche che non usi lo stesso barattolo di lubrificante perché quel virus, molto più resistente dell’Hiv al di fuori dell’organismo, potrebbe essere trasmesso anche in quel modo.

Il rimming (cioè leccare l’ano) non costituisce un rischio di trasmissione dell’Hiv ma è un sistema molto facile per passarsi batteri come quelli del genere Shigella (correlati con l’Escherichia coli e la salmonella) o infezioni come l’epatite A (per la quale la vaccinazione è raccomandata per tutti i gay, soprattutto se con Hiv). L’igiene riduce ma non cancella il rischio di prendersi un’infezione o di trasmetterla.

L’urina in sé non contiene Hiv, quindi gli “sport acquatici” come il pissing (pisciare addosso al partner) non presentano alcun rischio, a meno che non ci sia sangue nelle urine e che esso entri in contatto con uno squarcio nella pelle. I sex toy condivisi possono essere veicolo di trasmissione dell’Hiv e di altre infezioni, compresa l’epatite C, se non si applica un preservativo nuovo a ogni uso. Lavarli con acqua calda e sapone prima di usarli su un altro partner è meno efficace: se proprio non hai preservativi, lava i sex toys con la varichina.

Il piercing è considerato da alcuni come una pratica sessuale a sé stante e può presentare un rischio di trasmissione qualora non si rispettino determinati standard d’igiene. La pelle fresca di piercing rappresenta inoltre un varco: se dello sperma o del sangue cade in quel punto, l’Hiv può passare.

Le discipline dell’SM (sadomasochismo) o del BD (bondage e disciplina), a volte compattate sotto l’acronimo BDSM, possono comprendere pratiche come quelle appena descritte o altre. L’uso della cera calda, ad esempio, può essere un modo in cui la pelle s’indebolisce e risulta più permeabile all’Hiv in caso di contatto con sperma o sangue. Stesso concetto per le piccole lesioni provocate dalle funi nel bondage. In generale, stabilisci col tuo partner dei limiti ben precisi e negozia un gergo chiaro o una “parola di salvataggio” nel caso in cui il gioco si spinga troppo in là.

Facevamo sesso già da un mese quando cominciai a fargli capire che mi piacevano determinate cose, come il fisting o un pizzico di sadomaso. A lui invece non piacevano affatto e le etichettava come “rischiose”, anche se in termini di trasmissione dell’Hiv erano più sicure di altre cose che avevamo già fatto. Alcuni tendono a valutare il livello di sicurezza più in base ai pregiudizi che ai fatti. 

Se il tuo partner sieronegativo si espone al rischio di trasmissione dell’Hiv durante un rapporto sessuale non protetto o se si rompe il preservativo, c’è la possibilità di iniziare una terapia in grado di prevenire l’infezione.

Si chiama profilassi post-esposizione (PEP) e comporta l’assunzione di due o tre farmaci antiretrovirali per 28 giorni consecutivi. Come per gli altri trattamenti dell’Hiv, la PEP va presa a orari ben precisi. I farmaci usati per la PEP sono gli stessi delle terapie antiretrovirali usate per trattare l’Hiv e possono provocare i medesimi effetti indesiderati iniziali, che generalmente vanno via dopo i primi giorni: nausea, diarrea, mal di testa e stanchezza.

L’obiettivo della PEP è eliminare il virus che si teme sia entrato nel corpo prima che abbia il tempo di radicarsi: se il tuo partner la comincia abbastanza in fretta dopo il rapporto a rischio, quasi sempre riuscirà a prevenire l’infezione. Il successo del trattamento non è tuttavia garantito.

La PEP ha maggiori possibilità di successo se iniziata nel giro di poche ore dal rapporto a rischio. Prima si comincia, meglio è. Ma può ancora essere efficace se iniziata entro 48 ore dall’incidente.

La persona esposta al rischio deve rivolgersi subito alle autorità sanitarie. Il metodo migliore è contattare una clinica specializzata in Hiv/Aids ma se gli orari di apertura non lo consentono basta rivolgersi al Pronto Soccorso dell’ospedale più vicino e chiedere di vedere l’infettivologo di turno.

L’utilizzo del preservativo riduce il rischio di trasmettere tali infezioni ma non basta a cancellarlo del tutto. L’herpes, la sifilide e l’HPV (il virus associato ai condilomi o creste di gallo) si possono trasmettere anche in presenza del condom. L’epatite A e le infezioni intestinali si possono trasmettere col rimming. Contro l’epatite A e B ci si può vaccinare: è un vaccino altamente consigliato, quindi se non l’hai già fatto parlane col medico.

Avere altre IST può facilitare la trasmissione dell’Hiv: per esempio, lo sperma, il liquido prespermatico e il muco rettale di un uomo sieropositivo che abbia anche la gonorrea contengono una maggiore quantità di Hiv, aumentando così il rischio di trasmissione. Anche le lesioni genitali che si creano per via di IST come la sifilide agevolano lo scambio di sangue durante il rapporto sessuale, soprattutto se non si usa il preservativo.

Una diagnosi tempestiva

Molte IST non hanno sintomi palesi, quindi è importante testarsi regolarmente se si ha una vita sessuale attiva. Sono test facili da fare e i trattamenti sono efficaci. Un’infezione diagnosticata e trattata per tempo risparmia grossi problemi a noi e ai nostri partner.

Se ti diagnosticano una IST, cerca di comunicarlo ai tuoi partner più recenti. È un modo per ridurne la diffusione all’interno della comunità gay.

E se ti capita spesso di avere una diagnosi di IST, non sarà il caso di interrogarti seriamente sulla tua capacità di gestione della sessualità? Stai certo che puoi fare un sesso straordinario anche tutelando la tua salute: un counselling specifico in questo caso potrebbe esserti di aiuto.
Checklist per chi fa sesso

  • Fatti testare regolarmente, cioè almeno una volta l’anno, per le IST più comuni (sifilide, gonorrea, clamidia, epatite C e uretrite aspecifica, cioè non gonococcica).
  • Se hai molti rapporti occasionali, dovresti testarti più spesso.
  • Discuti col tuo medico l’ipotesi del vaccino per l’epatite A e B, se non l’hai già fatto.
  • Se ti diagnosticano una IST, cerca di contattare i tuoi partner più recenti.

La sifilide

La sifilide, o lue, è molto diffusa nella comunità gay, soprattutto tra le persone con Hiv (in cui progredisce più rapidamente). Molti non ne riconoscono i sintomi, per cui solo il test consente di diagnosticarla. La sifilide ha tre stadi: il primo è caratterizzato da un sifiloma (una lesione non dolorosa); durante il secondo stadio si verifica un’eruzione cutanea che viene spesso scambiata per qualcos’altro; se non si interviene, con il terzo stadio si possono avere danni a organi interni, agli occhi, al cervello, alle articolazioni e alle ossa.

La sifilide si cura con ottime probabilità di successo nelle fasi iniziali. Usare il preservativo quando scopi riduce il rischio di trasmissione, anche se essa può avvenire pure col sesso orale o solo toccando uno degli sfoghi cutanei di cui sopra. Quindi, lo ripetiamo, fare il test specifico è molto importante.

L’epatite C

L’epatite C (Hcv) fa ammalare il fegato e, come l’epatite B, può sfociare in una malattia cronica che rende più difficile il trattamento dell’Hiv. Puoi prendere l’Hcv per via ematica, per esempio usando la stessa siringa o il rasoio, oppure per via sessuale, in particolare quando c’è contatto di sangue.

Si stima che in Italia circa il 30-50% degli uomini sieropositivi abbia una coinfezione da Hcv. La trasmissione sessuale dell’epatite C è più probabile in situazioni in cui avviene uno scambio di sangue tra partner, come una scopata particolarmente lunga e vigorosa, la condivisione dei dildo o il fisting con più persone coinvolte.

Va detto che si sta registrando un aumento delle persone che affermano di aver contratto il virus dell’HCVmediante sesso anale non protetto, senza condividere siringhe e sex toy e senza praticare fisting.

Questo trend riflette l’opinione diffusa, a livello di ricerca medica, secondo la quale l’Hcv si trasmette per via sessuale più facilmente di quanto si credesse a suo tempo. Secondo i ricercatori vi sono alcuni fattori che contribuiscono alla trasmissione sessuale dell’epatite C, soprattutto tra partner sieropositivi, come la maggiore carica virale di Hcv nello sperma in chi ha una coinfezione Hiv-Hcv.

La trasmissione sessuale dell’Hcv è stata anche associata all’uso di crystal e popper. Trasmissione ulteriormente agevolata dalla presenza di altre IST come la sifilide o l’herpes.

Non condividere aghi o siringhe, cucchiai, lacci emostatici o clisteri. Il preservativo riduce il rischio durante il sesso anale. Non condividere neanche i dildo oppure applicaci un preservativo a ogni cambio di partner. Se fai fisting, cambia guanti per ogni partner e, se usi un lubrificante in barattolo come il Crisco che si adopera immergendo le dita nel prodotto, usa un barattolo diverso per ogni partner: l’Hcv è molto resistente e tracce di sangue del precedente partner potrebbero essere rimaste nel lubrificante.

La clamidia

La clamidia è un’infezione batterica che può prendere cazzo, ano o gola. La puoi prendere mediante il sesso orale o anale. Di solito, non avverti alcun sintomo; in caso contrario puoi sentire del prurito sul cazzo o nel culo o avere perdite acquose biancastre o grigiastre dal glande e dolore quando eiaculi. Per la diagnosi, devi fare ricorso ad analisi di laboratorio. Se non trattata, la clamidia provoca un’infiammazione ai testicoli, un dolore diffuso allo scroto o quando si piscia. La clamidia può aumentare la quantità di Hiv presente nello sperma e provoca infiammazioni anali, agevolando la trasmissione dell’Hiv.

Il linfogranuloma venereo

Detto anche Lgv, è una rara ma virulenta forma di clamidia. Può infettare la bocca, il cazzo e il culo. Anche questa la puoi prendere nel sesso anale e orale non protetto, condividendo i dildo o fistando più partner. Nel cazzo, i sintomi includono una piaga non dolorosa nel punto infetto, seguita da fastidio quando pisci o perdite dal glande, che può anche ingrossarsi e far male. Quanto al retto, i sintomi possono essere ulcere, ascessi, infiammazioni dolorose (proctite) e perdite di sangue e pus. Se non trattato, può lasciare cicatrici, danni ai tessuti, gonfiori molto seri nel retto e nell’area genitale.

Infezioni intestinali

Esiste una serie di infezioni intestinali in grado di provocare sintomi quali vomito, diarrea e crampi allo stomaco e nelle persone sieropositive tendono a colpire duro. I parassiti del genere Shigella e Giardia sono tra le cause più comuni. Tali infezioni si trasmettono attraverso minuscole particelle o feci contaminate che entrano nella cavità orale durante il rimming o mettendosi in bocca dita o cazzi contaminati. Per evitare di esporti a queste infezioni, lavati le mani per bene con acqua calda e sapone dopo aver fatto sesso o passando da un partner all’altro e usa il dental dam quando fai rimming (leccare l’ano).

L’herpes genitale

Questo tipo di herpes è caratterizzato da pustole che possono far male e riapparire a distanza di tempo. Gli sfoghi possono interessare i genitali, l’area anale e altre parti del corpo. Un’infezione del genere è piuttosto comune tra i maschi omosessuali ed è ancora più frequente e dannosa nelle persone con uno stadio avanzato dell’Hiv. La ricerca ha dimostrato una correlazione tra herpes e Hiv, con entrambi i virus che tendono a replicarsi più velocemente. Se hai degli sfoghi cutanei, la cosa migliore è fare un trattamento aggressivo seguito da un’adeguata profilassi. Evita ogni tipo di contatto con le lesioni da herpes.

I condilomi

I condilomi, detti anche creste di gallo, sono causati da una famiglia di virus che va sotto il nome di papilloma virus umano (Hpv). I condilomi anali ne sono la manifestazione più diffusa tra i maschi omosessuali. I virus si trasmettono con grande facilità mediante contatto cutaneo. Trattare i condilomi diventa più difficile nelle persone che vivono con l’Hiv e alcuni dei virus che li provocano aumentano il rischio di cancro anale. I condilomi si possono rimuovere chirurgicamente, il che non esclude la possibilità di una recidiva. Evita ogni tipo di contatto con le creste di gallo. Il preservativo riduce il rischio anche se non lo elimina del tutto. Esistono dei vaccini per alcuni ceppi di Hpv, parlane col tuo medico.

La gonorrea

Detta anche scolo, la gonorrea è una IST batterica piuttosto diffusa, specialmente tra i maschi omosessuali, che prende gola, cazzo o ano e a volte, ma non sempre, causa dolori o fuoriuscite di liquidi dall’uretra. Spesso è asintomatica quando interessa la gola o l’ano e si trasmette con grande facilità (ad esempio col sesso orale o nei giochi anali). È importante beccarla subito e trattarla, in quanto la gonorrea è legata alla progressione dell’Hiv ed è in grado di aumentare la carica virale nello sperma. L’uso del preservativo diminuisce il rischio di trasmissione.

L’epatite A

È causata da un virus (Hav) che provoca una malattia del fegato della durata di qualche settimana. Tra i sintomi, itterizia (la pelle gialla), fiacca, perdita di appetito e un cambiamento cromatico nelle urine e nelle feci. Visto che attacca il fegato, rischia di rendere meno sostenibile l’assunzione di una terapia antiretrovirale.

Puoi prendere l’epatite A mediante contatto con la cacca. Il rimming, metterti le dita in bocca dopo aver esplorato il retto del partner o toccare preservativi usati o sex toy sono veicoli di trasmissione dell’epatite A. La puoi prendere anche entrando in contatto con cibo, acqua e oggetti contaminati. Esiste un vaccino altamente raccomandato per le persone con Hiv: parlane col medico.

L’epatite B

Il virus dell’epatite B (Hbv) colpisce il fegato ed è piuttosto comune tra i maschi omosessuali. Può diventare un’infezione persistente, di lungo periodo, che complica il trattamento dell’Hiv.

L’epatite B la puoi prendere mediante sesso anale non protetto e altre attività che comportano scambio di sangue (come il fisting con più partner). L’uso del preservativo riduce il rischio di trasmissione. Il vaccino contro l’epatite B è obbligatorio dal 1991 ma farlo conviene a tutti gli uomini che fanno sesso con altri uomini: parlane col tuo medico.