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COMUNICATO STAMPA

In merito all’articolo pubblicato venerdì 8 dicembre 2023 su corriere.it/salute, “Sifilide, casi in aumento in Italia e nel mondo. Come proteggersi e curarla” firmato da Elena Meli, ci preme portare alcune considerazioni critiche ed elementi di discussione.

In Italia e nel mondo le diverse infezioni sessualmente trasmissibili (IST) sono in aumento da diversi anni. L’OMS ha pubblicato, nel 2022, un documento strategico che fissa gli obiettivi globali per contrastare le IST al fine di ridurre entro il 2030 le infezioni di sifilide e gonorrea del 90%. L’OMS chiede a tal fine che sia garantito alle popolazioni chiave l’accesso ad un’ampia gamma di servizi per il controllo delle IST e dell’HIV, e propone un’attenzione agli interventi ad alto impatto nella integrazione dei servizi per le IST e l’HIV, all’approccio mirato ai bisogni, alle caratteristiche dell’epidemia “locale” e delle differenti popolazioni, e infine ai modelli integrati, sostenibili e innovativi, anche dal punto di vista tecnologico, che possano massimizzare l’impatto degli interventi. Inoltre rimuovere le barriere all’accesso dei servizi per le IST, dalla prevenzione alla cura, è un punto centrale di tutta la strategia. I test per le IST, incluso l’HIV, sono fondamentali, quindi, per un efficace controllo della diffusione di queste infezioni.

Nel contrasto contro l’HIV, OMS indica la PrEP, ovvero la Profilassi pre Esposizione da HIV, come strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi del 2030. La PrEP è un farmaco o una combinazione di farmaci anti-HIV, assunti giornalmente o a cavallo del rapporto a rischio, che protegge dall’HIV impedendo la trasmissione dell’infezione. Ma la PrEP è anche un importante alleato per contrastare le altre IST: infatti, la somministrazione del farmaco viene di norma accompagnata da un programma di monitoraggio e controllo delle IST, favorendo quindi una diagnosi precoce delle stesse, spesso nella fase asintomatica. L’emergenza delle diagnosi “sommerse” di IST nei programmi PrEP consente, attraverso il trattamento precoce delle stesse, di ridurre nel medio periodo la trasmissione e quindi l’incidenza di nuove infezioni. L’articolo purtroppo ignora del tutto questa importante possibilità, menzionando solo il preservativo, strumento che rimane fondamentale, ma che, in una visione scientifica moderna, va integrato con i nuovi sistemi farmacologici di prevenzione, in particolare la PrEP. Un concetto pragmatico e flessibile di prevenzione, che anteponga il principio della riduzione del danno, in una visione non ideologica della salute.

Concetto che è ormai patrimonio delle Istituzioni. La PrEP è da tempo nel Piano Nazionale AIDS del Ministero della Salute e da quest’anno, per effetto di una Determina AIFA del maggio u.s., è anche gratuita in Italia. Tutto questo rappresenta un’occasione per rafforzare e implementare questo importante strumento di prevenzione, soprattutto per quelle popolazioni più fragili e marginalizzate (key population), maggiormente esposte al rischio di contrarre l’infezione da HIV e altre IST. L’OMS, oltre a sostenere una strategia integrata IST e HIV, per facilitare gli accessi ai test e screening, che deve necessariamente comprendere la PrEP, raccomanda le esperienze all’esterno dei contesti sanitari, attraverso l’implementazione di servizi Community Based presso associazioni, “checkpoint” o le iniziative di testing rapido in outreach, unità di strada, etc. Queste attività risultano efficaci, in particolare per raggiungere popolazioni chiave per HIV e IST.

Purtroppo, anche questa possibilità non viene citata nell’articolo. Nell’intervista, invece, l’aumento delle IST viene correlato solamente con il chemsex e i rapporti omosessuali, riproponendo il concetto di persona a rischio invece che il concetto più corretto e non stigmatizzante di comportamento a rischio, e alimentando la confusione tra comportamenti e preferenze sessuali. Quelle proposte nell’articolo ci sembrano argomentazioni riduttive, che alimentano uno stigma diretto a popolazioni specifiche, come purtroppo è accaduto in passato con l’HIV negli anni della crisi dell’AIDS. Le cause sono molto più complesse, ed è la stessa OMS ad indicarcele, così anche come riportato in documenti internazionali e italiani. Tra le cause possiamo sicuramente citare la mancanza di informazione e di promozione del benessere sessuale, legata ad una scarsità di servizi specifici, che risultino semplici nell’accesso e gratuiti per i diversi tipi di popolazione per favorire e garantire un accesso universale alla salute. Più in generale quello che manca è una visione ampia e più serena della salute sessuale, che inserisca il tema della IST in modo meno stigmatizzante, avvicinando le persone ai luoghi di cura e prevenzione.

Andrea Antinori, Infettivologo, Istituto Spallanzani, Roma

Daniele Calzavara, segretario Milano Check Point

Mario Colamarino, Presidente CCO “Mario Mieli” – APS

Filippo Leserri, Presidente PLUS Roma

Sandro Mattioli, Presidente PLUS APS

Si è svolta in questi giorni a Varsavia la XIX edizione della Conferenza Europea sull’AIDS, a cui ha preso parte anche Plus APS. Nell’ambito di questa conferenza, è stato presentato un nuovo farmaco che potrebbe innovare sensibilmente le politiche di prevenzione dell’HIV, chiamato Cabotegravir. In particolare, è stato presentato uno studio sull’efficacia del farmaco nella PrEP (Profilassi pre-esposizione). Trattandosi di un farmaco somministrato per via iniettiva che offre una copertura di 2 mesi, il Cabotegravir potrebbe risolvere il problema dell’aderenza terapeutica presentato dal farmaco attualmente utilizzato come PrEP, che per garantire la protezione deve essere assunto con grande precisione.

Si tratta potenzialmente di un importante avanzamento nelle strategie di prevenzione dei contagi, ma anche nella qualità della vita delle persone che convivono con HIV e de* loro partner. Negli Stati Uniti si parla ormai da tempo di questo farmaco, e anche in Europa si stanno aprendo le porte alla commercializzazione del farmaco. La Francia si prepara ad avviare uno studio clinico, e l’Italia potrebbe essere ancora una volta il fanalino di coda.

L’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) ha infatti approvato la commercializzazione del Cabotegravir da settembre 2023, e la Francia si sta già muovendo con uno studio clinico che si chiama CaboPrEP. L’Italia intanto si sta avviando solo da pochi mesi (e con forti difformità tra le Regioni) verso l’attuazione della decisione AIFA di garantire la gratuità della PrEP attualmente in commercio. Negli scorsi anni abbiamo assistito ad anni di ritardo rispetto alla sua commercializzazione, e parlare di Cabotegravir sembra fantascientifico. Eppure, in Italia sono attivi diversi Checkpoint, centri community-based che rappresentano l’avanguardia della lotta all’HIV e che potrebbero aiutare ad implementare questi nuovi strumenti.

“In Italia – commenta il presidente di Plus APS Sandro Mattioli – non solo arriviamo ultimi ad approvare questo tipo di farmaci preventivi (EMA ha approvato l’attuale PrEP nel 2016 contro il 2012 di FDA), ma non facciamo studi che aiutino a introdurre questi nuovi elementi. Cosa che invece in Francia hanno fatto sia per la PrEP attuale, sia per Cabotegravir come PrEP. In Italia sono attivi diversi centri community based che potrebbero aiutare a implementare questi nuovi strumenti. Ma non vengono presi in considerazione. Invece uno studio di fattibilità su Cabotegravir come PrEP distribuito dai Checkpoint potrebbe contribuire ad un arrivo controllato sul mercato di un farmaco che, diversamente, finirebbe per avere gli stessi problemi di stigma e pregiudizi che gravano sulla PrEP attuale”.

I checkpoint ci sono. La speranza è che sia possibile costruire un’alleanza con l’azienda produttrice del farmaco (ViiV Healthcare) e i maggiori centri di ricerca e i Checkpoint per introdurre al più presto nel Paese questa nuova opportunità di prevenzione che potrebbe risolvere i problemi di aderenza terapeutica che si riscontrano con la PrEP attuale.

è convocata la

Assemblea straordinaria di associazione

domenica 11 giugno 2023 alle ore 17

in presenza (raccomandata) presso la sede dell’associazione in via San Carlo, 42/C Bologna

o

via Zoom al seguente link:

https://us06web.zoom.us/j/81987829412

Ordine del giorno

  1. Situazione BLQ Checkpoint;
  2. varie ed eventuali.

Il Presidente
Sandro Mattioli

Aumentano le richieste ma diminuiscono i fondi: servono delle soluzioni per la conferenza italiana sull’AIDS e la Ricerca Antivirale

25 maggio 2023

Si terrà a Bari, dal 14 al 16 giugno, la quindicesima edizione di ICAR – Italian Conference on AIDS and
Antiviral Research. Come Plus aps anche quest’anno prenderemo parte alla conferenza, ma ci troviamo
nuovamente costretti a ritirare parecchie candidature di attivisti sieropositivi per fare fronte alla mancanza di
fondi e alla conseguente limitazione dei posti.


La partecipazione della comunità di riferimento e di giovani ricercatori dovrebbe essere la priorità di una
conferenza come ICAR, ma sono proprio questi i soggetti che stanno soffrendo maggiormente a causa della
diminuzione dei fondi disponibili. Sono già due anni, infatti, che le richieste di scholarship superano le
disponibilità, costringendo molte persone a rinunciare alla partecipazione. L’incremento delle richieste di
partecipazione da parte di persone con HIV e giovani ricercatori è un dato estremamente positivo, ed è
importante trovare delle risposte per permettere a quante più persone possibile di partecipare.


Se da una parte riconosciamo le difficoltà dettate dalla carenza di fondi, fino a questo momento non vi sono
state le capacità di adeguamento necessarie da parte di una conferenza nazionale tanto importante, che
dovrebbe vedere la partecipazione delle persone sieropositive come una priorità. Detto questo chiariamo un
punto: nessuna conferenza internazionale su HIV è in grado di accogliere tutte le richieste di scholarship, ma
per l’accettazione o meno della domanda esistono criteri condivisi e trasparenti che in Icar non sono mai stati
attivati. Inoltre, in Icar non è prevista la possibilità di accedere a pagamento per i pazienti ai quali è stata
rifiutata la scholarship. Tutto è gestito sul piano personale o camera caritatis che dir si voglia.


Non vi è alcun criterio per l’assegnazione delle borse di studio che non sia quello dei fondi, della cui
gestione ci si ricorda solo a cose fatte, così come è avvenuto anche nella precedente edizione della
conferenza. Chiediamo quindi che la possibilità di partecipare non sia vincolata alle scholarship, e che le
borse di studio disponibili vengano assegnate sulla base di criteri chiari, trasparenti e, soprattutto, condivisi.


Per quanto riguarda l’impiego dei fondi disponibili, riteniamo che a fronte di una diminuzione delle risorse,
un punto non verificabile perché alle richieste di visionare i bilanci non vengono fornite risposte, debbano
essere riviste alcune decisioni logistico organizzative. La scelta di tenere la conferenza in un luogo diverso
ogni anno, per quanto possa dare lustro al centro clinico locale, comporta spese molto elevate e una scarsa
capacità di contrattazione sui costi. Riteniamo che se venissero individuati uno o due luoghi sulla Penisola
dove tenere la conferenza, come già avviene per altri congressi come il CROI negli Stati Uniti, sarebbe
possibile diminuire considerevolmente le spese di gestione.


Anche la periodicità della conferenza potrebbe essere rivista, favorendo per esempio una cadenza biennale,
che potrebbe contribuire al contenimento dei costi. Infine, sono ormai anni che per l’organizzazione della
conferenza ci si affida allo stesso provider, dando luogo ad una sorta di monopolio. Anche in questo caso
pensiamo che sarebbe opportuno procedere all’assegnazione tramite un bando con criteri di selezione chiari,
che tengano in conto le difficoltà economiche dell’organizzazione stessa.


Insomma, sono molte le soluzioni che potrebbero essere vagliate se vi fosse la reale volontà e priorità di dare
spazio alle persone sieropositive, a ricercatori e ricercatrici. Non devono necessariamente essere le soluzioni
che proponiamo noi, ma è necessario superare l’attuale immobilità di fronte all’aumento delle richieste e alla

contingente diminuzione dei fondi disponibili per le scholarship dei giovani ricercatori e degli attivisti.
Lasciare fuori dalla porta sempre più persone con HIV non è una soluzione accettabile.

A Villa Cassarini davanti al monumento che ricorda le vittime omosessuali del razzismo nazi fascista, installato ormai 31 anni fa anche grazie al lavoro di Franco Grillini, anche lui presente alla commemorazione, sono intervenuti Emily Clancy vice Sindaca di Bologna che ha ricordato le recenti scomparse di Lucy e di Pieralli, Mazen Masoud presidente del MIT, Michele Giarratano per Famiglie Arcobaleno e Salvio Cecere per Plus.

In un intervento emozionato, Salvio ha ripercorso le tappe della Liberazione ricordando come il triangolo rosa con cui i nazisti marchiavano gli omosessuali, fosse il simbolo del rifiuto delle diversità. Un simbolo poi ripreso da Act Up nella lotta contro HIV, a sottolineare come quello stesso odio per le diversità si fosse riattivato nei primi anni della pandemia, in una logica di discriminazione delle sessualità non allineate.

Salvio ha poi fatto notare come in anni più recenti le cose siano piano piano cambiate e che recentemente l’agenzia italiana del farmaco ha approvato la rimborsabilità della PrEP (la profilassi pre esposizione che protegge da HIV). L’introduzione della PrEP in Italia è stata una battaglia faticosa portata avanti dagli attivisti di Plus già a partire dal 2013, inizialmente ostracizzata anche da parte del movimento che ancora oggi, in qualche caso, fatica a comprendere che PrEP è un dispositivo che consente a tutti di vivere liberamente la propria sessualità e di riprenderci quel piacere sessuale che HIV ci ha negato per 40 anni. Giustamente Salvio lancia la sfida alla Regione Emilia-Romagna perché sia la prima a mettere in atto la gratuità predisposta da AIFA, riprendendo quell’attenzione politica dimostrata quando, nel 2015, ha consentito l’apertura del BLQ Checkpoint, il primo centro community based in Italia quindi uno spazio non disegnato su un modello eteronormato.

Una serie di risultati dei quali Salvio ringrazia la generazione di attivisti che lo hanno preceduto a partire da Stefano Pieralli che ci ha lasciati pochi giorni fa. Ricordare le tante battaglie intraprese da Stefano forse non sarebbe neppure il modo migliore di ricordarlo, sottolinea Cecere, stante la sua volontà di andare sempre oltre i risultati ottenuti e continuare a combattere per riappropriarci del piacere sessuale, degli spazi politici necessari alle nostre esistenze.

Dopo oltre 40 anni di HIV, con tutti i cambiamenti sociali che l’epidemia ha portato con sé, ha ancora senso parlare di fierezza o di orgoglio positivo – ovviamente mi riferisco a HIV – e ha ancora senso portare ai Pride questo tema? Dopo tutto ormai HIV non fa così paura, prendiamo una pillola e via, che sarà mai?
Lo stigma, la discriminazione e il pregiudizio la fanno ancora da padroni in questo Paese? E la comunità LGBTQ+ è così immune dal discriminare le persone che vivono con HIV che queste possono restare nascoste ed evitare di palesare il proprio stato sierologico?
Il movimento LGBTQ+ sta svolgendo finalmente un’opera di primo piano su questi temi? O resta timoroso sulla porta delegando ad altri un ruolo che in altri Paesi è stato governato principalmente da persone omosessuali?

Fuori dal corteo del Pride, ha senso parlare del proprio stato sierologico ad altri e “uscire dall’armadio, come facciamo con l’orientamento sessuale?

Di questo e di molto altro parleremo al VENERDi’ POSITIVO del 30 marzo dalle ore 19,30 presso la sede di Plus in via S. Carlo 42/C a Bologna.

Dopo la chiacchierata, per chi lo desidera, è prevista una pizzata tutti insieme.

A venerdì.


Riprendono le domeniche di approfondimento “E tu che ne vuoi sapere?” tratto dalla frase che un clinico ci disse durante una conferenza.
Secondo noi, invece, restare nell’ignoranza fa bene solo alle infezioni mentre l’empowerment delle persone che vivono con HIV aiuta a combattere efficacemente la sua azione.

Ci vediamo domenica 12 marzo alle ore 18 presso la sede di Plus in via S. Carlo 42C a Bologna e parleremo delle novità dalla conferenza CROI 2023.

La conferenza CROI (conference on retroviruses & opportunistic infections) è forse la più importante conferenza al mondo e si tiene, manco a dirlo, negli USA. La conferenza di quest’anno si è tenuta a Seattle (WA) dal 19 al 22 febbraio. Nella sezione “Articoli” potete leggere le relazioni del Presidente dell’Associazione.

Grazie ad un contributo non condizionato di ViiV Healthcare, siamo riusciti a concludere un progetto ambizioso che comprende il rinnovamento e il potenziamento delle piattaforme digitali di Plus.

Da un lato ci siamo “ripresi in casa” i siti internet che a suo tempo avevamo creato con lo scopo di dare maggiore visibilità ai progetti innovativi che stavamo portando avanti (BLQ Checkpoint.it, prepinfo.it). Dall’altro lato, abbiamo rinnovato il sito plus-aps.it dandogli la forma del portale ma, soprattutto, dandogli una forma più agile e moderna caratterizzata da un consistente uso di immagini. Ora Plus ha un nuovo portale con un design moderno e intuitivo, organizzato per aree tematiche e nuovi contenuti utili e interessanti per i membri e per il pubblico in generale.

Funzionalità:

  • Homepage dinamica con un’immagine di sfondo e una breve descrizione dell’associazione e dei suoi obiettivi
  • Navigazione intuitiva e facile da usare, con menu di navigazione fisso in alto alla pagina e pulsanti chiari e ben visibili per accedere alle diverse sezioni del sito
  • Sezione “Chi siamo” con una descrizione dell’associazione, la storia, la mission, i valori e le attività svolte
  • Sezione “Eventi” con un calendario degli eventi futuri, un archivio degli eventi passati, con relativa descrizione, immagini e video
  • Sezione “Progetti” con una panoramica dei progetti in corso, dei risultati raggiunti e delle attività previste
  • Sezione “Articoli” con articoli di approfondimento su temi di attualità, opinioni e contributi degli esperti del settore
  • Sezione “Contatti” con una lista di contatti per raggiungere l’associazione, un modulo di contatto per richieste specifiche e una mappa interattiva per localizzare la sede dell’associazione.
  • E molto altro ancora…

Grafica:

  • Design moderno, accattivante e in linea con l’immagine dell’associazione, con colori e fonti coerenti con il branding dell’organizzazione
  • Layout responsive, adattabile a tutti i dispositivi, desktop, tablet e smartphone
  • Immagini e foto di alta qualità, scelte accuratamente per rappresentare l’associazione e le sue attività
  • Animazioni ed effetti visivi per migliorare l’esperienza utente e rendere il sito più dinamico e coinvolgente.

Contenuti:

  • Contenuti organizzati in sezioni tematiche chiare e ben definite, per agevolare la navigazione degli utenti
  • Contenuti di alta qualità, originali e utili per i membri dell’associazione e per il pubblico in generale
  • Testi chiari, ben scritti e facilmente comprensibili per tutti i livelli di conoscenza del settore
  • Immagini, foto e video appropriati e pertinenti, utilizzati in modo efficace per supportare i contenuti testuali.

Parallelamente, abbiamo realizzato un’app per smartphone dedicata alle persone che usano la PrEP come sistema di prevenzione da HIV. L’app si chiama “PrEPapp” e sarà presentata a breve in modo più ampio, è stata realizzata dalla software house “GreenTeam”, in collaborazione con Plus, Checkpoint Milano, Conigli Bianchi.
L’app è pensata per incrementare l’aderenza terapeutica nelle persone in PrEP, in particolare per coloro che usano la posologia on demand. Resistendo alle tentazioni, l’app è tutt’altro che barocca, al contrario l’abbiamo voluta il più semplice possibile. Fornisce informazioni di base per la corretta assunzione del farmaco e restare protetti.

Come era facile prevedere, dopo lo stop al suo “fratello” africano, lo studio Imbokodo che arruolava soprattutto giovani donne africane già bloccato nel 2019, anche lo studio Mosaico è stato fermato.

L’NIH ha definitivamente bloccato lo studio Mosaico perché sicuro ma inefficace. Con queste semplici parole l’Istituto ha messo la parola fine al vaccino sperimentale di Janssen. Il numero delle nuove diagnosi nel braccio placebo era equivalente al numero delle nuove diagnosi nel braccio dei vaccinati. Inutile rischiare oltre.

Lo studio era iniziato nel 2019, ha coinvolto 3900 MSM e persone trans in mezzo mondo, Italia inclusa, cosa più unica che rara.

Anche Plus ha collaborato con il Policlinico di Modena UO Malattie infettive diretta da Cristina Mussini, per il reclutamento dei volontari: abbiamo informato e inviato a Modena per l’intervista oltre 150 persone.

Lo studio Mosaico è stato anche l’ultimo lavoro di Giulio. Motivo in più per essere dispiaciuti per questo ennesimo fallimento, e non sarà neppure l’ultimo.

Per essere chiari: la Janssen Vaccines & Prevention B.V., parte della società farmaceutica Janssen a sua volta parte della Johnson & Johnson, ha sponsorizzato lo studio Mosaico con il supporto finanziario del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), a sua volta parte del National Institutes of Health (NIH). Il NIH comprende 27 istituti di ricerca, una vera macchina da guerra. Lo studio è stato condotto dall’HIV Vaccine Clinical Trials Network, finanziato dal NIAID, con sede presso il Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle. Il comando di ricerca e sviluppo medico dell’esercito americano ha fornito ulteriore supporto allo studio.

Già da questo articolato insieme di istituti e aziende potete immaginare quanto è costato questo studio e quando sia complesso sul piano organizzativo e logistico.

Il vaccino sperimentale è stato sviluppato da Janssen utilizzando vari “pezzi” di virus – da cui il nome mosaico – con l’obiettivo di indurre una risposta immunitaria contro un’ampia varietà di ceppi di HIV. Sulla carta il razionale c’era tutto. Purtroppo HIV la pensava diversamente. Di seguito l’annunci del NIH:

https://www.nih.gov/news-events/news-releases/experimental-hiv-vaccine-regimen-safe-ineffective-study-finds

Sandro Mattioli
Plus aps
Presidente

Dopo un lungo percorso con le istituzioni bolognesi, purtroppo temporaneamente interrotto dal dannato covid, il percorso di Fast Track City è ripreso grazie al sostegno del Sindaco Matteo Lepore, al lavoro dell’Assessore alla Salute del Comune di Bologna Luca Rizzo Nervo, nonché all’attenzione posta dai dirigenti Iapac/Fast Track Cities con i quali siamo sempre stati in contatto, il vice-presidente di Iapac Bertand Audoin, e, soprattutto, Tanja Dittfeld che dirige Fast Track City Europe e che ha contribuito in modo incisivo al raggiungimento dell’obiettivo e che ha firmato insieme al Sindaco il documento di adesione, proprio nella giornata topica del 1 dicembre 2022, giornata mondiale per lotta contro HIV/AIDS.

Un obiettivo che, in realtà, è un punto di partenza. Ora comincia il vero lavoro. Il Sindaco e l’Assessore si sono assunti la responsabilità di portare la città di Bologna a raggiungere gli obiettivi di UNAids, i tre 95 (95% delle persone con HIV diagnosticate, 95% in terapia, 95% con viremia non rilevabile) prima del 2030. Ma il protocollo pone l’accento anche sul tema delle infezioni a trasmissione sessuale, su epatite C, il loro monitoraggio, trattamento e cura, stigma e discriminazione. Tutti temi sui quali anche a Bologna abbiamo spazi di miglioramento.

Sono obiettivi ambiziosi per raggiungere i quali il lavoro sarà molto impegnativo.

Bologna ha già posto in essere diversi strumenti utili a limitare le nuove infezioni. Penso alle unità di strada e agli interventi di riduzione del danno svolti da più servizi, al buon lavoro fin qui svolto dal Sant’Orsola con i suoi ambulatori HIVMTSPrEP, dal Centro C.A.S.A. e dal numero verde aids gestiti dall’Azienda Sanitaria.

Ma soprattutto penso al lavoro che da anni facciamo come Plus sul tema della prevenzione con i servizi BLQ Checkpoint e, più di recente, con il PrEP-Point.

Servizi che sono decisamente sottostimati, siamo aperti solo 6 ore a settimana, e che devono assolutamente essere implementati se vogliamo dare al progetto Fast Track l’impulso decisivo per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Anche grazie all’apporto di Plus in una logica di sussidiarietà orizzontale, Bologna è l’unica città della Regione che può vantare un numero di diagnosi tardive visibilmente al di sotto della media regionale, ma è evidente che non basta. Le diagnosi tardive ci segnalano quanto lavoro c’è da fare sulla promozione dei test e anche la presenza di un sommerso importante. Due problemi che vanno assolutamente risolti se davvero vogliamo raggiungere gli obiettivi prefissati.

Sandro Mattioli
Plus aps