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Il DDL sulle unioni civili per le persone omosessuali approvato di recente al Senato e che attende di essere esaminato alla Camera, va analizzato con attenzione nell’interesse delle persone omosessuali e del proseguimento della lotta del Movimento  LGBT italiano verso il raggiungimento dell’unico obiettivo che può realmente garantire la pienezza dei diritti: il Matrimonio Egualitario.matrimoni-982x540

Percorso analogo a quello avvenuto nella maggior parte dell’Europa, delle Americhe, con avanguardie anche in Africa e Oceania.
Per cercare di rendere un buon servizio alle persone LGBT, ci siamo rivolti a Marco Gattuso, Giudice del Tribunale di Bologna, direttore di “Articolo 29” (www.articolo29.it) e della rivista giuridica Genius.

Offriamo l’intervista che ne è scaturita, clicca qui per scaricare l’opuscolo, quale strumento utile alla comprensione e alla riflessione di ogni persona, nella speranza che possa esservi di aiuto per la realizzazione della pienezza della vostra vita.

Alla stesura hanno collaborato, oltre a Plus Onlus Persone LGBT Sieropositive, alcune fra le più attive realtà associative bolognesi: Articolo29Associazione Universitaria UniLGBT-ArcigayCircolo Eagle Nest – RED

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Al via la quinta edizione del Community Award Program, Bando di concorso aperto ad Associazioni di pazienti, Federazioni, Fondazioni e Associazioni di Cittadini. Il Bando finanzia l’ideazione e l’effettiva realizzazione dei migliori progetti per interventi originali, di utilità diffusa e finalizzati a migliorare la qualità di vita e l’assistenza terapeutica dei pazienti affetti da HIV, Epatiti virali, Leucemia Linfatica Cronica e Linfoma Follicolare.

Per conoscere i dettagli del Bando e partecipare al concorso: www.communityaward.it

bioenergetica-aBioenergetica significa “energia della vita”, definizione coniata dal medico e psicologo Alexander Lowen. La Bioenergetica nasce come psicoterapia ad indirizzo corporeo, prendendo in forte considerazione la persona nella sua interezza compreso appunto il corpo, la sua struttura, il suo linguaggio.

Da questo approccio si sviluppano e nascono “Le Classi di Bioenergetica”. Si tratta di un lavoro di gruppo, dove il termine “classi” si riferisce ad uno strumento di sperimentazione, attraverso il quale le persone si mettono in gioco, cambiano, crescono, imparano.

“Le Classi”, si compongono di un appuntamento solitamente fisso, una volta alla settimana, della durata di un’ora e trenta. Il conduttore, che partecipa insieme al gruppo, propone ai partecipanti diversi esercizi corporei, individuali, a coppie o in gruppo; stimoli, che possano permettere alle persone di portare l’attenzione al corpo, ascoltandolo, riconoscendo le proprie contratture. Il corpo è una memoria e i traumi della vita, così come le tensioni del quotidiano, si incarnano, diventando dei veri e propri blocchi cronici, che però è possibile lavorare e sciogliere.
Rappresentano un potente strumento, un viaggio libero, avvincente, anche divertente, per fare conoscenza di se stessi e degli altri, attraverso il corpo, le sue sensazioni e le emozioni che lo abitano.

Come indica la definizione stessa, si lavora molto sulla pratica della “scarica e carica” energetica, partendo dal presupposto che nessun corpo può ricaricarsi di energia se prima non lo si scarica e viceversa. L’obiettivo quindi è quello di un progressivo riequilibrio e bilanciamento. Al termine degli esercizi, infatti si conclude con una parte di rilassamento e ascolto, al fine di permettere al corpo l’integrazione del lavoro svolto.
E’ un modo rivoluzionario di approcciarsi a se stessi, che a differenza dello sport, che mira comunque ad un potenziamento muscolare e al raggiungimento di obiettivi di forza e resistenza, sposta l’attenzione al proprio corpo così come è, senza pretendere di modificarlo, accettandolo invece senza giudicarlo.
“Una delle caratteristiche della vitalità è il fatto di essere in contatto con le percezioni sensoriali. E’ completamente differente dal conoscere, che è un’attività più intellettuale che percettiva”. Alexander Lowen.

Filippo Porcari
Plus Onlus

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A partire dal febbraio 2016 cambiano le modalità di accesso al BLQ Checkpoint gestito da Plus onlus in via San Carlo 42/C a Bologna.

Il Checkpoint funzionerà esclusivamente su prenotazione (telefonando ai numeri 051 4211857 o 051 252351).

Nuovo giorno di apertura: il mercoledì, sempre dalle 18 alle 21 e su prenotazione telefonica. Giorno dedicato al counselling per le persone sieropositive, che saranno accolte singolarmente nel massimo rispetto della privacy.

Nel mese di febbraio vi sarà inoltre un’apertura straordinaria: sabato 13, orario abituale.

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Avrebbe dovuto fungere da semplice reminder per chi passa davanti al BLQ Checkpoint: siamo chiusi fino al 7 gennaio, buone feste a tutti.

Invece, il manifestino della campagna lanciata lo scorso 1° dicembre per invogliare ancora più persone a fare il test HIV («Ci sta»), affisso all’entrata del Checkpoint, è diventato la tela di uno scarabocchio omofobico: il «Ci sta» s’è tramutato in «Ci state sul ca**o», accompagnandosi a un altro paio d’improperi ai danni delle persone omosessuali e, ciliegina sulla torta, è comparso un «a morte» con tanto di freccetta indirizzata alla coppia di uomini illustrata sul poster.

locandina-omofobia-0Che dire?

Purtroppo, l’omofobia e l’ignoranza che la spalleggia sono dure a morire, anche in un luogo storicamente inclusivo e all’avanguardia come Bologna. Lo dimostrano gli allarmanti dati di diffusione di HIV nella nostra città: stigma e discriminazione sono infatti alleati preziosi del virus.

Che fare?

Noi andiamo avanti. Nell’arco di soli tre mesi abbiamo testato quasi 400 persone. In particolare nell’ultimo periodo, a seguito dalla Testing Week, abbiamo registrato un’affluenza record. La formula test rapidi dell’HIV e dell’epatite C + counselling si sta rivelando vincente.

E il manifestino imbrattato resterà al suo posto. «Il cartello resterà dove si trova almeno fino a quando la città di Bologna non troverà il modo e i mezzi per fermare quello che, forse, è il modo principale con cui HIV si diffonde: l’omofobia» ha dichiarato sul facebook il presidente di Plus, Sandro Mattioli. «Giusto lasciare lì la testimonianza dell’imbecillità […] all’ingresso di un luogo e di un servizio che testimoniano l’esatto contrario», gli ha fatto eco l’Assessore alla Sanità Luca Rizzo Nervo.

Il BLQ Checkpoint riapre il 7 gennaio col solito orario: martedì e giovedì dalle 18 alle 21 (ultima accettazione ore 20:30). Per informazioni www.plus-aps.it/blqcheckpoint/

positivo-ma-non-infettivoL’assemblea dei soci svoltasi il 12 dicembre 2015 presso il BLQ Checkpoint, sede di Plus onlus, in via San Carlo 42/C a Bologna ha nominato il nuovo Direttivo di Plus, nelle persone di:

Giulio Maria Corbelli
Michele Degli Esposti
Claudio Franchini
Paolo Gorgoni
Sandro Mattioli

Il nuovo Direttivo, nella prima riunione tenutasi dopo la conclusione dell’assemblea dei Soci, ha deliberato le seguenti cariche interne e deleghe esterne:

Sandro Mattioli, Presidente
Giulio Maria Corbelli, Vice Presidente

  • Simone Buttazzi delega alla Comunicazione e creazione ufficio stampa;
  • Stefano Pieralli, delega ai rapporti con il movimento LGBT e le relazioni istituzionali;
  • Filippo Porcari, delega organizzazione e gestione volontari;
  • Francesco Canino, confermato Tesoriere di Plus

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Il virus dell’epatite C è presente nel fluido rettale di uomini con infezione da HIV e HCV in quantità sufficiente da permettere la trasmissione di HCV senza la presenza di sangue. Lo affermano i ricercatori della Icahn School of Medicine del Mount Sinai Hospital di New York che hanno presentato uno studio apposito al meeting sulle malattie del fegato AASLD svoltosi a San Francisco.

Finora si pensava che la trasmissione dell’epatite C durante il rapporto anale avvenisse in conseguenza di sanguinamenti o con la trasmissione attraverso il seme. Il virus dell’epatite C si trasmette facilmente col sangue: si stima che siano sufficienti appena 10 o 20 particelle virali per stabilire una infezione da HCV attraverso apparecchi medici contaminati o strumenti per iniezione usati. Si è teorizzato che la trasmissione possa avvenire quando la mucosa del pene nella penetrazione anale o tessuti danneggiati della mano durante il festino entrano in contatto con il sangue. Si pensa che la trasmissione possa avvenire anche in conseguenza del passaggio di sangue contenente HCV da una persona a un’altra veicolata dal pene o dalla mano (anche in caso di uso di guanti) o da sex toys usati su diverse persone senza cambiare la protezione durante il sesso di gruppo.

In un altro studio presentato sempre al meeting AASLD dallo stesso gruppo guidato da Daniel Fierer, è stata dimostrata la presenza di HCV nel 27% di campioni di sangue e seme raccolti da 33 maschi con co-infezione da HIV e HCV. Il virus era presente a livelli considerati sufficienti per la trasmissione.

La possibilità che il virus dell’epatite C sia presente nel fluido che si trova sulla superficie della mucosa rettale non era stata valutata precedentemente. Nel tentativo di comprendere come mai l’HCV si trasmetta così tanto tra i maschi che fanno sesso con maschi (MSM), specialmente quelli con infezione da HIV, i ricercatori della Icahn School of Medicine hanno arruolato 45 MSM con co-infezione da HIV e HCV, di cui 12 in infezione da HCV acuta.

I partecipanti allo studio avevano una età media di 43 anni, il 60% erano bianchi e l’87% aveva una infezione da HCV con genotipo 1a. La conta dei CD4 era alta (mediana di 582 cellule/mm3) ma la carica virale di HIV non è stata riferita. La carica virale di HCV, invece, era moderatamente alta (5.89 log10 IU/ml), con le persone in infezione da HCV acuta che presentavano una carica virale mediana un po’ più alta (6.42 log10 IU/ml) rispetto a quella con infezione da HCV cronica (5.62 log10 IU/ml).

Gli uomini si sono sottoposti al prelievo del fluido rettale ottenuto inserendo un tampone che ha prelevato il campione dalla mucosa rettale circa 7 cm oltre l’ano. Il fluido è stato analizzato per la presenza di HCV RNA usando il test COBAS HCV che ha un limite inferiore di defezione di 7IU/ml. I campioni sono stati analizzati anche per valutare la presenza di sangue. Inoltre i partecipanti si sono sottoposti al test dell’HCV RNA nel sangue così come a diverse analisi per infezioni a trasmissione sessuale rettali e la sifilide.

Il virus dell’epatite C è stato riscontrato in 20 dei 45 campioni (47%, due campioni non hanno potuto essère esaminati). La mediana di HCV RNA era di 2.92 log10 IU/ml e la quantità di HCV RNA nel fluido rettale era fortemente correlata con i livelli nel sangue. La presenza di HCV rettale era molto più probabile nelle persone con cariche virali di HCV nel sangue maggiori di 5 log10 IU/ml (P=0.011).

Non c’era nessuna differenza nella individuazione di HCV rettale tra uomini con infezione acuta o cronica e nessuna correlazione con la presenza di infezioni rettali a trasmissione sessuale o della sifilide.

I ricercatori concludono che le quantità di HCV rilevabile nel fluido rettale sarebbero sufficienti perché possa avvenire la trasmissione di HCV nel rapporto anale, anche senza la presenza di sangue. L’HCV potrebbe essere trasmesso senza la presenza di sangue anche durante il sesso di gruppo, ad esempio sul pene del partner attivo, sui sei toys, attraverso il fisting o il doccino anale, anche se viene usato il preservativo o il guanto nel caso questo non vengano cambiati da un partner all’altro.

I risultati di entrambi gli studi spingono gli autori a raccomandare ai maschi con infezione da HIV l’uso del preservativo per i rapporti anali.

L’HCV è presente anche nelle feci

Un diverso studio tedesco presentato all’AASLD questa settimana mostra che l’HCV è presente nelle feci. Questo spinge gli autori a suggerire che il contatto con le feci potrebbe essere una via di trasmissione, almeno tra maschi. Lo studio ha analizzato i campioni fecali di 98 uomini e donne con mono-infezione da HCV: 68 campioni erano positivi per l’HCV RNA (69%) ma solo in cinque di questi campioni è stata rilevata la presenza di sangue. L’HCV è stato rilevato significativamente più spesso nei campioni di maschi (83% vs. 52%; p<0.001) e tra coloro con basse conte delle piastrine.

Untitled-1Plus onlus aderisce anche quest’anno alla European Testing Week, dal 20 al 27 novembre 2015 dalle ore 18 alle 21, sarà possibile effettuare i test rapidi per HIV e HCV (epatite C) grazie all’impegno dei volontari dell’associazione e del personale dell’Azienda Sanitaria di Bologna.

I test verranno eseguiti presso il BLQ Checkpoint in via San Carlo, 42c a Bologna.

Entrambi i test sono affidabili, rapidi (l’esito è disponibile in soli 20 minuti), anonimi e gratuiti.

L’accesso alla sede è libero, non è necessaria nessuna prescrizione; se ti fa piacere puoi prenotare i tuoi test telefonando al numero 051/252351 negli orari di apertura.

Il test per HIV è a prelievo capillare (su goccia di sangue).
Il test per HCV invece è salivare. Importante: per non inficiare la validità del test HCV bisogna non aver mangiato, bevuto (a parte l’acqua), fumato o masticato chewing-gum da almeno 15 minuti e non aver utilizzato prodotti per l’igiene orale da almeno 30 minuti.

Sandro Mattioli
Plus Onlus
Presidente

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Da giovedì 22 ottobre presso il BLQ Checkpoint gestito da Plus onlus sarà possibile effettuare anche il test rapido (salivare) per l’HCV (l’epatite C). Il nuovo test si aggiunge a quello HIV a prelievo capillare, di quarta generazione. Per entrambi i test, l’esito arriva in 20 minuti.

Importante: per non inficiare la validità del test HCV bisogna non aver mangiato, bevuto (a parte l’acqua), fumato o masticato chewing-gum da almeno 15 minuti e non aver utilizzato prodotti per l’igiene orale da almeno 30 minuti.

Molto più diffuso di quanto si pensi, il virus dell’epatite C si trasmette per via sanguigna e l’infezione è spesso asintomatica. Nel corso del tempo, HCV danneggia il fegato innescando epatiti croniche, fibrosi, cirrosi o carcinomi epatici. Si tratta di un’infezione curabile.

Il BLQ Checkpoint apre il martedì e il giovedì dalle 18 alle 21 (ultima accettazione ore 20:30). Si può anche fissare un appuntamento telefonando allo 051 4211857 o allo 051 252351 negli orari di apertura.

Il progetto

Il primo Checkpoint italiano direttamente gestito dalla comunità LGBT è un progetto di ricerca e intervento che offre test HIV e HCV (rapidi, anonimi e gratuiti), eroga consulenze personalizzate sulla salute sessuale e raccoglie dati per studi europei.

Il luogo

I locali di via San Carlo 42/c a Bologna, di proprietà comunale, sono stati assegnati all’associazione Plus onlus attraverso una convenzione pluriennale con l’azienda USL e il Comune di Bologna.

Un nuovo modello di welfare

Il BLQ Checkpoint ha preso vita grazie alla sinergia tra Plus onlus – rete di persone LGBT sieropositive, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna e Azienda USL, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera S. Orsola-Malpighi. Sistema sanitario e privato sociale insieme per offrire servizi innovativi.

www.plus-aps.it/blqcheckpoint/
Per contatti: Sandro Mattioli, presidente Plus onlus, info@plus-onlus.it, cell. 340 4863712

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Sono stati presentati alla conferenza IAS di Vancouver i risultati aggiornati dello studio START, disegnato per stabilire se sia clinicamente vantaggioso iniziare la terapia antiretrovirale prima che la conta dei CD4 scenda sotto la quota di 500 cellule/mm3.

4.685 adulti con HIV naive al trattamento e con conte dei CD4 superiori a 500 cellule/mm3arruolati tra dicembre 2009 a dicembre 2013 sono stati randomizzati a ricevere trattamento immediato o a differirlo fino al momento in cui la conta dei CD4 avesse raggiunto le 350 cellule/mm3. A maggio il Data and Safety Monitoring Board (DSMB), sulla base dei dati fino a quel momento raccolti, ha raccomandato che venisse offerto di iniziare la terapia anche ai partecipanti del braccio che prevedeva il rinvio del trattamento. Il DSMB ha anche raccomandato di continuare il follow up come previsto per entrambi i bracci di studio.

Alla conferenza di Vancouver Jens Lundgren della Università di Copenhagen ha presentato per la prima volta i risultati dello studio che sono anche stati pubblicati online sul New England Journal of Medicine.

I dati emersi dallo studio possono essere sintetizzati in 3 punti di grande rilevanza:

  • Un inizio precoce della terapia riduce significativamente il rischio di sviluppare complicanze, siano esse correlate all’AIDS oppure no. Anche se la riduzione osservata negli eventi AIDS è più grande, anche quella relativa agli eventi non-AIDS mantiene significatività statistica.
  • Le complicanze, comprese quelle correlate all’AIDS, si osservano anche ad alte conte dei CD4.
  • Il beneficio derivante da un inizio precoce della terapia è confermato per tutti i partecipanti, indipendentemente dalle condizioni al baseline.

Metodi e caratteristiche al baseline
04 start-ias2015Lo studio ha coinvolto 215 centri (inclusi il San Raffaele di Milano e lo Spallanzani di Roma) in 35 paesi in Europa, Africa, Americhe, Asia e Australia. Le caratteristiche demografiche al baseline sono state riportate ampiamente e pubblicate online. In sintesi, il 27% dei partecipanti era di sesso femminile, il 55% MSM, l’età media era di 36 anni. Le mediane per conte dei CD4 e carica virale erano rispettivamente 651 cellule/mm3 e 12.700 copie/mL senza differenze significative tra i due gruppi di studio. All’arruolamento, il tempo medio dalla diagnosi era di 1.0 anni.

Per definire l’endpoint primario dello studio sono stati presi in considerazione aggregandoli sia gli eventi gravi correlati all’AIDS (tubercolosi polmonare ed extra polmonare, linfoma, sarcoma di Kaposi, polmonite da Pneumocystis jirovecii, herpes zoster, carcinoma cervicale, criptococcosi extrapolmonare, citomegalovirus, polmonite batterica ricorrente) sia gli eventi gravi non correlati all’AIDS (tumori non-AIDS, malattie cardiovascolari, malattie renali o epatiche e decessi per qualsiasi causa). Gli endpoint secondari sono costituiti dagli eventi AIDS gravi, eventi non-AIDS gravi, decessi per qualsiasi causa, eventi di grado 4 e ospedalizzazioni non programmate per cause diverse dall’AIDS.

Il periodo di osservazione
04-start-regimensIn totale sono stati accumulati 14.060 persone anno di follow up, con una durata media del follow-up di 3.0 anni e il 24% dei partecipanti seguiti per più di 4 anni. I risultati relativi agli endpoint riguardano il 96% dei partecipanti nel braccio a trattamento immediato (IMM) e il 95% di quelli a trattamento differito (DIF).

Anche se gli antiretrovirali usati nello studio erano forniti gratuitamente con una distribuzione centralizzata e includevano tutti o quasi i farmaci approvati, la maggioranza dei partecipanti in entrambi i bracci usava tenofovir/emtricitabina come NRTI di backbone (circa il 90%). Efavirenz era il terzo farmaco usato più frequentemente; la maggioranza delle altre combinazioni prevedeva l’uso di atazanavir/r, darunavir/r, rilpivirina e raltegravir.

Lo studio riporta alti tassi di soppressione virologica, con il 98% e 97% di coloro in trattamento in ciascuno dei due gruppi con meno di 200 copie/mL a 12 mesi.  La media delle conte dei CD4 è aumentata sensibilmente nel primo danno dopo la randomizzazione nel gruppo IMM e ha poi continuato a salire gradualmente. Nel braccio DIF, invece, è diminuita nel primo anno per poi stabilizzarsi e quindi crescere leggermente mano mano che sempre più partecipanti iniziavano il trattamento. In tutto il periodo di follow up, la media delle conte di CD4 era più alta nel gruppo IMM rispetto al DIF di 194 cellule/mm3.

Risultati degli endpoint primari e secondari
I dati finali includono un totale di 138 eventi compresi nella definizione dell’endpoint primario: 42 si sono verificati nel braccio IMM contro 96 in quello DIF, corrispondenti rispettivamente a un tasso di 0.60 eventi contro 1.38 ogni 100 persone all’anno. Il tasso di rischio relativo di sviluppare uno qualsiasi degli eventi compresi nell’endpoint primario è di 0.43, significativamente a favore del gruppo IMM (p < 0.001); questo equivale a dire che iniziare precocemente la terapia diminuisce del 57% le possibilità di sviluppare complicanze. Anche i tassi di rischio per altri endpoint secondari di rilievo erano significativamente a favore del braccio IMM: riduzione del rischio del 72% per gli eventi gravi AIDS-correlati (p < 0.001) e del 39% per gli eventi gravi non-AIDS (p = 0.04).

Gli eventi più frequenti sono stati quelli cardiovascolari, i tumori non-AIDS e la tubercolosi. Analizzando i singoli eventi, si osservano 6 casi di tubercolosi nel braccio IMM contro i 20 in quello DIF, con una significativa riduzione del rischio derivante dall’inizio precoce della terapia del 71% (p = 0.008); una persona nel braccio IMM e 11 nel braccio DIF sono state diagnosticate con il sarcoma di Kaposi e in questo caso la riduzione del rischio è del 91% (p = 0.02). Riduzioni non significative invece per i tumori non-AIDS (p=0.09), le malattie cardiovascolari (p = 0.65), gli eventi di grado 4 (p = 0.97) e l’ospedalizzazione non programmata (p = 0.28).

In generale si sono osservati meno eventi di quelli previsti; questo conferma che l’arruolamento allo studio non ha rappresentato un rischio neanche per coloro randomizzati a rinviare l’inizio del trattamento.

Eventi clinici ad alte conte dei CD4 
05 start-endpointUn risultato inatteso dello studio START riguarda la frequenza degli eventi gravi ad alte conte di CD4. Anche se, come è normale dato il disegno dello studio, il periodo di follow up passato nelle diverse categorie di conte dei CD4 è ben diverso a seconda del gruppo di assegnazione, in entrambi i bracci la maggioranza degli eventi primari si sono verificati con conte dei CD4 superiori a 500 cellule/mm3. Questo è avvenuto in 37 dei 42 pazienti con eventi relativi all’endpoint primario del gruppo IMM, pari a un 88% e corrispondenti a un tasso di 0.6 eventi ogni 100 persone all’anno e in 57 dei 96 del gruppo DIF (59%, 1.1 per 100 persone-anno). Solo 5 eventi gravi si sono verificati a conte dei CD4 inferiori a 350, ma questa condizione riguardava solo il 4% dei partecipanti del gruppi DIF.

Lo studio rilevava anche eventi (come l’ospedalizzazione o quelli di grado 4) considerati utili a riportare eventuali effetti negativi del trattamento antiretrovirale; tuttavia gli eventi di grado 4 e i ricoveri non programmati si sono verificati con frequenza simile nei due gruppi: l’unica differenza significativa riguarda le infezioni batteriche, decisamente più comuni nei partecipanti randomizzati a rinviare il trattamento.

Le analisi dei sottogruppi favoriscono il trattamento precoce
05 start-eventsUn altro dato inatteso dallo studio START riguarda la conferma dei risultati relativi all’endpoint primario nelle sottoanalisi per caratteristiche demografiche al baseline e altri fattori di rischio per eventi seri. Nessuna differenza significativa infatti si osserva se si analizza la frequenza degli eventi suddividendo i partecipanti per età, sesso, razza, regione geografica, abitudine al fumo, rischio cardiovascolare o CD4 e carica virale al baseline.

La significatività della differenza tra i due gruppi a favore di quello IMM resta anche se si suddividono i dati tra paesi ad alto reddito che in quelli a reddito medio-basso. Il trattamento precoce mostra quindi outcome migliori indipendentemente dall’area geografica, anche se si osservano differenze nel tipo di eventi più frequenti. La maggior parte dei casi di tubercolosi (16/20) era in Africa mentre la maggioranza dei tumori (22/27) e degli eventi cardiovascolari (19/26) si è osservata in Australia, Europa, Israele e negli USA.

Conclusioni
In sintesi, tra i partecipanti dello studio START l’1.8% di quelli che hanno iniziato immediatamente il trattamento e il 4.1% di coloro che lo hanno rinviato fino a una conta dei CD4 di 350 ha sviluppato una complicazione grave. Questo indica una riduzione del rischio di sviluppare complicanze del 57% dovuta all’inizio precoce della terapia antiretrovirale. Il vantaggio riguarda sia gli eventi correlati all’AIDS che quelli non correlati. Non si osservano differenze nella riduzione del rischio dovute a età, sesso, razza, area geografica, CD4 e carica virale al baseline o per i più comuni fattori di rischio.

I ricercatori dello studio START concludono affermando che sulla base di questi risultati la terapia antiretrovirale dovrebbe essere offerta a tutte le persone con una diagnosi di infezione da HIV indipendentemente dalla conta dei CD4. I benefici individuali derivanti dal trattamento per le persone con HIV si sommano a quelli dovuti alla riduzione del rischio di trasmissione dell’infezione.

Inoltre questi risultati indicano che occorrono ulteriori ricerche per individuare nuovi marker in grado di valutare lo stato del sistema immunitario. Sono necessarie anche politiche sanitarie migliori per la diagnosi tempestiva dell’infezione e per l’accesso immediato alle cure sanitarie delle persone con HIV, oltre a strategie che garantiscano l’accesso al trattamento a tutte le persone con una diagnosi di infezione.

articolo di Stefano Pieralli