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Laboratorio residenziale su identità sessuale e sierodiscordanza
rivolto a MSM HIV+ e HIV-

Ci sono uomini che amano altri uomini. Fanno sesso. Si innamorano.
Ci sono uomini che amano uomini che sono sieropositivi.
E poi ci sono uomini che amano uomini che sono sieronegativi.
E tutto questo è un fatto.

Ma troppo spesso, sia dentro che fuori la comunità lgbtq, ci si dimentica di questo fatto. Si preferisce pensare che siamo tutti ‘sani’, relegando l’HIV in fondo ad un armadio, come un ricordo scomodo, che è meglio non avere davanti agli occhi tutti i giorni.

Invece le persone sieropositive con l’HIV ci fanno i conti ogni giorno. Vedono la loro quotidianità di vita trasformarsi a causa dell’HIV: la terapia, i controlli medici, le conseguenze emotive (ma non solo) di avere ricevuto l’esito di un test con su scritto positivo.

Ma vivere con l’HIV oggi vuol dire solo questo?

Alcune persone sieropositive raccontano ad altri – amici, familiari – qualcosa della propria sieropositività, ma sono tanti quelli che invece raccontano poco o nulla, che magari gestiscono la questione esclusivamente in ospedale, con l’infettivologo, oppure solo con il proprio compagno, se ne hanno uno.

Si nascondono per evitare lo stigma sociale: un tentativo di negoziazione col mondo esterno della migliore qualità di vita possibile per se stessi. Perché ancora oggi, ad oltre 35 anni dalla sua comparsa, l’HIV nell’immaginario collettivo è qualche cosa di spaventoso, cui si associano parole come malattia, contagio, morte…

Ma insomma, ragazzi, sveglia: non sono più gli anni ’80.

Da alcuni anni Plus Onlus realizza laboratori di formazione alla persona, rivolti ad MsM che vivono con HIV, che hanno già visto la partecipazione di oltre 130 uomini omo/bisessuali.
Non si tratta di terapia di gruppo, né di gruppi gay per amanti della natura, ma di percorsi di sperimentazione nella relazione con Sé e con l’Altro, finalizzati all’acquisizione di strumenti per ‘inventare il proprio benessere‘ e valorizzare le proprie capacità individuali.

+ o – Diversi rappresenta la nuova frontiera: un nuovo ‘gruppo-di-pari’ composto in egual numero da uomini omo/bisessuali sieropositivi e sieronegativi, che si confrontano sulle proprie similitudini e/o diversità, nella reciproca consapevolezza della pluralità di stati sierologici in gioco.

Un laboratorio originale ed atipico nel panorama lgbtq, nel quale i partecipanti possano sentirsi accolti, sia in quanto uomini-che-fanno-sesso-con-altri-uomini, sia in quanto persone che vivono o meno con HIV.
Il gruppo come potente cassa di risonanza, in un luogo accogliente e ‘protetto’, che offra ai partecipanti la certezza che la propria privacy e riservatezza saranno tutelate.

+ o – Diversi è laboratorio esperienziale intensivo, pensato per chi nella propria vita erotico-sentimentale abbia (od abbia avuto) a che fare con il tema della sierodiscordanza: un’occasione per dialogare e conoscere l’altro simile a me (in quanto attratto dagli uomini), ma diverso da me (per stato sierologico).

Lui mi piaceva… Però… Ho deciso che era meglio chiudere… D’ora in poi voglio frequentare solo altri ‘come me’…
E se provassi un’altra strategia?
– Ciao, sono Paolo e sono sieropositivo.
– Ciao, sono Andrea e sono sieronegativo.
Ok, siamo sierodiscordanti: To Be Continued vs The End.

Un’occasione per imparare qualche cosa che potrebbe tornare utile domani, con l’amico che ci hanno appena presentato, con il collega di lavoro carino, con quel tipo che mi guarda in discoteca o con il commesso bono: potrebbe essere sieropositivo… o sieronegativo… come me… o diversamente da me…

E forse, dopo due giorni e mezzo passati insieme in un fantastico agriturismo sull’appennino romagnolo, scopriremo che il mondo, più che dividersi fra sieropositivi e sieronegativi, si può organizzare secondo altre priorità!

+ o – Diversi
QUANDO: venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 ottobre 2017.
DOVE: in una struttura attrezzata per gruppi residenziali sull’Appennino romagnolo.
COSTO: 50 € a testa.
SCADENZA ISCRIZIONI: è possibile iscriversi fino a domenica 1 ottobre 2017.
INFO ED ISCRIZIONI: info@plus-onlus.it oppure scarica i moduli allegati.
NB: la scheda tecnica va letta con attenzione e la puoi tenere per te. Invece la scheda di iscrizione va compilata in ogni sua parte e inviata a info@plus-onlus.it.

Scheda tecnica + o – Diversi
Scheda iscrizione + o – Diversi (1)

iniziativa realizzata da PLUS Onlus con il supporto non condizionato di ViiV Healthcare

Non ci piace parlare di “sesso sicuro”. Purtroppo l’unico modo per essere “sicuri” è non fare sesso, ma a noi il sesso piace farlo. Parliamo quindi di “sesso più sicuro” o safer sex per indicare le pratiche sessuali durante le quali è molto improbabile che lo sperma, il sangue, i fluidi rettali o vaginali di una persona con Hiv entrino nel flusso sanguigno di un’altra persona. Vogliamo essere sintetici? Usare sempre preservativo e lubrificante nel sesso anale ed evitare sperma in bocca restano le raccomandazioni di base. Poi a guardarle nel dettaglio le cose si fanno un po’ più articolate…

I principi della trasmissione

Per trasmettere l’Hiv è necessario che una certa quantità di virus passi dal corpo di una persona sieropositiva a quello di una persona sieronegativa. In altri termini, se hai l’Hiv, il tuo sperma, il sangue o i fluidi rettali devono penetrare nella circolazione del sangue del partner sieronegativo mediante un’apertura cutanea o una mucosa (come quella del retto o dell’uretra).

Tieni a mente questa regola al momento di soppesare ogni atto sessuale. E tieni presente che la scienza ha dimostrato come un’alta carica virale aumenta la possibilità di trasmissione, motivo per cui attività a basso rischio come il sesso orale possono a loro volta diventare più rischiose se praticate con persone che hanno una gran quantità di virus nel sangue (condizione più frequente in chi non sa di avere l’Hiv).

Quindi se tu volessi sapere cosa è più rischioso e cosa meno nella trasmissione dell’Hiv, dovresti tenere presente che questa è condizionata da:

  • uso di preservativo, lubrificante, dental dam (fazzoletto di lattice o di pellicola che si usa come barriera quando metti la bocca sul culo di un altro), ecc.
  • carica virale
  • tipo di pratica sessuale
  • condizioni fisiche e immunitarie delle persone coinvolte.

Come puoi ben immaginare, non è facile nemmeno per i migliori scienziati tenere presente tutti questi fattori: ecco perché alla domanda “Quale pratica sessuale è più a rischio?” potresti ottenere da diverse fonti risposte contraddittorie.

Prima facevo un sacco di sesso non protetto, quindi dopo la diagnosi ho pensato che sarebbe stata dura usare il preservativo. Però non volevo contagiare nessuno. Alla fine è stato più semplice di quanto credessi, e continuo a fare il sesso che mi piace 

Il safer sex nel dettaglio

Cercando di attenerci alle informazioni scientifiche disponibili, vediamo di esaminare i rischi di alcune delle principali pratiche sessuali.

Il sesso anale è il modo più comune con cui l’Hiv viene trasmesso tra i maschi omosessuali: in particolare se a penetrare è la persona sieropositiva – magari con elevata carica virale – il rischio di trasmissione è ancora più alto. Quando scopi, le pareti anali del partner negativo possono danneggiarsi con grande facilità, consentendo allo sperma o al liquido prespermatico di entrare nella sua circolazione del sangue. Indossare un preservativo e abbondare nell’uso di lubrificante a base di acqua è un’ottima strategia preventiva.

Se sei tu quello che viene scopato, sappi che il partner negativo corre comunque un rischio. L’Hiv si trova in quantità notevoli anche nelle pareti rettali e nel corso del rapporto può fare la sua entrata dalla cima del cazzo. Fagli mettere il preservativo e aggiungete lubrificante con regolarità.

Il sesso orale presenta un basso rischio di trasmissione dell’Hiv, rischio che aumenta quando un positivo viene in bocca a un negativo. Il rischio s’impenna quando il partner positivo ha una carica virale alta. Per quanto piccola, esiste infatti una casistica di trasmissione dell’Hiv per via orale. Le ulcere, le gengive sanguinanti e le gole infiammate possono implicare la creazione di aperture attraverso le quali il virus può fare il suo ingresso. Il sesso orale brutale o la pratica nota come “gagging” possono danneggiare le pareti della gola aumentando il rischio di trasmissione.

Molti si domandano se il liquido prespermatico (cioè quello che esce dal glande prima dell’orgasmo) sia in grado di trasmettere l’infezione: purtroppo i dati scientifici in merito sono pochi, c’è solo uno studio che dimostra che chi fa sesso anale senza eiaculazione interna (cioè non venendo nel culo dell’altro), rischia praticamente quanto chi va avanti fino all’orgasmo. Nel sesso orale non ci sono dati ma siccome all’interno della bocca sono anche presenti sostanze che offrono un certo grado di protezione dall’infezione, sembra plausibile che la trasmissione in questo modo sia forse possibile solo quando la persona ha una carica virale elevata.

Per anni non ho usato il preservativo con altri positivi. Poi mi sono beccato la sifilide. Continuo a fare sesso non protetto con un paio di scopamici di lunga data, ma quando si tratta di rapporti occasionali uso il preservativo 

Ancora sul safer sex

A patto che non ci sia presenza di sperma o sangue, baciareleccare esucchiare qualsiasi parte del corpo è “sesso sicuro” al cento per cento, così come la maggior parte delle pratiche che comportano l’uso delle mani –carezzefrizionimasturbazionefingering e fisting (rispettivamente infilare dita o il pugno nel culo del partner). Il rischio c’è solo se il partner ha dei tagli sulla pelle e lo sperma o il sangue vi entrano in contatto. Per rendere più sicura una sessione di fisting, usa guanti in lattice e abbonda col lubrificante. Se usi un lubrificante a base di olio, poi non scopare il partner: i preservativi tendono a rompersi se entrano in contatto con lubrificanti che non siano a base di acqua o silicone. In caso di fisting di gruppo, chi fista (il fister) deve cambiare guanti passando da un partner all’altro: per prevenire la trasmissione dell’Hcv (il virus dell’epatite C) è importante anche che non usi lo stesso barattolo di lubrificante perché quel virus, molto più resistente dell’Hiv al di fuori dell’organismo, potrebbe essere trasmesso anche in quel modo.

Il rimming (cioè leccare l’ano) non costituisce un rischio di trasmissione dell’Hiv ma è un sistema molto facile per passarsi batteri come quelli del genere Shigella (correlati con l’Escherichia coli e la salmonella) o infezioni come l’epatite A (per la quale la vaccinazione è raccomandata per tutti i gay, soprattutto se con Hiv). L’igiene riduce ma non cancella il rischio di prendersi un’infezione o di trasmetterla.

L’urina in sé non contiene Hiv, quindi gli “sport acquatici” come il pissing (pisciare addosso al partner) non presentano alcun rischio, a meno che non ci sia sangue nelle urine e che esso entri in contatto con uno squarcio nella pelle. I sex toy condivisi possono essere veicolo di trasmissione dell’Hiv e di altre infezioni, compresa l’epatite C, se non si applica un preservativo nuovo a ogni uso. Lavarli con acqua calda e sapone prima di usarli su un altro partner è meno efficace: se proprio non hai preservativi, lava i sex toys con la varichina.

Il piercing è considerato da alcuni come una pratica sessuale a sé stante e può presentare un rischio di trasmissione qualora non si rispettino determinati standard d’igiene. La pelle fresca di piercing rappresenta inoltre un varco: se dello sperma o del sangue cade in quel punto, l’Hiv può passare.

Le discipline dell’SM (sadomasochismo) o del BD (bondage e disciplina), a volte compattate sotto l’acronimo BDSM, possono comprendere pratiche come quelle appena descritte o altre. L’uso della cera calda, ad esempio, può essere un modo in cui la pelle s’indebolisce e risulta più permeabile all’Hiv in caso di contatto con sperma o sangue. Stesso concetto per le piccole lesioni provocate dalle funi nel bondage. In generale, stabilisci col tuo partner dei limiti ben precisi e negozia un gergo chiaro o una “parola di salvataggio” nel caso in cui il gioco si spinga troppo in là.

Facevamo sesso già da un mese quando cominciai a fargli capire che mi piacevano determinate cose, come il fisting o un pizzico di sadomaso. A lui invece non piacevano affatto e le etichettava come “rischiose”, anche se in termini di trasmissione dell’Hiv erano più sicure di altre cose che avevamo già fatto. Alcuni tendono a valutare il livello di sicurezza più in base ai pregiudizi che ai fatti. 

L’utilizzo del preservativo riduce il rischio di trasmettere tali infezioni ma non basta a cancellarlo del tutto. L’herpes, la sifilide e l’HPV (il virus associato ai condilomi o creste di gallo) si possono trasmettere anche in presenza del condom. L’epatite A e le infezioni intestinali si possono trasmettere col rimming. Contro l’epatite A e B ci si può vaccinare: è un vaccino altamente consigliato, quindi se non l’hai già fatto parlane col medico.

Avere altre IST può facilitare la trasmissione dell’Hiv: per esempio, lo sperma, il liquido prespermatico e il muco rettale di un uomo sieropositivo che abbia anche la gonorrea contengono una maggiore quantità di Hiv, aumentando così il rischio di trasmissione. Anche le lesioni genitali che si creano per via di IST come la sifilide agevolano lo scambio di sangue durante il rapporto sessuale, soprattutto se non si usa il preservativo.

Una diagnosi tempestiva

Molte IST non hanno sintomi palesi, quindi è importante testarsi regolarmente se si ha una vita sessuale attiva. Sono test facili da fare e i trattamenti sono efficaci. Un’infezione diagnosticata e trattata per tempo risparmia grossi problemi a noi e ai nostri partner.

Se ti diagnosticano una IST, cerca di comunicarlo ai tuoi partner più recenti. È un modo per ridurne la diffusione all’interno della comunità gay.

E se ti capita spesso di avere una diagnosi di IST, non sarà il caso di interrogarti seriamente sulla tua capacità di gestione della sessualità? Stai certo che puoi fare un sesso straordinario anche tutelando la tua salute: un counselling specifico in questo caso potrebbe esserti di aiuto.
Checklist per chi fa sesso

  • Fatti testare regolarmente, cioè almeno una volta l’anno, per le IST più comuni (sifilide, gonorrea, clamidia, epatite C e uretrite aspecifica, cioè non gonococcica).
  • Se hai molti rapporti occasionali, dovresti testarti più spesso.
  • Discuti col tuo medico l’ipotesi del vaccino per l’epatite A e B, se non l’hai già fatto.
  • Se ti diagnosticano una IST, cerca di contattare i tuoi partner più recenti.

La sifilide

La sifilide, o lue, è molto diffusa nella comunità gay, soprattutto tra le persone con Hiv (in cui progredisce più rapidamente). Molti non ne riconoscono i sintomi, per cui solo il test consente di diagnosticarla. La sifilide ha tre stadi: il primo è caratterizzato da un sifiloma (una lesione non dolorosa); durante il secondo stadio si verifica un’eruzione cutanea che viene spesso scambiata per qualcos’altro; se non si interviene, con il terzo stadio si possono avere danni a organi interni, agli occhi, al cervello, alle articolazioni e alle ossa.

La sifilide si cura con ottime probabilità di successo nelle fasi iniziali. Usare il preservativo quando scopi riduce il rischio di trasmissione, anche se essa può avvenire pure col sesso orale o solo toccando uno degli sfoghi cutanei di cui sopra. Quindi, lo ripetiamo, fare il test specifico è molto importante.

L’epatite C

L’epatite C (Hcv) fa ammalare il fegato e, come l’epatite B, può sfociare in una malattia cronica che rende più difficile il trattamento dell’Hiv. Puoi prendere l’Hcv per via ematica, per esempio usando la stessa siringa o il rasoio, oppure per via sessuale, in particolare quando c’è contatto di sangue.

Si stima che in Italia circa il 30-50% degli uomini sieropositivi abbia una coinfezione da Hcv. La trasmissione sessuale dell’epatite C è più probabile in situazioni in cui avviene uno scambio di sangue tra partner, come una scopata particolarmente lunga e vigorosa, la condivisione dei dildo o il fisting con più persone coinvolte.

Va detto che si sta registrando un aumento delle persone che affermano di aver contratto il virus dell’HCVmediante sesso anale non protetto, senza condividere siringhe e sex toy e senza praticare fisting.

Questo trend riflette l’opinione diffusa, a livello di ricerca medica, secondo la quale l’Hcv si trasmette per via sessuale più facilmente di quanto si credesse a suo tempo. Secondo i ricercatori vi sono alcuni fattori che contribuiscono alla trasmissione sessuale dell’epatite C, soprattutto tra partner sieropositivi, come la maggiore carica virale di Hcv nello sperma in chi ha una coinfezione Hiv-Hcv.

La trasmissione sessuale dell’Hcv è stata anche associata all’uso di crystal e popper. Trasmissione ulteriormente agevolata dalla presenza di altre IST come la sifilide o l’herpes.

Non condividere aghi o siringhe, cucchiai, lacci emostatici o clisteri. Il preservativo riduce il rischio durante il sesso anale. Non condividere neanche i dildo oppure applicaci un preservativo a ogni cambio di partner. Se fai fisting, cambia guanti per ogni partner e, se usi un lubrificante in barattolo come il Crisco che si adopera immergendo le dita nel prodotto, usa un barattolo diverso per ogni partner: l’Hcv è molto resistente e tracce di sangue del precedente partner potrebbero essere rimaste nel lubrificante.

La clamidia

La clamidia è un’infezione batterica che può prendere cazzo, ano o gola. La puoi prendere mediante il sesso orale o anale. Di solito, non avverti alcun sintomo; in caso contrario puoi sentire del prurito sul cazzo o nel culo o avere perdite acquose biancastre o grigiastre dal glande e dolore quando eiaculi. Per la diagnosi, devi fare ricorso ad analisi di laboratorio. Se non trattata, la clamidia provoca un’infiammazione ai testicoli, un dolore diffuso allo scroto o quando si piscia. La clamidia può aumentare la quantità di Hiv presente nello sperma e provoca infiammazioni anali, agevolando la trasmissione dell’Hiv.

Il linfogranuloma venereo

Detto anche Lgv, è una rara ma virulenta forma di clamidia. Può infettare la bocca, il cazzo e il culo. Anche questa la puoi prendere nel sesso anale e orale non protetto, condividendo i dildo o fistando più partner. Nel cazzo, i sintomi includono una piaga non dolorosa nel punto infetto, seguita da fastidio quando pisci o perdite dal glande, che può anche ingrossarsi e far male. Quanto al retto, i sintomi possono essere ulcere, ascessi, infiammazioni dolorose (proctite) e perdite di sangue e pus. Se non trattato, può lasciare cicatrici, danni ai tessuti, gonfiori molto seri nel retto e nell’area genitale.

Infezioni intestinali

Esiste una serie di infezioni intestinali in grado di provocare sintomi quali vomito, diarrea e crampi allo stomaco e nelle persone sieropositive tendono a colpire duro. I parassiti del genere Shigella e Giardia sono tra le cause più comuni. Tali infezioni si trasmettono attraverso minuscole particelle o feci contaminate che entrano nella cavità orale durante il rimming o mettendosi in bocca dita o cazzi contaminati. Per evitare di esporti a queste infezioni, lavati le mani per bene con acqua calda e sapone dopo aver fatto sesso o passando da un partner all’altro e usa il dental dam quando fai rimming (leccare l’ano).

L’herpes genitale

Questo tipo di herpes è caratterizzato da pustole che possono far male e riapparire a distanza di tempo. Gli sfoghi possono interessare i genitali, l’area anale e altre parti del corpo. Un’infezione del genere è piuttosto comune tra i maschi omosessuali ed è ancora più frequente e dannosa nelle persone con uno stadio avanzato dell’Hiv. La ricerca ha dimostrato una correlazione tra herpes e Hiv, con entrambi i virus che tendono a replicarsi più velocemente. Se hai degli sfoghi cutanei, la cosa migliore è fare un trattamento aggressivo seguito da un’adeguata profilassi. Evita ogni tipo di contatto con le lesioni da herpes.

I condilomi

I condilomi, detti anche creste di gallo, sono causati da una famiglia di virus che va sotto il nome di papilloma virus umano (Hpv). I condilomi anali ne sono la manifestazione più diffusa tra i maschi omosessuali. I virus si trasmettono con grande facilità mediante contatto cutaneo. Trattare i condilomi diventa più difficile nelle persone che vivono con l’Hiv e alcuni dei virus che li provocano aumentano il rischio di cancro anale. I condilomi si possono rimuovere chirurgicamente, il che non esclude la possibilità di una recidiva. Evita ogni tipo di contatto con le creste di gallo. Il preservativo riduce il rischio anche se non lo elimina del tutto. Esistono dei vaccini per alcuni ceppi di Hpv, parlane col tuo medico.

La gonorrea

Detta anche scolo, la gonorrea è una IST batterica piuttosto diffusa, specialmente tra i maschi omosessuali, che prende gola, cazzo o ano e a volte, ma non sempre, causa dolori o fuoriuscite di liquidi dall’uretra. Spesso è asintomatica quando interessa la gola o l’ano e si trasmette con grande facilità (ad esempio col sesso orale o nei giochi anali). È importante beccarla subito e trattarla, in quanto la gonorrea è legata alla progressione dell’Hiv ed è in grado di aumentare la carica virale nello sperma. L’uso del preservativo diminuisce il rischio di trasmissione.

L’epatite A

È causata da un virus (Hav) che provoca una malattia del fegato della durata di qualche settimana. Tra i sintomi, itterizia (la pelle gialla), fiacca, perdita di appetito e un cambiamento cromatico nelle urine e nelle feci. Visto che attacca il fegato, rischia di rendere meno sostenibile l’assunzione di una terapia antiretrovirale.

Puoi prendere l’epatite A mediante contatto con la cacca. Il rimming, metterti le dita in bocca dopo aver esplorato il retto del partner o toccare preservativi usati o sex toy sono veicoli di trasmissione dell’epatite A. La puoi prendere anche entrando in contatto con cibo, acqua e oggetti contaminati. Esiste un vaccino altamente raccomandato per le persone con Hiv: parlane col medico.

L’epatite B

Il virus dell’epatite B (Hbv) colpisce il fegato ed è piuttosto comune tra i maschi omosessuali. Può diventare un’infezione persistente, di lungo periodo, che complica il trattamento dell’Hiv.

L’epatite B la puoi prendere mediante sesso anale non protetto e altre attività che comportano scambio di sangue (come il fisting con più partner). L’uso del preservativo riduce il rischio di trasmissione. Il vaccino contro l’epatite B è obbligatorio dal 1991 ma farlo conviene a tutti gli uomini che fanno sesso con altri uomini: parlane col tuo medico.

Il concetto è semplice: se la quantità di virus presente nel tuo organismo è drasticamente ridotta dai farmaci, è difficile che tu possa trasmettere ad altri l’infezione.

Ci sono delle condizioni perché questo possa avvenire:

  • devi essere in terapia antiretrovirale e avere una viremia non rilevabile da almeno sei mesi;
  • devi essere aderente alla terapia (cioè prendere tutte le pillole, ogni giorno, agli orari giusti) e devi farti vedere dal medico con regolarità;
  • non devi avere altre infezioni sessualmente trasmissibili.

Questo concetto, secondo cui la terapia che una persona assume per controllare l’infezione da Hiv abbatte la possibilità che trasmetta l’infezione, va sotto il nome di “Terapia come prevenzione” (Treatment as Prevention – TasP).

La TasP ci ha aiutati a diminuire la tensione all’interno del nostro rapporto. Continuiamo a usare il preservativo visto che il mio partner è sieronegativo, ma sappiamo che se qualcosa va storto è molto improbabile che io gli trasmetta il virus, in quanto ho la viremia non rilevabile 

Ci si può fidare?

Secondo il punto di vista di noi persone con Hiv, un pregio della TasP è quello di togliere a chi vive col virus l’angoscia di percepirsi come una bomba biologica. Sapere che il rischio di trasmettere l’infezione è quasi azzerato grazie alla terapia è un sollievo per molti.

Questo significa che non è necessario l’uso del profilattico? Qui la questione si fa più complessa: innanzitutto bisognerebbe prima essere sicuri di rientrare nei parametri necessari ad abbattere il rischio (viremia non rilevabile, aderenza totale, nessuna IST) e sappiamo ad esempio che molte IST vengono diagnosticate in ritardo. In secondo luogo, gli studi riportano dati prevalentemente relativi al rapporto eterosessuale, cioè vaginale: nel rapporto anale l’Hiv si trasmette con maggiore facilità che nel rapporto vaginale, tuttavia molti esperti ritengono che questi risultati possano essere riferiti anche al sesso anale. Servirebbero più dati: c’è uno studio in corso (studio PARTNER) ma per avere i risultati bisognerà aspettare il 2017. Inoltre qualcuno teme – anche qui i dati sono equivoci – che anche se la viremia è non rilevabile nel sangue, potrebbe non esserlo sempre nello sperma o nelle mucose anali. E poi c’è sempre il rischio di saltare qualche dose della terapia o di contrarre una IST proprio rinunciando al profilattico…

Se sei in una relazione con un uomo sieronegativo o semplicemente fai sesso con sieronegativi, sapere che, nelle condizioni esposte sopra, il rischio di trasmettere l’infezione è quasi nullo può essere un sollievo. Ma la decisione se usare o meno il preservativo può essere solo vostra. Noi pensiamo che continuare a usarlo sia comunque utile: saresti più sicuro, continueresti a proteggerti da alcune IST e, cosa secondo noi non secondaria, aiuteresti a diffondere una buona prassi – l’uso del preservativo, appunto – sempre più ignorata.

Undetectable ma col condom

Hai la viremia non rilevabile da tempo e nessuna IST? Se stai pensando di non usare il preservativo, ricorda che:

  • l’uso del profilattico praticamente azzera il rischio di trasmissione dell’Hiv;
  • è molto più difficile prendersi altre IST (come l’epatite C, che è una patologia molto grave) se usi il preservativo;
  • l’uso del profilattico previene anche i guai con la giustizia; eventuali accuse di lesioni o tentate lesioni personali da parte di un ex partner sieronegativo, infatti, crollerebbero immediatamente.

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Durante 58.000 rapporti sessuali senza preservativo con persone HIV positive in terapia e con carica virale non rilevabile, non c’è stato nessun caso di trasmissione del virus. Sono questi i risultati dello studio PARTNER appena pubblicati su JAMA, basati su quelli presentati al CROI nel 2014.

Essendo – immeritatamente – uno degli autori dello studio, vorrei fare alcune considerazioni. Questi risultati ci portano sempre più vicino alla certezza che le persone con HIV in terapia efficace non trasmettano l’infezione. Diciamo che per quanto riguarda i rapporti eterosessuali, la certezza è praticamente raggiunta; il margine di affidabilità del risultato “zero” ottenuto dallo studio PARTNER e da altri studi (come l’HPTN 052) è talmente buono che si può parlare di ragionevole certezza.

Esiste un margine più ampio per i rapporti anali che ci dice che l’affidabilità del “rischio zero” è meno stringente a causa del fatto – e solo a causa di ciò – che questi studi sono stati condotti su un numero più piccolo di persone. Anche per i rapporti anali non si sono osservate trasmissioni del virus da parte di persone con HIV in terapia efficace, ma siccome il numero di persone osservate è minore, il margine di incertezza (chiamato tecnicamente intervallo di confidenza) aumenta. Nello studio PARTNER, mentre per i rapporti vaginali il rischio al massimo potrebbe essere di una infezione ogni 333 anni di relazione sessuale, per i rapporti anali, invece, ne “basterebbero” 142 di anni di sesso in una coppia per avere un caso di infezione…

Perché questa differenza? Come dicevo prima, la differenza è dovuta soltanto al fatto che il campione osservato è più piccolo. Ma ci sono ragioni per pensare che il rischio nei rapporti anali sia maggiore? Alcuni sostengono che biologicamente il rapporto anale sarebbe più traumatico e quindi renderebbe più facile la trasmissione. Tuttavia ci deve essere un virus perché la trasmissione avvenga e siccome i dati finora ci mostrano che le persone sieropositive con carica virale non rilevabile non mostrano traccia di virus da trasmettere, sembra improbabile che siano in grado di trasmetterlo nei rapporti anali dal momento che si sono dimostrate incapaci di trasmetterlo nei rapporti vaginali.

È per questo motivo che, secondo gli autori dello studio PARTNER (me compreso), anche il rischio di trasmissione nei rapporti anali con persone HIV positive che prendono efficacemente e regolarmente la terapia è presumibilmente zero: ma siccome la scienza non si fa con le presunzioni, servono più dati per confermare questo dato. Infatti, lo studio PARTNER prosegue arruolando solo coppie omosessuali maschili (sempre con la caratteristica che uno dei due sia HIV-positivo e l’altro no, che il partner sieropositivo sia in terapia con carica virale inferiore alle 200 copie e che i due partner abbiano deciso autonomamente di non usare sempre il preservativo nei rapporti sessuali). Lo chiamiamo PARTNER 2 e cerca partecipanti anche in Italia (precisamente a Milano, Modena, Genova, Roma, Catania; maggiori informazioni anche sulla pagina Facebook Partner Study Italia). Da un punto di vista strettamente scientifico, i dati dello studio PARTNER 2 sono la base necessaria per poter affermare definitivamente che anche nel caso di rapporto anale il rischio di trasmissione non c’è. Tuttavia gli autori dello studio ritengono che questi dati siano sufficientemente robusti per poter dire che nel caso di rapporti sessuali con persone HIV positive che siano in terapia e abbiano una carica virale stabilmente non rilevabile, l’uso del preservativo per evitare di contrarre l’infezione non è necessario. La raccomandazione all’uso del preservativo, infatti, non è contenuta nella pagina di domande e risposte che gli autori hanno predisposto per presentare con un linguaggio accessibile i risultati dello studio. In altre parole, i risultati dello studio PARTNER confermano che le persone con HIV in terapia e viremia undetectable non sono infettive, cioè non possono trasmettere il virus, e quindi fare sesso senza condom con loro è sicuro dal punto di vista del rischio di trasmissione dell’HIV.

Mi rendo conto che questo è un messaggio che in molti considerano “forte”. Ma i dati sono ampiamente affidabili. E se non credete che il dato sui rapporti anali sia sufficientemente affidabile, aiutateci a trovare uomini omosessuali in coppia sierodiscordante (con un partner HIV+ in terapia e l’altro HIV-) che abbiano deciso di non usare sempre il preservativo e che siano disposti a partecipare allo studio PARTNER 2.

autore: Giulio Maria Corbelli, vice-presidente Plus onlus e membro del comitato esecutivo dello studio PARTNER