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E’ vero non si parla mai di HIV, soprattutto chi dovrebbe lo fa sempre meno e anche quelle poche occasioni che il movimento LGBTQ+ ha creato per parlare di HIV oggi cambiano indirizzo.

Stefano Casagrande, Cesarina

The Italian Miss Alternative (lo “storico concorso di bellezza dedicato a giovanotti e signorine coi tacchi alti quanto le mutande”) nasce nel 1994 grazie alla genialità di Stefano Casagrande, la Cesarina, poi ripresa da Bruno Pompa, aka Agònia, dopo la morte della Cesi.
Stefano ha avuto la brillante idea di organizzare un défilé di improbabili modelle (come dimenticare Divine Brown che rinasce da una enorme vagina o Eclipsia Soledad vestita di bicchieri di plastica) per raccogliere fondi a favore delle associazioni per la lotta contro HIV.

Non tanto per i soldi, che non sono mai stati molti, ma l’importanza consisteva nell’unico momento in cui il Cassero, oserei dire il Movimento, attirava l’attenzione sul tema HIV in modo apparente frivolo e irriverente è vero ma, nella realtà, era un momento atteso e partecipato di riflessione su un tema che ancora oggi colpisce pesantemente la nostra comunità LGBTQ+.

Gli ultimi dati disponibili danno gay e bi al 36% delle nuove diagnosi in Emilia-Romagna. Non c’è un dato ufficiale sulle persone trans perché di fatto non vengono rilevate, non nel modulo delle nuove diagnosi che viene inviato a Roma diviso per maschi o femmine.
Solo su questi due punti ci sarebbe moltissimo da lavorare.

Negli anni la genialità di Miss Alternative ha attirato l’attenzione di numerose personalità internazionali e locali a partire da Jean Paul Gaultier, ma hanno sfilato o presenziato anche Marcella di Folco (fondatrice del MIT), Eva Robins, Immanuel Casto, Lala Mac Callan, Alessandro Fullin e tante altre.

Bruno Pompa, Agònia

Da tempo la dirigenza del Cassero ha deciso di snaturare Miss Alternative non coinvolgendo più l’associazionismo contro HIV e decidendo di erogare i fondi raccolti per lo più al Cassero.

Quest’anno ha deciso di usare Miss Alternative per trovare fondi per ristrutturare il centro anti violenza del Cassero.

Senza nulla togliere all’importanza del centro, si tratta di una scelta veramente assurda. Nulla vieta al Cassero di promuovere una raccolta fondi per la ristrutturazione del centro, alla quale avremmo dato tutto il nostro supporto, ovviamente.

Ma distruggere definitivamente la funzione di Miss Alternative e relegarla al ruolo di raccoglitore di soldi per la qualunque, è inaccettabile.

Sia la Cesi che Agònia sono morti a causa dell’azione di HIV, negli anni sono state numerose le modelle HIV positive che hanno sfilato. Snaturare Miss Alternativa è un insulto alla memoria di Stefano e Bruno, al lavoro di tutte le persone che si sono spese, a tutte le persone LGBTQ+ che vivono con HIV abbandonate per l’ennesima volta dalla propria comunità.

Sembra proprio che il tema HIV sia considerato superato, qualcosa di vecchio che ormai non interessa più sicuramente non i gay trendy che devono occuparti dell’universo mondo. Peccato che HIV invece si occupa ancora molto di noi, e continua ad ammazzarci anche grazie al silenzio colpevole di gente che non ha idea del danno che sta facendo. Silence=Death

Sandro Mattioli
Plus – Rete Persone LGBT+ Sieropositive – aps

La Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) per l’HIV si conferma uno strumento cruciale nella lotta contro l’epidemia, con l’obiettivo globale di “getting to zero” nuove infezioni entro il 2030, come stabilito dal piano UNAIDS. A livello mondiale, si stima che circa 3,5 milioni di persone assumano regolarmente la PrEP, con un target di 21 milioni di utilizzatori globali entro il 2025. In Europa, l’obiettivo è di circa 500.000 persone in PrEP.

La Situazione Italiana: Un Aumento ma con Disparità
In Italia, l’utilizzo della PrEP ha visto un incremento significativo, soprattutto dopo l’introduzione della rimborsabilità nel maggio 2023. I dati della coorte PrIDE (Prevention ICONA Dedicated Ensemble) mostrano un aumento degli utilizzatori PrEP da circa 11.325 nel 2023 a oltre 16.220 nel 2024, con un incremento percentuale del 43.22% a livello nazionale. Le regioni con il maggior numero di utilizzatori si confermano Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna, che insieme rappresentano circa il 76% del totale.

Nonostante l’aumento, l’accesso alla PrEP in Italia presenta ancora delle disparità.

La coorte PrIDE evidenziano come la maggior parte degli utilizzatori sia costituita da uomini gay italiani (98.5%), con un’età mediana di circa 36 anni, un buon livello di istruzione e un lavoro stabile. Le donne cisgender e transgender rappresentano meno del 2%, e meno del 5% ha meno di 25 anni, indicando un accesso limitato per diverse popolazioni ad alto rischio.

Sfide nell’Informazione e nell’Accesso
Un recente studio condotto da Anlaids Torino e Brescia Checkpoint ha esplorato le barriere nell’accesso all’informazione sulla PrEP per donne cisgender, donne transgender, uomini transgender e persone non binarie con cervice.

I risultati mostrano che il 72.2% delle persone testate per l’HIV non ha ricevuto informazioni sulla PrEP dai fornitori di servizi di test, in particolare nei contesti sanitari istituzionali. La mancanza di informazioni adeguate (32.9%), la percezione di un rischio non elevato (34.8%) e le barriere socioeconomiche (33.5%) sono tra i fattori chiave che impediscono a queste popolazioni di iniziare la PrEP. Solamente 12 persone tra i 765 intervistati hanno dichiarato di utilizzare la PrEP.

L’Avvento della PrEP Iniettabile
Un’importante novità è l’introduzione della PrEP iniettabile a lunga durata d’azione (cabotegravir), autorizzata da EMA nel 2023 e classificata da AIFA nel marzo 2024. A gennaio 2025, circa 200 persone hanno ricevuto questa nuova formulazione in centri pilota come l’Istituto Spallanzani di Roma e gli Ospedali Sacco e San Raffaele di Milano. Anche tra questi utilizzatori, la maggior parte sono uomini cisgender. Le ragioni principali per la scelta della PrEP iniettabile includono la scarsa aderenza alla PrEP orale (36%) e l’utilizzo di chemsex (14%).

Questa nuova opzione apre nuove prospettive per la prevenzione dell’HIV, offrendo maggiore comfort e riducendo le sfide legate all’aderenza. Tuttavia, pone anche nuove sfide organizzative e la necessità di ampliare l’accesso attraverso centri comunitari e non clinici, per garantire una copertura più capillare e inclusiva.

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