HCV, Lettera aperta a Renzi dalle associazioni: servono soldi!

Lettera aperta al Presidente del Consiglio Renzi firmata dalle associazioni EPAC, LILA Onlus, Nadir e Plus, per chiedere sia un’urgente presa di posizione al fine di salvare almeno 15/20.000 pazienti a rischio vita e poter curare altri 3/400.000 cittadini affetti da epatite C, mettendo a disposizione le risorse per acquistare la quantità di terapie salva-vita necessarie, sia il successivo stanziamento dei fondi necessari per un piano pluriennale per la cura di tutti i pazienti con epatite C.

EPATITE C: NON SERVONO SECCHIATE D’ACQUA, MA SOLDI PER I FARMACI SALVA-VITA

Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri
Matteo Renzi

p.c. Al Ministro della Salute
Beatrice Lorenzin

Egregio Sig. Presidente del Consiglio,

è con grande preoccupazione che ci rivolgiamo direttamente a Lei in qualità di Presidenti di associazioni impegnate nella tutela della salute e dei diritti delle persone affette dalle Epatiti e dall’Hiv/Aids.

Abbiamo apprezzato e condiviso la sua performance “personale” per raccogliere fondi a favore della ricerca contro la SLA, una terribile malattia che ci auguriamo possa essere curata il prima possibile. Ora, però, Le chiediamo di occuparsi di una malattia per la quale la cura esiste già, ma si rende necessaria una Sua presa di posizione urgentissima per salvare almeno 15/20.000 pazienti a rischio vita e poter curare altri 3/400.000 cittadini mono e coinfetti da epatite C. Un suo impegno come capo del governo in questo campo permetterebbe di salvare vite umane!

Come Lei certamente saprà, quest’anno – dopo molti anni di attesa – sono stati finalmente approvati dall’EMA (European Medicine Agency) e da altre Agenzie regolatorie alcuni farmaci che permettono di guarire dall’epatite C nel 90-100% dei casi. Possono essere utilizzati in pazienti recidivi o intolleranti a terapie gravate da numerosi effetti collaterali e soprattutto in pazienti a rischio vita con malattia avanzata, in lista di attesa per il trapianto di fegato e nel post-trapianto. Tutte persone che non avevano altre opzioni terapeutiche, molte delle quali condannate fino a poco tempo fa ad un lungo e doloroso cammino verso la morte. Parliamo, quindi, di farmaci salva-vita.

La possibilità di avere oggi terapie combinate composte da farmaci efficaci a somministrazione orale, in grado di eradicare il virus della epatite C senza l’uso di interferone (invece a somministrazione iniettiva e con effetti collaterali devastanti), è una vera “rivoluzione”, alla stregua di quando nel 1996 arrivarono le prime terapie di combinazione dei farmaci anti-HIV/AIDS che ridussero drasticamente la mortalità per Aids nel nostro paese. Sarebbe una gran bella notizia se non fosse per la presenza di due “fattori” che stanno compromettendo l’accesso concreto a questi farmaci per tutte le persone che ne avrebbero bisogno: 1) una rincorsa sfrenata al profitto senza precedenti delle aziende farmaceutiche produttrici, che hanno proposto prezzi di vendita altissimi e quasi proibitivi per molti paesi; 2) una crisi economica nazionale che inevitabilmente porta costantemente tagli alla sanità, con una logica miope che serve solo a fare cassa, ma che inevitabilmente produrrà costi maggiori nel lungo periodo aggravando ulteriormente la spesa pubblica, oltre che causare sofferenze evitabili alla cittadinanza.

Che la spending review non abbia risparmiato nemmeno la rivoluzione sulla cura dell’epatite C è ormai un dato di fatto. Infatti, nonostante le numerose dichiarazioni alla stampa del Ministro della Salute sulla necessità di approvare un Piano Nazionale sulle Epatiti, in sostanza se n’è persa ogni traccia. Non ci risulta che il Suo Governo abbia stanziato un budget specifico per poterlo attuare, e neppure è noto se il Ministro Lorenzin abbia mai illustrato in Consiglio dei Ministri la straordinaria opportunità di eradicare un’intera patologia dal nostro paese.

Siamo costretti a rilevare che la commercializzazione del Sofosbuvir, il primo di una serie di farmaci, è oggetto di trattative troppo lunghe tra l’azienda farmaceutica e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Non si trova l’accordo sul prezzo di vendita e la decisione viene continuamente rimandata. Noi rispettiamo il lavoro sin qui svolto da AIFA per ottenere il miglior prezzo possibile, ma questa interminabile negoziazione mette a serio rischio la vita di migliaia di persone con malattia molto avanzata, molte delle quali non rientrano nel quanto mai opportuno – ma limitato – programma di uso compassionevole recentemente istituito. A questo proposito, chiediamo a Lei e al Ministro Lorenzin, che dalla sede di una multinazionale farmaceutica lo scorso maggio dichiarò “Non possiamo accettare che queste cure siano date con criteri selettivi. Tratteremo con le aziende sul prezzo”, quali strategie concrete si intende mettere in atto il 29 settembre 2014, quando vi sarà un ulteriore incontro tra AIFA e Gilead (azienda produttrice del Sofosbuvir).

Lei, Signor Presidente del Consiglio, sacrificherebbe la vita dei suoi cari sull’altare di una negoziazione del prezzo di un farmaco? Non si chiederebbe se non esiste una soluzione intermedia? È proprio la domanda che ci stiamo facendo tutti noi. La scienza insegna che esiste un punto di non ritorno nella malattia avanzata di fegato oltre il quale – anche se si guarisce dall’infezione – il decorso non cambia e la malattia progredisce fino alle sue nefaste conseguenze. I pazienti lo sanno e sono terrorizzati. Chi non lo sarebbe? I pazienti che contattano quotidianamente le nostre associazioni ci chiedono quando saranno disponibili questi farmaci, dove acquistarli alla folle cifra di 60.000 Euro, in quale Stato estero possono andare a curarsi. A queste migliaia di persone vanno date risposte, ora e subito!

Con il Comunicato 376 del 13 Agosto 2014, AIFA comunica che l’azienda produttrice di Sofosbuvir ha fatto una proposta di vendita che contiene “elementi significativi di miglioramento”. A questo punto Le chiediamo – in qualità del capo del governo – che siano messe a disposizione le risorse per acquistare immediatamente la quantità di terapie salva-vita necessarie, senza le quali molti pazienti potrebbero morire nei prossimi mesi e che siano stanziati successivamente i fondi per un piano pluriennale per la cura di tutti i pazienti con epatite C.

Sul lungo periodo, come già abbiamo chiesto attraverso l’appello che abbiamo inviato a tutti i Ministri della Salute dell’Unione Europea, chiediamo di usare qualsiasi mezzo per ridurre i costi futuri e garantire l’accesso universale a queste terapie, quali accordi su acquisti congiunti tra paesi della Unione Europea (che potrebbero essere applicati anche ai farmaci per l’epatite C) e l’utilizzo di licenze obbligatorie (compulsory licences) previste dalle norme internazionali della Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), che permettono ai Paesi colpiti da gravi emergenze sanitarie di produrre localmente farmaci equivalenti o importarli, anche se ancora coperti da brevetti.

Sig. Presidente del Consiglio, Le chiediamo quindi di promuovere un incontro immediato con tutti i ministri competenti per avere risposte concrete sullo stato dell’arte del Piano Nazionale sulle Epatiti Virali, sulle risorse che lo stato intende mettere a disposizione e su quale sia la strategia che si intende porre in essere per impedire che i cittadini Italiani, mono o co-infetti che siano, muoiano di epatite C. Noi associazioni dobbiamo dare risposte ai pazienti e ai familiari che ci interpellano ogni giorno: ci aspettiamo questo segnale di rispetto verso il lavoro che svolgiamo nei confronti di 3/400.000 cittadini già diagnosticati con l’epatite C, dei quali si stima siano da curare con urgenza almeno 20.000 mono-infetti e 3.000 co-infetti HCV/HIV (*). Non possiamo più tollerare un atteggiamento negazionista del problema, che nei fatti sembra pervadere il nostro paese a molti livelli.

Ivan Gardini, Presidente EPAC
Alessandra Cerioli, Presidente LILA
Filippo von Schlosser, Presidente Nadir
Sandro Mattioli, Presidente Plus
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(*) Per persone monoinfette da epatite C: stime EpaC basate sui report regionali esenzioni 016. Per persone con conifezione da Hiv e epatite C: studi Icona e Master