No, una persona in PrEP non può trasmettere l’HIV. La PrEP impedisce infatti che il virus entri nel corpo e si diffonda. Prima di prescriverla , l’infettivologo/a verifica che la persona sia HIV negativa e solo allora firma la prescrizione.
Come tutti i farmaci, la PrEP protegge dall’HIV solo funziona se assunta correttamente. In Italia nel 2022 ci sono stati solo 4 diagnosi di HIV durante l’assunzione della PrEP e tutte dovute a una scarsa aderenza. Questo significa che non era stata assunta correttamente.
Ma forse la domanda giusta da porci non è se chi è in PrEP può trasmettere l’HIV.
Per proteggerci dall’HIV con tranquillità forse ha più senso chiederci:
Perché affidare a un’altra persona la garanzia della nostra salute? Perché aspettarci che sia l’altra persona a tuterlarci quando possiamo noi in prima persone decidere di proteggerci dall’HIV usando solo la PrEP, solo il preservativo o entrambi?
Perché aspettarci che sia l’altra persona a tuterlarci sopratuttto adesso che è gratis
Se vuoi avere il controllo della tua salute sessuale, puoi valutare le seguenti cose:
di iniziare la PrEP così da non dover neppure chiedere all’altra persona se è in PrEP, se è;
Settimana scorsa siamo stati alla Conferenza mondiale AIDS2024 a Monaco. All’interno della networking zone 5-5-5 – We Won’t Be Left Behind! nel Global Village abbiamo avuto l’opportunità di presentare il lavoro di PrEP in Italia e Plus.
Ormai non esiste più solo la PrEP orale per proteggersi dall’HIV. In Europa è già autorizzata la PrEP iniettabile ogni due mesi, ma purtroppo non è ancora disponibile nel nostro paese. Si sta inoltre studiando una pillola che combina la protezione dall’HIV alla contracezione orale.
È la pillola per la doppia prevenzione. Vediamo di cosa si tratta.
Cos’è la pillola per la doppia prevenzione?
Un consorzio di aziende e associazioni sta studiando la Pillola per la doppia prevenzione: una singola pillola da prendere tutti i giorni per proteggersi dall’HIV e allo stesso tempo evitare gravidanze indesiderate. La Pillola per la doppia prevenzione contiene due diversi farmaci: la profilassi pre-esposizione orale (PrEP) e la contraccezione orale combinata (COC).
Il regime di assunzione è di 28 giorni:
Giorni 1-21: PrEP orale (TDF/FTC) + levonorgestrel ed etinilestradiolo (LNG/EE)
Giorni 22-28: Solo PrEP orale.
Il packaging
Quali sono i potenziali effetti collaterali del pillola della doppia prevenzione?
Sia la PrEP orale che la COC sono sicure ed efficaci. Non ci sono interazioni tra i due farmaci e possono essere assunti insieme.
Bisogna solo completare gli studi per capire se i due farmaci in una sola pillola sono sicuri ed efficaci!
Quando sarà disponibile?
Se gli studi confermeranno l’efficacia, Viatrias – la casa farmaceutica titolare del brevetto – entro l’anno prossimo potrebbe fare richiesta di autorizzazione negli USA, in Kenya, Sudafrica e Zimbabwe.
Al momento non sembra sia prevista la richiesta di autorizzazione in Europa.
ICAR2024 è iniziata con una protesta della associazioni per la PrEP universale, per tuttə, senza barriere.
La PrEP nonostante la comprovata efficacia è ancora gravata da varie barriere che ritardano, o in alcuni casi impediscono, l’accesso alla profilassi. Vari studi in questo ICAR 2024 si sono concentrati proprio su questo.
Le barriere economiche all’accesso sono state parzialmente eliminate con l’introduzione della rimborsabilità del farmaco: lo studio PrIDE dimostra che un terzo delle 11,675 persone che hanno assunto la PrEP in Italia hanno iniziato il percorso a maggio 2023, quando è stata introdotta la rimborsabilità.
Che il costo del farmaco abbia tenuto a lungo persone che ne avrebbero beneficiato lontane dalla PrEP è evidenziato anche da uno studio sull’utenza di Bergamo. I più penalizzati sono stati i giovani, per i quali i costi rappresentavano un ostacolo maggiore. Allo stesso modo i dati del Bologna PrEP Point confermano una percezione di costi eccessivi.
Proprio a Bologna però le persone in PrEP evidenziano più il peso dello stigma interno alla comunità LGBT+ verso chi usa la PrEP. Serve dunque lavorare nella comunità perché la liberazione sessuale smetta di essere un vuoto slogan.
Barriere strutturali permangono nella distribuzione territoriale dei servizi PrEP: secondo lo studio PrIDE la metà degli utenti si trova in Lombardia e il 17% nel Lazio, sottoponendo il personale sanitario ad una pressione eccessiva dovuta anche alla mancanza di risorse. Non abbiamo inoltre dati pubblici aggiornati sull’identità di genere di chi assume la PrEP.
Anche uno studio dell’ospedale Niguarda di Milano conferma questi limiti: dal 2021 riporta un calo degli ingressi in PrEP dei pazienti che richiedono la PEP a causa di limitazioni di budget, nonostante un quarto di questi sia estremamente interessato.
La gratuità del farmaco può quindi essere un punto di partenza ma decisamente non di arrivo per l’implementazione della PrEP per tutt3. Servono nuove risorse organiche per i centri PrEP per permettere una copertura sempre maggiore e capillare sul territori oggi ignorati, e soprattutto serve rivolgersi anche alle donne e alle persone con utero che sono grandi assenti nel discorso e nell’utilizzo della PrEP.
Come se non bastasse, tutta la distribuzione della PrEP si basa su linee guida vecchie e non in linea con gli standard OMS. Uno studio comparativo organizzato da tutte le associazioni ha evidenziato come in Italia il percorso richieda una medicalizzazione eccessiva e lasci fuori tutti i centri community-based dalla distribuzione del farmaco, rendendo di fatto impossibile la presa in carico dell’utenza marginalizzata che non può o non vuole accedere ad un ospedale.
Inoltre, in questi spazi vengono richieste informazioni private sull’attività sessuale non necessarie e in modo invadente. Non solo, l’uso di evidenze scientifiche datate fa si che permangano indicazioni di utilizzo fortemente scoraggianti per le persone con utero: si chiede l’assunzione fino ad un mese dopo l’ultimo rapporto, mentre le linee guida OMS raccomandano di interrompere la PrEP dopo una settimana per chi ha la vulva e dopo due giorni per chi ha il pene.
Tutti questi dettagli potrebbero essere risolti con azioni a costo zero, ma capaci di contribuire a ridurre lo stigma attorno alla PrEP e favorirne l’assunzione in persone che già la desiderano.
Long acting PREP
Sono state presentate due analisi dell’interesse nella comunità LGBT+ alla PrEP long acting con Cabotegravir: una iniezione ogni due mesi al posto delle compresse.
La prima, condotta da PrEP in Italia e Plus Roma, si è rivolta alla community in generale, e ha rivelato che l’interesse verso il Cabotegravir fosse più alto in persone già attente ai temi della prevenzione di HIV, al corrente di U=U e già in PrEP. Il secondo studio di Milano Checkpoint tra gli utenti PrEP del centro ha visto interesse verso la nuova formulazione in circa tre quarti degli intervistati. Questi erano tipicamente persone che assumono la PrEP daily e che soffrono di più lo stress derivato dall’uso di una compressa (essere sempre in orario, essere “visibili” nel momento dell’assunzione, ecc). Al momento il Cabotegravir è autorizzato in Europa, ma non è ancora disponibile in Italia. La casa farmaceutica ViiV ha fatto richiesta di rimborsabilità.
Una persona seguita per la PrEP presso l’ospedale Sacco di Milano è risultata positiva all’HIV perché la assumeva in modo non ottimale e senza supervisione medica da maggio 2022. La trasmissione del virus è dunque da imputarsi all’aderenza insufficiente alla PrEP. L’utente ha già raggiunto una carica virale non rilevabile. È fondamentale ricordare di assumere la PrEP per constanza. E siamo tuttə chiamatə a sviluppare strategie che rispondano meglio alle necessità di gruppi fragili e marginalizzati.
200mg dell’antibiotico Doxiciclina presi dopo un rapporto orale, vaginale e anale senza preservativo (massimo entro 72 ore) per ridurre di più del 70% il rischio di clamidia, sifilide e, in maniera molto ridotta, gonorrea. Al momento gli studi ne garantiscono l’efficacia solo in persone con pene. Nonostante la mancanza di linee guida nazionale, l’uso della DoxyPEP si sta diffondendo in Italia, specie tra maschi che fanno sesso con maschi.
Sia il Milano Checkpoint che il programma Sex Check di Plus hanno indagato questo fenomeno. A Milano, il 23% degli utenti PrEP sapeva dell’esistenza della doxyPEP, tra gli intervistati di Plus il 52%. La percentuale di persone che ne fanno uso però non è molto differente (8% e 14% rispettivamente), così come è purtroppo simile la percentuale di chi ne ha fatto utilizzo senza supervisione medica, circa la metà del campione.
A Milano, il 49% degli utilizzatori ha assunto la DoxyPEP secondo una posologia scorretta e dunque non efficace: un problema anche per il rischio di favorire l’insorgenza di antibioticoresistenze, che preoccupano una percentuale significativa degli utenti di Sex Check.
Al San Raffaele di Milano hanno preso atto della situazione e già prescrivono la DoxyPEP agli MSM che vivono con HIV o prendono PrEP. Viene offerto all’utente un counselling sul farmaco e la prescrizione, da autosomministrarsi al bisogno: consigliano di assumerla entro 72h ore da una intensa attività sessuale (più di 5 partner in un giorno). Circa un quarto delle persone, per lo più chi riportava una maggiore esposizione al rischio di IST, ha effettivamente assunto la doxyPEP.
Questo conferma che, quando lo strumento di prevenzione è affiancato da un counselling efficace siamo in grado di valutare il rischio ed assumere correttamente la profilassi, prendendo in mano in toto la gestione della nostra salute sessuale. Proprio per evitare assunzioni scorrette e ottimizzare l’efficacia è urgente richiedere linee guida nazionali e uniformità di accesso al servizio presso i centri PrEP nazionali.
Sul nostro gruppo Facebook abbiamo ricevuto questa domanda che riportiamo con il consenso dell’interessata:
Buonasera, sono una donna e non per mia volontà mi ritrovo single dopo una relazione lunghissima e monogama.
Ho voglia di divertirmi e ho trovato un ragazzo che mi piace restio a usare protezioni.
Dopo averlo fatto senza condom e non avendo dormito per 40 giorni, ho fatto il test per HIV. Fortunatamente negativo.
Ho avuto culo, ma non mi voglio più affidare alla fortuna.
Non voglio rinunciare a sto scappato di casa e dopo mesi a piangermi addosso ora mi voglio divertire.
Ho letto per caso di questa terapia preventiva. Qualcuno mi può indicare cosa potrebbe fare al caso mio e l’iter per accedervi?. Sono tra Bergamo e Milano.
Questo post rappresenta bene quello che per noi è la PrEP: uno strumento di autodeterminazione per tutte le persone, un diritto per decidere quando, come e con chi fare sesso!
Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo via mail.
Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a.
Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.
Mi chiamo Lorenzo e il mio percorso PrEP non è stato lineare né scevro da dubbi. Ma partiamo dalle basi.
Le persone transgender possono avere qualsiasi tipo di orientamento sessuale, abitudini e pratiche sessuali, così come le persone cisgender. Sembra quasi banale specificarlo, ma questa ovvietà non è sempre chiara per le persone, nemmeno per lə medichə a cui ci rivolgiamo.
In quanto persona trans con un utero, per poter vivere serenamente la mia vita sessuale, accanto al tema della prevenzione delle IST e dell’HIV, per me è fondamentale affiancare il tema della contraccezione.
Il testosterone che assumo, infatti, non è un contraccettivo. Sebbene nella maggior parte dei casi porti alla cessazione dei sanguinamenti, questo non significa che l’ovulazione non avvenga comunque. Ne ho avuto conferma durante una visita di routine con il ginecologo, in cui mi ha riferito che stavo ovulando proprio mentre eseguiva l’ecografia.
Nei giorni precedenti alla visita avevo avuto dei rapporti ricettivi vaginali non protetti e ho iniziato a chiedermi se non fosse il caso di iniziare a prendermi cura seriamente della mia salute sessuale.
Poco tempo dopo, a novembre, è diventata disponibile la PrEP gratuita anche in Sicilia dove vivo. A quel punto ho deciso di iniziare entrambi i trattamenti di profilassi per l’HIV e di contraccezione.
Come contraccettivo ho scelto di assumere una terapia in compresse, con il solo progestinico, perché la più usata (dalle donne cis) combo con gli estrogeni andrebbe a interferire con la mia terapia con testosterone.
La scelta di intraprendere questi percorsi è stata fatta totalmente in autonomia. Nessun professionista sanitario con cui sono entrato in contatto mi aveva mai parlato di possibilità di assumere la PREP o utilizzare un contraccettivo ormonale. Ho avuto il privilegio di accedere ad informazioni corrette e aggiornate quanto più possibile grazie alle reti associazionistiche di cui faccio parte e per interesse personale verso i temi della salute sessuale, spesso trovandomi a comunicarle io stesso allə medichə.
Mi sono ritrovato a parlare di PrEP con il mio endocrinologo, di possibilità contraccettive nelle persone trans al mio ginecologo e con l’infettivologo dell’impossibilità della PrEP on demand (basata sull’evento) per le persone con vagina al mio infettivologo. Come persone con la vagina infatti dobbiamo assumere la PrEP tutti i giorni affinché sia efficace.
Ho avuto la fortuna di non trovare mai una resistenza da parte del personale medico a cui mi rivolgevo, tuttavia, rimane la sensazione che i temi della salute trans, soprattutto la salute sessuale e riproduttiva, rimangono misconosciuti alla maggior parte del personale sanitario.
Scegliere di assumere due terapie, oltre a quella con il testosterone, non è stato semplice. E non lo è l’idea di assumere due compresse ogni giorno.
Sapere che il mio corpo e i corpi come il mio sono delle peculiarità a cui nessunə aveva pensato nello studio di questi farmaci, nella stesura dei protocolli, non ha aiutato nell’incentivarne l’utilizzo. La sensazione di essere dei corpi imprevisti mi ha portato a dubitare della reale sicurezza dei farmaci che utilizzo.
La tranquillità che dà la PrEP non è data soltanto dal farmaco, i cui effetti chiaramente non sono visibili nella quotidianità, ma anche dalla comunicazione che ne viene fatta.
Una comunicazione che raramente include le persone trans, soprattutto gli uomini trans e tutte le persone trans con un utero.
Allora diciamolo sempre che la PrEP funziona anche se hai un corpo trans.
Diciamolo che esistono tanti metodi contraccettivi che possono essere adeguati alle nostre esigenze e ai nostri corpi.
Diciamolo che è un nostro diritto quello di vivere una vita sessuale appagante e sicura ed esigiamo un sistema sanitario e professionistə sanitariə che siano fattə anche per noi.
Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo via mail.
Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a.
Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.
Riportiamo la storia di Lucia, nome di fantasia: una donna cis che ha deciso di usare la PrEP per proteggersi dall’HIV.
Prima della PrEP, mi capitava di fare sesso senza preservativo. Soprattutto da quando ero in menopausa, non avevo più la preoccupazione di rimanere incinta. Sapevo dell’esistenza dell’HIV, ma – sbagliandomi – la sottovalutavo e pensavo fossero a rischio solo i ragazzi gay o chi fa sesso con tanti sconosciuti.
Un giorno ricevo un messaggio di un mio ex partner: “Ho l’HIV. Ti consiglio di testarti”. Mi si gela il sangue: dove ci si testa? Non sapevo niente. Mi affido a Google e per fortuna trovo un centro nella mia città dove fare il test gratuito. Il risultato fu negativo, ma quello spavento mi ha aiutata a riflettere sulla mia sessualità e su cosa fare per proteggermi perché L’HIV non ha genere e chiunque può contrarla.
Ho valutato e provato il preservativo per vagine, ma non fa per me. Mi sono fatta tante domande, tra cui: Sarò sempre in grado di chiedere al mio partner di indossare il preservativo? Sono stata molto fortunata perché al centro mi hanno parlato della PrEP. All’inizio era molto dubbiosa: ha senso prendere un farmaco per proteggersi dall’HIV? Tra l’altro le donne cis e le persone con vulva devono assumerla per forza tutti i giorni perché sia efficace.
Dall’altro lato il ricordo di quel messaggio era ancora presente e avevo rinunciato del tutto al sesso per la paura. Così ho deciso di dare una possibilità alla PrEP.
E ho fatto un’ottima scelta. Da quando sono in PrEP non è aumentato il numero di volte che non uso il preservativo. È aumentata la qualità della mia vita sessuale. Con la PrEP so che qualsiasi cosa succeda, avrò sempre una protezione contro l’HIV. E controlli periodici per la principali infezioni sessualmente trasmissibili.
Mi sarebbe piaciuto usare il mio vero nome e mostrare il mio volto, ma ho molta paura dei giudizi delle persone.
Quando una donna decide in autonomia come gestire la sua sessualità, si punta sempre il dito contro di lei.
Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.
Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a.
Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.
In origine c’era solo il preservativo, poi sono arrivati:
U=U, in presenza di una carica virale stabilmente non rilevabile il rischio di trasmissione dell’HIV è zero. “Undetectable equals Untransmittable” ovvero “Non Rilevabile è uguale a Non Trasmissibile”
la PrEP, un farmaco da prendere prima e dopo un rapporto sessuale per proteggersi dall’HIV
La PEP è sempre un farmaco che però va assunto solo dopo un rapporto a rischio, entro 48 ore. Evita che HIV si riproduca nell’organismo. Va richiesto in un pronto soccorso e, dopo la valutazione di unə infettivologə, andrà preso per 28 giorni.
In Canada si sta sperimentando anche la PIP, PEP in your pocket:
Avere in tasca un farmaco da assumere dopo un rapporto a rischio senza dover andare in pronto soccorso potrebbe diventare un nuovo strumento di prevenzione, soprattutto per chi ha pochi rapporti a rischi l’anno.
La PIP è sostalziamente la PEP, con la differenza che non c’è bisogno di rivolgersi a un pronto soccorso soccorso perché si ha già la PEP con sé (in your pocket – nella tua tasca, appunto). Non sempre è infatti facile accedere a un pronto soccorso, per mancanza di mezzi di trasporto ad esempio.
L’idea di questa modalità è venuta al team di ricerca di Isaac Bogoch che ha deciso di sperimentarla in due cliniche HIV a Toronto. Alle persone che hanno dichiarato al massimo 4 rapporti a rischio HIV in un anno è stata proposta una prescrizione di PEP così da poterla usare in caso di necessità, ad esempio:
dopo la rottura del preservativo o un suo non utilizzo
dopo la condivisione di strumenti per l’uso di sostanze per via iniettiva
dopo una violenza sessuale
Allo studio hanno partecipato 112 persone e 35 hanno ricorso la PIP in caso di necessità e 19 di questo ne hanno fatto uso più volte. Alcune persone in PrEP, dopo aver scoperto la PIP, hanno deciso di interromperla e hanno optato per la PIP, visto la scarsa frequenza di rapporti sessuali. Altre, invece, dopo il ricorso alla PIP hanno deciso di inziare la PrEP.
“La PIP è una strategia innovativa di prevenzione dell’HIV per persone con una minore frequenza di esposizione all’HIV e fornisce loro autonomia e libertà d’azione”, ha dichiarato il team di ricerca. “Lə pazienti possono passare dalla PIP alla PrEP in base all’evoluzione del rischio”.
“Non tuttə vogliono aspettare quattro ore in un affollato pronto soccorso alle 2 del mattino e parlare con unə perfettə sconosciutə della propria vita sessuale. Trattiamo ləadultəcome adultə e diamo loro il ciclo completo di PEP in anticipo. Funziona e le persone sono felici”.
“Niente è scolpito nella pietra e seguiamo regolarmente i pazienti per rivalutare le loro esigenze di prevenzione dell’HIV. Le persone non seguono un percorso lineare nella vita e il rischio di HIV è dinamico. Lavoriamo con lə pazienti per adattare la loro modalità di prevenzione dell’HIV alle loro esigenze attuali e future. Questo è un approccio centrato sul paziente e basato sull’evidenza”.
Abbiamo scritto un libro! Lo abbiamo fatto collettivamente, perché volevamo rompere il muro del silenzio e dello stigma dell’HIV unendo più voci: Si chiama Sierocoinvoltə: la rivoluzione sessuale riparte dall’HIV ed è edito da Eris Edizioni.
È un racconto che accoglie una coralità di visioni, molte delle quali sono passate sotto silenzio per anni. Un modo per ripercorrere il passato, fotografare il presente e pensare un futuro sierocoinvolto.
Il testo è stato pensato come un viaggio nel Paese delle Meraviglie: vi ritroverete nei panni di un’Alice curiosa circondata da Stregattɜ, Cappellaiɜ, Regine di cuori e altre Alici, in una Wonderland piena di perché ancora da sciogliere. Sono passati oltre 40 anni dall’isolamento del virus dell’HIV, ma sul tema ancora oggi la confusione è tanta. Qual è la differenza tra HIV e AIDS? Cosa è la carica virale? Cosa vuol dire sierocoinvolgimento?
C’è bisogno di parlare di prevenzione, di trovare le parole giuste e combattere stigma e sierofobia, ma anche di normalizzare le conversazioni attorno al sesso e al safer sex, rivendicando anche un linguaggio fieramente “cazzone”.
Concentrato sulla situazione italiana, fatta di assenze istituzionali che hanno reso fondamentale l’attivismo e il lavoro delle associazioni, questo testo vuole raccontare il potere sovversivo della visibilità, cos’è la PrEP, dove e come fare i test, la centralità delle reti sociali e delle relazioni e molto altro, perché HIV non è solo “scienza” ma è anche e soprattutto comunità. Per cambiare il paradigma c’è bisogno di tuttə, perché siamo tuttə sierocoinvoltə.
Sogniamo un tour di presentazioni speciali, fatte di reading, workshow, talk e confronti, che mantenga lo spirito collettivo che anima il libro, e che arrivi anche in quegli spazi indipendenti che sono costretti a grandi sforzi per ospitare eventi.
Chi ha scritto e disegnato vive in città differenti e lontane, e ci piacerebbe che l’incontro avvenuto nel freddo delle proprie camerette si concretizzasse nel calore delle diverse presentazioni in presenza che stiamo già programmando, e di quelle che verranno.
Vuoi essere anche tu diffondere questa rivoluzione sessuale che riparte dall’HIV?